Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 8 nr. 67
giugno 1978


Rivista Anarchica Online

Omosessualità e liberazione sessuale
del Collettivo di liberazione sessuale (Milano)

Con questo articolo del collettivo di liberazione sessuale di Milano - che in più di un punto non ci trova concordi - vorremmo si aprisse un dibattito non solo sulla "questione omosessuale", ma anche più in generale sull'intera tematica legata ai problemi ed alle lotte per la liberazione sessuale. Nonostante il gran parlare che al giorno d'oggi se ne fa di continuo, nonostante le dichiarazioni e le pretese di tanti compagni/e, noi siamo convinti che è proprio questo uno dei terreni sui quali si misura meglio la sostanziale arretratezza dei singoli e del "movimento" nel suo insieme.
Non costa molto dirsi spregiudicati, aperti, "liberati": oggi come oggi, è quasi d'obbligo il proclamarsi tali, in molti ambienti. Ma quando poi dalla teoria si passa alla pratica, allora saltano fuori tutte le vecchie incrostazioni, i pregiudizi, il razzismo; allora ci si rende conto che duemila anni di cattiva educazione cattolica sono duri da spazzar via; allora si capisce che si è solamente all'inizio di un lungo e faticoso processo di liberazione sessuale

Affrontare il problema del "battere" in termini politico-propositivi con l'intento di dare soluzioni da super-market assolute e universali, è semplicemente assurdo. Chiunque abbia una minima coscienza del mondo omosessuale sa quanto impossibile e mistificante sia prospettare una immediata cancellazione di questa pratica. L'etichetta rossa e la garanzia di rivoluzionarietà sulle confezioni da "10 alternative più 1 di regalo" non servono a nulla, anzi spesso nascondono profonde paure e inveterato moralismo. Si sa che la morale sessuale della sinistra, quando esiste, è soltanto moralismo altrettanto reazionario di quello tradizionale clericale e laico. L'unico approccio corretto quindi alla questione è quello analitico, che tende a sviscerare i vari aspetti di questa pratica comportamentale, dalle motivazioni socio-politiche a quelle psicologiche. È indubbio infatti che dietro al fenomeno del battere stiano cause ben più profonde di quanto possa apparire dalla considerazione semplicistica e sommaria della sua esteriorità. Di come-dove-quando si batte sappiamo tutto. Del perché si batte sappiamo molto meno, ma al di là di quest'ultimo ambito di indagine due riflessioni originali possono essere fatte rispetto a questa tematica. Anzitutto nel rapporto sessuale è di per sé necessario precisare che né la quantità né l'estemporaneità degli atti sessuali possono essere adottati come metro di giudizio per siglare la nevrosi e la negatività del battere. Non è sul terreno della quantificazione né su quello della misurazione cronometrica della sessualità che si può giungere al ritrovamento dell'essenza alienante del battere. Tutt'altro, da questo punto di vista io credo che si possano ravvisare, per quanto in forma deformata e imprecisa, nella dinamica sessuale caratteristica degli "incontri" omosessuali, degli elementi che concorrono ad affermare un punto molto importante nel processo di liberazione della sessualità dalle incrostazioni della morale dominante e cioè il fatto che il momento di comunicazione, fra individui, è un modo di porsi in rapporto con gli altri senza bisogno di giustificazioni o di certificati di fiducia giuridica, economica, morale e neppure della mistificante ideologia-paravento dell'Amore. La sessualità basta a se stessa. Oltretutto credo non esista altra forma più globale e totalizzante nell'ambito della comunicazione interpersonale, poiché nel rapporto sessuale non esiste un univoco e schematico linguaggio (quello verbale) ma i messaggi viaggiano, attraverso molteplici canali di trasmissione che coinvolgono tutti gli organi di senso e recezione dell'organismo, dalla vista al tatto, dall'odorato al gusto, dall'udito alla vocalità spontanea e al di fuori degli schemi dialogici verbali. Se il rapporto sessuale è dunque sostanzialmente un'esperienza d'amore, perché mai la frequenza e la durata debbono essere le coordinate cartesiane che stabiliscono il grafico entro il quale la sessualità può essere considerata buona, sana, positiva, normale, al quadrato, al cubo eccetera? Non abbiamo più bisogno di questa "propedeutica per una salutare vita sessuale".

Al di là delle sue componenti organiche e psichiche, la sessualità non ha e non può avere codificazioni di espressione né tempi di durata, perché anzi si potrebbe affermare che la sessualità prospetta addirittura l'atemporalità, dell'esistenza e dell'azione. È dunque evidente che un rapporto erotico-amoroso può svilupparsi in un'ora come in un mese o in un anno, senza per questo perdere o acquistare in qualità o costruttività. D'altronde questo discorso non inficia minimamente il dato di fatto che nel tipo di contatto fisico realizzantesi nel "battere" vengono a mancare il 90 per cento dei presupposti prima indicati rispetto ad una ipotetica (per ora) sessualità libera e spontanea. È palese infatti il carattere di sfogo esclusivamente fisiologico proprio dei rapporti fisici nei luoghi noti agli omosessuali; come pure il carattere ossessivamente genitale che il desiderio omosessuale assume in quegli stessi rapporti; il gioco fallico in questi casi non è mai più gioco ma solo nevrotica ricerca del fallo consolatore e schiavizzante al tempo stesso. Neppure si deve dimenticare l'atmosfera stessa in cui si svolge l'atto sessuale, carica di sensi di colpa, di paure, di vergogne per la propria condizione e più in generale per il rapporto sessuale in sè. Questo senza prendere in considerazione lo spazio fisico in cui si consuma la sessualità e su cui si potrebbero ugualmente fare delle riflessioni critiche e delle distinzioni. In sostanza, non si può riconoscere in questa pratica sessuale la possibilità di realizzare rapporti pienamente autentici o che si riallaccino ad una visione della sessualità come esperienza non imbrigliata in ruoli e schemi e non soggiogata dalla morale sessuofobica dispensatrice di colpevolizzazioni e paure. Tuttavia è possibile, estrapolando dalle situazioni contingenti, riconoscere le basi per una più ampia accettazione della sessualità, delle qualità erotiche dell'uomo e dei diversi livelli di incontri sessuali possibili. In effetti, l'omosessualità stessa rappresenta l'affermazione (potenziale o effettiva) di una sessualità come espressione di amore edonistico non finalizzato o strumentalizzato; ed è proprio questo motivo, in fondo, che fa degli omosessuali dei potenziali sovversivi. La coscienza perciò di queste potenzialità, che offrono la possibilità di impostare i rapporti interpersonali su basi completamente originali e diverse dai ruoli sclerotizzanti, è inutile (e dilettevole) per noi omosessuali in quanto accresce la nostra "diversità" e la nostra distanza dalla "normalità" con elementi effettivamente rivoluzionari rispetto alla ormai super-nominata qualità della vita.

Un secondo spunto di riflessione concerne la possibilità di estendere l'analisi dei rapporti fra omosessuali nel battere alle relazioni interpersonali in generale; nel senso che è possibile riconoscere in tutti i rapporti affettivi e sessuali che intercorrono fra gli individui delle costanti che fanno di questi rapporti dei momenti di alienazione, di nevrosi, di schizofrenia. Voglio dire che, in ultima analisi, il "battere" e le sue dinamiche non sono che una esasperazione o una forma più evidente di alienazione sessuale, legate all'oppressione e alla emarginazione degli omosessuali da parte della società, ma che comunque si ricollegano alla generale mercificazione dei rapporti interpersonali attuati dal sistema. Il filo della repressione sessuale stabilisce una continuità precisa e logistica fra i rapporti omosessuali e i rapporti sessuali, come universalmente vengono vissuti nella nostra società.

L'ogettivazione sessuale a cui l'omosessuale soggiace e a cui sottopone gli altri omosessuali, non è un dato caratteristico e caratterizzante dell'omosessualità; anzi, l'omosessualità in questo caso viene plagiata dal comportamento eterosessuale maggioritario. La ruolizzazione fra gli omosessuali non è un aspetto conseguente al desiderio omosessuale; tutt'altro, è una conseguenza dell'impostazione e della divisione in categorie operata dal potere eterosessuale. La "prestazione" sessuale cui l'omosessuale appare indissolubilmente vincolato, non è un elemento legato necessariamente al bisogno libidico di tipo omosessuale. Nient'affatto! Tutto ciò noi lo ritroviamo, in modo più mascherato forse è più mistificato di certo, nei rapporti eterosessuali. Si può anche prescindere dagli esempi più lapalissiani di mercificazione della persona e del sesso, quali la prostituzione femminile, che d'altra parte rientra, con o senza il benestare dei benpensanti, nell'ambito della morale sessuale borghese poiché intrinsecamente legata alla monogamia e alla famiglia. Senza neanche soffermarsi molto a risottolineare il carattere economico-commerciale (anche a livello psicologico) di istituzioni come il matrimonio e la famiglia, che tutt'oggi ci vengono riproposte come situazioni di piacevole aggregazione, come ambienti in cui sia possibile un sincero e liberante (?) scambio affettivo; nonostante tutte le mistiche e le ultime salse tonificanti (che vengono purtroppo pure da sinistra), lo squallore di queste realtà socialmente riconosciute è un costante pugno nell'occhio per ogni persona minimamente in possesso di raziocinio. Al di là comunque di questi esempi ormai tradizionali e patrimonio dei più coscienti, esistono in tutti i rapporti interpersonali, nella ricerca dei partners e nel vissuto affettivo e sessuale fra gli individui, meccanismi psicologici che si originano nella mercificazione. Le donne non si vendono forse per il proprio corpo? E questo non solo per le più sventurate che optano per la pornografia, la moda, la pubblicità. Ogni donna si vende per il suo aspetto fisico. Tutte le donne vivono in funzione del desiderio maschile, tanto è vero che la loro ragione di essere risiede nell'essere desiderate, ricercate, nell'essere scelte dal maschio di turno. Vivere in funzione di un soggetto desiderante significa affermarsi come oggetto di desiderio. Chi è donna ha sperimentato questa propria mercificazione quotidiana, come chi è omosessuale si è trovato a dover impersonare la parte della donna-oggetto per avere una identità sessuale, che poi si è visto ugualmente negare perché l'omosessuale non può avere una identità. Tutte le donne "battono", adottano comportamenti, atteggiamenti, cosmesi, voci e persino intere esistenze che concretizzano la loro commercializzazione. Se essere alienati vuol dire vivere al di fuori di sé, nessuno può affermare di essere estraneo da questa drammatica condizione di "merce" in cui tutti viviamo. Non ci vendiamo forse ogni giorno per un po' di sicurezza posticcia o per un po' di compagnia? Anche gli eterosessuali battono e si cercano secondo ruoli ben precisi, secondo schemi che contemplano ogni gesto-tono di voce-atteggiamento! Pure i maschi eterosessuali sono dei fantocci sessuali che si ispirano all'ultimo viriloide della cinematografia; ora si vendono anche per progressisti-femministi-antimaschi, tutto compreso nel prezzo.

Ma questi nostri "compagni" di oppressione sono anche nostri tenaci oppressori, che ricavano gratificazioni e potere dalla loro condizione di burattini del potere. Noi omosessuali e le donne siamo come la merce esposta sui banconi al mercato: chi compra è sempre il maschio, che ha il denaro; hanno buggerato anche lui, è vero, ma per ora il potere e l'oppressione eterosessuale non sono ancora parole vuote o fantasmi del passato. Pur ponendo i dovuti distinguo, quindi; non meravigliamoci troppo dell'alienazione degli omosessuali che battono nei cessi, nei parchi, nei cinema al buio. Il mondo è pieno di gente che "batte" e si vende indossando gli abiti da Persona gentilmente offerti dal sistema. La nevrosi è universale, perché universale è la repressione sessuale. Ma non è più il momento di chiedersi "che fare"! Bisogna riscoprire il piacere di cercarsi in prima persona, ma al di fuori di ogni imposizione, di ogni oggettivazione, di ogni strumentalizzazione, come si addice ad ogni essere umano.