Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 5 nr. 39
maggio 1975


Rivista Anarchica Online

Verso una nuova mistificazione?
di Alfonso e Lino N.

L'abolizione delle classi differenziali.
Istituite per isolare i bambini "difficili", insubordinati e non-integrati, le classi differenziali verranno abolite - Senza la soluzione delle gravi contraddizioni sociali dell'attuale sistema, però, le cause del disadattamento persisteranno e renderanno puramente esteriore la fine di questo odioso sistema discriminatorio.

L'anno scolastico sta per terminare e già tutti direttori didattici si apprestano a preparare i programmi per l'anno prossimo. Abbiamo la netta sensazione che anche per quanto concerne le scuole elementari le autorità scolastiche cercheranno di tener conto delle critiche e delle contestazioni emerse in questi mesi - come durante tutti gli anni scolastici.
Un problema di notevole portata, strettamente collegato con il funzionamento delle classi elementari, è quello delle classi differenziali: si tratta di quelle classi "speciali" in cui vengono raccolti tutti i bambini "difficili", turbolenti, incapaci di adattarsi alla socialità scolastica, insomma diversi. Le prime classi differenziali risalgono al 1928, quando furono create dal regime fascista con un intendimento chiaramente discriminatorio; nel secondo dopoguerra fu il forte fenomeno di migrazione interna (dalle regioni del Sud al Centro-Nord) a dare impulso all'istituzione di classi differenziali riservate di fatto ai figli degli immigrati meridionali.
È intuitivo che soprattutto dal disadattamento socio-culturale deriva l'incentivo al disadattamento individuale: gli stessi problemi familiari sono per lo più originati dalle condizioni di sfruttamento e di indigenza in cui moltissime famiglie di immigrati sono costrette a vivere. Ne consegue che non è certo a livello scolastico che il problema dei bambini "disadattati" può essere risolto, perché è la società capitalistica ed autoritaria la causa di fondo dei loro problemi.
Non ci si accusi di superficialità o di limitarci a ripetere i consueti slogans sulle colpe dell'attuale struttura sociale: chiunque infatti analizzi concretamente, caso per caso, le caratteristiche e le motivazioni di questi fenomeni di "disadattamento", potrà rendersi conto della verità di quanto noi abbiamo affermato. Si pensi per esempio - è solo un problema fra i tanti - al problema del verde, cioè della quasi assoluta carenza di "aree verdi", di parchi, di prati, di giardini, insomma di posti liberi dove i bambini ed i ragazzi possano giocare in libertà. Qui al quartiere Canazza, nel comune di Legnano (Milano), dove viviamo e dove svolgiamo la nostra attività anche come componenti del "gruppo sociale quartiere Canazza", abbiamo sviluppato un'esperienza molto positiva in proposito: siamo riusciti a coinvolgere parte degli abitanti in una lotta diretta per il verde, spiegando e facendo comprendere (il che non è poi tanto difficile!) l'importanza di vivere e soprattutto di far vivere i giovani in un ambiente quanto meno disumano possibile. Ed oltre alla mancanza di verde, vanno messi in conto i turni di lavoro, il fenomeno da noi estesissimo del "pendolarismo", il continuo vertiginoso aumento del costo della vita, ecc.: tutti fattori che rendono certo più dura la vita nelle famiglie proletarie e favoriscono il "disadattamento", anche nelle sue forme negative di asocialità e di introversione.
Finora a questi problemi la società - ed in particolare le autorità scolastiche - ha risposto con l'istituzione delle classi differenziali: nel 1958/59 comprendevano 13.673 bambini, 8 anni dopo oltre 85.000. Nel periodo 1960-1969, nelle scuole per "anormali psichici" si sono registrate le seguenti variazioni percentuali del numero degli iscritti: in Italia più 55,27p.c., in Lombardia più 69,22p.c., nella sola Milano più 71,22p.c.
Secondo noi questo boom può essere spiegato tenendo presente il contemporaneo boom economico, che accelerò il trasferimento al Nord di migliaia di famiglie proletarie meridionali. L'estrema difficoltà per questi numerosissimi immigrati ad "integrarsi" nel sistema di vita e di sfruttamento tipico di Milano e degli altri centri industriali spiega in buona parte il fatto che proprio i figli di questi immigranti abbiano sempre costituito la grande maggioranza degli iscritti alle classi differenziali.
Oggi, però, si parla di abolire queste "classi per scemi", come in realtà sono sempre state considerate le classi differenziali. La scandalosa discriminazione fra bambini bravi (e benpensanti) e cattivi (e proletari) è ormai inaccettabile e tutti - comprese le autorità scolastiche - si dichiarano oggi per la loro abolizione. Si parla di fare il possibile per integrare i bambini "difficili" nelle classi normali insieme ai loro coetanei "non-difficili": non c'è praticamente nessuno disposto a difendere l'istituto delle classi differenziali. Noi, evidentemente, non possiamo che essere d'accordo con questa abolizione di una discriminazione istituzionalizzata. Ma dobbiamo andare oltre, molto oltre.
Con questo nostro scritto vogliamo infatti ribadire che esse è vero, come è vero, che causa a dei vari "disadattamenti" è la società capitalistica ed autoritaria con le sue ingiustizie macroscopiche, allora ne consegue che l'abolizione delle classi differenziali non può aver nessun significato positivo se si limita ad abolire un istituzione formale: in questo caso la discriminazione continuerà a sopravvivere.
Noi anarchici vogliamo andare alla sostanza del problema, non possiamo accontentarci di palliativi che sembrano mettere a posto la nostra coscienza, ma che in realtà non servono a niente. Dobbiamo denunciare sempre le cause economiche e sociali che provocano i cosiddetti "disadattati": anche perché non è certo nostro obiettivo quello di integrare la gente (ed in particolare gli sfruttati) in questo sistema. Solo al di fuori e contro questo sistema - di cui le autorità scolastiche sono parte integrante - la nostra lotta può assumere quel carattere rivoluzionario che costituisce l'unica valida premessa e garanzia per la soluzione dei gravi problemi che assillano tutti i lavoratori.

Alfonso e Lino N.
(gruppo sociale quartiere Canazza - Legnano)