Rivista Anarchica Online
Cipriano Mera: una vita per la rivoluzione libertaria
Il 24 ottobre scorso, a Boulogne-sur-Seine (Francia) è morto il
compagno Cipriano Mera. Nato a Madrid nel 1897, cominciò a lavorare ancor fanciullo ed
all'età di sedici anni fu dal padre iscritto al
sindacato muratori dell'U.G.T. (socialista). Fu a quell'epoca che il giovane Cipriani si iscrisse alle scuole
serali,
riuscendo così ad uscire dall'avvilente stato di analfabetismo in cui si trovava. Cominciò
ad interessarsi sempre
più attivamente alla questione sociale, sentendo presto i limiti dell'azione dell'U.G.T.; a vent'anni
entrò così nella
C.N.T. (anarcosindacalista) e successivamente svolse la sua attività anche in seno al movimento
anarchico
specifico (F.A.I.). Fu tra gli organizzatori del sindacato muratori della C.N.T., tra i promotori dei
"Grupos de
Defensa Confederal" e successivamente, nel '33, fece parte con Buenaventura Durruti ed altri del
"Comité
Revolucionario". Incarcerato ripetutamente per la sua attività anarchica, fu strappato alla galera
dalla vittoriosa
insurrezione popolare del 19 luglio 1936 - che, dando l'inizio alla rivoluzione sociale spagnola,
liberò in totale
trentamila detenuti politici. Unitosi subito ai gruppi anarchici che in armi contrastavano il "golpe"
reazionario di Franco, Cipriano Mera iniziò
così quella sua intrepida attività di combattente che già in quegli anni rese
leggendaria la sua figura. Sempre in
prima fila sui più aspri campi di battaglia antifascista, Mera fu - fra l'altro - il protagonista
(insieme con i suoi
compagni) della decisiva battaglia di Guadalajara, che segnò una netta sconfitta del Corpo di
spedizione italiano
(fascista) agli ordini del generale Roatta. Nell'ottobre del '37 fu nominato generale comandante della IV
armata
dell'esercito repubblicano. Nel marzo '39, quando al governo del comunista Negrin successe un "Consejo
Nacional de Defensa", le truppe filo-comuniste tentarono un "golpe" di marca stalinista che fu stroncato
da
anarchici, socialisti ed altri: Cipriano Mera, con le sue truppe, fu l'elemento ancora una volta
determinante nella
sconfitta degli stalinisti. Ormai le speranze di vittoria antifascista erano ridotte agli sgoccioli: la definitiva
caduta
della Repubblica e la vittoria di Franco costrinse Mera - e con lui centinaia di migliaia di antifascisti -
all'espatrio.
Si rifugiò in Algeria, dove fu immediatamente arrestato; riuscì ad evadere, ma
rifiutò di imbarcarsi su di una nave
diretta in Messico pur di non lasciar soli alcuni suoi compagni. Nuovamente catturato, fu consegnato alle
autorità
fasciste della repubblica di Petain, che ben volentieri lo riconsegnarono alle autorità spagnole
(1942); condannato
a morte, ebbe la fortuna di incappare in una vasta amnistia che tre anni dopo gli rendeva la
libertà. Rimase quindi
in Spagna fino al '47 svolgendovi pericolose azioni clandestine; ritornò quindi in Francia,
definitivamente. Pur nel duro esilio, Cipriano Mera ha continuato fino alla fine la sua attività
anarchica, partecipando a tutte le
iniziative della numerosa emigrazione anarchica in Francia (nel '70, tra l'altro, è stato tra i
fondatori del mensile
"Frente Libertario"). Per guadagnarsi il pane, ha continuato ad esercitare il suo mestiere di
muratore. Ai suoi funerali hanno preso parte seicento persone, tra le quali esponenti delle altre
tendenze dell'emigrazione
spagnola. Una testimonianza in più, questa, della stima che Cipriano Mera si era conquistato
anche al di fuori del
nostro movimento grazie ad una vita interamente spesa per la Rivoluzione Sociale.
La Redazione
|