Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 5 nr. 42
ottobre 1975


Rivista Anarchica Online

Tra repressione sociale e socialismo militare
di S. Parane

I generali peruviani al potere.
Il significato del recente cambio al vertice politico peruviano - Che cosa rappresentano il SINAMOS ed il C.A.E.M. - Il ruolo delle forze armate nel "fronte interno"- Perché è fallito il piano di mobilitazione popolare predisposto dai militari - Esercito e comunisti contro le lotte dei lavoratori.

Prendiamo in esame innanzitutto la cronaca dei recenti avvenimenti. Il 5 e il 6 febbraio 1975 la città di Lima è teatro di sommosse e di saccheggi da parte di folle di sottoproletari venuti dalle barriadas. Passano alcune ore prima che la truppa intervenga sparando e riesca a sgombrare il centro della città. Bilancio: un centinaio di morti.
Lo sciopero dei poliziotti aveva lasciato la città scoperta per un breve lasso di tempo e la sommossa era partita dalle bidonvilles, detti pueblos jovines- città giovani - nella fraseologia governativa. Una corsa verso i bei negozi del centro, le camicerie e i negozi di calzature. Una corsa di poveri contro i ricchi. Ma anche una rivincita sulla propaganda di regime un circolo militare viene bruciato e la stessa sorte tocca a un locale del SINAMOS - Sistema Nacional de Apoyo a la Movilizacion Social -, la burocrazia votata al bene delle masse.
Ovviamente le autorità non ammetteranno mai che una simile manifestazione popolare sia spontanea, che essa riveli un sordo malcontento, che illustri lo stato di miseria di gran parte della popolazione, che esprima i veri sentimenti della "massa" verso il regime. I comunicati ufficiali denunceranno l'oligarchia, l'A.P.R.A., la CIA.
Il 29 agosto 1975, mentre rappresentanti delle nazioni "non allineate" sono riuniti a Lima, la notizia scoppia come un colpo di tuono: il presidente Juan Velasco Alvarado è silurato e sostituito da un altro generale, Francisco Morales Bermudes, promosso recentemente Primo Ministro.
Immediatamente nascono e si diffondono le speculazioni e le interpretazioni più contraddittorie. Velasco era malato, minato dall'arteriosclerosi dopo l'amputazione di una gamba avvenuta nel 1973. Velasco era divenuto troppo personalista e non godeva più della fiducia del Consiglio della Rivoluzione, cioè dei generali suoi pari. Velasco era troppo a sinistra. Velasco aveva fatto delle concessioni ai nordamericani. Morales era un moderato. No, era nella linea di destra della Rivoluzione. Ma era un criollo, e di buona famiglia, suo nonno era stato Presidente del Perù dal 1890 al 1894 ed inoltre era diplomato al C.A.E.M., cioè il Centro di Alti Studi Militari. Mentre Velasco era un cholo, un meticcio, uscito dalla sua classe sociale e dunque più vicino al popolo...
Indubbiamente queste considerazioni non erano di poca importanza. Più importante sembrava essere il fatto che la situazione del paese era difficile, che le prospettive erano oscure, almeno per i prossimi due anni. Ed anche che i metodi e il comportamento del governo non avevano dati i risultati voluti, che il Partito del vecchio leader Victor Raul Haya de la Torre conservava le sue forze, che la stampa nazionalizzata e affidata ad intellettuali rivoluzionari incondizionatamente devoti al regime aveva perso qualsiasi credito, che gli scioperi scoppiavano malgrado la natura socialista e progressista dei programmi economici, che il proliferare degli uffici del SINAMOS e delle associazioni di sostegno - e sostenute - non arrivavano a provocare l'entusiasmo popolare.
Messo da parte il problema ideologico, alla Giunta Militare era necessario trarre qualche conclusione da questi relativi insuccessi, prevedere alcune misure per risolvere i problemi immediati, ristabilire un rapporto elastico tra potere e popolazione. I direttori dei sette quotidiani nazionalizzati diedero le dimissioni. Fu annunciata la riapertura di diverse pubblicazioni precedentemente vietate. Alcuni militanti esiliati furono autorizzati a rientrare nel paese. Così Hugo Blanco, animatore del movimento sindacale dei contadini della Vallata della Convencion, uscito di prigione dopo il colpo di stato del 3 ottobre 1968, rifiutò di riunirsi alla Giunta, mentre la maggior parte dei leaders rivoluzionari, compresi i vecchi capi della guerriglia, entrarono nei gabinetti o nelle succursali ministeriali.
Orientazione di destra, tendenze di sinistra, queste parole non significano granché per dei militari che devono far fronte a problemi economici, sociali, internazionali e che, per fronteggiarli, manovrano, si adattano, ammorbidiscono e induriscono il loro pugno, ma sempre escludendo qualsiasi misura che possa mettere in causa il loro potere.
Quali sono i fattori della presente congiuntura? Il rame - uno dei prodotti di esportazione del Perù- è in ribasso. Le ricerche petrolifere, su cui la Giunta aveva puntato, non hanno sinora dato che mediocri risultati. Le esportazioni di olio e di farina di pesce, una sorgente relativamente recente della ricchezza economica del paese, hanno avuto una ripresa, ma dopo una grave crisi degli anni 1972-'73 dovuta sia a un supersfruttamento dei banchi marini sia all'apparizione di una corrente costiera calda che provoca l'allontanamento delle "anchovetas". Le finanze sono deficitarie e si è dovuti ricorrere a prestiti. Numerose previsioni, buona parte dei programmi di pianificazione basati su calcoli ottimistici di sviluppo si trovano limitati, frenati, paralizzati. I grandi progetti in via di sviluppo non daranno risultati, cioè non interverranno beneficamente nell'economia generale, se non tra qualche anno.
Nel frattempo, il costo della vita è aumentato in misura considerevole nel settore Lima-Callao (la capitale e il suo porto) che rappresenta un quarto della popolazione (3,5 milioni su 14). Il fenomeno di urbanizzazione dalle vallate e dall'altipiano verso la città continua. Folle indiane si installano sempre più numerose nelle periferie delle città. Quindi la produzione agricola tende a diminuire mentre lo sviluppo demografico - più del 3% l'anno - non si riduce.
Il costo della pianificazione, la redditività incerta delle nazionalizzazioni, le difficoltà di tutti i tipi esigono una partecipazione volontaria, una acquiescenza almeno tacitata, e se possibile l'entusiasmo dei cittadini. Da un lato quelli che decidono, comandano, organizzano. È la Giunta Militare, attorniata da consiglieri civili tra cui si ritrovano alla rinfusa tecnici, tecnocrati, peri-para-post-rivoluzionari, che portano il marchio di tutti i trotskismi, nazionalismi e gauchismes del brulichio universitario. Dall'altra parte una popolazione contadina, mineraria, operaia, marginale, di cui una buona parte era già organizzata o cercava - da parte indiana - la propria via.
Ecco i dati. Due istituzioni riflettono i due poli. O piuttosto la prima, il C.A.E.M., esprime la concezione militare del potere mentre la seconda, il SINAMOS, tenta disperatamente di collegarsi al paese reale, multiplo, in movimento, difficile, diffidente.
La volontà di intervento delle Forze Armate nella vita nazionale non è recente. Oltre al diritto di intervento delle FF.AA. sancito a tutte lettere nella Costituzione degli anni '40, si assiste a diversi sforzi da parte dei militari per creare degli organismi, inventare metodi che li faranno partecipare all'orientazione generale del paese.
Innanzitutto l'Azione Civica. Non si tratta più soltanto di difendere le frontiere del paese e di garantire l'ordine interno, ma di creare e di sviluppare i mezzi tecnici di organizzazione nazionale. Considerando che "il fronte interno" è importante, le Forze Armate stimano (e questo sotto il generale Odria, considerato come un solido difensore dell'oligarchia) di non poter trascurare i problemi sociali. La loro missione è di vegliare affinché la comunità nazionale divenga una realtà. Miseria, ingiustizie sociali, abbandono dei settori importanti della popolazione non possono che indebolire la necessaria unità di difesa.
Certo, il vocabolario oltrepassa le realizzazioni. Il programma di Azione Civica deve essere di educazione e di promozione. Si tratta essenzialmente - e modestamente - di formare del personale di inquadramento per i lavori di interesse collettivo: strade, canali, lavori di risanamento, abitazioni, disboscamento di regioni forestali, trasporti di materiali pesanti, ma anche trasporti per cooperative di piccoli proprietari, fabbricazione di attrezzi per l'equipaggiamento rurale e artigianale. Sono le guarnigioni militari a formare la struttura di questa Azione Civica, mentre le reclute forniscono la manodopera dopo un periodo di addestramento e di preparazione. Esse sono, a volte, aiutate dai Ministeri - dell'Agricoltura, dei Lavori Pubblici - più tardi da sovvenzioni della Alleanza per il Progresso.
Un'altra forma di intervento - o di tentativo di intervento - è quella dei Collegi Militari. Si tratta, all'inizio, di offrire a tutti gli adolescenti "dotati", qualunque sia la loro origine sociale, la possibilità di far carriera nell'apparato militare. I primi risultati, benché i professori siano scelti tra i migliori specialisti dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica, sono piuttosto deludenti. Meno del 10% degli allievi all'uscita di questi Collegi Militari entrano a far parte dell'Esercito. Ma ciò non ha impedito la continuazione dell'esperimento, anche se rivisto e adattato in base ai risultati. Il carattere strettamente militare è stato abbandonato e numerosi professori civili sono chiamati a tenere dei corsi nello stesso momento in cui vengono creati dei luoghi di ritrovo militari-civili in diverse regioni, per favorire la conoscenza e la comprensione del ruolo dell'esercito. La creazione di nuovi Collegi Militari è molto significativa: nel nord, e particolarmente a Trujillo, cioè nel settore privilegiato dell'A.P.R.A. (partito di tipo socialdemocratico, a base popolare), così come a Arequipa, seconda città del Perù, nel sud, dove le agitazioni gauchistes sono notorie.
L'A.P.R.A., altro candidato al potere, comprende molto bene il pericolo e il suo rappresentante parlamentare, Luis Alberto Sanchez, presenterà un progetto di legge che esclude i Collegi Militari dalle sovvenzioni fornite dal Ministero dell'Educazione Nazionale... Il colonnello Grahan dirà nel 1964 che "il Collegio Militare è un centro democratico di educazione delle élites in cui la selezione viene fatta sulla base delle conoscenze e delle capacità, senza che influiscano l'origine sociale o la situazione economica del candidato. Il Collegio Militare è una soluzione economicamente onerosa per uno stato povero, ma è anche la sola in questo periodo di crisi che permette la formazione dei dirigenti che saranno necessari domani. Per questo l'investimento in questo settore deve essere ben impiegato per la formazione di giovani che in un prossimo futuro saranno in grado di svolgere le mansioni fondamentali, tanto nelle organizzazioni private che in quelle statali".
Se i principali membri della Giunta Militare, nata dal colpo di stato del 1968, hanno insegnato nei Collegi Militari, essi stessi sono, in parte, prodotti dal Centro di Alti Studi Militari (C.A.E.M.).
La nascita del C.A.E.M. è significativa. Con Odria come Presidente della Repubblica si pensa alla eventualità di un conflitto con l'Ecuador (1948). Ma le conoscenze strategiche sono piuttosto vaghe, così si decide di creare un centro di studi per ufficiali di alto rango. Il colonnello Marin è incaricato della sua organizzazione, ma ben presto egli dà al centro un orientamento che travalica largamente gli scopi iniziali. Anche se ridotto a due piccole stanze senza comodità, il C.A.E.M. diviene rapidamente il "cervello" delle Forze Armate.
Si tratta sempre di Difesa Nazionale. Ma questa concezione viene allargata: a) una strategia efficiente deve presupporre l'esistenza di uno stato e di una politica di stato che garantisca la vita nazionale; b) nessuna politica che garantisca la sicurezza senza una politica che curi il benessere della popolazione; c) nessuna società organizzata senza la garanzia del benessere di ciascun individuo. Lo stato rappresenta la società organizzata per la ricerca del benessere dei suoi membri. Lo stato non ha altre risorse oltre al potenziale nazionale, formato dalle forze spirituali e materiali della nazione. La pianificazione di questo potenziale moltiplicherà il suo valore. Il mezzo per giungere al benessere è la pianificazione dello sviluppo di questo potenziale.
Per una ventina d'anni, gli studi, i corsi, le ricerche del C.A.E.M. saranno orientate verso questi fini. E logicamente, con la progressiva confusione tra società, stato e Forze Armate.
Sono queste concezioni, queste prospettive, questi uomini che, nel 1968, arrivano al potere. Trascinando, con l'aiuto della fraseologia una schiera di civili - consiglieri, nuovi arrivati, clienti scaltri o illusi - in cui si ritrovano alla rinfusa socialisti, marxisti come Carlos Delgado, superstiti di movimenti guerriglieri come Hector Bejar, saggisti di estrema sinistra come Hugo Neira, castristi, ex dirigenti di movimenti studenteschi...
Il problema più importante, oltre a tutte le questioni da risolvere, è quello della partecipazione di grandi settori della popolazione. Perché tutto viene fatto in alto: nazionalizzazioni di società nordamericane ed europee, di grandi imprese agricole della costa, di miniere del Nord. E anche la riforma agraria, difficile in un paese diviso, con sistemi di proprietà multipla, metodi di sfruttamento che vanno dalle immense e moderne aziende per la coltivazione e la lavorazione della canna da zucchero e di cotone, alle piccole comunità indiane. Questi settori erano in gran parte organizzati da formazioni tradizionalmente in opposizione alle Forze Armate. In primo luogo dall'A.P.R.A., con le sue sezioni, i suoi sindacati, le sue cooperative.
Per la Giunta, non si tratta di affrontare queste basi organizzate ma di sostituire ad esse una rete di nuove organizzazioni. Questa sarà l'opera del SINAMOS. Il decreto legge n. 18896 promulgato nel giugno 1971 lo dice esplicitamente: "... al fine del perseguimento della partecipazione attiva e cosciente della popolazione nazionale agli impegni che esige lo sviluppo economico e sociale". L'articolo 5 precisa: il SINAMOS dovrà "favorire la capacità creativa della popolazione perché questa esprima le sue energie e le sue potenzialità in vista del suo sviluppo, con l'appoggio del governo; promuovere l'organizzazione della popolazione in unità dinamiche, territoriali o di categoria, di carattere comunale, cooperativo o familiare; provocare e stimolare il dialogo tra il governo e la popolazione nazionale per orientare la partecipazione cosciente del popolo nelle sue decisioni fondamentali, in funzione della sua realtà, dei suoi interessi e dei suoi obiettivi comuni, ecc.".
La legge generale sulle industrie definisce un quadro delimitato alle imprese private, con priorità per settori, regolamentazione dei reinvestimenti, controllo dei capitali stranieri e anche partecipazione dei lavoratori agli utili. Costituzione di una comunità industriale la cui progressiva formazione viene costituita con il 15% degli utili annuali devoluti a favore di un reinvestimento per la formazione di una proprietà che verrà assegnata ai futuri membri di cooperative.
Questo insieme di misure, tale da provocare l'entusiasmo di intellettuali - militari o civili, formati al C.A.E.M. o nei gruppi di estrema sinistra - apre la via, se si deve credere ad alcuni propagandisti, al socialismo libertario.
Resta il fatto però che il comportamento dei lavoratori non ratifica questo socialismo concepito nei centri di riflessione - e di potere - che sono le scuole militari - siano esse superiori - e le università - siano esse controllate dall'estrema sinistra. Gli scioperi degli insegnanti come dei minatori sono stati stroncati dal governo militare con l'appoggio delle piccole centrali sindacali manipolate dai comunisti (sempre nella scia di un potere che essi temono perché potrebbe spazzarli via da un giorno all'altro, e che essi sostengono, perché esso serve alla strategia antiyankee) e una stampa monolitica che fa da coro.
Resta il fatto che i militari - e questo sarebbe il significato profondo del recente cambiamento di Presidente - hanno compreso il fallimento del loro piano particolare di mobilitazione popolare. Cosa possono inventare ancora?
Altrettanto paradossale, altrettanto inverosimile agli occhi degli osservatori abituati ai giochi del potere peruviano, resta l'eventualità di un ritorno dell'A.P.R.A., ma questa volta in accordo con le Forze Armate. Senza dubbio l'odio è stato profondo, tenace, sanguinoso, tra i due grandi candidati al potere che furono negli anni '30, '40, '50 e '60 il partito di Haya della Torre e la macchina militare. Ma l'oligarchia è morta, la borghesia ridotta a un settore minimo.
Sullo sfondo il vecchio leader aprista ripete: "È il nostro programma che la Giunta applica". E l'attuale Presidente, il generale Francisco Morales Bermudes non ha conosciuto le delizie e le spine del regime parlamentare quando fu, durante qualche mese, il Ministro delle Finanze di Belaunde, Presidente civile scaricato dai militari? Non è forse necessario prendere in considerazione la folle impazienza dei militari apristi, che attendono da anni, alcuni da decine d'anni, la partecipazione al potere? All'inizio dell'avventura militare non si vide sorgere una rivista di anziani apristi favorevole alla nuova esperienza?
Nel caso di un riavvicinamento, di una intesa, di una spartizione, la Giunta troverebbe infine lo strumento mobilizzatore dell'opinione pubblica - noi diremmo piuttosto lo strumento di inquadramento - i quadri dell'A.P.R.A. sarebbero infine utilizzati, e questo sembrerebbe loro una bella rivincita sui loro confusionari concorrenti di estrema sinistra.
Circa tre anni fa, discorrendo con uno dei più vecchi "aparatchik" dell'A.P.R.A, al termine di una lunga conversazione sulla possibilità finale di un'intesa tra FF.AA. e apristi, la risposta, lunga a venire, penosa, pressoché disperata, fu: "Ciò dipende dalle circostanze... dai termini e dall'eliminazione di certi concorrenti".

S. Parane