Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 7 nr. 58
giugno 1977


Rivista Anarchica Online

Riabilitazione di stato per un delitto di stato
di Camillo Levi

Sacco e Vanzetti cinquant'anni dopo

Roma, 15 dicembre 2019. I quotidiani del mattino, riprendendo le indiscrezioni trapelate nei giorni precedenti, annunciano che il consiglio dei ministri ha tra l'altro approvato un ordine del giorno tendente a fare piena luce sulla "tragica vicenda" dell'anarchico Giuseppe Pinelli. Il presidente del consiglio, nel corso di un'affollatissima conferenza stampa, afferma: "Noi democratici abbiamo la forza di riconoscere quelle disfunzioni della nostra giustizia e dei nostri funzionari, a causa dei quali perdeva la vita in tragiche circostanze mezzo secolo fà il ferroviere Pinelli. Grazie alla forza della democrazia piena giustizia può essere fatta: la memoria di Pinelli deve essere riabilitata in pieno. Il consiglio dei ministri ha deliberato di proclamare la data odierna "Giornata in memoria di Giuseppe Pinelli", il cui nome va così ad iscriversi... (bla, bla, bla)".

Questa cronaca del 2019, cinquantenario dell'assassinio di Pinelli, è certo immaginaria ma non inverosimile. Tant'è vero che può costituire un'utile premessa per commentare la tanto strombazzata "riabilitazione" di Sacco e Vanzetti attuata nello scorso luglio negli Stati Uniti. I fatti sono noti: il governatore del Massachusetts (nella cui capitale, Boston, si tenne il processo contro i nostri due compagni) ha pubblicamente riconosciuto che quella causa fu "viziata" da pregiudizi ideologici e che la sentenza di condanna a morte contro Sacco e Vanzetti non può più essere accettata.

Da questa dichiarazione è nata un'impressionante campagna propagandistica, che ha visto tutti i mass-media impegnati a salutare questa nuova grande lezione di giustizia che ci verrebbe dagli Stati Uniti.

Il tema centrale è sempre lo stesso: la forza della democrazia. La "riabilitazione", secondo questo coro di voci del padrone, sarebbe appunto una dimostrazione che, in regime democratico, la verità prima o poi riesce sempre a trionfare. Ma quale verità? Quale giustizia? Quale democrazia?

Il caso Sacco e Vanzetti è troppo conosciuto perché noi si debba qui ripercorrere l'intera vicenda, dal primo arresto di Sacco fino alla loro barbara esecuzione sulla sedia elettrica. La loro innocenza, lampante fin dal primo momento, fu gridata in tutte le maniere da milioni di persone in tutti i Paesi del mondo: manifestazioni, comitati, opuscoli, scioperi, attentati di protesta, petizioni, appelli, tutte le vie legali (ed anche alcuni illegali) furono tentate per strappare al boia i due anarchici italiani. Sacco e Vanzetti divennero dopo il loro arresto due simboli, due testimonianze viventi che lo Stato americano volle deliberatamente eliminare per dar prova della sua forza (quella della democrazia, tanto per cambiare). Tre erano le colpe principali di Sacco e Vanzetti: essere lavoratori, quindi appartenenti a quelle classi sfruttate ed oppresse dalle quali veniva la più grande minaccia alla pace sociale del capitalismo americano; essere italiani, cioè appartenenti a quella massa enorme di emigrati che, per sfuggire alla miseria delle loro terre, avevano portato negli States non solo le loro braccia ma anche le loro idee sovversive e rivoluzionarie; essere anarchici, cioè militanti in quel movimento che più di ogni altro lotta contro il sistema vigente (allora come oggi). Queste furono le colpe che i due nostri compagni dovettero scontare con la morte. Sacco e Vanzetti simboleggiavano tanto per l'opinione pubblica quanto per il potere la combattività politica e sindacale degli operai, degli sfruttati, degli emarginati, degli emigranti; la loro volontà di non piegarsi di fronte ai quotidiani soprusi, alle angherie, alle discriminazioni; la loro capacità di incidere nella dura lotta di classe.

Già negli anni immediatamente precedenti al loro arresto si era andata sviluppando negli Stati Uniti una violenta "caccia alle streghe" contro tutti gli elementi sovversivi, soprattutto contro quelli di origine straniera. Centinaia, migliaia di sovversivi erano stati espulsi e forzatamente rimpatriati: tra i più noti in campo anarchico, ricordiamo Emma Goldman, Alexander Berkman, Luigi Galleani. Naturalmente questa campagna anti-sovversiva era accompagnata da violente bordate xenofobe, tendenti a riversare sugli immigrati l'intera responsabilità delle tensioni sociali: il che era sì in parte vero (la politicizzazione degli immigrati era di gran lunga superiore a quella degli americani), ma non a tal punto da poter far credere che una volta espulsi gli stranieri la pace sociale sarebbe miracolosamente tornata.

L'importante, come sempre in queste occasioni, era trovare dei capri espiatori ai quali attribuire tutti i mali della società, occultando così le vere responsabilità derivanti dall'assetto sociale capitalista.

Poco interessò ai giudici di Boston accertare le vere responsabilità riguardo ai fatti imputati a Sacco e Vanzetti: il potere giudiziario, formalmente indipendente, si dimostrò ancora una volta strutturalmente legato a quello politico-economico. La sorte di Sacco e Vanzetti era segnata irrimediabilmente. Nemmeno la straordinaria mobilitazione internazionale, alla quale abbiamo fatto riferimento prima, potè impedire la crudele esecuzione. La rabbia, l'amarezza, il senso di rivolta contro la bastarda democrazia americana esplosero alla notizia dell'avvenuta esecuzione. Milioni di lavoratori si riversarono nelle strade e nelle piazze per esprimere i loro sentimenti. Nelle metropoli come nei centri più piccoli i cortei furono accompagnati da assalti alle sedi diplomatiche americane, da attentati, da violenti scontri con la forza pubblica. Intere nazioni furono paralizzate, a volte per vari giorni consecutivi, dallo spontaneo insorgere delle masse: furono giornate memorabili che confermarono, una volta di più, la convinzione popolare dell'innocenza di Sacco e Vanzetti e soprattutto la certezza che solo ragioni di prestigio politico stavano alla base di quel crimine.

Chi riabilita chi?

Se quando ancora erano in vita Sacco e Vanzetti già simboleggiavano per centinaia di milioni di proletari e di uomini in genere la lotta contro le ingiustizie e lo sfruttamento, dopo la loro morte questa loro tragica testimonianza di vita, di lotta e di morte non è più stata cancellata dalla memoria popolare. Ne fanno fede le ricorrenti commemorazioni del loro assassinio, ovunque nel mondo, le numerose canzoni e ballate a loro dedicate (ultime in ordine di tempo, quella splendidamente interpretata da Joan Baez), il clamoroso successo del film dedicato alla loro vicenda, ecc. Sacco e Vanzetti non hanno mai avuto bisogno di essere riabilitati nella coscienza dei popoli, perché sente il bisogno di riabilitare solo chi ha osato condannare degli innocenti.

Quando però la riabilitazione proviene direttamente dal potere, noi anarchici non possiamo credere nemmeno per un istante alla "buona fede" dei governanti. Noi sappiamo che i potenti riconoscono i loro "errori" solo quando ciò sia funzionale alla loro strategia. In questo caso non si tratta certo di "lacrime da coccodrillo" a testimonianza di una seppur tardiva resipiscenza. Per comprendere con lucidità le ragioni della recente riabilitazione di Sacco e Vanzetti e soprattutto il perché della vastissima campagna pubblicitaria "pro democrazia americana" che l'ha accompagnata, è necessario tener presente la politica del presidente Carter, cioè il cosiddetto "nuovo corso" dello Stato americano.

L'operazione (o meglio la speculazione) Sacco e Vanzetti rientra nella più generale attenzione che Carter vuol dimostrare di avere per i diritti umani e civili. A capo dello Stato che più di ogni altro si è macchiato nell'ultimo trentennio dei più grossi crimini (basti pensare al tentato genocidio del popolo vietnamita), Carter non ci pare certo la persona più adatta per dimostrarsi "sensibile" di fronte a certi problemi. Ma tant'è, la politica ha le sue regole, delle quali l'ipocrisia è certo tra le principali. Ecco dunque il bigotto e moralista Carter preoccuparsi (strumentalmente) della sorte dei dissidenti in URSS o della riabilitazione di Sacco e Vanzetti, certo di raccogliere gli osanna di tutta la stampa "indipendente" e democratica internazionale. La stessa stampa, d'altra parte, che lascia passare in seconda linea - tanto per fare un esempio - il recente irrigidimento della politica carteriana nel corso delle trattative con l'URSS per la riduzione dell'armamento nucleare. Mentre i mass-media sono impegnati a far credere all'opinione pubblica che Carter non dorme alla notte perché preoccupato di raddrizzare tutte le storture provocate dai suoi incauti predecessori, lo stesso presidente si adopera quanto mai per difendere e potenziare la capacità bellica del suo Paese per poter meglio proseguire nella tradizionale politica americana di repressione generalizzata su scala mondiale.

I governanti americani, colpevoli di aver assassinato la libertà e lo sviluppo di decine di popoli, responsabili in gran parte delle molte guerre "locali" che si sono succedute nell'ultimo trentennio, capi in testa - ogniqualvolta necessario - della reazione internazionale, non possono e non potranno mai riabilitare Sacco e Vanzetti. Vi è una precisa continuità storica tra lo Stato che assassinò Sacco e Vanzetti e quello che oggi vorrebbe riabilitarli: questa continuità storica della democrazia americana si chiama Vietnam, Corea, Cile, Attica, Song My, CIA, Hiroshima, aiuti a Franco e a Salazar, sostegno dei regimi dittatoriali, golpe in Grecia 1967, N.A.T.O., ecc. ecc.

Come nel 1927 l'assassinio di Sacco e Vanzetti servì a colpire i settori rivoluzionari e a dimostrare la forza del regime democratico contro i suoi avversari, così oggi ci si serve di Sacco e Vanzetti per tentare di rifarsi quella "verginità" senza la quale ogni regime democratico si mostra nella sua vera essenza di regime comunque autoritario, di dittatura di classe. È un gioco fin troppo sporco, una squallida strumentalizzazione che deve essere smascherata.

La vasta campagna pubblicitaria "pro democrazia americana" sviluppata dallo staff del presidente Carter ha incluso tra i suoi programmi ad effetto la "riabilitazione ufficiale" di Sacco e Vanzetti. La squallida strumentalizzazione è echeggiata anche in Italia, dove già da diversi mesi operava un "Comitato per la riabilitazione di Sacco e Vanzetti" presieduto da Pietro Nenni. Il 23 agosto questo Comitato ha organizzato un'ipocrita cerimonia patrocinata dal PCI. I gruppi Anarchici di Torino sono intervenuti denunciando questa "riabilitazione di Stato" con slogans e lanci di volantini. Sono nati degli scontri con il servizio d'ordine comunista che ha richiesto l'intervento della polizia; fortunatamente nessuno dei compagni è stato arrestato.