Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 5 nr. 40
giugno 1975


Rivista Anarchica Online

Intervento statale e cogestione

Economia svedese

"Prima i vari paesi cercavano di scaricare la disoccupazione e l'inflazione sulle nazioni che in condizioni normali che erano i loro partners più importanti.. Adesso ogni nazione dovrà invece cercare di curare i propri mali internamente e per poter fare ciò c'è soltanto un mezzo: il dirigismo statale".
Sono parole di Kjell-Olof Feldt, ministro del commercio svedese, e non possono non stupirci se pensiamo che la socialdemocrazia in Svezia ha sempre preservato in questi quarant'anni l'iniziativa privata, riservando allo Stato le funzioni sociali e assistenziali.
L'intervento statale nell'economia è ormai un fenomeno che si sta sviluppando in tutto il mondo industriale avanzato (i Paesi comunisti e del terzo mondo sono evidentemente un discorso a parte) e che ha subito una accelerazione grazie all'attuale crisi inflazionistica e produttiva. La Svezia ha risentito in misura ridotta del fenomeno congiunturale tanto che sono stati assunti centomila nuovi dipendenti mentre negli altri Paesi aumenta la disoccupazione e il ricorso alla cassa integrazione.
Ciononostante il prospettato pericolo di una recessione economica ha portato gli economisti e i politici svedesi a preparare una strategia di intervento che vede nella proprietà statale dei mezzi di produzione il rimedio a questo male.
Cenni premonitori di questa nuova tendenza se ne sono già avuti. Innanzitutto esiste da diverso tempo una holding pubblica - la Starfônetag - che possiede o controlla una trentina di aziende produttrici di minerali di ferro, carta, macchinari; inoltre è al lavoro da alcuni anni un comitato di esperti che stanno studiando la ristrutturazione dell'economia svedese attraverso l'intervento statale e che si sono occupati con particolare cura della formula delle partecipazioni attuate nell'IRI. Ma non è solo sull'intervento statale che gli economisti puntano per risolvere la crisi che avanza. Nei prossimi mesi il governo cercherà di far approvare una legge per l'abolizione di un articolo dello statuto del lavoro, del 1929, che riconosce solo al proprietario il diritto di organizzare e dirigere l'azienda. L'intento dei socialdemocratici, sostenuti dai comunisti e dal sindacato L.O., è quello di inserire nei consigli di amministrazione delle società rappresentanti sindacali, rappresentanti dei consigli di fabbrica, ecc.
Nonostante la ferma opposizione dichiarata dalla Confindustria svedese, nessuno dubita che la legge verrà presto approvata e che diverrà operante.
La scomparsa del capitalismo privato in Svezia comunque avrà tempi lunghi: lo Stato attualmente controlla più del 5% dell'apparato distributivo-produttivo-finanziario e, nonostante la prossima sterzata statalizzante, i margini di azione della proprietà privata sono ancora ampi. Vi è da rilevare, però, che già oggi il capitalismo svedese è un qualcosa di ibrido, perché strettamente controllato dallo Stato tramite la programmazione e la politica fiscale: un capitalismo sotto la tutela statale a cui si aggiungerà l'ulteriore condizionamento della cogestione con i sindacati.