Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 5 nr. 42
ottobre 1975


Rivista Anarchica Online

Lama ritorna scuola
di R. A.

Delegati studenteschi

Con l'autunno si sono riaperte le scuole, come sempre; quest'anno però, qualcun altro oltre agli alunni regolarmente iscritti, si è presentato davanti ai cancelli dei Licei e degli Istituti per essere ammesso nelle aule. Qualcuno che, finora, era riuscita a farsi accettare in mezzo agli studenti solo il modo episodico ed occasionale, e che adesso invece preme perché gli venga ufficialmente riconosciuto come un diritto. Stiamo parlando delle confederazioni CGIL CISL e UIL. In un convegno tenuto a Milano poco prima dell'inizio dell'anno scolastico (convegno cui la stampa ha dato in genere scarso rilievo, ma non per questo di scarsa importanza) i tre sindacati hanno posto le basi del proprio futuro ruolo di gestori principali del movimento degli studenti. Al convegno hanno partecipato, in qualità di "forze rappresentative" non solo alcuni dei gruppi che hanno finora goduto, quasi in esclusiva, delle simpatie studentesche (Avanguardia Operaia, P.D.U.P., ecc.) ma anche gente che nelle scuole ha sempre "tradizionalmente" stentato ad infilarsi, come i movimenti giovanili del PCI, del PSI, ed anche della DC, Comunione e Liberazione e le ACLI. A costoro non sarà parso vero di poter approfittare dello spiraglio aperto dall'invito delle tre confederazioni. Tutti, comunque, sinistri e destri, "rivoluzionari" e riformisti, si sono trovati d'accordo nell'accettare l'auto candidatura alla leadership del sindacato. In un documento unitario uscito dal convegno, infatti, si legge: "... (è) necessario che le forze politiche studentesche si adoperino per la costruzione di un rapporto privilegiato anche se non esclusivo con il movimento sindacale... le forze politiche e studentesche riconoscono nella federazione CGIL-CISL-UIL l'espressione sindacale dei lavoratori con la quale è necessario avviare un rapporto". Il che significa, in sostanza che d'ora in poi i temi delle rivendicazioni studentesche non saranno decisi autonomamente dagli studenti, ma saranno quelli stabiliti ai vertici della CGIL-CISL-UIL con l'aiuto delle altre "forze politiche" presenti nelle scuole, che si "adopereranno" perché questo accada. Se la manovra va in porto, è facile prevederne il risultato: l'estromissione dal movimento degli studenti di ogni residuo contenuto veramente rivoluzionario, e il suo allineamento sui "grandi temi" del riformismo sindacale. Cioè, in ultima analisi, il recupero definitivo, da parte del sistema, di quella contestazione sessantottesca, che al suo nascere, proprio contro il sistema dirigeva la sua vitalità.
A questo punto, sembrerebbe inevitabile prendersela con l'opportunismo, squallido e ignavo, di quei gruppi sedicenti rivoluzionari che hanno accettato di partecipare ad una tale operazione, per di più con la pretesa di farla passare come un fatto positivo. Ma è un discorso scontato. Ci preme, invece, sottolineare come il terreno per l'intromissione delle confederazioni all'interno del movimento degli studenti sia stato, per così dire, preparato fin dall'anno scorso col varo dei decreti delegati. Fintanto che gli studenti si sono espressi (in modo a volte caotico e irrazionale) attraverso l'assemblearismo, la partecipazione diretta, la presa di coscienza spontanea, i sindacati (e con loro i partiti parlamentari) hanno avuto ben poco spazio per esercitare la propria azione. Il nuovo ordinamento della scuola, invece, col suo bagaglio di elezioni, di liste, di deleghe decisionali, di rappresentanti e di gerarchia, ha ingabbiato gli studenti in una struttura utilissima per chi voglia gestirne i movimenti. Non a caso, del resto, dal medesimo convegno prima ricordato è partita la proposta (di cui ora si discute nella maggior parte delle medie superiori) di dare vita ai consigli dei delegati, che verrebbero a sostituire, esautorandola, l'assemblea generale. È evidente che è molto più facile "gestire" un consiglio che un'assemblea, specialmente se all'interno di essa vi sono delegati fidati e obbedienti. Di ciò, le confederazioni hanno ormai fatto un'ampia esperienza nelle fabbriche, dove il delegato operaio, il più delle volte, funziona come portavoce del sindacato presso la sua squadra e non, come vorrebbe la logica, come portavoce della squadra nel consiglio. È probabile che lo stesso si voglia attuare nelle scuole: infatti nel convegno di Milano è stato anche proposto che i candidati al ruolo di delegato siano "identificabili politicamente", cioè facciano chiaramente riferimento a questa o quella forza politica presente nella scuola. Questo significa che gli studenti non daranno il voto ad una persona ma ad un'organizzazione, che esprimerà attraverso il proprio eletto, le proprie decisioni, prese in funzione delle proprie scelte tattiche e strategiche. Una vera e propria delega di potere, la stessa (seppur in piccolo e con le debite modifiche) con cui la classe politica fa "gli interessi del popolo" in questa nostra amata democrazia.
Chi, qualche tempo fa, ha giudicato come miope e poco concreta la nostra intransigenza in tema di decreti delegati, chi ha sorriso quando dicevamo che sarebbero stati la premessa per fare della scuola una "scuola di regime", farà bene a rivedere le proprie posizioni. Non ha molto tempo per ricredersi. E chi, invece, vorrà continuare ad illudersi di poter "gestire in modo rivoluzionario" gli organi collegiali, si faccia gli auguri. La gestione rivoluzionaria gliela faranno i sindacati. Nel sedere.

R. A.