Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 9 nr. 71
gennaio 1979


Rivista Anarchica Online

Pol Pot, lo Scià - tutti se ne vanno...
di L. L.

Il pavone ha aperto le ali ed è volato via. Nessuno rimpiange la partenza di Mohammed Reza Pahlevi, scià-in-scià dell'Iran, avvenuta quasi di nascosto: un ladro che scappa con il suo bottino. Grande invece l'attesa per l'arrivo dell'ayatollah Komeini, il capo carismatico della rivolta persiana.

L'esercito con le sue manovre dell'ultima ora sta cercando di ottenere una posizione influente nel nuovo assetto politico istituzionale, ma è poco probabile, anche se non impossibile, che decida di assumere la guida del paese con un golpe: le variabili nella politica contingente dipendono da fattori spesso difficilmente valutabili dall'osservatore esterno.

L'ipotesi più probabile (oggi, 25 gennaio) è quindi che l'Iran cambi regime, pur con le riserve espresse prima. L'opposizione di quasi tutta la popolazione, l'isolamento nel quale si trovava il potere dell'imperatore, gli scioperi sempre più massicci e la chiusura dei pozzi di petrolio (l'Iran fornisce il 14% delle importazioni petrolifere occidentali) hanno spodestato il monarca assoluto.

Gli americani hanno capito che è molto più conveniente trattare con l'ayatollah, in grado di ristabilire la pace sociale, piuttosto che continuare a sostenere un dittatore che controllava solo l'esercito e la polizia, che non era più in grado di fornire il tanto necessario petrolio. La storia ha insegnato qualcosa anche ai tanto ottusi yankee. Per di più il "santone" ha fornito le necessarie assicurazioni e Joseph Sisco, ex sottosegretario di stato, può con convinzione affermare che "un governo conservatore islamico non potrà non preoccuparsi dei suoi rapporti con i vicini né potrà essere meno anticomunista dei suoi predecessori. Anche se cambiano i regimi non cambiano la realtà economica né quella geopolitica".

Chi si aspetta grandi cambiamenti sociali rimarrà presto deluso. Il potere teocratico di Komeini probabilmente non utilizzerà la tortura, non gli sarà necessaria, è legittimato da Allah. E Allah (a meno che non abbia cambiato idea in questi giorni) non si è mai mostrato molto sensibile verso le rivoluzioni.

Eppure i commentatori, quelli definiti accreditati, sembrano sperare il contrario. Un esempio delle perle apparse sulla grande stampa italiana: "Il contributo che oggi la religione può dare alla rivoluzione in Persia, potrebbe anche rivelarsi positivo e fecondo, distanziando tale augurata Repubblica Islamica dal cieco e duro rigorismo conservatore di altri stati musulmani (pensiamo ad esempio all'Arabia Saudita), illuminandola di giustizia e di tolleranza civile". (La Repubblica, 18 gennaio).

Ma le imbecillità non si fermano alla stampa di regime. Anche la cosiddetta nuova sinistra ne ha infilate di divertenti. Tutti si sono fatti prendere dall'entusiasmo. Tutti meno noi. Ma si sa, siamo i soliti anarchici mai contenti. Purtroppo, nonostante gli sforzi, siamo incapaci di vedere "il salto qualitativo che l'Iran si accinge a compiere".

Ma c'è anche Sanjabi, il leader laico, dirà qualcuno. Prima di tutto è molto probabile che venga presto messo in disparte e poi, dopo tante esperienze storiche, chi vuole ancora illudersi sul regime che ipoteticamente potrebbe instaurare il Fronte Nazionale? Ma l'entusiasmo cresce e quando questo si sarà raffreddato cominceranno le lunghe analisi, gli intellettuali faranno tavole rotonde per svelare il grande enigma: "come mai l'acqua calda è calda?".

Uno che non si entusiasma è il leader cinese Hua Guo-Feng che in agosto aveva incontrato lo scià (mettendo in crisi i filocinesi nostrani e non) proprio mentre le dimostrazioni popolari venivano represse nel sangue. Una sortita oggi inutile e che probabilmente gli creerà qualche difficoltà con il nuovo regime. Ma Hua Guo-Feng non è amareggiato solo per la dipartita dello Scià; anche il suo pupillo Pol-Pot ha dovuto fare fagotto e lasciare Phnom Pehn, capitale della Cambogia, per ritirarsi nella giungla dove sta organizzando la guerriglia sotto l'incalzare del "fronte rivoluzionario" e delle armate vietnamite. Per le sinistre è stato uno shock tremendo: due paesi comunisti in guerra, per di più l'invasore era il tanto amato Vietnam, il paese che aveva messo in ginocchio l'imperialismo yankee.

Tavole rotonde, intellettuali che fanno l'autocritica, per tutti Jean Lacouture (inviato di Le Monde durante la guerra in Vietnam) ha ammesso: "La formazione politica e intellettuale di Ho Ci Min e dei suoi compagni era nota dagli anni '30. Non ci fu in realtà tradimento delle promesse.... Quel che è successo (parlo più del Vietnam che della Cambogia, su cui si sapeva molto poco in fondo) avrebbe dovuto essere largamente previsto". Quando non si riesce più a nascondere la realtà, bisogna purtroppo accettarla, è in definitiva il discorso di Lacouture.

Gli eventi storico-sociali non nascono dal cappello di un prestigiatore, sono il risultato delle forze in campo, analizzandole seriamente e senza le fette di salame ideologico sugli occhi si riesce quasi sempre a comprenderli e a situarli nella loro giusta prospettiva. Purtroppo questo non avviene quasi mai. Eppure non era difficile, persino noi modesti osservatori e con mezzi limitati potevamo scrivere nel febbraio 1973 che "Il nord Vietnam non è quella culla della rivoluzione sociale che molti, troppi, amano credere. I dirigenti comunisti sono una classe dominante che tiene assoggettato il popolo come fanno tutti i padroni di questo mondo.... È bene ricordare che l'alone di leggenda di cui amano circondarsi i dirigenti nord-vietnamiti in contrapposizione ad una fama (meritata s'intende) di brutalità dei fascisti di Saigon, è quantomeno un'offesa al sangue dei tanti nordvietnamiti massacrati per ordine del 'buon' Ho Ci Min" ("Una pace sporca per una sporca guerra", A n.18).

Nel maggio 1975 potevamo fare una previsione che si è puntualmente avverata: "Molti, fra qualche tempo, resteranno delusi per gli sviluppi politici che si avranno in Vietnam e penseranno che la rivoluzione ancora una volta è stata tradita. Purtroppo non ci sarà stato alcun tradimento, ma si tratterà del logico sviluppo di un processo di cui già oggi sono identificabili i tratti dominanti" ("Con la coda fra le gambe", A n. 38).

Non siamo certo dei profeti, non abbiamo nemmeno una sia pur piccola sfera di cristallo, non esaminiamo le viscere degli animali e non sappiamo leggere il volo degli uccelli. Eppure, puntualmente, le nostre analisi vengono confermate.