Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 5 nr. 39
maggio 1975


Rivista Anarchica Online

Riformisti extraparlamentari
di Camillo Levi

La strategia dei radicali.
Nati da una scissione a sinistra dei liberali, i radicali sono da anni alla testa del movimento per i "diritti civili" - La programmatica fiducia nella democrazia parlamentare e la strategia riformista proprie dei radicali li differenziano nettamente dall'anarchismo.

Non sì può certo dire che i radicali non si diano da fare. Il 15 aprile è iniziata a tamburo battente la raccolta di firme per il referendum abrogativo dell'attuale legislazione repressiva sull'aborto; il 15 maggio, poi, è stato dato il via un'altra campagna di raccolta-firme, questa volta per ottenere l'abrogazione di una lunga serie di leggi repressive tranquillamente ereditate dal nero ventennio. Dopo un mese dall'inizio della raccolta per l'aborto, già erano state raccolte oltre 250.000 firme, cioè più della metà di quelle strettamente necessarie: e mancavano ancora due mesi alla scadenza dei 90 giorni previsti come limite per il raggiungimento di quota 500.000. Quando poi alcuni segretari comunali hanno sabotato la raccolta di firme, rifiutandosi di conservare i moduli appositamente inviati dagli organizzatori del referendum, questi ultimi - cioè i radicali - hanno vivacemente protestato, giungendo ad occupare un municipio per protesta. Per protestare contro una disposizione sabotatrice della raccolta-firme, poi, Pannella ha chiesto un colloquio con il ministro dell'interno Gui, dopo di che si è rivolto a Moro, presidente del consiglio, e dal momento che non riusciva ad avere udienza è andato a "contestare" Moro durante una sua lezione all'Università. Alcuni giornali hanno addirittura parlato, con scandalistica esagerazione, di "sequestro" di Moro. Insomma, in ogni modo i radicali vogliono portare a termine con successo questa loro nuova battaglia democratica.
Non staremo a ripetere in questa sede il perché noi ci rifiutiamo di partecipare alla raccolta di firme ed al conseguente voto sui referendum. Il nostro astensionismo è già stato chiarito in tutti i suoi aspetti in occasione del referendum del 13 maggio 1974 sul divorzio e non intendiamo ripeterci. Vogliamo qui invece analizzare la strategia dei radicali, il loro pensiero, i loro obiettivi, i loro metodi di lotta. Innanzitutto: chi sono i radicali italiani? Diciamo subito che se ciò non fosse parzialmente equivoco a causa dell'esistenza del partito liberale, si potrebbe tranquillamente affermare che i radicali sono dei liberali. Ed in effetti lo sono sia per derivazioni ideologica (il radicalismo è una corrente all'interno del liberalismo), sia per provenienza personale di molti di loro (che appunto provengono da una scissione "a sinistra" dal partito liberale negli anni '50), sia infine per la tematica politica che agitano.
Si pone a questo punto una seconda domanda: che cosa vogliono i radicali? Una repubblica veramente costituzionale: ecco il loro obiettivo. Per "repubblica veramente costituzionale" deve intendersi - secondo la logica dei radicali - uno Stato democratico, in cui la libertà individuale sia esaltata il più possibile, sempre in relazione agli interessi della collettività. L'accento però è posto dai radicali sull'autonomia individuale e di gruppo. Ecco pertanto i radicali schierati con le minoranze oppresse, contro i soprusi e le violenze delle autorità. L'autorità dello Stato, dunque, va combattuta - secondo loro - ogniqualvolta esorbita dalle sue funzioni e si pone al servizio di interessi partitici o corporativi. Da qui la lotta contro il clericalismo, cioè contro il continuo tentativo (ben riuscito) da parte della Chiesa di controllare e di condizionare la vita politica ed economica: la componente anti-clericale, rafforzata anche dalla matrice positivista e razionalista del pensiero radicale, è un fattore tradizionale del radicalismo italiano. Come partito, quello radicale è decisamente piccolo, ma l'influenza che riesce ad esercitare - anche grazie ad alcuni movimenti ad esso collegati come il F.U.O.R.I. (omosessuali) e il M.L.D. (femministe) - è nettamente superiore al prevedibile. Ciò nonostante il PR è fuori dal gioco elettorale e solo contingentemente, in occasione di elezioni locali, ha presentato proprie liste: ma fu un fallimento. Sostanzialmente i radicali si pongono come forza stimolatrice dei grandi partiti riformisti ed in genere di tutta l'area laica (cioè dal PCI al PLI), con l'esclusione dunque della DC di cui sono da sempre fieri avversari. Mentre i grandi partiti, spesso immobilizzati dalla loro stessa politica di potere, sono in genere insensibili ai grandi temi "liberali" (o "radicali", che è lo stesso) della libertà dell'individuo e delle minoranze, il partito radicale si è apertamente assunto il compito di vigilare e di combattere affinché lo Stato non oltrepassi certi limiti nella sua funzione "regolatrice" della società.
E proprio qui sta la differenza di fondo tra noi anarchici e gli amici radicali. Noi vediamo nello Stato (cioè nella struttura autoritaria della società) la causa prima del sistema di oppressione e di sfruttamento, mentre i radicali, con la loro astratta ed assurda fiducia in uno Stato "buono", "veramente costituzionale", non sanno né vogliono uscire dai limiti angusti del riformismo. Eccoli pertanto combattere sempre all'interno del sistema attuale, per cercare di ottenere quanti più garanzie di libertà possibile (il che non ci trova certo discordi), senza però operare nel frattempo per quella rivoluzione sociale che sola può avviare la costruzione di una società socialista libertaria. Abbiamo usato questa qualificazione perché gli amici radicali amano citarla, mischiandola, scolorendola e condendola con altre diverse e a volte contraddittorie: è infatti loro costume proporre come obiettivo delle loro lotte una società che nel contempo sia liberale, libertaria, democratica, laica, ecc.. Si tratta, è evidente, di un grosso equivoco, almeno finché si consideri il termine "libertario" sinonimo di "antistatale". Antistatali i radicali non lo sono mai stati, ne lo vogliono essere: con chiarezza hanno sempre riaffermato la loro fiducia nel parlamento, del quale anzi denunciano l'inoperosità come un male da combattere. Parte dell'attività dei militanti radicali è costituita dall'invio di telegrammi a parlamentari "laici", al presidente della Camera e del Senato, ecc., per sollecitarli a discutere ora questa, ora quella legge; e poi da incontri diretti con gli stessi parlamentari, da denuncie dei compromessi che questi ultimi regolarmente concludono con la DC, ecc..
In sostanza, la funzione dei radicali è quella di essere la "mosca cocchiera" della sinistra riformista, nella prospettiva, più o meno dichiarata, di stimolare la costituzione di una Grande Sinistra che si ponga come alternativa al "regime democristiano" - un po' sull'esempio delle recenti esperienze (non certo ben riuscite) francesi. Il che, in tempi di compromesso storico, non sembra certo realizzabile.
Per concludere, vogliamo citare due recenti prese di posizione dei radicali su due temi oggi al centro dell'attenzione. Di fronte alla campagna "M.S.I.-Fuorilegge" hanno assunto un atteggiamento nettamente contrario, definendo il relativo progetto di legge presentato dai gruppi marxisti extra-parlamentari "oggettivamente reazionario e fascista". Questa posizione è stata assunta sulla base di un discorso (che non è il nostro) di democrazia integrale e veramente liberale, in opposizione alla concezione autoritario-repressiva dello Stato (seppure in funzione "anti-fascista") propugnata dai gruppi suddetti - almeno all'occasione. Mentre sulle conclusioni di questo discorso (cioè nel rifiuto della campagna MSI-Fuorilegge) non possiamo che essere d'accordo, dobbiamo segnalare la presa di posizione ufficiale sul Portogallo (vd. Notizie Radicali, n. 22) con cui i radicali si sono di fatto allineati con i militari del M.F.A. (Movimento Forze Armate) e con il partito comunista, senza spendere nemmeno una parola per i gravissimi provvedimenti liberticidi (primo fra tutti la legge per il sindacato unico, di chiara marca fascista e bolscevica) da quelli proposti. È doveroso constatare che in questa occasione la coerenza "liberale" dei radicali è andata a farsi benedire... da Cunhal e da Gonçalves! Il che, per dei sedicenti "libertari", è veramente troppo!

Camillo Levi