Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 5 nr. 35
gennaio 1975


Rivista Anarchica Online

Il presidente dei tecnici
di S. Parane

Il ruolo del "progressista" Echeverria.
Lo sviluppo della classe media in Messico. Lo stato imprenditore e il potere del Partito Rivoluzionario Istituzionale. Crisi economica e nuova dirigenza. La modernizzazione del regime messicano passa attraverso la repressione dei campesinos ribelli.

"I cosiddetti "tecnici" costituiscono un gruppo sempre più importante della classe media, sia per il loro numero sempre in aumento sia perché essi divengono indispensabili per dirigere una società complessa, ed anche perché (considerato che nel paese dei cechi il guercio è re) essi contendono i posti direttivi all'uomo qualunque, stimando di possedere titoli migliori per la loro conoscenza scientifica e tecnica. Ne risulta che l'apparato statale e finanziario ha sempre più difficoltà ad assorbire il torrente di diplomati delle scuole superiori, tanto che la loro aspirazione ad inserirsi nelle gerarchie si trova frustrata e che non resta loro altra possibilità se non quella di scuotere la società dichiarandosi i portabandiera dei poveri".
Quanto riportato è un'opinione che dei libertari potrebbero fare propria osservando ciò che sta avvenendo in Messico, anche se il suo autore altri non è che il miglior storico messicano contemporaneo, Daniel Cosio Villegas, già consigliere al Banco del Messico e un po' estremista di convinzione o di temperamento.
Una opinione che non è condivisa dagli intellettuali di sinistra del paese azteco né da coloro che esprimono le loro opinioni, da lontano, riguardo il regime del Presidente Echeverria. In effetti è di moda, tra le frange cosiddette "progressiste" europee, simpatizzare con l'impostazione politica, il comportamento, il linguaggio del dirigente supremo del Messico. Una simpatia che la sinistra latino-americana, generalmente, condivide. Dimenticando, gli uni e gli altri che lo stesso Echeverria era segretario degli interni all'epoca del massacro degli studenti sulla Piazza delle Tre Culture nel 1968. Un massacro contro il quale protestarono allora questi stessi intellettuali di sinistra... Certamente le parole possiedono un potere tutto particolare per le persone che hanno per mestiere il ragionare.
E' nel luglio 1970 che Luis Echeverria viene aletto presidente con 12 milioni di voti, contro il Candidato del Partito d'Azione Nazionale - P.A.M. -, Gonzales Morfin, che ne raccoglie 2 milioni. Elezioni presidenziali che sono una semplice formalità poiché la designazione del candidato da parte del P.R.I. - Partito Rivoluzionario Industriale - significa di fatto portarlo alla presidenza. Il solo interesse delle elezioni è di misurare la partecipazione elettorale; questa volta essa è stata mediocre: un terzo degli elettori si sono astenuti, soprattutto nei centri urbani. Questo fatto è indicativo insieme dello scetticismo verso il partito ufficiale, della poca fiducia verso gli oppositori non meno ufficiali e del disinteresse per tutto il sistema.
Il P.R.I. fa le elezioni, e Luis Echeverria è un prodotto del P.R.I.. La sua carriera si è compiuta, senza grande clamore, nell'apparato del partito. Quello che pertanto lo contraddistingue dai suoi predecessori è il fatto che egli è legato con il gruppo emergente degli economisti, amministratori e tecnocrati, contrariamente agli "anziani", maggiormente impregnati della tradizione politica - avvocati, licenciados, sottoprodotti della fraseologia rivoluzionaria. Egli, cioè, corrisponde alla natura dei problemi che il paese affronta e che il regime deve risolvere.
Quali erano, quali sono questi problemi? Un rapido accrescimento della popolazione che provoca una disoccupazione visibile tanto nelle campagne che nelle città; un mercato interno ristretto per una industria nazionale protetta ma di debole produttività; la necessità di importare una tecnologia costosa; una agricoltura stagnante; una bilancia commerciale deficitaria, un debito con l'estero considerevole.
Le misure proposte dal candidato e prese dal presidente sono delle più classiche: sforzi per sviluppare le esportazioni, riforma fiscale per trarne mezzi di autofinanziamento, controllo più stretto sulle imprese private, soppressione di una serie di sovvenzioni alle aziende la cui produzione non è ritenuta essenziale per l'economia nazionale, lotta alla speculazione. In breve, un intervento dello stato, già padrone di un settore industriale e finanziario maggioritario.
Questa politica nazionalista è stata rafforzata da prese di posizione sul piano internazionale: Echeverria si è presentato come uno dei campioni delle rivendicazioni dell'America Latina nel suo insieme che si fondano sulla rivalutazione delle materie prime e dei prodotti tropicali così come sull'abolizione delle barriere protezionistiche da parte degli Stati Uniti. Una politica che spiega l'entusiasmo delle correnti di sinistra, tanto latino-americane che europee, poiché essa unisce l'anti-yankismo allo sfruttamento delle risorse nazionali e questo facendo appello a strati sempre più numerosi di una intelligentsia che intuisce vicina una funzione storica che essa stima vada verso di lei.
Per essere obiettivi vi era, con Echeverria, un appello alla discussione, una reazione contro la pesante e tetra burocrazia, una volontà di provocare la critica. E' quello che egualmente spiega la speranza che nacque presso gli oppositori e gli emarginati, la fiducia di uomini come Octavio Paz, Carlos Fuentes, Pablo Gonzales Casanova nell'esperienza della nuova presidenza. Così si è creata una convergenza tra il desiderio di Echeverria di eliminare le élite di dirigenti anchilosate e sclerotizzate, con la spinta delle nuove generazioni e l'entusiasmo dei rinnovatori fino ad allora inchiodati dalla censura, l'autocensura e il conformismo.
Il cambiamento proposto, atteso e sostenuto, non turbava il sistema. Esso mirava alla sua modernizzazione. Il potere restava unico, ma il suo esercizio stava per essere affidato a dei dirigenti giovani e pieni di immaginazione. Nessuno pertanto faceva appello né ai contadini delle province situate sotto il dominio dei grandi proprietari e dei loro complici dell'amministrazione ufficiale, né a una classe operaia i cui sindacati sono degli strumenti del potere.
Si trattava insomma, di integrare le categorie di candidati alla direzione del paese nel regime di partito-classe-stato esistente.
In altre parole si trattava di poter dire di avere una sinistra. Da ciò la formazione di diverse opposizioni da parte delle vecchie burocrazie e delle loro clientele; da parte della Confederazione padronale che intende vedere i suoi membri continuare a beneficiare dei crediti pubblici e delle facilitazioni doganali, e degli operai, i cui salari non hanno seguito il rapido aumento dei prezzi. Senza contare l'esplosione di movimenti di malcontento nello stato di Guerrero, dove questa volta dei contadini - e non degli studenti venuti dalle città - hanno intrapreso delle operazioni di guerriglia affrontando la polizia e l'esercito.
Inoltre, la congiuntura internazionale ha creato nuovi problemi. La inflazione e il rincaro dei prodotti importati. Per quanto la "gestione presidenziale" debba tener conto più del breve periodo che dei programmi a lunga scadenza e debba contare su diverse classi del "settore popolare" (statutariamente, il P.R.I. si appoggia a tre settori: quello contadino, operaio e popolare, quest'ultimo comprendente i piccoli commercianti così come il grande industriale), essa non può, senza il rischio di far saltare il regime, mobilitare le forze operaie né le forze contadine. Essa non può cercare e trovare delle soluzioni o dei palliativi se non nel regime stesso, e se le tensioni si aggravano e il malcontento scoppia, nella repressione. Così come alle difficoltà interne di tipo economico risponderà un rafforzamento dei controlli di stato e delle nazionalizzazioni.
Ciò che genera l'ammirazione della sinistra intellettuale non è il grado di partecipazione operaia o contadina alla vita e al destino del Messico, né la natura socialista delle decisioni presidenziali, bensì è il ruolo che essa vede giocare dai suoi simili nell'amministrazione del paese, avendo come intermediario un partito così potente.
Cosa può essere più inebriante, per degli aspiranti al potere, che ascoltare Leopoldo Solis, direttore incaricato della programmazione economica e sociale della nazione, definire gli obiettivi: "La strategia nazionale deve, prima di tutto, cercare di accrescere l'efficienza dell'apparato amministrativo nel suo insieme. Tanto le riforme amministrative che i lavori di programmazione economica devono avere un carattere permanente, al fine di confrontare continuamente gli obiettivi da perseguire e i risultati raggiunti, in vista anche di disporre di gruppi di lavoro ai quali sarà dato un doppio obiettivo: armonizzare gli obiettivi e la politica della strategia nazionale e di ciascun settore economico; verificare che le misure prese a breve termine siano conformi agli obiettivi a lungo termine".

S. Parane