Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 5 nr. 40
giugno 1975


Rivista Anarchica Online

L'Argentina all'incanto
di S. Parane

La tradizione "forista", lo spirito di azione diretta e di indipendenza, non sono morti in Argentina. L'immenso potere, anche in termini economici, dei sindacati ufficiali. Il ruolo dei militari e la liquidazione del "mago" Lopez Rega. La disastrosa situazione economica.

La situazione che si è presentata a Villa Constitucion durante i primi mesi di quest'anno è da molti punti di vista emblematica dell'"imbroglio" sociale argentino. Si tratta di una piccola città, di circa 35.000 abitanti, situata sul fiume Paranà, al limite delle provincie di Santa Fè e di Buenos Aires. E' un centro dell'industria pesante con la vicina località di San Nicolas.
Benchè gli apparati politici e sindacali della capitale federale abbiano moltiplicato gli sforzi per controllare e manipolare i centri decisionali dalla provincia di Santa Fè, le resistenze locali non sono mai cessate. Ad esempio, l'intervenciòn (misura che permette al governo di sostituire provvisoriamente amministratori locali eletti con funzionari provenienti dal potere centrale) non è riuscita a far saltare definitivamente il governatore di tendenza democratica.
Sul piano operaio, la tradizione forista (FORA - Federaciòn Obrera Regional Argentina - anarcosindacalista), a dispetto delle repressioni, dei massacri, della messa fuori legge, dopo il 1930, e malgrado l'appoggio ufficiale accordato alla C.G.T. peronista, non è scomparsa. Resta una sede della FORA a Villa Constituciòn, quella degli operai del porto, e sebbene l'organizzazione sia ridotta ormai a dei nuclei di militanti, induriti dai colpi della repressione e dell'età, pure lo spirito di indipendenza e di azione diretta è ancora vivo in quello che si può chiamare il "costume operaio".
Nell'agosto 1974 esplose una bomba che distrusse in parte il locale. E' questo il metodo usato dai burocrati gangsters della C.G.T. - la sola centrale sindacale riconosciuta legalmente - per intimidire i lavoratori che si rifiutano di essere soltanto dei contribuenti obbligati, senza alcun diritto, neppure in seno all'organizzazione che teoricamente dovrebbe rappresentarli. La popolazione reagisce, marcia sul centro delle città, improvvisa un grande concentramento di protesta. E la sede della FORA è rimessa in sesto nei mesi seguenti.
Nella stessa sede si riuniscono gli animatori di una frangia d'opposizione che si raggruppa in seno al sindacalo metallurgico (U.O.M., affiliato alla C.G.T.). Nel novembre 1974 due liste si affrontano per le elezioni interne e, a dispetto delle pressioni, della corruzione, delle minacce, la lista "marrone", quella della tendenza indipendente in cui si sono uniti democratici e rivoluzionari per mettere fine alla dittatura dei gerarchi fascisti, trionfa.
Il 20 marzo 1874, all'alba, parecchie centinaia di uomini invadono la città. Essi sono armati. Sono poliziotti federali, alcuni incivile ed altri in uniforme, sono gruppi di attaccabrighe della C.G.T., trasportati su camionette poliziesche, su ambulanze, su automobili senza targa di immatricolazione. Il pretesto per questa invasione è un assalto che dovrebbero lanciare i "guerriglieri" alla città. Pretesto puramente immaginario. I colpi e le detonazioni, gli arresti (più di 150) mirano a terrorizzare una popolazione ribelle e a far recuperare all'Unione Operaia della Metallurgia dalla burocrazia centrale. Una operazione condotta senza alcun accordo con le autorità locali della provincia e senza alcun alcuna partecipazione della polizia locale. Si ritroverà in seguito un operaio abbattuto a colpi di pistola al di fuori della città. Lo sciopero di protesta è generale. Il suo primo obiettivo è la liberazione dei prigionieri. Infatti la maggior parte di essi saranno rilasciati.
Quando si parla - come normalmente fa la stampa europea - del "forte movimento operaio argentino organizzato nella C.G.T.", è quindi necessario attenersi ad una estrema prudenza. Non confondere la rappresentazione ufficiale, cioè le burocrazie sindacali beneficiarie della famosa Legge sulle Associazioni, emessa sotto il peronismo e a suo unico profitto per spezzare in sindacati indipendenti, creare un monopolio sindacale legato al potere e per i lavoratori stessi, allontanati così dalla conduzione e dal controllo delle loro organizzazioni. Se la C.G.T. è un "elemento di potere" per usare la terminologia politica argentina, lo è la sua burocrazia, poiché la potenza operaia non ha certo l'occasione per manifestarsi in modo autonomo.
Tutto il problema oggi è di sapere le gerarchie piramidali dei sindacati (uno degli organi corporativi si chiama non a caso Verticalidad) arriveranno a conservare il loro potere sulle associazioni operaie, o se esse saranno finalmente spazzate via. Ora, nessuna tendenza politica, nessun partito è in realtà favorevole a un movimento sindacale autentico, orientato dai suoi stessi membri, perché le burocrazie della C.G.T. sono perfettamente capaci di intendersi o di allearsi con qualsiasi regime purché sia loro garantito il perpetuarsi dei loro privilegi. Per questa autodifesa, per condurre il loro gioco, essi dispongono - e non è che la parte visibile dell'iceberg - di qualcosa come 250 milioni di dollari USA. Senza contare gli immobili, gli hotels, i servizi sociali, ecc. Essi sono, senza mai per questo perdere le loro funzioni sindacali: deputati, senatori, governatori di provincie, intendenti di municipalità, direttori di aziende nazionalizzate. Di fronte a loro, i militanti di base, senza risorse, beffeggiati dalla legislazione e dai funzionari che l'applicano.
Quello che ha causato la contrapposizione tra i leaders sindacali peronisti e una frazione di gruppi politici peronisti, alla nuova camarilla introdotta da Isabel Peron e dal suo segretario particolare Lopez Rega, è stato il danno causato da una nuova ripartizione di succulente prebende. Una lotta feroce tra "vivos" - pieni di risorse -, gli uni già installati al potere, gli altri che cercano di imporsi. Il malcontento operaio, reale, serve alternativamente ai dirigenti sindacali come mezzo di pressione e come giustificazione del loro ruolo di "pompieri". Cercare una motivazione "ideologica" nel comportamento di una "sinistra" peronista del tipo Campora e Framini, significa cercare una spiegazione metafisica in un venditore di zuppa.
L'altro "fattore di potere" è quello delle Forze Armate. Le recenti esperienze, precedenti al ritorno di Juan Peron, condotte dai militari del tipo Ongania (1966-70) e Livingstone (1970) hanno lasciato una impressione troppo negativa, anche sul piano economico, perché i colonnelli e i generali possano pensare a un potere basato sulla spada e sui carri armati. La tendenza più evidente - tenuto conto delle rivalità tra marina, aviazione, esercito, e delle correnti rivali "azules" e "colorados" - è quella del generale Lanusse (ufficiale antiperonista che fece ritornare Juan Peron in Argentina per dimostrarne pubblicamente il vuoto e l'impotenza). Questa politica, svolta tutta tra le quinte e in successivi complotti, si manifesta con la liquidazione di Lopez Rega, vecchio agente di polizia divenuto consigliere della presidenza grazie alla sua qualità di mago, e che si era favolosamente arricchito in qualche mese; "mettendo al potere" Isabelita Peron, provvisoriamente conservata come simbolo di un capitale sentimentale peronista vuoto di qualsiasi contenuto e che si presta a tutte le truffe; tentando di rompere l'A.A.A., organizzazione di assassini diretta da leaders dell'Unione dei Metallurgici e da Lopez Rega. Lo scopo sarebbe di arrivare ad una sorta di razionalizzazione del caos attuale, col ritorno ad una facciata parlamentare, attraverso un modus vivendi tra la maggior parte delle frazioni, beneficiarie dei vantaggi di potere. Politicamente, si tratta di trovare un terreno di intesa tra i diversi gruppi di pressione e i grandi apparati di mobilitazione di "massa", per evitare che il disordine assuma proporzioni tali che le rivalità di clans finiscano per bloccare definitivamente gli ingranaggi economici della nazione. Un equilibrio che la popolazione accetterebbe come un male minore.
La situazione economica è in effetti disastrosa. Essa non potrebbe essere risanata che da misure di austerità, e durante molti anni, ma questo presuppone una seria programmazione, un potere stabile, e una classe operaia "moderata" nelle sue rivendicazioni. Da ciò l'importanza di un accordo non con la classe operaia, ma con l'organizzazione capace di inquadrarla.
Situazione economica disastrosa: le valutazioni si susseguono; in meno di un anno le riserve monetarie si sono ridotte di oltre il 50%; i mercati internazionali della carne e del grano non sono, nell'attuale congiuntura, favorevoli alle esportazioni argentine. Gli aumenti dei salari, ottenuti dopo un lungo periodo di blocco, e alla fine riconosciuti dal governo per salvare la faccia alla macchina interlocutrice - complice C.G.T., si sono sciolti come neve al sole dell'inflazione (al mercato parallelo, il dollaro USA valeva circa 2.400 pesos all'inizio di marzo, 5.200 pesos in giugno; oscillava tra 6.000 e 6.500 a fine luglio...).
Questi sono fattori che esigerebbero una politica economica ferma, mentre essi non sono, per il momento, che alimenti per la demagogia, la manovra politica, la conservazione o l'assalto del potere.

S. Parane