Rivista Anarchica Online
L'esperienza della "Escuela Moderna"
di Mirko Roberti
Si conclude con questa seconda puntata il breve saggio del nostro collaboratore Mirko Roberti sul
pensiero e
sulle attività svolte in campo pedagogico dai francesi Robin e Faure e dallo spagnolo Ferrer. La
permanente
validità del progetto pedagogico libertario nell'ambito della più generale concezione
rivoluzionaria anarchica.
Il perno su cui ruota l'intera concezione pedagogica di Ferrer è dato dalla sua accentuata visione
filosofica atea,
razionalista e umanitaria. Fortemente influenzato dal positivismo, anticlericale e nemico dichiarato di ogni
religione, Ferrer si propone con la sua "Scuola Moderna" di scalzare ogni pregiudizio sia religioso che
sociale,
perché "considerando la ragione e la scienza come gli antidoti di tutti i dogmi, nessuna religione,
qualunque essa
sia, (sarà) insegnata nella nostra scuola" (12). L'ammissione della "Scuola Moderna" non si limita
però al
desiderio di sradicare solo i pregiudizi religiosi, ma anche, come abbiamo detto, quelli sociali. Pertanto
l'insegnamento sarà diretto a mostrare la inutilità e la nocività dell'istituto della
proprietà privata e di ogni altra
istituzione (a cominciare da quella statale) che preclude a una vita associata libera e naturale. In questo
senso la
"Scuola Moderna" "intende combattere tutti pregiudizi che ostacolano l'emancipazione completa
dell'individuo;
perciò essa addotta il razionalismo umanitario che consiste nell'incontrare nell'infanzia il desiderio
di conoscere
l'origine di tutte le ingiustizie sociali" (13). L'insegnamento razionalista e scientifico, egli scrive,
avendo per oggetto tutto ciò che è favorevole alla libertà
dell'individuo e all'armonia della collettività, per ottenere un "regime di pace, di amore e di
benessere per tutti,
senza distinzione di classe né di sesso", deve combattere "le guerre fratricide interne ed esterne,
lo sfruttamento
dell'uomo sull'uomo, la schiavitù della donna (e tutti) i nemici dell'armonia umana, ignoranza,
vizio, cattiveria,
orgoglio ed altri vizi e brutture che tengono gli uomini divisi in oppressi ed oppressori". A tale
proposito egli concepisce un piano di istruzione che sia subordinato immediatamente ad una formazione
educativa orientata ideologicamente. Il mezzo per raggiungerlo è dato da un'istruzione
rigorosamente scientifica
e laica che dimostrando la fallacia di ogni dogma religioso, metafisico e sociale, sviluppi in pari tempo
in ogni
fanciullo una mentalità razionalista e "positiva". Dato che Ferrer, come Robin e Faure ed in
genere tutti gli
educatori anarchici, ha una radicale concezione "ambientalista" dell'educazione, la sua proposta
pedagogica
poggia sulla assoluta convinzione della possibilità plasmatrice dell'istruzione, dell'esempio e
dell'humus fisico e
culturale che presiede allo sviluppo dell'allievo. Egli scrive infatti che "Siccome è notorio che il
fanciullo nasce
senza alcuna idea preconcetta e che acquisisce nel corso della sua vita le idee delle prime persone che
lo
attorniano, modificandole in seguito secondo le proprie considerazioni, riflessioni e letture, - per le
osservazioni
e le relazioni che gli procura il suo ambiente - è chiaro che se si alleva il fanciullo dandogli
nozioni positive, vere
di tutte le cose, e se lo si previene che è indispensabile per evitare errori non credere a nulla per
fede cieca, ma
solo a ciò che la scienza può dimostrare, è evidente che il ragazzo diverrà
buon osservatore e sarà preparato ad
ogni specie di studi ulteriori" (14). Con questa prospettiva egli elabora Les Principes de
Morale Scientifique a uso delle sue scuole "razionaliste",
un indirizzo che è diretto contemporaneamente sia al corpo insegnante che agli allievi. Tutti gli
uomini, egli
scrive, "avendo gli stessi diritti biologici dovranno logicamente avere le stesse possibilità d'accesso
a tutti i valori
umani, tanto nell'ordine materiale che nell'ordine intellettuale" (15). L'istruzione e lo sviluppo integrale
delle
facoltà umane rispondono dunque ad un bisogno fisico oggettivo valido è necessario per
tutti. Il programma di
studio si svolge pertanto sia dal punto di vista di una educazione intellettuale che manuale. Esso alterna
a
"esercizi di osservazione e di riflessione sugli avvenimenti della vita" la "conoscenza degli oggetti usuali
e
manuali", allo studio delle "nozioni scientifiche che esigono un insegnamento integrale e positivo" il
lavoro
personale e pratico sotto la guida di maestri-operai, in modo che gli allievi possano "manifestare le loro
attitudini
speciali e positive" (16). Il rispetto della personalità del fanciullo, la coeducazione dei sessi,
il lavoro di gruppo, la ricerca personale,
l'esperienza e l'abilità derivate da un lavoro manuale, lo studio delle scienze e l'indagine attiva in
loco della
natura, la visita continua a musei e ad officine, la collaborazione dei parenti, l'unione fra scuola, famiglia
e
officina, ecc., questi alcuni punti del programma della Scuola Moderna (17). Questa confluenza fra
progetto sociale e progetto educativo, costituisce l'intero sistema pluralista libertario e,
appunto perché tale, teso a rispettare la molteplicità e la spontaneità della vita
sociale. Analogamente la sua
traduzione in termini pedagogici si riassume nell'idea "che tutto il valore dell'educazione consiste
nel rispetto
della volontà fisica, intellettuale e morale del fanciullo" (18). Proprio sulla base di questo
principio generale
agisce la formulazione ideologica dello sperimentalismo della metodologia scientifica, che deve essere
teso a
ricercare quali strutture socio-educative e quali programmi pedagogici sono adatti a favorire l'espressione
libera
della spontaneità e della creatività della persona umana. La correlazione fra il criterio
scientifico e quello
ideologico viene pertanto così riassunta: "L'insegnamento razionalista non nega nulla, non
afferma nulla che non
sia dimostrabile secondo la scienza, che non sia comprensibile al ragionamento umano e dimostrabile con
la più
grande evidenza" (19), perché "Allo stesso modo che nella scienza non v'è dimostrazione
possibile senza i fatti,
così non v'è vera educazione che laddove questa è esente da ogni dogmatismo,
lascia al fanciullo stesso la
direzione dei suoi sforzi, e non si propone che di secondarlo in questi sforzi" (20). I principi base
che reggono la nuova morale "non più divina ma umana", sono fondati sulla identità fra
scienza
ed etica, identità che risponde ad una logica allo stesso tempo naturale e sociale. Infatti i testi
fondamentali
prescritti dal programma vertono quasi tutti sulle scienze naturali e sociali, come si può vedere
sia scorrendo il
catalogo dei libri editati dallo stesso Ferrer per la sua scuola (21), sia l'importanza da egli assegnata al
materiale
didattico riguardante proprio le scienze della natura (22). Questa istruzione scientifica e positiva, vera
e unica base per una autentico sviluppo educativo di grandi idealità
sociali, non può contemplare nessun rapporto gerarchico fra docente ed allievo. Nella sua scuola
Ferrer abolisce
premi e castighi perché considerati entrambi estremamente diseducativi ai fini di una formazione
morale basata
sulla solidarietà e l'uguaglianza. Su questa traccia egli tende a sopprimere anche gli esami non
solo per le stesse
ragioni morali, ma anche perché strumento inefficiente e fatuo rispetto ad una concreta verifica
del sapere e della
preparazione dell'allievo. A suo giudizio, inoltre, gli esami sanzionano il fallimento della scuola come
trasmissione del sapere. Dal momento che la stragrande maggioranza degli allievi possiede un potenziale
intellettuale sostanzialmente equivalente, la selezione scolastica, frutto degli esami, conferma
l'incapacità da parte
della scuola di portare quasi tutti gli allievi ad un livello grosso modo uguale, pur nella diversità
delle
inclinazioni. La scuola dell'avvenire, egli scrive, educherà invece gli uomini non solo
all'uguaglianza e alla libertà,
ma anche a quello sviluppo integrale che li porterà a "rinnovare di continuo gli ambienti e se
stessi, uomini di cui
la più gran forza consisterà nell'indipendenza intellettuale". La visione di un uomo
completo capace di ricoprire
più ruoli sociali è così poi sinteticamente riassunta da Ferrer. Gli uomini nuovi
della futura società libertaria ed
egualitaria saranno "sempre pronti ad accettare il meglio, felici del trionfo delle nuove idee, aspiranti a
vivere vite
molteplici in una sola vita".
Faure
Il fine principale a cui tende Sebastian Faure, creando la "Ruche", è quello dimostrare con
i fatti che una diversa
educazione e un diverso ambiente umano e sociale, possono creare un uomo socievole, emancipato e
completo
(23). La sua radicale concezione "ambientalista" - "l'individuo non è che il riflesso, l'immagine
e la risultante
dell'ambiente nel quale si sviluppa" - lo porta a concepire prima e a concretizzare poi, un progetto di
comunità
educativa integrale economicamente quasi autarchica dove tutti, allievi e docenti, sono in
rapporto di reciproco
e mutuo appoggio e dove, nei limiti delle loro possibilità, lavorano contribuendo così al
mantenimento di essa
(24). Dal momento che il fanciullo "non è né buono né cattivo"
perché è "come una pagina bianca sulla quale non è
ancora scritto niente", l'educazione diventa, per Faure, fondamentale e determinante ai fini della
formazione
umana. Essa si precisa qui ancora una volta come formazione integrale e sviluppo onnilaterale di
tutte le facoltà umane
potenziali. Il nostro programma, dice Faure ricalcando Robin, ha come scopo lo sviluppo integrale del
corpo,
dell'intelligenza e della coscienza e pertanto esso comprende tre parti: un'educazione fisica, un'educazione
intellettuale e un'educazione morale. Anche Faure come Robin non privilegia un contenuto specifico
della istruzione, ma il metodo e quelle materie
che preparano l'allievo all'uso creativo della propria mente. L'importante, egli scrive, è che il
fanciullo "impari
ad apprendere". A questo scopo il metodo più efficace è quello che Faure designa
come "metodo induttivo" e che consiste nel
mettere l'allievo in presenza delle realtà incitandolo a far uso, per osservare i fatti, di tutti i mezzi
di cui dispone.
Osservando e moltiplicando le osservazioni esso lo abitua a "constatare, a controllare, a verificare, a
comparare,
ecc." assegnandogli così un ruolo attivo e creativo. In questo senso il metodo di Faure,
analogamente a quello di
Ferrer, tende a concepire il processo della conoscenza umana come una catena che parte "dal semplice
al
composto, dal particolare al generale, (e rigettando) ogni credo a priori; esso non tiene
conto che delle cose
concrete, viventi; ha bisogno di osservazione e di spirito critico". Esso cioè si appoggia
sull'esperimento, sulla
verifica, sul controllo ed esige l'esercizio ragionato e costante del libero
esame. L'educazione ad una concezione realistica del mondo non si limita però a vanificare
la fede nelle religioni
storiche. Lo sviluppo della scienza non deve restringersi a sciogliere i nodi dei pregiudizi inerenti a
quest'ultime,
ma deve anche e soprattutto essere diretto ad anticipare e prevenire le nuove forme religiose e
mitologiche, le
nuove mentalità collettive e conformistiche, le nuove fedi irrazionali. In questo senso la scienza
portata sul terreno
operativo pedagogico, deve trasformarsi in capacità critica di giudizio, in costruzione autonoma
di pensiero, in
sviluppo autentico dell'intelligenza individuale e libera. Sotto questo criterio si colloca la proposta di un
insegnamento neutrale non ispirato a tendenze ideologiche, fondato su un "carattere esclusivamente
scientifico"
(25). Questo perché un insegnamento ispirato a qualsiasi tendenza, fosse anche anarchica,
"avrebbe sempre lo
stesso difetto di non rispettare scrupolosamente la libertà di coscienza del fanciullo" (26). La tesi
della neutralità
scolastica - che si fonda sul concetto "che la verità non è, ma si fa; non sta dietro
di noi, ma davanti a noi; non
esiste, diviene" (27) - testimonia a nostro avviso in modo paradossale (perché
tecnicamente ideologicamente
improponibile) la sensibilità pedagogica dell'anarchismo tesa a rispettare non solo l'autonomia
individuale, ma
anche tesa a puntualizzare i compiti critici e antidogmatici dello sviluppo del sapere scientifico.
Tutto il discorso però della funzione critica e antidogmatica di quest'ultimo, della sua
capacità di articolarsi in
atteggiamenti culturali continuamente aperti alla pluralità delle ricerche e delle esperienze,
comporta, come
dicevamo, un passaggio dalla morale religiosa a quella naturale. Inoltre, per favorire una maggior
spregiudicatezza culturale e psicologica, Faure concepisce un programma di studi
estremamente vario e articolato, programma che comprende oltre alle materie "fondamentali" anche, per
esempio,
l'esperanto, la stenografia, la recitazione e la musica. Il continuo ciclo di studio e lavoro prepara inoltre
l'allievo
all'alternanza dei ruoli, ora intellettuali ora manuali, favorendo così una libertà di
movimento che aiuta a
mantenere una freschezza psicologica ed una disponibilità positiva alla conoscenza. In questo
contesto il rapporto
fra docente ed allievo sbocca in una relazione egualitaria e libertaria dove punizioni e premi sono aboliti,
e dove
lo studio, da imposto, si fa libero e volontario.
Conclusione
Abbiamo visto che il problema fondamentale dell'anarchismo, cioè il problema dello sviluppo
indefinito della
libertà, si è fatto qui precisa consapevolezza culturale ed educativa dell'inscindibile
rapporto fra libertà e
necessità, e quindi fra libertà e scienza. Come il fine dell'istruzione diventa la progressiva
consapevolezza
scientifica della necessità, così il fine dell'educazione è l'indefinito uso di essa ai
fini della libertà e della
uguaglianza. Ora, se per l'anarchismo la radicalità della proposta pedagogica si basa sullo
sviluppo indefinito della libertà come
condizione primordiale di ogni altro sviluppo e di ogni altra conquista, ci si domanda: quali premesse
materiali
ed educative sono necessarie adesso? Come si precisa il rapporto rivoluzionario fra libertà e
necessità dentro
quello organico fra uomo e natura? In altri termini, se da una parte il livello egualitari implicito nel
confronto fra
tutti gli individui e la natura - presupposto chiave della concezione pedagogica dell'anarchismo - implica
la
dissoluzione di ogni autorità storica precedentemente costituita, dall'altra, quello
implicito nel confronto con la
società comporta la costruzione di tutte le strutture della libertà quale
possibilità storica futura. Se il primo
momento è dunque una libertà negativa (libertà da) il secondo
è invece una libertà positiva (libertà per). Se il
primo, ancora una volta, si precisa come livello zero di autorità, il secondo si
precisa come il livello massimo di
libertà. Ne consegue che i ruolo dell'educazione e dell'istruzione, trascorre fra questi due poli,
natura e società,
e solo nel rapporto fra essi si delinea quindi la sua funzione rivoluzionaria, la sua capacità di
propulsione della
possibilità progettuale e storica dell'uomo. È questa una visione corale e armonistica
propria della "utopia" anarchica e dei grandi progetti riformatori fondati
sulla fede dell'indiscutibile valore della ragione. In tal senso si può dire che l'anarchismo si
riallaccia, in questo
caso, alle correnti estreme dell'illuminismo di cui recepisce, oltre al fondamentale atteggiamento
antistoricistico,
la visione straordinaria di una ritrovata umanità attraverso un autentico ed organico rapporto con
la natura. Il
dissolvimento di ogni autorità e di ogni diseguaglianza nel confronto fra questa ultima e tutti gli
individui,
annuncia così nello stesso tempo una libertà e una uguaglianza naturali,
che si fanno ora, finalmente, condizioni
sociali per lo sviluppo di un uomo libero, emancipato e completo.
Mirko Roberti
(12) F. Ferrer, Razionalismo scientifico, in "Il Pensiero", Roma, Anno VII, n. 21-22,
1-16.
(13) Ibid., p. 333.
(14) F. Ferrer, Gli scopi della scuola moderna, in "Il Pensiero", Roma, Anno V, n.
9, 1 maggio 1907, p.130.
(15) F. Ferrer, Principes de Morale Scientifique, in S. Ferrer, La vie et
l'oeuvre..., p. 90.
(16) F. Ferrer, Programma della scuola moderna, in AA.VV, Francisco Ferrer Y
Guardia..., p. 50.
(17) A questo proposito è utile consultare J. Wintsch, L'Ecole Ferrer, Geneve,
Imprimerie des Union Ouvrières,
1919, p. 40 e p. 56.
(18) F. Ferrer, Il rinnovamento della scuola..., p. 323.
(19) F. Ferrer, Gli scopi della scuola moderna, in "Il Pensiero", Roma, Anno V, n.
9, 1 maggio 1907, p.131.
(20) F. Ferrer, Il rinnovamento della scuola..., p. 323.
(21) Si veda a questo proposito L. Molinari, Vita e opera..., pp. 14-37.
(22) F. Ferrer, La escuela moderna, Montevideo, Ed. Solidaridad, 1960, p.23.
(23) S. Faure, Propos d'educateur, Rambouillet, "La Ruche", s.d. (ma 1910), p. 12.
Sulla "Ruche" cfr. ancge
R. Bianco, Sebastian Faure e la Ruche, Marseille, Publico, 1910.
(24) La "Ruche" è una "Cooperativa integrale perché essa è
nello stesso tempo una cooperativa di produzione,
di consumo e di educazione (...) (La "Ruche") è un cerchio familiare allargato, nel seno della
quale, piccoli e
grandi, ciascuno secondo le sue forze e i suoi bisogni, lavora e consuma". Ibid., p. 24.
(25) S. Faure, La questione dell'insegnamento in Francia, in "Il Pensiero", Roma,
Anno I, n. 2, 10 agosto 1903,
p. 20.
(26) S. Faure, La questione dell'insegnamento in Francia, in "Il Pensiero", Roma,
Anno I, n.1, 25 luglio 1903,
p. 5.
(27) Ibid., p. 4.
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