Rivista Anarchica Online
L'Argentina all'incanto
di S. Parane
La tradizione "forista", lo spirito di azione diretta e di indipendenza, non sono morti in Argentina.
L'immenso
potere, anche in termini economici, dei sindacati ufficiali. Il ruolo dei militari e la liquidazione del "mago"
Lopez
Rega. La disastrosa situazione economica.
La situazione che si è presentata a Villa Constitucion durante i
primi mesi di quest'anno è da molti punti di vista
emblematica dell'"imbroglio" sociale argentino. Si tratta di una piccola città, di circa 35.000
abitanti, situata sul
fiume Paranà, al limite delle provincie di Santa Fè e di Buenos Aires. E' un centro
dell'industria pesante con la
vicina località di San Nicolas. Benchè gli apparati politici e sindacali della capitale
federale abbiano moltiplicato gli sforzi per controllare e
manipolare i centri decisionali dalla provincia di Santa Fè, le resistenze locali non sono mai
cessate. Ad esempio,
l'intervenciòn (misura che permette al governo di sostituire provvisoriamente
amministratori locali eletti con
funzionari provenienti dal potere centrale) non è riuscita a far saltare definitivamente il
governatore di tendenza
democratica. Sul piano operaio, la tradizione forista (FORA - Federaciòn
Obrera Regional Argentina - anarcosindacalista),
a dispetto delle repressioni, dei massacri, della messa fuori legge, dopo il 1930, e malgrado l'appoggio
ufficiale
accordato alla C.G.T. peronista, non è scomparsa. Resta una sede della FORA a Villa
Constituciòn, quella degli
operai del porto, e sebbene l'organizzazione sia ridotta ormai a dei nuclei di militanti, induriti dai colpi
della
repressione e dell'età, pure lo spirito di indipendenza e di azione diretta è ancora vivo in
quello che si può
chiamare il "costume operaio". Nell'agosto 1974 esplose una bomba che distrusse in parte il locale.
E' questo il metodo usato dai burocrati
gangsters della C.G.T. - la sola centrale sindacale riconosciuta legalmente - per intimidire
i lavoratori che si
rifiutano di essere soltanto dei contribuenti obbligati, senza alcun diritto, neppure in seno
all'organizzazione che
teoricamente dovrebbe rappresentarli. La popolazione reagisce, marcia sul centro delle città,
improvvisa un grande
concentramento di protesta. E la sede della FORA è rimessa in sesto nei mesi seguenti. Nella
stessa sede si riuniscono gli animatori di una frangia d'opposizione che si raggruppa in seno al sindacalo
metallurgico (U.O.M., affiliato alla C.G.T.). Nel novembre 1974 due liste si affrontano per le elezioni
interne e,
a dispetto delle pressioni, della corruzione, delle minacce, la lista "marrone", quella della tendenza
indipendente
in cui si sono uniti democratici e rivoluzionari per mettere fine alla dittatura dei gerarchi fascisti,
trionfa. Il 20 marzo 1874, all'alba, parecchie centinaia di uomini invadono la città. Essi sono
armati. Sono poliziotti
federali, alcuni incivile ed altri in uniforme, sono gruppi di attaccabrighe della C.G.T., trasportati su
camionette
poliziesche, su ambulanze, su automobili senza targa di immatricolazione. Il pretesto per questa invasione
è un
assalto che dovrebbero lanciare i "guerriglieri" alla città. Pretesto puramente immaginario. I colpi
e le detonazioni,
gli arresti (più di 150) mirano a terrorizzare una popolazione ribelle e a far recuperare all'Unione
Operaia della
Metallurgia dalla burocrazia centrale. Una operazione condotta senza alcun accordo con le
autorità locali della
provincia e senza alcun alcuna partecipazione della polizia locale. Si ritroverà in seguito un
operaio abbattuto
a colpi di pistola al di fuori della città. Lo sciopero di protesta è generale. Il suo primo
obiettivo è la liberazione
dei prigionieri. Infatti la maggior parte di essi saranno rilasciati. Quando si parla - come normalmente
fa la stampa europea - del "forte movimento operaio argentino organizzato
nella C.G.T.", è quindi necessario attenersi ad una estrema prudenza. Non confondere la
rappresentazione
ufficiale, cioè le burocrazie sindacali beneficiarie della famosa Legge sulle Associazioni, emessa
sotto il peronismo
e a suo unico profitto per spezzare in sindacati indipendenti, creare un monopolio sindacale legato al
potere e
per i lavoratori stessi, allontanati così dalla conduzione e dal controllo delle loro organizzazioni.
Se la C.G.T.
è un "elemento di potere" per usare la terminologia politica argentina, lo è la sua
burocrazia, poiché la potenza
operaia non ha certo l'occasione per manifestarsi in modo autonomo. Tutto il problema oggi
è di sapere le gerarchie piramidali dei sindacati (uno degli organi corporativi si chiama non
a caso Verticalidad) arriveranno a conservare il loro potere sulle associazioni operaie, o
se esse saranno
finalmente spazzate via. Ora, nessuna tendenza politica, nessun partito è in realtà
favorevole a un movimento
sindacale autentico, orientato dai suoi stessi membri, perché le burocrazie della C.G.T. sono
perfettamente capaci
di intendersi o di allearsi con qualsiasi regime purché sia loro garantito il perpetuarsi dei loro
privilegi. Per questa
autodifesa, per condurre il loro gioco, essi dispongono - e non è che la parte visibile
dell'iceberg - di qualcosa
come 250 milioni di dollari USA. Senza contare gli immobili, gli hotels, i servizi sociali, ecc. Essi sono,
senza
mai per questo perdere le loro funzioni sindacali: deputati, senatori, governatori di provincie, intendenti
di
municipalità, direttori di aziende nazionalizzate. Di fronte a loro, i militanti di base, senza risorse,
beffeggiati dalla
legislazione e dai funzionari che l'applicano. Quello che ha causato la contrapposizione tra i
leaders sindacali peronisti e una frazione di gruppi politici
peronisti, alla nuova camarilla introdotta da Isabel Peron e dal suo segretario particolare
Lopez Rega, è stato il
danno causato da una nuova ripartizione di succulente prebende. Una lotta feroce tra "vivos" - pieni di
risorse
-, gli uni già installati al potere, gli altri che cercano di imporsi. Il malcontento operaio, reale,
serve
alternativamente ai dirigenti sindacali come mezzo di pressione e come giustificazione del loro ruolo di
"pompieri". Cercare una motivazione "ideologica" nel comportamento di una "sinistra" peronista del tipo
Campora e Framini, significa cercare una spiegazione metafisica in un venditore di zuppa. L'altro
"fattore di potere" è quello delle Forze Armate. Le recenti esperienze, precedenti al ritorno di
Juan Peron,
condotte dai militari del tipo Ongania (1966-70) e Livingstone (1970) hanno lasciato una impressione
troppo
negativa, anche sul piano economico, perché i colonnelli e i generali possano pensare a un potere
basato sulla
spada e sui carri armati. La tendenza più evidente - tenuto conto delle rivalità tra marina,
aviazione, esercito, e
delle correnti rivali "azules" e "colorados" - è quella del generale Lanusse (ufficiale antiperonista
che fece
ritornare Juan Peron in Argentina per dimostrarne pubblicamente il vuoto e l'impotenza). Questa politica,
svolta
tutta tra le quinte e in successivi complotti, si manifesta con la liquidazione di Lopez Rega, vecchio
agente di
polizia divenuto consigliere della presidenza grazie alla sua qualità di mago, e che si era
favolosamente arricchito
in qualche mese; "mettendo al potere" Isabelita Peron, provvisoriamente conservata come simbolo di un
capitale
sentimentale peronista vuoto di qualsiasi contenuto e che si presta a tutte le truffe; tentando di rompere
l'A.A.A.,
organizzazione di assassini diretta da leaders dell'Unione dei Metallurgici e da Lopez Rega. Lo scopo
sarebbe
di arrivare ad una sorta di razionalizzazione del caos attuale, col ritorno ad una facciata parlamentare,
attraverso
un modus vivendi tra la maggior parte delle frazioni, beneficiarie dei vantaggi di potere.
Politicamente, si tratta
di trovare un terreno di intesa tra i diversi gruppi di pressione e i grandi apparati di mobilitazione di
"massa", per
evitare che il disordine assuma proporzioni tali che le rivalità di clans finiscano per
bloccare definitivamente gli
ingranaggi economici della nazione. Un equilibrio che la popolazione accetterebbe come un male
minore. La situazione economica è in effetti disastrosa. Essa non potrebbe essere risanata
che da misure di austerità, e
durante molti anni, ma questo presuppone una seria programmazione, un potere stabile, e una classe
operaia
"moderata" nelle sue rivendicazioni. Da ciò l'importanza di un accordo non con la classe operaia,
ma con
l'organizzazione capace di inquadrarla. Situazione economica disastrosa: le valutazioni si susseguono;
in meno di un anno le riserve monetarie si sono
ridotte di oltre il 50%; i mercati internazionali della carne e del grano non sono, nell'attuale congiuntura,
favorevoli alle esportazioni argentine. Gli aumenti dei salari, ottenuti dopo un lungo periodo di blocco,
e alla fine
riconosciuti dal governo per salvare la faccia alla macchina interlocutrice - complice C.G.T., si sono
sciolti come
neve al sole dell'inflazione (al mercato parallelo, il dollaro USA valeva circa 2.400 pesos all'inizio di
marzo,
5.200 pesos in giugno; oscillava tra 6.000 e 6.500 a fine luglio...). Questi sono fattori che
esigerebbero una politica economica ferma, mentre essi non sono, per il momento, che
alimenti per la demagogia, la manovra politica, la conservazione o l'assalto del potere.
S. Parane
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