Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 9 nr. 71
gennaio 1979


Rivista Anarchica Online

Anarchici in Grecia...
da To Rigma

Atene, novembre '78

Compagni,

di tanto in tanto leggiamo su riviste straniere dei servizi dalla Grecia che secondo noi non riescono a dare una giusta visione dei fatti ma che si limitano a dare delle pure e semplici "notizie".

Noi crediamo che, per essere in grado di giudicarli, dobbiate avere una visione magari più semplice ma più critica del movimento anarchico nella Grecia post-dittatoriale.

Va detto che un tale approccio critico riflette il nostro punto di vista sul movimento, del quale noi rappresentiamo una delle tendenze. Per questo motivo sarà bene che vi mettiate in contatto, per avere un'informazione più esauriente, anche con altri compagni greci.

Dopo la dittatura, la situazione politica generale in Grecia è caratterizzata da un crescente autoritarismo di Stato da parte della destra che reprime qualsiasi tentativo di espressione imponendo:

a) leggi repressive che comminano gravi sanzioni anche per atti non violenti del tutto irrilevanti, allo scopo di paralizzare e terrorizzare la gente;

b) reazioni dure e violente nel caso di incontri e manifestazioni di protesta, che sono sempre meno numerosi e sempre meno animati da spirito rivoluzionario;

c) sfruttamento della stampa per impressionare la gente con voci incontrollate sul diffondersi del terrorismo italiano e tedesco in Grecia, col risultato di passivizzare la gente inducendola a preferire la legge e l'ordine (cioè la propria schiavitù) persino quando si verificano degli assassinii politici o quando la violenza venga usata in modo del tutto arbitrario;

d) preparazione graduale delle masse ad accettare la repressione di Stato mediante l'assassinio di "criminali comuni", in modo che ci si abitui a vedere i poliziotti che ammazzano; il che sarà molto utile in futuro nel caso di assassinii politici.

D'altro canto l'opposizione 'legale' - dai socialdemocratici ai maoisti ai trotzkisti - reagisce in modo spasmodico a tutto ciò con comunicati e comunicati di protesta che diffondono tra il popolo la sensazione di essere indifeso e la tendenza a farsi rappresentare dalla destra o dagli autoritari dell'estrema sinistra.

I soli che abbiano cercato di tenersi alla larga da questo sporco gioco anti-rivoluzionario sono alcune centinaia di individui che di solito la stampa definisce come anarchici. Ma qui dobbiamo fare alcune precisazioni. Questo movimento include anarchici classici, neo-anarchici, "goscisti" e "situazionisti". Le caratteristiche del movimento sono le seguenti:

a) confusione teorica

b) attivismo spasmodico

c) isolamento e unilateralità

d) mancanza di comprensione e di cooperazione reciproca.

La spiegazione - punto per punto - è la seguente:

a) a parte coloro che hanno una preparazione teorica di fondo, sono numerosi coloro - specialmente giovani - che si autodefiniscono anarchici, ma il cui anarchismo consiste soprattutto in una critica negativa dei metodi autoritari della lotta politica, senza peraltro indurli a scendere sul terreno della lotta anti-autoritaria. Costoro si limitano a una sorta di filo-anarchismo e ad uno stile di vita in contrasto con quello dominante, ma senza esprimere niente di abbastanza profondamente e radicalmente nuovo;

b) l'"attivismo" si esplica nella pubblicazione di libri ad opera di due case editrici e nel far circolare del materiale d'informazione, peraltro in modo abbastanza irregolare e di dubbia qualità, prodotto com'è da gruppi occasionali quando abbiano voglia e denaro per farlo. L'attività pratica consiste, quasi esclusivamente, nel prendere parte a incontri e a manifestazioni che si concludono in una serie di scontri con gli autoritari di estrema sinistra fino a quando interviene la polizia che, essendo la più forte, annienta ogni possibilità di una reazione e di una lotta organizzate che non siano l'innalzare barricate e l'usare delle bombe Molotov (come nell'episodio del 25 maggio del 1976). Ciò significa che l'attivismo politico si riduce a delle semplici azioni politiche senza estendersi, se non sporadicamente, al sociale in cui solo pochi compagni lavorano nei circoli culturali di quartiere. Ci siamo così ridotti a dover usare la maggior parte delle nostre energie semplicemente per difendere dei compagni che si trovavano sotto processo perché accusati di aver fatto circolare del materiale rivoluzionario (tra questi C. Konstandinidis, N. Balis, M. Protopsaltis, H. Bakoyannis, N. Asimov) o di preparazione di atti terroristici (come P. e S. Kyritsi, condannati rispettivamente a 9 e 5 anni di prigione solo perché nelle loro abitazioni erano state trovate delle bombe Molotov). Lo scopo degli arresti e dei processi è di sostenere il tentativo del governo di terrorizzare il popolo e di prevenire delle azioni che potrebbero scatenare situazioni pericolose;

c) la circolazione del materiale d'informazione e la circolazione delle idee, così come ogni altra attività, sono circoscritte ad un piccolo numero di persone, soprattutto studenti, e non hanno corso tra le grandi masse a causa dell'immagine falsa e paurosa che la gente si è fatta degli anarchici e perché, d'altra parte, noi stessi troviamo dei limiti nel timore di venire arrestati nonché nella delusione per le reazioni che incontriamo dovunque. In tal modo siamo diventati una grande "famiglia" che vede l'energia dei suoi membri liberarsi ed esaurirsi al suo interno, senza alterare in alcun modo - diversamente da come vorremmo - l'equilibrio dell'energia macrosociale;

d) c'è, in un certo numero di compagni, una tendenza ad assumere atteggiamenti autoritari ed esibizionistici che impediscono la comunicazione e la cooperazione tra di noi. In altre parole, tutti noi ci siamo creati delle ideologie personali (falsa coscienza) che impediscono sia la conoscenza che l'azione. Ne consegue che noi stessi siamo responsabili delle nostre lotte intestine e del diffondersi di voci che alimentano le opinioni sbagliate sul movimento anarchico e il suo rifiuto da parte delle masse.

Ma per finire, occorre aggiungere che una situazione del genere ha determinato tra di noi una tendenza all'autocritica che - noi speriamo - ci porterà a modificare il nostro modo di pensare e di agire. C'è da augurarsi che il combinarsi di una modificazione delle nostre attività con la delusione del popolo nei confronti delle attività politiche e sociali tradizionali di tipo rappresentativo, aprirà la strada al movimento rivoluzionario greco.

To rigma (in italiano: la rottura, la fessura) è una pubblicazione libertaria in lingua greca curata da alcuni compagni greci residenti in varie nazioni europee. La sede della redazione, infatti, è in Inghilterra, ma i collaboratori sono sparsi - per motivi di studio o lavoro - anche in Francia, Italia e Germania. Superando le difficoltà connesse con la mancanza di contatti, la lontananza geografica e l'inesperienza tecnica, i promotori di questo giornale sono riusciti ad imprimergli la prevista periodicità mensile solo per i primi tre numeri (aprile, maggio e giugno 1978) dopodiché è diventata irregolare. Nell'attuale carenza di stampa anarchica all'interno della Grecia (in seguito alla pesante repressione di cui abbiamo riferito in passato), To rigma "rischia" di diventare l'organo dell'anarchismo greco: è ciò che i suoi promotori non vogliono.