Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 6 nr. 44
gennaio 1976


Rivista Anarchica Online

Il potere dei sindacati
di Emilio Cipriano

Dalla contrapposizione alla cogestione

"Una politica che chiede sacrifici ai lavoratori ha bisogno di una direzione politica che garantisca i lavoratori; cioè, in maniera più esplicita, una direzione politica rappresentativa delle forze che sono chiamate a sostenere il peso di una politica di austerità, quindi in grado di assicurare sbocchi positivi domani in cambio di sacrifici oggi". Sono parole di Luciano Lama, massimo dirigente della CGIL, e con molta chiarezza indicano la strategia di potere dei sindacati italiani: una tregua nella conflittualità e una collaborazione dei sindacati ad una politica diretta a frenare i consumi privati, per consentire l'accumulo di risparmi da reinvestire nelle imprese, potrà realizzarsi solo con un nuovo equilibrio di poteri che porti il PCI al governo e nel contempo istituzionalizzi il potere dei sindacati. Le rivendicazioni contrattuali (analizzate nei precedenti numeri) testimoniano questo salto qualitativo compiuto dai sindacati. Questa nuova strategia mira sempre più a inserire i sindacati in posizioni decisionali e di potere sia sull'azienda sia nelle scelte economico-politiche a carattere nazionale. Essa viene favorita e accelerata dalle divisioni esistenti all'interno del fronte padronale e dalla sempre più ridotta capacità di "recupero" del capitalismo. Di fronte a un padronato in via di disgregazione e sempre più propenso ad "abbandonare il campo" per rifugiarsi nelle operazioni finanziario-speculative, più redditizie e meno vincolanti, i sindacati stanno abbandonando la linea di contrapposizione per assumersi "responsabilità" di cogestione, cioè tendono ad occupare quello spazio lasciato libero dai padroni.

I sindacati già da alcuni anni hanno compreso che le rivendicazioni sui salari non riescono a modificare gli equilibri di potere nell'azienda e più in generale nella società; da questa constatazione essi hanno tratto le dovute conseguenze, soprattutto da queste nacque lo "Statuto dei lavoratori". In esso, oltre alle nuove norme che garantivano i lavoratori dall'arbitrio padronale, ve ne sono altre che sanciscono il potere e l'esclusività dei sindacati confederali, quali: "Rappresentanze sindacali aziendali possono essere costituite ad iniziativa dei lavoratori in ogni unità produttiva, nell'ambito: a) delle associazioni aderenti alle Confederazioni maggiormente rappresentative sul piano nazionale; b) delle associazioni sindacali, non affiliate alle predette Confederazioni, che siano firmatarie di contratti collettivi nazionali e provinciali di lavoro applicati nell'unità produttiva (...). Le riunioni - che possono riguardare la generalità dei lavoratori o gruppi di essi - sono indette, singolarmente o congiuntamente, dalle rappresentanze sindacali aziendali nell'unità produttiva, con ordine del giorno su materie di interesse sindacale e del lavoro e secondo l'ordine di precedenza delle convocazioni, comunicate al datore di lavoro".

È proprio quindi col 1970 (l'anno in cui venne approvato lo statuto) che i sindacati iniziano la nuova strategia oggi chiamata delineata. Ed è sintomatico che proprio in quell'anno (cioè subito dopo le grandi lotte dell'autunno 1969 che aveva visto le burocrazie sindacali scavalcate a sinistra da tendenze autonome ed extrasindacali che mettevano in discussione la loro egemonia) i sindacati abbiano modificato la loro politica. Il pericolo corso dai sindacati istituzionali fu allora abbastanza grosso. Per la prima volta dal dopoguerra i lavoratori cercavano di esprimersi in prima persona ed iniziavano ad autogestirsi le loro lotte. Tutto quel fermento libertario è stato soffocato; permangono alcuni focolai, ma i becchini dell'autonomia operaia - sindacati, forze politiche di sinistra parlamentare o extra - non demordono e continuano la loro opera antilibertaria.

Oggi, superata ed annullata la maggior parte delle forze extrasindacali i sindacati sono impegnati su due fronti: da un lato cercano di consolidare, o meglio di istituzionalizzare, la loro egemonia sui lavoratori, dall'altro di divenire "forza decisionale" nel processo economico-produttivo. Del "primo fronte" abbiamo un esempio illuminante analizzando gli scioperi autonomi dei ferrovieri dell'estate scorsa. In quell'occasione una massa considerevole di lavoratori delle ferrovie condusse una lotta non controllata dalle strutture sindacali "ufficiali". L'attacco da parte di CGIL-CISL-UIL fu violentissimo: i lavoratori in lotta furono definiti provocatori o addirittura fascisti, usando con scoperta malafede l'adesione strumentale a quegli scioperi della C.I.S.Na.L., ma fatto ancor più grave il governo adottò misure (l'intervento dell'esercito in funzione di crumiraggio) che non si sarebbe mai sognato di mettere in atto se lo sciopero fosse partito dalle tre federazioni, e ciò contribuì a rafforzare la tesi delle confederazioni secondo la quale vi sono scioperi leciti e scioperi illeciti, a seconda del protagonista.

Sul "secondo fronte" il sindacato è impegnato nella limitazione del potere del fronte padronale, non certo in una prospettiva di annullamento del potere sui lavoratori bensì per instaurare il proprio potere e per cogestire insieme ai tradizionali avversari l'impresa, cioè cogestire lo sfruttamento. Una cogestione ancora conflittuale, beninteso, ma è solo questione di tempo, e tra qualche anno vedremo i burocrati sindacali sedere al tavolo dei Consigli di Amministrazione con i loro colleghi dell'Europa settentrionale.

Il fenomeno, infatti, non è solo italiano, anzi in alcuni paesi europei il processo è più avanzato e la cogestione sembra essere la condizione di "maturità" dopo l'abbandono degli "estremismi infantili". Soprattutto in Germania, Scandinavia, Gran Bretagna e Olanda i sindacati sono già divenuti una componente insostituibile nel processo decisionale sia a livello di impresa sia a livello governativo. Bastino alcuni esempi. Un progetto di legge dei socialdemocratici svedesi prevede che le imprese avranno l'obbligo di far approvare in anticipo dai sindacati ogni decisione operativa e in caso di divergenze sarà il parere dei sindacati a prevalere. Il sindacato olandese N.V.V. ha annunciato un piano per dare ai sindacati il diritto di veto alla nomina dei dirigenti da parte delle aziende, e una partecipazione dei lavoratori alla valutazione dell'attività delle aziende, perché operino correttamente e nell'interesse nazionale.

Esiste quindi, nonostante le differenze, una strategia "parallela" dei sindacati europei. Il permanere di alcune differenze è quasi esclusivamente dovuto alle diverse tradizioni e al grado di combattività delle masse lavoratrici, ma è indubbio che i sindacati hanno ormai abbandonato la loro strategia classica che li vedeva schierati su posizioni contrapposte al fronte padronale per assumere un atteggiamento "ragionevole e responsabile". Nonostante la loro "ragionevolezza" i sindacati europei contano su una costante base operaia e la tabella riprodotta a fianco ci dà un'immagine della penetrazione dei sindacati nei vari paesi. A questa forza numerica corrisponde, anche se in modo non proporzionale, una forza economica veramente ragguardevole; basti pensare che la L.O. svedese dispone di un fondo sindacale di 60 miliardi di corone pari al 30% dei risparmi del paese e si prevede che entro un quinquennio sia destinata a salire al 50%.

È stato il fondo di un sindacato USA che ha salvato New York dal fallimento investendo 150 milioni di dollari in titoli municipali. Il sindacato tedesco D.G.B. è proprietario di numerose imprese tra cui la Bank für Gemeinwirtschaft, il quarto istituto di credito del paese, la Neue Heimat, la più importante impresa edilizia, una compagnia di assicurazioni e una estesissima catena di cooperative di consumo. A questi settori industriali-commerciali si accompagnano centri studi e di ricerche economiche e sociali, nonché corsi per la preparazione di funzionari sindacali.

Un apparato in alcuni casi mastodontico, una forza non solo "politica" ma anche economica, una grande impresa finalizzata alla gestione delle lotte operaie. E i funzionari, i managers, di questa grande impresa chiamata sindacato stanno sempre più assumendo connotazioni sociali simili ai managers delle grandi imprese, con la differenza che mentre questi controllano i mezzi di produzione gli altri controllano i lavoratori. Due classi tecnocratiche sempre meno controparti e sempre più alleate. Naturalmente alleate contro i lavoratori.

Emilio Cipriano

L'IDENTIKIT DEI MAGGIORI SINDACATI EUROPEI
Paese Popolazione attiva (milioni) Tasso di sindacalizzazione (%) Organizzazione

numero iscritti e leader

Tendenza Rapporti col governo Obiettivi principale
Belgio 4 65 CSC - Confédération des Syndicats Chrétiens - 1.000.000 - G. Honthuyis cattolica buoni Rivendicazioni classiche
FGTB - Fédération Générale du Travail de Belgique - 900.000 - G.Debunne socialista buoni Maggiori interventi statali nell'economia
Danimarca 2,5 65 LO - Landsorganisationen - 930.000 - T. Nielsen social-democratica molto buoni Cogestione
Francia 21 22 CGT - Confédération Générale du Travail - 2.300.00 - G. Seguy comunista mediocri Socializzazione dell'economia. Riforme sociali
CFDT - Confédération Française Démocratique du Travail - 700.000 - E. Maire socialista mediocri Riforme sociali
CGT-FO - Confédération Générale du Travail - Force Ouvrière - 600.00 - A. Bergeron indipendente buoni Rivendicazioni classsiche
Germania 27 35 DGB - Deutscher Gewerkschafts bund - 7.000.000 - H. Vetter social-democratica buoni Cogestioni paritetica, controllo degli investimenti
Gran Bretagna 25 50 TUC - Trades Union Congress - 10.200.000 - L. Murray laburista molto buoni Pianificazione economica, nazionalizzazioni, protezionismo
Irlanda 1,2 55 ICTU - Irish Congress of Trade Unions - 600.000 - A. Barr laburista buoni Controllo investimenti esteri
Italia 20,5 45 CGIL - Confederazione Generale Italiana del Lavoro - 4.000.000 - L. Lama comunista socialista buoni Strategia unificata: grandi riforme sociali, controllo investimenti, difesa occupazione
CISL - Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori - 2.200.000 - B. Storti demo-cristiana buoni
UIL - Unione Italiana del Lavoro - 800.000 - R. Vanni social-democratica buoni
Olanda 4,5 40 NVV - Nederlandsverbond van Vakverenigingen - 600.000 - W. Kok indipendente molto buoni Strategia unificata: cogestione, controllo profitti e investimenti
NKV - Nederlands Katholiek Vakverbond - 450.000 - W. Spit cattolica molto buoni
CNV - Christelijk National - Vakverbond - 250.000 - I. Lanser protestante molto buoni
Svezia 4 70 LO - Landsorganisationen i Sverige - 1.800.000 - G. Nilsson social-democratica molto buoni Cogestione, controllo delle tecniche di gestione, devoluzione di parte dei profitti industriali
SAC - Sverige Arbetares Centraloganisation - 30.000 - Struttura libertaria socialista libertaria mediocri Rivendicazioni normative e salariali condotte con l'autogestione opeaia delle lotte, fine ul imo il socialismo anarchico