Rivista Anarchica Online
I due volti della repressione
Spagna 1975
Con regolarità impressionante, i quotidiani danno notizia senza
sosta di arresti ed in genere di operazioni di
polizia attuati in Spagna dal regime di Franco contro i militanti antifascisti. Se si considera poi che gli
arresti, le
perquisizioni, le torture e le condanne di cui la stampa quotidiana dà notizia non sono che una
parte, una piccola
parte, dell'intera realtà repressiva del franchismo, allora il quadro che ne deriva è davvero
impressionante. La
macchina repressiva dello Stato spagnolo colpisce un po' in tutti i settori dell'opposizione, dai moderati
ai
rivoluzionari. Ma - e questo è il dato che qui ci preme sottolineare - il regime fascista non fa
certo... di ogni erba
un fascio, e il trattamento repressivo riservata ai settori moderati dell'opposizione è molto, molto
differente da
quello che colpisce selvaggiamente i gruppi e le organizzazioni rivoluzionarie. Intendiamoci bene.
Noi siamo ben lieti (e come potremmo non esserlo?) del fatto che oggi, nel 1975, finalmente,
dopo tanti anni di bestiale ed indiscriminata repressione, il regime del boia Franco abbia
attenuato la sua
violenza nei confronti di una parte dell'opposizione anti-franchista. Ogni condanna mitigata
o evitata, ogni arresto
non effettuato ci fa piacere - il nostro pensiero essendo sempre rivolto con solidarietà con chi
in Spagna lotta
contro l'attuale regime. Ma, al di là di questa indispensabile puntualizzazione, ci si pone il
problema della
comprensione del perché di una simile differenziazione. La risposta a questo nostro
interrogativo non è ardua. Basta analizzare attentamente la strategia delle numerose
forze operanti nell'ambito dell'opposizione anti-franchista per comprendere il perché di questa
relativa
"tolleranza" del regime nei confronti di una parte dei suoi oppositori. In modo schematico, ma non
per questo meno veritiero, possiamo nettamente distinguere - come sopra accennato
- due settori nell'opposizione anti-franchista. Da una parte (a destra, se si vuole) ritroviamo i comunisti,
i carlisti,
parte dei socialisti ed altre forze minori, tutte raggruppate nella Junta Democratica; poi,
su posizioni
sostanzialmente non dissimili, vari altri raggruppamenti di tendenza cristiana, socialdemocratica,
socialista, ecc.
Tutti costoro costituiscono l'ala moderata dell'opposizione, quella contro cui la repressione negli ultimi
tempi si
è fatta più morbida, e non senza motivo. Obiettivo loro è infatti quello di
realizzare un trapasso indolore dal
franchismo al post-franchismo, garantendo dunque una continuità senza scosse- sia pure
spingendo verso la
realizzazione di un sistema democratico, rappresentativo, di tipo "occidentale", tanto per intenderci. Tra
l'ala
moderata dell'opposizione e l'ala moderata ("liberale") del regime (contrapposta, quest'ultima, ai settori
più
conservatori e fascisti del franchismo - legati soprattutto alla Falange) si stanno continuamente
realizzando nuove
convergenze. In questa politica trasformista trova il suo ruolo ideale il Partito Comunista Spagnolo, che
con la
Junta Democratica è già riuscito a legare al suo carrozzone sia squallidi
elementi già compromessi fino al collo
con la dittatura franchista (ed ora, vista l'oramai prossima mala parata, passati all'opposizione), sia altre
forze della
tradizionale opposizione moderata. Tra le forze rivoluzionarie nell'opposizione anti-franchista
ricordiamo innanzitutto gli anarchici e gli anarco-sindacalisti (raggruppati parte nella F.A.I.-C.N.T., parte
nei gruppi autonomi), quindi l'organizzazione
indipendentista basca E.T.A. ed altre formazioni di differente ispirazione marx-leninista (anche se, a onor
del
vero, alcune di queste ultime gravitano verso il PCE). Orbene, nei confronti dei militanti rivoluzionari
il maglio
della repressione non si è mai allentato, anzi: è dalla fine della "guerra civile" che gli
anarchici spagnoli subiscono
l'implacabile attacco da parte dello Stato. E proprio nella coerenza dell'anarchismo iberico, nella sua
assoluta
indisponibilità a qualsiasi pateracchio con il regime e l'opposizione riformista, proprio in
ciò sta la ragione della
costanza repressiva franchista nei suoi confronti, così come verso tutti coloro che come gli
anarchici si pongono
sul terreno rivoluzionario. Un esempio recente ed estremamente significativo di quanto andiamo
dicendo lo abbiamo avuto nello scorso
febbraio, con il differente trattamento riservato dalla "giustizia" da una parte al comunista Camachoe ad
altri suoi
colleghi della Comisiones Obreras, dall'altra ai nostri quattro compagni (Burro, Edo,
Urbano, Ferran): pur
accusati di simili reati, i primi hanno "ottenuto" una condanna relativamente lieve, e i secondi 23 anni
in totale. Ma c'è un ultimo dato che qui ci preme sottolineare, ed è il comportamento
della stampa di informazione in Italia
e negli altri Paesi democratici. Salvo secondarie eccezioni, infatti, i nostri bravi "giornalisti democratici"
hanno
fatto di tutto per stravolgere nell'opinione pubblica la visione della realtà spagnola. Dando infatti
grande risalto
a tutti gli atti giudiziari relativi all'opposizione moderata e passando per lo più sotto silenzio la
tragica repressione
che attanaglia le forze rivoluzionarie, la stampa continua a fornire l'impressione al lettore medio che siano
propri
i moderati a subire con maggiore pesantezza il maglio repressivo franchista. Ma nemmeno questo
atteggiamento della stampa "democratica" ci può meravigliare. La prospettiva rivoluzionaria,
per cui lottano intransigentemente gli anarchici ed altre forze iberiche, "disturba" non solo il piano di
cogestione
interclassista dei comunisti spagnoli e dei loro reggicoda, ma anche i riformisti nostrani e degli altri Paesi
democratici.
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