Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 6 nr. 48
maggio 1976


Rivista Anarchica Online

La rivoluzione sessuale
a cura del Centro Redazionale della provincia di Napoli

Dalla morale alla autoregolazione
La morale coercitiva sviluppa tendenze antisociali, ma è funzionale al mantenimento della struttura gregaristico-autoritaria abilmente sfruttata dalle classi al potere per mantenere i loro privilegi con il consenso degli sfruttati - La nuova morale e l'autoregolamentazione negli scritti di Reich e Fromm

La scienza ha provato che la repressione della vita sessuale infantile e puberale è il meccanismo per mezzo del quale si producono le strutture caratteriali capaci di tollerare la servitù politica, ideologica ed economica.

Così ci si spiega perché le reazioni della gente sono anormali e contrastano con i suoi stessi interessi. Ad un esame della psicologia delle masse, queste reazioni farebbero ritenere che lo stesso popolo è malato allorché, per esempio: si muore di fame mentre c'è sovrapproduzione senza che scoppi una rivoluzione, si vive in baracche quando c'è spazio e materiale per costruire, si crede che ci sia una potenza divina, con una lunga barba bianca, a governare tutto e che si sia alla mercé di questa potenza per il bene e per il male; si assassinano con entusiasmo degli innocenti convinti di avere il dovere di conquistare un paese sconosciuto.

Essere in cenci e sentirsi, nello stesso tempo, i rappresentanti della grandezza della nazione; dimenticare le promesse fatte da un politicante prima di diventare capo di una nazione; delegare ad alcuni individui, come uomini di stato, capi di partito, un potere quasi assoluto sulla propria vita e sul proprio destino; considerare naturale picchiare i bambini nell'interesse della civiltà; negare agli adolescenti, che sono nella primavera della vita, la felicità dell'accoppiamento sessuale. Sono solo alcune manifestazioni di queste reazioni anormali dovute principalmente ad una energia sessuale mal diretta e insoddisfatta. Infatti è l'energia sessuale a governare la struttura dei sentimenti e del pensiero umani.

La sessualità è l'energia vitale per sé, reprimerla significa turbare le funzioni fondamentali della vita, la più importante espressione sociale di questo fatto è l'azione irrazionale, il misticismo, la bellicosità, ecc. Ma qual è la ragione della repressione della vita amorosa dell'individuo?

La società forma, modifica e reprime i bisogni umani; in questo processo si forma la struttura caratteriale. Tale struttura non è innata, ma si sviluppa in ogni individuo nella lotta tra bisogno e società. Non esiste una struttura congenita degli impulsi; la si acquista nei primissimi anni di vita. Di congenito c'è soltanto una maggiore o minore quantità di energia biologica. La repressione sessuale crea la struttura del servo che obbedisce e si ribella nello stesso tempo: in una società autoritaria, il modo di pensare della maggioranza corrisponde agli interessi di coloro che hanno il governo economico e politico, perché sono proprio loro che, attraverso gli strumenti che hanno a disposizione, formano l'ideologia sociale facendo credere che quello che essi dicono è condiviso dalla generalità degli individui e corrisponde alla naturalità, mentre tutti coloro che pensano diversamente sarebbero anormali. E logicamente i privilegiati cercheranno di far credere che è naturale che ci sia gente che possiede dei privilegi, che decida per tutti gli altri e così via.

In una società libera, invece, dove non esistono interessi di potere di una minoranza, l'ideologia sociale sarebbe formata da tutti i membri della società e corrisponderebbe ai loro interessi vitali.

L'ordinamento economico degli ultimi duecento anni ha trasformato notevolmente la struttura umana. Eppure, questa trasformazione è insignificante se la confrontiamo con il vasto depauperamento umano provocato da migliaia di anni di repressione della vita naturale, e particolarmente della sessualità naturale. È solo la repressione di migliaia d'anni che ha creato il terreno di una psicologia di massa paurosa dell'autorità e sottomessa ad essa, incredibilmente umile da un lato e brutalmente sadica dall'altro, e grazie alla quale l'ordinamento capitalista è riuscito ad esistere negli ultimi duecento anni. Non si tratta più dunque del problema di un'industria che esiste da duecento anni, ma di una struttura umana esistente da seimila anni. Per quanto rivoluzionaria sia stata la scoperta delle leggi dell'economia, non basta da sola a risolvere il problema della sottomissione dell'uomo all'autorità. È vero ci sono piccoli gruppi di individui e frazioni di classi oppresse che combattono dovunque per avere 'pane e libertà', ma la schiacciante maggioranza si tiene in disparte e prega, o crede di battersi per la libertà stando dalla parte dei propri oppressori.

Le turbe fondamentali degli individui di una massa sono tutte le stesse: una generale inibizione sessuale; il carattere coercitivo delle prescrizioni morali; l'incapacità di considerare compatibili la soddisfazione sessuale e le realizzazioni del lavoro; la particolare convinzione che la sessualità dei bambini e degli adolescenti sia un'aberrazione patologica; il non riuscire a concepire altra forma di sessualità che non sia una monogamia destinata a durare tutta la vita; la mancanza di fiducia nelle proprie forze e nel proprio giudizio, e quindi l'acuto bisogno di una figura di padre onnisciente che faccia da guida, ecc.

L'individuo quindi è oppresso da un conflitto tra istinto e principi morali; in condizioni di repressione sessuale nevrotica, il conflitto diventa insolubile. Le prescrizioni morali che l'individuo - sotto una costante pressione sociale - continua ad imporsi mantengono e alimentano la condanna dei suoi bisogni sessuali. Le turbe della potenza genitale si fanno sempre più gravi, sempre più grande la discrepanza fra bisogno di soddisfazione e capacità di soddisfazione. Questo a sua volta accentua la pressione morale necessaria per tenere sotto controllo le energie condannate; e poiché il conflitto è essenzialmente inconscio l'individuo non può essere in grado di risolverlo da solo.

Nel conflitto tra istinto e principi morali, tra ego e mondo esterno, l'organismo è costretto a corazzarsi tanto contro l'istinto quanto contro il mondo circostante; è una rigida corazza che si risolve inevitabilmente in una limitazione delle facoltà vitali e di cui soffre la maggioranza degli uomini; è in questa corazza che risiede la chiave della solitudine di tanti uomini in seno alla collettività.

L'individuo sano non ha una morale coercitiva, in quanto non ha impulsi che richiedono una inibizione morale. È facile controllare quel tanto che resta di impulsi antisociali, purché siano soddisfatti i bisogni genitali fondamentali. Lo dimostra lampantemente il comportamento di un individuo che abbia raggiunto la potenza orgastica: i rapporti son le prostitute diventano impossibili, scompaiono le fantasie sadiche, diventa inconcepibile esigere l'amore come un diritto o imporre l'atto sessuale al partner o sedurre i bambini. Scompaiono le perversioni esibizionistiche, e con esse l'angoscia sociale e il senso di colpa. Perde ogni interesse la fissazione incestuosa su genitori e fratelli e così si rende disponibile l'energia assorbita prima da tali fissazioni.

La reazione politica insiste sulla necessità della regolazione morale; in quanto, si dice, "se si eliminasse la morale", gli "istinti animali" avrebbero la meglio e così si "creerebbe il caos". È chiaro che la formula del caos che minaccerebbe la società esprime solo la paura degli istinti umani. E invece proprio perché la regolazione morale reprime e impedisce il soddisfacimento dei bisogni biologici naturali, la repressione si risolve in impulsi secondari, patologicamente antisociali, i quali, a loro volta devono essere necessariamente inibiti. Dunque, la morale non deve la sua esistenza alla necessità di inibire le tendenze antisociali: essa si sviluppa, in una società primitiva, quando una classe provvista di superiorità economica conquista il potere; per ragioni economiche quella classe è interessata a reprimere i bisogni naturali, anche se, per sé stessi, non turbano in alcun modo la socialità. La regolazione morale coattiva ha ragion d'essere nel momento in cui ciò che essa stessa produce comincia realmente a mettere in pericolo la vita sociale, Per esempio, la repressione del naturale soddisfacimento della fame porta al furto: e questo a sua volta rende necessaria la condanna morale del furto.

Perciò per stabilire se la morale è necessaria o se la si possa abolire, se un tipo di morale può essere sostituito da un altro, e se, infine, la regolazione morale non possa essere sostituita dall'autoregolamentazione, si devono prima distinguere gli impulsi biologici naturali dagli impulsi secondari nati proprio dall'esistenza di una morale coercitiva.

La futura evoluzione sociale non abolirà di punto in bianco la regolazione morale, cercherà di trasformare la struttura umana in modo da mettere gli individui in grado di vivere e di lavorare nella società senza altra autorità e pressione morale che la loro indipendenza e una disciplina veramente spontanea, che non può essere imposta dall'esterno. La regolazione morale sarà applicata soltanto agli impulsi antisociali. Certe misure, quali la punizione dei seduttori di minorenni, non vanno abolite finché la struttura della maggioranza degli adulti non sarà in grado di contenere l'impulso a una tale seduzione. In questo senso, dopo la rivoluzione esisteranno apparentemente condizioni identiche a quelle vigenti nella società autoritaria. La differenza - e questo è l'importante - sarebbe che la società libera non frapporrebbe alcun ostacolo al soddisfacimento dei bisogni naturali. Non solo, per esempio, non sarebbero proibite relazioni amorose tra adolescenti, ma le si proteggerebbe e aiuterebbe; né, per esempio si proibirebbe la masturbazione infantile. Insomma nel periodo di transizione dalla società autoritaria alla società libera, la norma dovrebbe essere: regolazione morale per gli impulsi secondari antisociali e autoregolamentazione sessuo-economica per i bisogni biologici naturali. Lo scopo è quello di eliminare a poco a poco gli impulsi secondari e con essi la costrizione morale e di sostituirli completamente con l'autoregolazione sessuo-economica.

La sessuo-economia mira non meno della regolazione morale ad un comportamento morale. Solo che per la sessuo-economia moralità ha un significato alquanto diverso: essa non è qualcosa di diametralmente opposto alla natura, ma è completa armonia tra la natura e la civiltà. La sessuo-economia combatte la regolazione morale coattiva, perché essa è la causa di quello che la sessuo-economia intende combattere: gli impulsi antisociali. La sessuo-economia non combatte una moralità che sia affermazione della vita.

Moralità sessuo-economica

In tutto il mondo gli uomini combattono per una nuova regolazione della vita sociale. È una lotta nella quale essi non solo sono inceppati dalle più difficili condizioni economiche e sociali, ma sono anche inibiti, confusi e danneggiati dalla loro stessa struttura biopsichica che è fondamentalmente la medesima di coloro contro i quali essi combattono. L'obiettivo di una rivoluzione culturale è far sì che gli uomini acquistino una struttura caratteriale che li faccia capaci di autoregolazione. Coloro che oggi combattono per raggiungere questa meta vivono spesso secondo principi adeguati alla meta; ma sono, appunto, soltanto principi. Ci dev'essere ben chiaro il fatto che oggi non c'è nessuno che abbia una struttura solidamente e pienamente affermatrice del sesso, perché tutti noi siamo passati attraverso un sistema educativo autoritario, religioso, sessuo-negativo. Ciò nonostante, nel regolare la nostra vita, noi acquistiamo un atteggiamento che si può chiamare sessuo-economico. Alcuni riescono meglio in questa trasformazione strutturale, altri meno bene. Bastano pochi esempi per dire che cosa sia "moralità sessuo-economica" e in che senso essa anticipi la "moralità del futuro".

Quindici o vent'anni fa, per una ragazza non sposata era una vergogna non essere vergine. Oggi le ragazze di tutti gli ambienti e gli strati sociali - dove più dove meno - cominciano ad entrare nell'ordine di idee che c'è da vergognarsi di essere ancora vergini a diciotto o a venti anni.

Non molto tempo fa era considerato un crimine morale, tale da richiedere una drastica punizione, il fatto che una coppia di fidanzati intrecciasse rapporti sessuali prima del matrimonio. Oggi con assoluta spontaneità e nonostante l'influenza della Chiesa e della mentalità puritana, comincia a diffondersi l'opinione che è antigenica, imprudente e magari pericolosa l'unione di due persone che non siano ben convinte di essere fatte l'una per l'altra per quella che dovrà essere la loro vita in comune, e cioè per la loro vita sessuale. Il rapporto sessuale extramaritale era considerato colpa fino a pochi anni fa, e dalla legge addirittura 'turpitudine morale'; oggi (1976) è diventato naturale e di vitale necessità, per esempio, fra i giovani operai delle classi medie in Germania. Fra qualche anno sembrerà ridicola quella che oggi è un'opinione quasi generale: e cioè che debba essere l'uomo a sedurre la donna, mentre una donna non deve sedurre un uomo.

Ma si è ancora lontani dal considerare normale non imporre il rapporto sessuale e un partner non disposto. Il concetto di "dovere coniugale" è sostenuto dal diritto e ha applicazione legale. Eppure secondo l'igiene sessuale, l'uomo, nonostante l'opinione della società e della legge, non deve avere rapporti con la sua compagna se essa non vuole, e ancor più se essa non è pronta genitalmente. Tuttavia si considera ancora 'naturale' che la donna subisca l'atto sessuale senza alcuna partecipazione intime. Fa parte della morale naturale evitare il rapporto sessuale se non si è ambedue pronti: questo elimina l'idea maschile di violenza e l'atteggiamento della donna che si aspetta di essere sedotta o di subire una 'dolce violenza'.

È ancora diffusa la mentalità secondo la quale occorre vegliare gelosamente sulla fedeltà del proprio partner; la cronaca e le statistiche dei suicidi e degli omicidi, soprattutto di donne, dimostrano eloquentemente come sia marcia sotto questo aspetto la nostra società. Ciò nonostante si fa lentamente strada il convincimento che non si ha il diritto di proibire al proprio partner un'altra temporanea o durevole relazione sessuale; si ha soltanto il diritto di ritirarsi o di 'riconquistarselo'.

La regolazione sessuo-economica consiste essenzialmente nell'evitare qualsiasi norma o precetto assoluti e nel riconoscere nella volontà e nel piacere di vivere le norme regolatrici della vita sociale. E il fatto che oggi, per il disordine che regna nella struttura umana, questo riconoscimento si riduce al minimo non depone contro il principio di autoregolazione; al contrario, depone contro la regolazione morale che ha creato questa struttura patologica.

C'è chi sostiene che una vita basata sui principi della sessuo-economia distruggerà la famiglia. Farneticano di un 'caos sessuale' che risulterebbe da una vita erotica sana, e le masse si impressionano perché a parlare così sono professori e autori di libri diffusissimi. Ma bisogna parlare con cognizione di causa: prima di tutto si tratta di eliminare l'asservimento economico delle donne e dei bambini. E il loro asservimento autoritario. Solo allora il marito amerà la moglie, la moglie il marito, i genitori i figli e viceversa. Per loro non ci sarà più ragione di odiarsi. Ciò che vogliamo distruggere non è la famiglia, ma l'odio che la famiglia crea, la coercizione, anche se essa assume l'apparenza dell'amore. Se l'amore familiare è quel grande bene che si vuole che sia, esso ne deve dar la prova. Un cane incatenato non può fuggire ma non per questo lo si può chiamare un compagno fedele. Nessuna persona sensibile definirà amore la coabitazione di un uomo e una donna legati mani e piedi. Nessun uomo provvisto di un po' di dignità andrà orgoglioso dell'amore tributatogli da una donna solo perché egli la mantiene o la domina, né accetterà un amore che non gli sia dato liberamente. La morale coercitiva, esemplificata nel dovere coniugale e nell'autorità familiare, è la morale dei vigliacchi e di coloro che sono incapaci di ottenere con l'amore ciò che essi cercano invano di ottenere con l'aiuto della polizia e della legislazione morale.

Costoro vorrebbero far indossare a tutta l'umanità la loro stessa camicia di forza perché sono incapaci di sopportare la sessualità naturale altrui. Molestano gli altri, pieni d'invidia perché vorrebbero anch'essi vivere così e non possono. Lungi da noi l'intenzione di costringere a liberarsi della vita familiare chi quella vita desidera; e però non intendiamo neanche permettere ad alcuno di costringere alla vita familiare coloro che non vogliono. Chi può vivere tutta la vita nella monogamia lo faccia pure; ma chi non vi riesce, chi potrebbe esserne rovinato, deve avere l'opportunità di regolare differentemente la propria esistenza. Se si vuole instaurare una "nuova vita" bisogna rendersi conto delle contraddizioni inerenti all'antica.