Rivista Anarchica Online
Lama ritorna scuola
di R. A.
Delegati studenteschi
Con l'autunno si sono riaperte le scuole, come sempre; quest'anno
però, qualcun altro oltre agli alunni
regolarmente iscritti, si è presentato davanti ai cancelli dei Licei e degli Istituti per essere
ammesso nelle aule.
Qualcuno che, finora, era riuscita a farsi accettare in mezzo agli studenti solo il modo episodico ed
occasionale,
e che adesso invece preme perché gli venga ufficialmente riconosciuto come un diritto. Stiamo
parlando delle
confederazioni CGIL CISL e UIL. In un convegno tenuto a Milano poco prima dell'inizio dell'anno
scolastico
(convegno cui la stampa ha dato in genere scarso rilievo, ma non per questo di scarsa importanza) i tre
sindacati
hanno posto le basi del proprio futuro ruolo di gestori principali del movimento degli studenti. Al
convegno
hanno partecipato, in qualità di "forze rappresentative" non solo alcuni dei gruppi che hanno
finora goduto, quasi
in esclusiva, delle simpatie studentesche (Avanguardia Operaia, P.D.U.P., ecc.) ma anche gente che nelle
scuole
ha sempre "tradizionalmente" stentato ad infilarsi, come i movimenti giovanili del PCI, del PSI, ed anche
della
DC, Comunione e Liberazione e le ACLI. A costoro non sarà parso vero di poter approfittare
dello spiraglio
aperto dall'invito delle tre confederazioni. Tutti, comunque, sinistri e destri, "rivoluzionari" e riformisti,
si sono
trovati d'accordo nell'accettare l'auto candidatura alla leadership del sindacato. In un
documento unitario uscito
dal convegno, infatti, si legge: "... (è) necessario che le forze politiche studentesche si adoperino
per la costruzione
di un rapporto privilegiato anche se non esclusivo con il movimento sindacale... le forze politiche e
studentesche
riconoscono nella federazione CGIL-CISL-UIL l'espressione sindacale dei lavoratori con la quale
è necessario
avviare un rapporto". Il che significa, in sostanza che d'ora in poi i temi delle rivendicazioni studentesche
non
saranno decisi autonomamente dagli studenti, ma saranno quelli stabiliti ai vertici della CGIL-CISL-UIL
con
l'aiuto delle altre "forze politiche" presenti nelle scuole, che si "adopereranno" perché questo
accada. Se la
manovra va in porto, è facile prevederne il risultato: l'estromissione dal movimento degli studenti
di ogni residuo
contenuto veramente rivoluzionario, e il suo allineamento sui "grandi temi" del riformismo sindacale.
Cioè, in
ultima analisi, il recupero definitivo, da parte del sistema, di quella contestazione sessantottesca, che al
suo
nascere, proprio contro il sistema dirigeva la sua vitalità. A questo punto, sembrerebbe
inevitabile prendersela con l'opportunismo, squallido e ignavo, di quei gruppi
sedicenti rivoluzionari che hanno accettato di partecipare ad una tale operazione, per di più con
la pretesa di farla
passare come un fatto positivo. Ma è un discorso scontato. Ci preme, invece, sottolineare come
il terreno per
l'intromissione delle confederazioni all'interno del movimento degli studenti sia stato, per così
dire, preparato fin
dall'anno scorso col varo dei decreti delegati. Fintanto che gli studenti si sono espressi (in modo a volte
caotico
e irrazionale) attraverso l'assemblearismo, la partecipazione diretta, la presa di coscienza spontanea, i
sindacati
(e con loro i partiti parlamentari) hanno avuto ben poco spazio per esercitare la propria azione. Il nuovo
ordinamento della scuola, invece, col suo bagaglio di elezioni, di liste, di deleghe decisionali, di
rappresentanti
e di gerarchia, ha ingabbiato gli studenti in una struttura utilissima per chi voglia gestirne i movimenti.
Non a caso,
del resto, dal medesimo convegno prima ricordato è partita la proposta (di cui ora si discute nella
maggior parte
delle medie superiori) di dare vita ai consigli dei delegati, che verrebbero a sostituire, esautorandola,
l'assemblea
generale. È evidente che è molto più facile "gestire" un consiglio che
un'assemblea, specialmente se all'interno
di essa vi sono delegati fidati e obbedienti. Di ciò, le confederazioni hanno ormai fatto un'ampia
esperienza nelle
fabbriche, dove il delegato operaio, il più delle volte, funziona come portavoce del sindacato
presso la sua
squadra e non, come vorrebbe la logica, come portavoce della squadra nel consiglio. È probabile
che lo stesso
si voglia attuare nelle scuole: infatti nel convegno di Milano è stato anche proposto che i
candidati al ruolo di
delegato siano "identificabili politicamente", cioè facciano chiaramente riferimento a questa o
quella forza politica
presente nella scuola. Questo significa che gli studenti non daranno il voto ad una persona ma ad
un'organizzazione, che esprimerà attraverso il proprio eletto, le proprie
decisioni, prese in funzione delle proprie
scelte tattiche e strategiche. Una vera e propria delega di potere, la stessa (seppur in piccolo e con le
debite
modifiche) con cui la classe politica fa "gli interessi del popolo" in questa nostra amata
democrazia. Chi, qualche tempo fa, ha giudicato come miope e poco concreta la nostra intransigenza
in tema di decreti
delegati, chi ha sorriso quando dicevamo che sarebbero stati la premessa per fare della scuola una "scuola
di
regime", farà bene a rivedere le proprie posizioni. Non ha molto tempo per ricredersi. E chi,
invece, vorrà
continuare ad illudersi di poter "gestire in modo rivoluzionario" gli organi collegiali, si faccia gli auguri.
La
gestione rivoluzionaria gliela faranno i sindacati. Nel sedere.
R. A.
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