Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 5 nr. 37
marzo 1975


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Le "dimissioni" del feudatario

Le cronache economiche italiane senza un personaggio come Eugenio Cefis sarebbero veramente noiose, punteggiate solo qua e là dagli scandali suscitati da qualche ladrone di stato. Il presidente della Montedison riesce invece a movimentare le manovre di corridoio del potere economico con sortite clamorose; tutta la sua carriera è un susseguirsi di colpi di scena. L'ultimo in ordine di tempo è la lettera di dimissioni inviata al Consiglio di Amministrazione della Montedison. Perché Cefis ha dato le dimissioni? Che reazioni si aspetta? La sua posizione di feudatario ribelle ed incontrollabile era stata messa in serio pericolo dalla scalata al possesso azionario della Montedison effettuata da due società fiduciarie, la Nicofico e l'Euramerica (pare controllate da Nino Rovelli, presidente della S.I.R.). Con una silenziosa e accorta manovra le due società si sono assicurate quasi centosessanta milioni di azioni, vale a dire qualcosa come centoventi miliardi di lire, rompendo in questo modo l'equilibrio di potere nel colosso della chimica italiana.
Cefis ha oggi giocato la sua carta, ha dato le dimissioni per "accelerare una soluzione", cioè perché gli venga restituito intatto il suo potere.
Cosa vuole Cefis in realtà? Tante, tante cose. Vediamo di elencarle tutte: 1) mantenere la presidenza della Montedison ed ottenere quella del sindacato di controllo; 2) eliminare la partecipazione delle fiduciarie Nicofico ed Euramerica; (questi primi due obiettivi Cefis li ha già ottenuti); 3) poter accentrare nella Fingest (una società del gruppo Montedison) tutte le società operative (Montefibre, Standa, settore farmaceutico, Snia, settore bancario e assicurativo, chimica fine, ecc.) lasciando nella Montedison solo il settore petrolchimico; 4) offrire agli azionisti privati della Montedison di scambiare le loro azioni con quelle della Fingest; 5) la riconferma di Girotti alla presidenza dell'E.N.I.; 6) garantire l'immunità a Mario Einaudi, presidente dell'E.G.A.M..
Queste richieste avranno come conseguenza che Cefis dovrà rispondere del suo operato al presidente del sindacato di controllo, cioè lui stesso, che addosserà allo stato, azionista principale, il peso del settore petrolchimico attualmente in condizioni deficitarie mentre avrà trasferito le attività redditizie in una società dove i maggiori azionisti saranno uomini o enti a lui legati da forti vincoli: Pesenti, Monti, Bastogi. Ma per fare questo è necessario l'assenso dell'E.N.I. e quindi ecco Cefis pretendere la riconferma di Girotti per ingraziarselo.
Cefis estende e consolida il suo impero economico e clientelare e il governo si sta muovendo con solerzia per aiutarlo.