Rivista Anarchica Online
Svolta sindacale e dissenso operaio
di Emilio Cipriano
L'approvazione della piattaforma programmatica sindacale era data per scontata, la stessa composizione
dell'assemblea non permetteva illusioni: la grande maggioranza era formata da quadri dell'apparato
sindacale, ridotti a una rappresentanza poco più che simbolica i delegati effettivi dei lavoratori (essendo
la maggioranza dei delegati in realtà sindacalisti anche se non stipendiati dalle confederazioni). Così il
14 febbraio i vertici sindacali hanno deciso la "svolta" dopo una vasta opera di mobilitazione a livello
nazionale, concretizzatasi in oltre diecimila assemblee.
Si è trattato di una vera e propria azione di forza, il sindacato ha impegnato tutti i suoi uomini per
riscuotere il consenso dei lavoratori sul suo programma. Ha vinto, ma non nella misura sperata. Il
malcontento si è sovente trasformato in decisa opposizione mettendo in crisi gli apparati periferici. Per
esempio all'UNIDAL (ex Motta-Alemagna) di Milano la maggioranza ha rifiutato il documento e i
sindacalisti sono dovuti ricorrere ad un vero e proprio broglio elettorale. E anche l'assemblea della
provincia di Milano tenutasi al Palasport di Cinisello Balsamo si è conclusa con il voto contrario di un
quarto dei partecipanti. Segno tangibile che certe svolte non passano in modo indolore.
L'opposizione contro la piattaforma sindacale, non presenta però connotazioni omogenee, anzi essa è
costituita da una vasta gamma di posizioni spesso in aperto contrasto tra loro, arrivando in alcune
assemblee allo scontro fisico tra neoriformisti e rivoluzionari. La linea di demarcazione, pur frastagliata,
passa tra coloro che danno un'interpretazione "di sinistra" della piattaforma (in pratica i sindacalisti legati
a D.P., abbastanza forti nella CISL) e coloro che invece rifiutano in blocco la politica sindacale con
motivazioni politiche diversificate (autonomi, L.C., altre forze della sinistra rivoluzionaria, libertari e
anarchici). Accanto a queste figure ormai classiche del panorama della cosiddetta sinistra sindacale-opposizione operaia se ne è affiancata una nuova rappresentata da quella consistente frangia di lavoratori
sindacalizzati disorientati dalla svolta dei loro dirigenti. Questi lavoratori vanno esprimendo un dissenso
ancora confuso, incerto ma suscettibile di evoluzioni. Per anni hanno delegato al sindacato i loro
interessi, hanno accettato le decisioni prese dall'alto e oggi che la crisi comincia a colpire anche loro e
non più solo gli emarginati si sentono traditi e disorientati. Per di più i sacrifici che vengono richiesti alla
classe operaia saranno in buona parte inutili, proprio perché le molteplici cause della crisi non saranno
superate contenendo i salari e aumentando la disoccupazione. A questa conclusione pervengono anche
alcuni tra i più intelligenti economisti italiani, quali ad esempio Franco Mamigliano, che, pur gravitando
nel campo dei padroni, riconosce che la politica di austerità basata quasi esclusivamente sulle tasche dei
lavoratori non sortirà gli effetti sperati se non saranno rimosse le cause della crisi che risiedono in
fenomeni più complessi dovuti in gran parte alla struttura stessa dell'apparato economico-produttivo
italiano.
La svolta sindacale assume, alla luce di quanto esposto, le sue connotazioni più propriamente politiche:
una contropartita in cambio di maggior potere della burocrazia sindacale.
Quanto si sta muovendo oggi è comunque positivo: il persistere e l'accentuarsi della crisi economica
restringe, di fatto, i margini di manovra dei sindacati che sono costretti (perché parte integrante del
sistema di sfruttamento) a estendere i sacrifici ai loro assistiti, dopo che avevano per quasi due anni
scaricato il peso maggiore sugli strati sempre più consistenti degli emarginati. Così facendo creano le
condizioni oggettive nelle quali si potrebbe realizzare un'unità lavoratori sacrificati-emarginati capace
di creare una situazione nuova ed esplosiva nel contesto sociale italiano. Quali sbocchi potrà avere è
prematuro dirlo, le parti non sono ancora definite e la partita è tutta da giocare.
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