Rivista Anarchica Online
Una piattaforma per la cogestione
di Emilio Cipriano
Sindacati
"Consideriamo nostro compito, come comunisti, impegnarci in una forte
battaglia politica, ideale e morale, nelle
fabbriche e nelle aziende contro forme di reazione individuale ed equivoca allo sfruttamento e alla
dequalificazione del lavoro e contro veri e propri fenomeni di lassismo che danno luogo a situazioni di
grave
assenteismo". Se non fosse per quell'inciso "come comunisti" si potrebbe pensare che la frase riportata
sia uscita
dalla bocca del presidente "illuminato" della Confindustria; invece queste parole le ha pronunciate
Giorgio
Napolitano della segreteria PCI, nel discorso di apertura dell'assemblea nazionale dei dirigenti comunisti
d'azienda
e di fabbrica tenutasi a Milano il 22 e il 23 novembre. È quasi inutile aggiungere che a queste
parole l'assemblea
ha risposto con prolungati applausi. Altri applausi, uniti però a qualche sonoro fischio, li ha
ricevuti Giorgio Benvenuto, uno dei tre segretari della
F.L.M., quando ha riassunto la piattaforma contrattuale della categoria, al Lirico di Milano. Dopo
le assemblee di Ariccia, Bologna e Rimini, in cui i sindacati hanno tracciato le linee generali da portare
avanti nelle contrattazioni di questo fine 1975, alla Lirico di Milano i metalmeccanici hanno approvato
la loro
piattaforma rivendicativa, i cui punti più qualificanti sono: il controllo sindacale diretto sugli
investimenti delle
grandi imprese, la contrattazione preventiva sulle conseguenze delle riconversioni produttive e
organizzative, un
aumento salariale di trentamila lire uguale per tutti. Accanto a questi punti principali, la piattaforma
richiede il
controllo sindacale sul lavoro a domicilio e di quello in subappalto, due casi dove si verificano situazioni
di
sfruttamento tra le più intensive. Altri punti si riferiscono all'ambiente di lavoro, agli orari di
lavoro e alla
contrattazione preventiva delle ore di straordinario. La piattaforma prevede altresì la
contrattazione preventiva
per la mobilità orizzontale della manodopera, i livelli di occupazione nonché scatti
automatici di categoria e parità
di diritti operai-impiegati. Come si vede le richieste sindacali sono molto articolate e prendono in
considerazione numerosi aspetti sia
normativi che retributivi, ma questi ultimi hanno un carattere secondario, quasi accessorio. Ciò
che appare con
maggiore evidenza è l'uso strumentale della crisi economica, utilizzata dai sindacati per ampliare
considerevolmente il loro potere. Quello che caratterizza questa contrattazione
è infatti la tendenza espressa chiaramente di cogestire le imprese
(cfr. "A" n. 41 "Cogestione all'italiana") insieme al padrone privato o pubblico. I sindacati ritengono di
aver dato
prova di "ragionevolezza" e pretendono che questa loro dote venga oggi premiata. Le resistenze in campo
padronale sono comunque fortissime. Gli imprenditori non vogliono accettare limitazioni al loro potere
che - essi
affermano - è già limitato dai pesanti oneri finanziari verso le banche. Il fronte padronale
è, in questo frangente,
tutt'altro che unito. Un primo "sbandamento" lo ha compiuto proprio Gianni Agnelli che ha sottoscritto
le
richieste sindacali a nome della FIAT. Gli altri padroni, soprattutto i piccoli, non sembrano però
disposti a cedere
e la vertenza presenta, al di là della "ragionevolezza" dei sindacati, molte incognite. D'altro
canto i sindacati stanno giocando in questa partita molte delle loro carte. Debbono essere in grado di
presentarsi ai lavoratori come l'unica forza che in loro nome è in grado di condizionare le scelte
del padronato.
Su questo sono stati chiari. Benvenuto, ad esempio, è stato categorico: "In ogni caso sulla
piattaforma non siamo
disposti a concedere sconti, anche a costo di affrontare uno scontro aspro e lungo, magari fino a giugno".
La
posizione relativamente "dura" della F.L.M. (comunque molto più morbida di quella espressa
dalla "base
operaia") ha creato non pochi imbarazzi al vertice confederale, che in diverse occasioni ha preso le
distanze dalle
lotte portate avanti dal sindacato dei metalmeccanici. Numerosi dirigenti del partito comunista e socialista
hanno
"richiamato all'ordine" i dirigenti metalmeccanici che, spinti dalla combattività della base, sono
spesso costretti
ad assumere posizioni non gradite alle segreterie confederali e a quelle politiche. Di fronte quindi
alla lotta dura (si fa per dire) dei sindacalisti metalmeccanici si contrappone la linea "ragionevole"
dei vertici sindacali che non vogliono spingersi troppo in là per paura che la controparte
padronale venga a
trovarsi in difficoltà. L'abilità dei dirigenti sindacali sta proprio nel portare avanti richieste
che garantiscono un
maggior potere alla loro organizzazione, riuscendo a presentarle come una conquista della classe operaia,
e nel
riuscire a ridurre a livelli accettabili il prezzo da far pagare ai proletari per uscire da una crisi che i
padroni hanno
generato con la loro incapacità e miopia. Il gioco sindacale sta purtroppo passando e gli
sfruttati saranno ancora una volta chiamati ad assecondare una
partita - tra sindacati e padroni - che li vede relegati in posizione subalterna e passiva. Ma i fermenti di
lotte
autonome stanno ad indicare che nonostante tutto qualcosa si sta muovendo e che l'egemonia sindacale
in qualche
caso è minacciata. Se sono rose...
Emilio Cipriano
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