Rivista Anarchica Online
I piccoli contestano Agnelli
"Se ciò avviene (il perdurare della conflittualità) è
per le difficoltà obiettive che incontrano le direttive dei vertici
sindacali ad arrivare alla periferia, la soluzione però non è lo scontro frontale con i vertici
sindacali, ma anzi il
proseguimento della via della collaborazione". Questa una delle frasi più significative rivolte
da Gianni Agnelli, in veste di presidente della Confindustria, agli
industriali delle macchine utensili in un incontro avvenuto il 15 maggio a Milano. La riunione, non priva
di spunti
polemici espressi dagli industriali al loro presidente, seguiva quella tenuta a Bologna il giorno prima, che
aveva
visto Agnelli oggetto di aperta ostilità da parte dei 400 industriali emiliani e romagnoli riuniti per
discutere sul
tema "Ruolo delle regioni per lo sviluppo economico". Abbiamo registrato questi contrasti in atto
nella Confederazione padronale non per amore di cronaca, ma per
rilevare il confronto-scontro tra i due aspetti del capitalismo privato italiano, messi in maggiore evidenza
dal
perdurare della crisi economica. Il grande padronato italiano (di cui Agnelli è rappresentante)
ha capito che per uscire dalla crisi e soprattutto per
poter formulare piani a lunga scadenza occorre corresponsabilizzare le centrali sindacali, accettandone
alcune
rivendicazioni qualificanti, per avviare una sorta di cogestione dell'impresa che, modificando alcuni
aspetti
dell'assetto istituzionale, preservi la continuità della funzione dell'impresa privata, riconoscendo,
nel contempo,
nella conflittualità all'interno dell'azienda un elemento di stimolo e di rinnovamento. Beninteso,
si tratta (nelle
intenzioni di Agnelli) di una "conflittualità programmata" e "ragionevole", tale cioè da
non creare eccessive
dispersioni nel sistema produttivo. Si tratta di un progetto decisamente avanzato e soprattutto
intelligente che, se attuato, permetterà il
riassorbimento della conflittualità extra-sindacale, la vera spina nel fianco di padroni e di
burocrati sindacali. Si
è creata così una convergenza tra padronato e sindacati che rischia di emarginare ancor
più le lotte autonome ed
extra-sindacali dei lavoratori. Ma i piccoli e medi industriali non riescono a comprendere appieno
la portata della strategia del loro presidente.
Sfruttatori di piccolo cabotaggio e non "navigati" come il padrone della Fiat, essi si mostrano più
preoccupati per
la situazione di oggi (anche perché hanno le spalle meno solide) e non riescono a capire la portata
di una strategia
che darà i suoi frutti a tempi medi e lunghi. Agnelli, il gattopardo degli anni settanta, ha
capito che per mantenere in vita il ruolo dell'imprenditoria privata
bisogna abbandonare i modelli di sfruttamento tipici di un capitalismo ormai destinato a soccombere e
vuole
rilanciare l'industria privata rammodernandola, dandogli forme e aspetti nuovi, più consoni ai
tempi. E, fatto
indicativo, i suoi oppositori più accaniti non sono i "rappresentanti dei lavoratori" ma i
rappresentanti della
piccola e media industria.
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