Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 6 nr. 44
gennaio 1976


Rivista Anarchica Online

senza titolo 2

Cari compagni,

l'articolo apparso sull'ultimo numero "Una siringa per il potere" mi ha sorpreso, non mi aspettavo da voi una presa di posizione così moralistica e sostanzialmente falsa. Io mi drogo, ma questo non mi impedisce di essere un rivoluzionario e di svolgere una militanza attiva. Anzi proprio dalla liberazione procuratami dalla droga ho cominciato a desiderare la liberazione totale che può venire solo dalla rivoluzione sociale.

Saluti anarchici

F. C. (Milano)

Non c'è motivo di dubitare di quanto afferma il lettore, che la sua volontà di lotta non viene compromessa dal consumo di stupefacenti. Egli converrà, però, che la qualità del suo apporto alla causa rivoluzionaria è condizionata dalla droga, dal momento che ben scarso valore può avere la sua azione tutte le volte che è sotto l'influsso di una fumata o di un'iniezione. E quanto maggiore sarà la frequenza con cui si troverà in tali condizioni, tanto minore sarà la sua disponibilità per quel complesso di impegni ed attività che vanno sotto il nome di lavoro politico. È chiaro che, qui, per lavoro politico s'intende qualcosa di consapevole e meditato, un apporto intelligente alla lotta per l'emancipazione, non la risposta passiva a direttive impartite dall'alto, non la pura e semplice disponibilità a lasciarsi manovrare. In altri termini, perché le insoddisfazioni ed i conflitti che ci colpiscono generino non solo volontà di lotta, ma capacità di lotta, di lotta libertaria, è necessario avere a cuore, prima di ogni altra cosa, la propria lucidità. Io credo che questa considerazione dovrebbe far meditare chi, oltre a dover accettare per forza i condizionamenti che la società gli impone, si mette "liberamente" in condizione di non essere padrone di sé in un certo numero di occasioni della propria esistenza.

Caro lettore, perché ti droghi? Non certo perché ti piace il gusto del fumo di hashish su per le canne del naso, o il piacere del liquido che entra in vena. Ti droghi perché cerchi quell'alterazione della sensibilità che la droga, appunto, provoca. Cioè una fuga, periodica, dalla realtà. Se hai bisogno di questa fuga, se serve al tuo equilibrio e alla tua sopravvivenza, non importa che, quando sei lucido, tu partecipi alle manifestazioni o prenda la parola nelle assemblee. È come se tu fossi in libertà vigilata. Cosa succederà se un giorno le tue "necessità di fuga" aumentassero di frequenza, se dovessi scegliere tra la droga e l'attività politica? Io spero che tu sceglierai l'attività. Ma allora, perché non farlo fin d'ora?