Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 8 nr. 66
maggio 1978


Rivista Anarchica Online

Io non sciopero...
a cura della Redazione

Il Centro d'Incontro del quartiere Lingotto è una delle strutture create dall'amministrazione comunale a Torino per occuparsi della "questione giovanile". Come in tutto il resto d'Italia, quando il 16 marzo scorso giunse la notizia del rapimento di Moro e dell'uccisione dei cinque della sua scorta, i dirigenti sindacali proclamano ed impongono lo sciopero generale ed anche il Centro d'Incontro viene chiuso.<>All'indomani i frequentatori del Centro trovano un documento affisso e sottoscritto da Maurizio Tonetto, obiettore in servizio civile, destinato dall'amministrazione comunale a svolgere il suo servizio civile quale operatore presso quel Centro. Tonetto critica duramente la decisione sindacale di chiudere il Centro e se ne dissocia completamente.
La risposta delle autorità non si fa attendere: il 7 aprile Tonetto riceve una lettera dell'assessore (comunista) Alfieri, che gli comunica il suo licenziamento. Decisione irrevocabile, contro la quale nulla può nemmeno la dichiarazione di solidarietà con Tonetto sottoscritta dal comitato di gestione nel corso di un'assemblea aperta a tutti i frequentatori del Centro.
La vicenda ci pare emblematica della condizione nella quale si trova ad operare un obiettore che cerchi di utilizzare il lungo periodo del servizio civile per "fare qualcosa" diverso da quello che lo Stato vorrebbe imporgli. Pubblichiamo sia il documento del compagno Tonetto sia la lettera dell'assessore Alfieri.

Mi dissocio con fermezza dall'iniziativa che ha avuto come conseguenza la chiusura del centro d'incontro nel pomeriggio di ieri. La decisione dei bonzi sindacali di comandare lo sciopero "per protesta contro la strategia della tensione", ordine impartito dall'alto e calato sulla testa dei lavoratori di tutto il Paese come autentica IMPOSIZIONE di chiaro stampo autoritario, aveva lo scopo di giustificare e legittimare l'immancabile affermazione "unitaria" (naturalmente) del giorno successivo che avrebbe dichiarato essere "volontà di TUTTI i lavoratori il rifiuto della provocazione fascista contro le istituzioni democratiche nate dalla Resistenza bla, bla, bla...". Chi, infatti, non d'accordo con le motivazioni dello sciopero pensato, deciso, ordinato ai lavoratori dalle gerarchie dei sindacati di regime ha cercato di rimanere sul posto di lavoro è stato con la violenza buttato fuori o gli si è impedito, sempre con spinte e percosse (anche dure, come alla Fiat), di entrare. Il mio essere antimilitarista ha un senso se, e solo se, la mia lotta si estende a tutte le strutture autoritarie e gerarchiche, contro tutti gli ordini imposti da strette minoranze elitarie (che si arrogano il diritto di parlare "in nome del popolo") alla gran massa di persone; lotta dunque alle gerarchie dell'esercito, ma anche a quelle padronali, dei sindacati di stato, dei partiti, della chiesa. Lotta alla propaganda martellante dei mezzi sofisticati di comunicazione che il potere ha inventato ed usa ogni giorno di più in modo scientifico, realizzando così una manipolazione senza precedenti dei cervelli e una dittatura delle coscienze dei cittadini. Le adunate oceaniche di piazza come quella di ieri in S.Carlo vengono preparate accuratamente attraverso l'uso incredibile di termini come "folle, criminale, strage, sterminio, omicidio, violenza...", sprecati senza nessun pudore. I partiti che stanno al potere, quelli che da cento anni ci prendono tutti per il fondello promettendo giustizia sociale, uguaglianza di reddito, sviluppo nel mezzogiorno, diritti civili, ecc. devono nascondere la VERITÀ: che cioè la criminalità e la violenza SONO SEMPRE VENUTE DALLO STATO PERCHÉ È LO STATO MASSIMA ESPRESSIONE DELLA VIOLENZA DELLE CLASSI DOMINANTI, della loro barbarie e volontà omicida. Vogliono farci passare tutti per criminali, in modo che ci si dimentichi delle decine di uomini, lavoratori e compagni, caduti sotto il piombo delle armi di regime, delle migliaia di vittime uccise nella guerra che ogni giorno, da sempre, si combatte dentro le fabbriche tra PROFITTO e SFRUTTAMENTO PADRONALI da una parte e GIUSTE ASPIRAZIONI D'UMANA ESISTENZA per i lavoratori dall'altra. Il mio totale appoggio va invece alle lotte autonome dei lavoratori per creare una società diversa dove l'odio fomentato dal potere e dai suoi scagnozzi non abbia più ragione di essere, dove tutti gli individui abbiano l'opportunità di vivere in migliori condizioni, tutti cioè, giovani e anziani, donne e uomini. Ma questo avverrà solo quando avremo abolito lo Stato, i partiti che ci governano, le gerarchie dell'esercito, quelle padronali assassine e tutte le bande organizzate dello Stato.

IL CENTRO SAREBBE DOVUTO RIMANERE APERTO PERCHÉ ESSO VUOLE OFFRIRE UNA POSSIBILITÀ D'INCONTRO PER GIOVANI ED ANZIANI DEL QUARTIERE; invece il rapimento di uno dei tanti capi che dalle loro poltrone in parlamento ci impongono una sempre più difficile esistenza quotidiana è stato ritenuto motivo sufficiente per non fare entrare nessuno.

l'obiettore antiautoritario del c.d'i.
(Maurizio Tonetto)

... e io ti licenzio

Città di Torino
Assessorato per lo sport, la gioventù ed il tempo libero; l'Assessore
Torino, 7/4/78
Al sig. Maurizio Tonetto
obiettore di Coscienza in Servizio Civile presso il Comune di Torino

La dichiarazione che Lei ha redatto e resa nota all'Assessorato e, mediante pubblicazione, ai frequentatori del Centro di Incontro del Quartiere Lingotto il 16 u.s. a seguito della chiusura del Centro stesso in relazione allo sciopero indetto dalle Confederazioni Sindacali per i tragici fatti di quel giorno, mi induce ad alcune considerazioni ed a trarre determinate conseguenze.

All'origine vi è un equivoco di fondo:

da parte Sua non è stato compreso l'esatto ruolo che Le compete come obiettore di coscienza che liberamente ha accettato di svolgere il Servizio Civile presso il Comune di Torino dopo che ampiamente Le era stato illustrato il progetto cui era chiamato a collaborare.

Lei con la pubblicazione del Suo documento si è servito del Centro come tribuna per la propaganda delle Sue idee politiche quando ripetutamente era stato ribadito che gli operatori dovevano adoperarsi affinché nei centri di incontro non venissero affissi comunicati incompatibili con le finalità della istituzione comunale.

Come conciliare il Suo dovere di agire in modo da favorire il verificarsi delle condizioni ottimali per il più libero ed ampio accesso dei cittadini nei locali del centro con la strumentalizzazione del Centro stesso ai fini della diffusione dei suoi personali giudizi sullo Stato sorto dalla Resistenza e dalla lotta di liberazione definito come "massima espressione della violenza delle classi dominanti della loro barbarie e volontà omicida"?

Per queste ragioni che denotano in modo evidente una insanabile incompatibilità tra l'attività che Lei autonomamente intende svolgere nel posto di lavoro cui è stato assegnato ed il tipo di collaborazione che la Civica Amministrazione Le chiede, La invito a considerare l'opportunità di completare il Suo periodo di Servizio Civile presso altro Ente.

Sono giunto a questa determinazione con rammarico perché il Suo comportamento è stato finora disciplinarmente corretto, ma spero si renda conto che il Servizio Civile come inteso presso il Comune di Torino, richiede da parte degli obiettori di coscienza una disponibilità diversa da quella che Lei, per le Sue convinzioni ideologiche, è in grado di garantire.

Nel caso non intendesse accogliere questa proposta sarà necessario risolvere detta incompatibilità seguendo la procedura prevista dal regolamento.

Con i migliori saluti.

L'ASSESSORE
(Prof. Fiorenzo Alfieri)