Rivista Anarchica Online
Abbiamo perso. O no?
a cura della Redazione
Milano: dopo l'aumento delle tariffe ATM
A Milano l'aumento del prezzo dei trasporti pubblici non è passato in modo indolore (per la Giunta).
Già dal mese di luglio quando è partita la proposta di aumento, sono iniziate le azioni di "dissenso
attivo" contro l'ATM (l'ente municipale che gestisce i trasporti pubblici). Nel volgere di qualche mese
Milano ha assistito ad un notevole intensificarsi della lotta: sabotaggi, occupazioni, manifestazioni
nonché opera di controinformazione (manifesti, volantini, ecc.). Chi ha iniziato questa lotta e l'ha portata in modo più significativo ed esteso sono stati i compagni del
Coordinamento Libertario contro il caro-vita, formato da anarchici e libertari. Abbiamo intervistato
alcuni di questi compagni operanti nei quartieri (Daniele del Nucleo Libertario Crescenzago, Mauro
e Tommaso del Nucleo Libertario Corvetto, Luca del Collettivo Libertario Ticinese ed Egidio del
Nucleo Libertario S. Siro) perché ci illustrassero le tematiche e le modalità di questa lotta.
Come è nata questa lotta, da quali esigenze è scaturita?
DANIELE - La lotta è nata come risposta alla decisione della Giunta Rossa di portare il prezzo dei
biglietti rispettivamente da 150 a 200 lire per il metrò e da 100 a 200 per i mezzi di trasporto di
superficie. La motivazione di questo aumento, secondo la Giunta, sarebbe data dal deficit dell'ATM,
deficit valutabile in 200 miliardi annui. Sulla base di alcune considerazioni (il deficit dell'ATM, derivante
da ben altri fattori, sarebbe stato scaricato di nuovo sui lavoratori che in questo modo l'avrebbero pagato
due volte: con le trattenute sullo stipendio e con il biglietto maggiorato; i lavoratori non devono pagare
di più per recarsi al lavoro anzi il tempo perso sugli autobus, ecc., dovrebbe essere considerato come
orario lavorativo) abbiamo deciso di intraprendere la lotta.
È luglio e per tutto il mese facciamo sabotaggi alle macchinette obliteratrici, affissioni di manifesti,
autoadesivi, volantinaggi nei quartieri per spiegare i motivi delle nostre azioni. Nel frattempo si forma
un Coordinamento Libertario contro il carovita, composto da nuclei di vari quartieri e da compagni
isolati. Nei mesi di settembre-ottobre la lotta si sviluppa sempre di più.
LUCA - Volevo solo aggiungere a quanto detto da Daniele che anche se l'ATM fosse amministrata nel
migliore dei modi, a noi non ce ne fregherebbe assolutamente nulla. Il punto è che l'ATM deve essere
gratis indipendentemente dal fatto che sia gestita bene o male.
Analizziamo ora come è stata portata avanti questa lotta.
MAURO - Partendo dal presupposto che noi intendevamo proporre l'equazione: trasporto = servizio
sociale gratuito, era necessario dimostrare con delle azioni esemplari che era possibile ribellarsi contro
una decisione presa al di sopra delle teste della gente. Dimostrare che sempre è possibile opporsi e
ribellarsi. Non era quindi tanto l'obiettivo in se stesso che ci interessava, quanto il riuscire a generalizzare
la volontà di lotta. Le azioni con cui abbiamo portato avanti la lotta sono state i boicottaggi alle
macchinette obliteratrici e le occupazioni delle stazioni di metropolitana. Sia in un caso che nell'altro
venivano spiegate agli utenti le motivazioni delle nostre azioni con megafonaggio e con volantinaggi.
LUCA - Per quanto riguarda in specifico il mio quartiere, in un primo tempo abbiamo fatto maggior
propaganda possibile con manifesti e volantini e poi siamo passati ai sabotaggi delle macchinette, cioè
la risposta attiva all'attacco che ci stava facendo l'ATM. Un esempio di azione diretta. Noi salivamo sugli
autobus o tram, sabotavamo la macchinetta in vari modi e cercavamo di spiegare alla gente i motivi per
cui lo si faceva. Naturalmente c'era anche gente (per la maggior parte PCI o reazionari) che non era
d'accordo con la nostra azione ma c'era anche chi, pur senza avere il coraggio di fare come noi, ci dava
ragione, ci strizzava l'occhio.
Questo per quanto riguarda il lavoro nei quartieri. Poi c'erano momenti, più generali, in cui a livello
cittadino si occupavano le stazioni della metropolitana.
Come venivano fatte queste occupazioni?
LUCA - All'ora fissata, normalmente un'ora in cui si poteva prevedere un notevole passaggio di gente,
ci si recava nella stazione prescelta; un gruppo di compagni si "occupava" del controllore e gli impediva
di telefonare, un altro gruppo apriva i cancelli in modo da far passare la gente senza pagare e un altro
ancora bloccava le macchinette obliteratrici e distribuiva volantini. Alcuni compagni facevano da staffetta
alle varie uscite col compito di avvertire in caso di arrivo della polizia e altri si occupavano di controllare
i telefoni in modo che nessuno chiamasse la polizia. Naturalmente, per tutta la durata dell'occupazione
si continuava a megafonare spiegando i motivi dell'occupazione.
DANIELE - Vorrei solo aggiungere che, a differenza di altri quartieri, nel nostro (Crescenzago) abbiamo
sì fatto sabotaggi ma abbiamo sempre privilegiato il momento della propaganda, della
controinformazione, del dialogo con la gente.
Per quanto riguarda il metodo e l'obiettivo di questa lotta c'è da rilevare che il tipo di azione che è
stato portato avanti è perfettamente gestibile o da individui o da piccoli gruppi e questo sta a
significare qualcosa, credo.
MAURO - Certamente, poiché il nostro scopo era proprio quello di fungere da esempio, da detonatore,
per fare sì che chiunque altro, individualità o circolo di quartiere, cominciasse ad agire in prima persona,
e direi che questo scopo l'abbiamo abbastanza raggiunto poiché non solo moltissimi giovani hanno
iniziato e continuato a fare sabotaggi, ma a poco a poco siamo stati imitati anche da tutte le altre
organizzazioni della sinistra ex extra-parlamentare.
EGIDIO - Noi di San Siro abbiamo aderito al Coordinamento libertario contro il carovita per
generalizzare e continuare una lotta contro la politica dei sacrifici. Ci siamo quindi organizzati in
quartiere insieme ad altre forze e abbiamo indetto una assemblea di quartiere da cui è scaturita la
necessità di collegarci con i "pendolari" per estendere quella che era stata una azione di tipo minoritario.
LUCA - Secondo me il problema del metodo di lotta apre la porta a un problema molto più ampio, che
va al di là della lotta contro l'ATM. Voglio dire che molto spesso all'interno del movimento in generale,
ma anche del movimento anarchico, ci si dimentica di una cosa importante, e cioè che le nostre azioni
acquistano un significato ben più grande se vengono capite e fatte proprie dai nostri interlocutori.
Per quanto riguarda l'obiettivo della lotta, credo fosse chiaro per tutti che non si trattava di ottenere il
non aumento dei biglietti, né questo ci interessava, mentre quello che interessava realmente era di creare
all'interno dei quartieri dei momenti di rifiuto alla politica dei sacrifici e quindi non solo contro l'aumento
dei biglietti ma contro ogni momento di attacco alle condizioni di vita. Quindi la lotta contro l'ATM deve
essere solo il punto di partenza per estendersi poi al caro-vita, all'inquinamento, ecc., creando una area
di dissenso sempre più vasta.
DANIELE - Sono d'accordo con quanto ha detto Luca, infatti anche noi del Crescenzago vediamo la
lotta all'ATM come un punto di partenza per la creazione in quartiere di organismi in grado di opporsi
a qualsiasi aumento.
Abbiamo visto che dopo essere partiti con questa lotta da soli e per primi, a poco a poco si sono
aggiunti un po' tutti gli organismi politici operanti a Milano (dai circoli giovanili ad alcune fasce
dell'autonomia a tutti i gruppi ex extra-parlamentari); quello che vorrei sapere ora è qual è stata la
reazione degli utenti, delle persone presenti sui tram o nella metropolitana al momento delle
occupazioni?
TOMMASO - Per quanto posso dire riferendomi alla mia esperienza nel quartiere Corvetto, in tutti i
sabotaggi a cui ho partecipato ci sono state reazioni quasi sempre negative da parte degli utenti i quali
sostenevano la necessità di pagare i biglietti per fare funzionare meglio i trasporti pubblici e
dimostravano un vero attaccamento ai cosiddetti "beni pubblici".
DANIELE - Se è vero che spesso le nostre azioni non venivano accolte positivamente dalla gente
bisogna però anche dire che è stata fatta una tale campagna di denigrazione ad opera della giunta rossa
contro gli autoriduttori definiti come "teppisti" che può risultare comprensibile anche il comportamento
della gente. Infatti molto spesso la gente evitava persino di comunicare con noi proprio perché ci vedeva
come vandali che sanno solo distruggere senza saper creare niente. Sta di fatto però che noi spesso
siamo riusciti a creare momenti di comunicazione e, debbo dire, soprattutto nei momenti di propaganda
più che in quelli di sabotaggio. Quando abbiamo fatto la nostra mostra in quartiere o volantinaggi molta
gente si è fermata a parlare con noi, molti hanno detto che avevamo ragione.
LUCA - Bisogna dire che io sono stato molto fortunato o esiste un problema di metodo non risolto,
perché se durante i sabotaggi al Corvetto la gente non interveniva, non parlava, questo può solo
significare che i compagni facevano il sabotaggio in modo non corretto. Noi quando salivamo sui tram
non ci limitavamo al volantino ma innescavamo una discussione che continuava fra la gente anche dopo
la nostra discesa. E questo mi pare che sia positivo perché la gente non accettava passivamente e cercava
di capire. Il problema più difficile da affrontare e da far capire alla gente era quello della macchinetta
obliteratrice, poiché la gente si era ormai abituata a a considerarla allo stesso modo dell'autobus come
un servizio sociale e ci voleva del bello e del buono per fargli capire che la macchinetta era uno
strumento di esazione, serviva solo a spremere soldi.
EGIDIO - Noi nel quartiere S. Siro abbiamo avuto tutti e due i tipi di reazione descritti dagli altri
compagni, positivi e negativi. Ma ritengo che le reazioni negative dipendessero anche da una incapacità
nostra a comunicare.
MAURO - In effetti in Corvetto durante i sabotaggi non solo la gente stava zitta ma secondo me stava
zitta perché aveva paura di noi. Questo perché non siamo mai riusciti a stabilire dei contatti umani con
la gente, nonostante dessimo i volantini. D'altra parte la cosa è estremamente comprensibile se si pensa
al grado di condizionamento attuale, anche se non bisogna dimenticare che tutta questa gente che oggi
permette la sopravvivenza del sistema col suo consenso è composta da tanti individui sfruttati che sono
e continueranno ad essere i nostri interlocutori.
Vediamo ora brevemente il tipo di pubblicizzazione che c'è stato della lotta del coordinamento e la
risposta della Giunta.
MAURO - Le reazioni sono state durissime e sono state usate tutte le misure possibili (il Partito
Comunista ha dovuto distribuire migliaia e migliaia di volantini per spiegare i motivi dell'aumento dei
prezzi) dai volantini, ai giornali, ai mass-media in generale. La Giunta rossa ha fatto ricorso a un falso
sentimento "popolare" per screditare la lotta in ogni modo. Ma il gioco non gli è riuscito sino in fondo
perché molti lavoratori si sono finalmente resi conto che il colore non cambia la sostanza, che giunta di
centro-destra, di centro-sinistra o giunta rossa, i provvedimenti antipopolari vengono comunque presi
sulla testa di tutti quanti.
D'altra parte, proprio per degli sporchi giochi di potere, si è ampliato il divario esistente tra CGIL e
CISL e quest'ultima è arrivata persino a fare dei presidi contro gli aumenti.
LUCA - Non sono d'accordo sull'analisi di Mauro perché secondo me si sta ripetendo, al contrario, la
situazione di tempo fa in cui c'era la giunta di centro-sinistra e la CGIL era all'opposizione mentre la
CISL diceva che tutto andava bene. Sono giochi del tutto interni ai sindacati che a noi non toccano per
niente.
Per quanto riguarda la pubblicizzazione direi che ne hanno parlato molto a tutti i livelli tutti i mass-media
proprio perché non era mai accaduto che un aumento dei biglietti provocasse un tale rifiuto; ed era una
risposta che assolutamente non si aspettavano.
TOMMASO - Il Coordinamento libertario contro il caro-vita ha avuto sui giornali un posto di rilievo,
un posto che da tempo gli anarchici e i libertari non avevano a Milano. Tutti coloro che sono gli
operatori della disinformazione di regime hanno ricercato i compagni del Coordinamento perché
spiegassero i motivi, le tematiche, le modalità della lotta e questo direi che è stato un elemento positivo
all'interno di quella lotta più generale che abbiamo portato avanti.
Oggi credo si possa dire che la lotta è in una fase di "stanca" da parte del Coordinamento, una
"stanca" che però mi sembra estremamente positiva poiché oggi possiamo dire che la lotta si è
generalizzata e ormai moltissime persone hanno fatto proprie le indicazioni date e quotidianamente
esprimono il loro rifiuto. Questo mi sembra costituisca un grande successo per il Coordinamento.
Vediamo ora di tirare le somme di quanto abbiamo detto e di vedere cosa ha significato questa lotta
per il Coordinamento e cosa ha significato per la città.
DANIELE - Ritengo che la lotta dell'ATM sia stata molto positiva per il coordinamento; i vari nuclei
si sono potuti incontrare e nel corso della lotta sono cresciuti insieme costituendo anche un punto di
riferimento preciso. Inoltre il Coordinamento ha dato la dimostrazione che è possibile portare avanti una
lotta in prima persona, senza nessuna dirigenza. Certamente la lotta dell'ATM deve essere solo l'inizio
dell'attività del Coordinamento che dovrà occuparsi di moltissimi altri aspetti della vita. Noi ad esempio
ora stiamo facendo una ricerca sui servizi sociali e poi faremo una mostra che porteremo in giro per il
quartiere parlando con la gente e stimolando la loro ribellione.
MAURO - Direi che la lotta all'ATM ha costituito per il Coordinamento una sorta di stimolo continuo,
la possibilità di uscire all'esterno, di lavorare nel sociale. Ed ha costituito anche uno stimolo per una parte
degli interlocutori che abbiamo avuto, quelle persone cosiddette "normali", tremendamente grigie,
abituate ad essere schiave, perché questo sistema è bravissimo nell'impedire lo sviluppo della personalità.
A qualcuno, credo, abbiamo aperto gli occhi e forse ha compreso l'importanza di ribellarsi.
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