Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 5 nr. 39
maggio 1975


Rivista Anarchica Online

I generali e l'inflazione
di S. Parane

Crisi economica in Cile.
Diciotto mesi dopo il colpo di Stato dei generali reazionari, la crisi economica, che già travagliava il Cile ai tempi di Allende, si è ulteriormente aggravata - Di fronte alla crescente disoccupazione ed al malcontento popolare a niente può servire la dura repressione politica - L'isolamento internazionale della giunta di Pinochet.

Il progetto dei militari cileni nel momento in cui si installavano al potere nel settembre del 1973 era semplice: mettere tutti a lavorare, restituire le imprese ai loro proprietari "legittimi" che le avrebbero fatte funzionare, vendere al massimo all'estero, importare il meno possibile, eliminare lo sperpero amministrativo. Una simile politica avrebbe permesso di frenare l'inflazione e avrebbe attirato i capitali stranieri.
In capo a diciotto mesi questa politica appare semplicistica e i suoi risultati mediocri. Per ottenere il pieno impiego è necessario che le fabbriche producano e vendano. Ora, l'indice di produzione stabilito dall'ufficio di Congiuntura dell'Università del Cile segnala che c'è stato un ribasso della produzione per il 1974, in confronto al periodo 71-73. Tendenza spiegabile, dicono gli economisti di quella università (richiamati all'ordine), perché "non ci si può aspettare che l'industria mantenga una produzione che non sarebbe sostenuta da una domanda effettiva; non esistono in effetti delle risorse sufficienti per finanziare l'aumento della produzione".
La de-nazionalizzazione delle fabbriche e dei servizi non è sufficiente per suscitare nella vecchia borghesia ambizioni, iniziative, spirito imprenditoriale, tutte qualità che le sono tradizionalmente mancate e la cui assenza spiega precisamente la nascita e la crescita di un capitalismo di Stato, la cui espressione comune sotto tutti i regimi, era ed è la Corporaciòn de Fomento.
Il rame, le cui quotazioni dipendono non dalla natura dei sistemi politici e sociali dei paesi produttori, ma più banalmente dalle fluttuazioni del mercato mondiale, ha subito una straordinaria avventura. Nel 1973 il suo prezzo raddoppia. Continua ad aumentare sino al maggio 1974 e arriva a 1.400 vecchi franchi alla tonnellata. Poi viene la caduta, verticale; 600 franchi la tonnellata nel novembre dello stesso anno. A questo fatto, diverse spiegazioni: i Paesi compratori, per premunirsi contro un aumento costante, avevano provveduto a costituire notevoli scorte di magazzino, che hanno liquidato quando hanno avuto sentore del ribasso, contribuendo così a far precipitare il prezzo. È anche il caso del Giappone. Un movimento innescato dal marasma, dalla recessione dell'espansione economica mondiale. Il tutto aggravato dal fatto che gli Stati Uniti vendono una parte delle loro riserve strategiche: una delle conseguenze, quest'ultima, del ritiro americano dal sud-est asiatico.
Anche l'aumento della produzione del minerale non compensa se non minimamente il crollo del prezzo del rame. Non più dello sforzo produttivo nelle acciaierie di Concepciòn, né il ritorno alle esportazioni dei nitrati (in seguito all'aumento del prezzo dei fertilizzanti chimici, causato dall'aumento del prezzo del petrolio), né le migliori quotazioni raggiunte dallo iodio. Elementi di importanza limitata.
Nel settore dei prodotti agricoli, la speranza si limita a un ritorno alla situazione che esisteva nel 1970, e ad arrivare così a ridurre le importazioni a un volume corrispondente a 350 milioni di dollari. Inoltre sarà molto difficile continuare a sottopagare i prodotti agricoli in quanto i prodotti agricoli sono in continuo aumento.
Quanto al riassetto della burocrazia amministrativa, esso si riduce all'estromissione di un certo numero di funzionari giudicati attivi nei settori e partiti di sinistra. Vittime che vanno ad aumentare il numero dei disoccupati ufficialmente stimato intorno al 10p.c. della manodopera totale.
Quali sono i risultati di questa politica? L'inflazione non ha cessato di galoppare. Ci sono certe tendenze a un suo rallentamento, per comparazione con le cifre del quarto trimestre del 73 e dei primi mesi del 74, ma tutto è relativo. Se nel febbraio del 1974 essa raggiungeva il 380p.c., si passa, nel novembre dello stesso anno, al 240p.c.
Sul piano degli investimenti stranieri e dei crediti esterni, molte illusioni sono cadute. I capitali migranti cercano di piazzarsi in luoghi più sicuri di un Cile il cui regime non presenta che deboli garanzie di stabilità e durata. Le buone intenzioni proclamate riguardo agli investimenti stranieri non sono sufficienti a controbilanciare la cattiva impressione causata da un debito pubblico enorme, di cui il solo costo di interessi equivale a 700 milioni di dollari all'anno. L'aiuto degli Stati Uniti, del Brasile, dell'Argentina, delle banche interamericane, non ha superato le dimensioni di "gesti". Esso non ha raggiunto il livello dei bisogni del risanamento economico.
Quanto al "Club de Paris", che riunisce i principali creditori, non sembra desideroso di prestare soccorso a un governo di cattiva reputazione sul piano politico, che si è creato dei paesi supplementari indennizzando le società straniere nazionalizzate sotto il governo Allende, e che si è ancora più indebitato lanciandosi in un programma di armamento. Anche gli Stati Uniti, che secondo la loro logica strategica dovrebbero sostenere la Giunta, non mostrano alcun entusiasmo. E i rapporti della Banca Mondiale non sono teneri per la "leggerezza" economica del Cile in uniforme.
Questo isolamento del governo militare sul piano internazionale è reso più significativo dall'evoluzione dei principali settori d'opinione nel paese. Oltre alla disoccupazione crescente, la condizione dei salariati, di Stato o di settori privati, si è deteriorata. E questo a scapito delle solenni promesse fatte dalla Giunta per garantire i vantaggi acquisiti dai lavoratori. Malgrado adeguamenti frequenti - trimestrali - dei salari e delle retribuzioni, per raggiungere l'aumento dei prezzi, l'indice del costo della vita (calcolato dai servizi ufficiali, dunque sensibilmente "migliorate") (1), segnala che prendendo come base la media 100 del 1973 - la più cattiva -, si arriva a 94 per il 1974. Le prime cifre pubblicate per il 1975 dimostrano una nuova diminuzione del potere d'acquisto.
Questa caduta dei salari si può verificare semplicemente osservando la vita quotidiana molto più eloquente delle statistiche. Questo stato di cose provoca delle manifestazioni di malcontento nelle categorie sociali direttamente interessate dalla capacità d'acquisto dei salari: commercianti di tutte le categorie, artigiani, trasportatori, industriali che producono beni di uso comune. Cioè di quegli strati della popolazione, particolarmente numerosi nei centri urbani, che avevano applaudito al golpe militare...
Vilarin, l'organizzatore dei grandi scioperi dei camionisti (di cui la maggior parte era proprietaria dei loro camion) sotto il regime Allende, dichiara che la situazione della sua corporazione è altrettanto grave, nel gennaio 1975, di quanto non fosse nel ottobre 1972. I bottegai tentano di resistere ai controlli fiscali e i loro locali vengono chiusi in serie (un centinaio a Santiago). Anche i portavoce degli industriali, grandi e medi, criticano la politica economica della Giunta.
Orlando Saenz, che fu presidente della SOFOFA (Sociedad de Fomente Fabril), e che dirige una grande compagnia di birrerie, lamenta amaramente: "Qualsiasi risultato deve essere valutato in funzione del suo costo. Per onestà e realismo si deve ammettere che questo costo consiste in un forte aumento della disoccupazione, in una partecipazione molto ridotta del settore dei salariati e stipendiati alla rendita nazionale, e in uno sviluppo molto limitato dell'economia, dovuto soprattutto alla produzione mineraria e a un migliore prezzo di vendita nel 1974, in rapporto all'anno precedente. Confrontata con questo costo, mi pare che si possa dichiarare senza dubbio, che l'inflazione dell'anno scorso (1974) assume le dimensioni di uno dei più grandi fallimenti della nostra storia economica". (Commerciante di birra e di diverse bevande Saenz ha visto le sue vendite diminuire del 50p.c.).
È evidente che fra i sostenitori e ammiratori del golpe e i militari golpisti, vi è un equivoco e un malinteso. Le classi medie, professionisti, piccoli e grandi borghesi, volevano tornare al passato. A un certo passato: quello degli affari, delle pressioni politiche, di una democrazia di clientele, dei giochi parlamentari; non necessariamente opposto allo sviluppo industriale, alla modernizzazione, perfino agli interventi statali, a condizione però che i vantaggi fossero immediati e che il progresso si aggiungesse al resto, ma non lo scompigliasse.
I militari, volevano innanzitutto l'ordine, cioè il potere autoritario, il solo capace di "pulire" il paese dalla "politica", e immaginavano che la repressione sarebbe stata sufficiente a rimettere in moto la macchina economica. Detto altrimenti, l'opposizione alla politica della Giunta si manifesta direttamente proprio tra gli avversari alla politica di Allende. Questi, malcontenti dell'intervento statale su tutti i settori finanziari, industriali e commerciali - un intervento di stile "socialista" - si scontrano ora con un potere di Stato - di stile "nazionale" - sul quale essi non hanno più presa poiché tutto l'apparato politico-parlamentare è stato buttato via...
Doppiamente isolata, all'interno e all'esterno, quale destino può scegliere la Giunta? Essa può prendere coscienza della sua incapacità ad amministrare il paese, e cedere tutto o parte del suo potere a dei civili, che saranno evidentemente benpensanti, moderati, conservatori, abili economisti. Si aprirebbe così una sorta di interregno, un periodo di transizione - senza che si veda molto chiaramente verso cosa -. Una soluzione questa che otterrebbe senza alcun dubbio l'appoggio di numerosi settori democristiani e quello della maggior parte dei dirigenti dell'ex Unità Popolare.
Ma essa può anche restare aggrappata al potere e, abbandonando le sue illusioni sulla capacità della borghesia cilena in materia di espansione economica, cercare di stabilire, con l'aiuto della forza, una sorta di corporativismo di Stato, la pianificazione dei mezzi e la mobilitazione della manodopera. Perché, come nota un vecchio senatore del Partito Democratico Cristiano - Ignacio Palma Videla -: "È nel settore nazionalizzato che si sono ristabiliti, con la disciplina, la pianificazione e i controlli - come per il rame - un recupero apprezzabile e significativo, almeno in termini di produzione...".
Credere che l'una o l'altra di queste possibilità apra la via al socialismo sarebbe farsi vane illusioni o, cosa più grave, voler addormentare le loro vittime. Più serio, più difficile è contare solo su coloro che continuano a fornire la materia viva del sistema di sfruttamento: i lavoratori delle città e delle campagne. Considerati dagli uni come macchine per produrre, dagli altri come macchine per consumare. Mai come padroni del loro destino.

S. Parane

(1) Così gli indici ufficiali non tengono conto dei costi reali degli alloggi e si basano sulle cifre stabilite per decreto, ma in nessun luogo applicate. La stessa cosa vale per l'assistenza medica, i contributi previdenziali, ecc..