Rivista Anarchica Online
Cronache sovversive a cura della Redazione
Sindacato sbirri
Noi anarchici siamo proprio incontentabili. Siamo sempre i primi a sottolineare quanto il nostro
Paese sia
culturalmente arretrato rispetto alla grande maggioranza degli altri paesi europei e poi, quando almeno
in un
campo si affianca ai più moderni e "progressisti", ecco che continuiamo a lamentarci.
Sarà, ma in effetti il fatto
che gli sbirri della P.S. stiano per costituire un loro sindacato (come già accade appunto in tanti
altri Stati) non
ci trova proprio entusiasti. Con la sindacalizzazione della sbirraglia è lo stesso concetto sindacale
che tocca il
fondo, dimostrandosi in tutto e per tutto slegato da qualsiasi ideale di emancipazione
sociale. Francamente, noi anarchici non ci guadagneremo ne ci perderemo niente. Ed altrettanto le
altre forze
rivoluzionarie. A meno che non si consideri più simpatico esser picchiato, bastonato, magari
defenestrato da uno
sbirro con tanto di tessera unitaria CGIL-CISL-UIL piuttosto che, come ora, da uno sbirro... autonomo.
Ma noi
non sappiamo cogliere simili sfumature! Una considerazione si impone all'attenzione di tutti ed
è il fatto che, con questo ulteriore passo... indietro (sulla
via dell'emancipazione proletaria), il sindacato si dimostra sempre più una struttura corporativa
al servizio di un
razionale funzionamento del sistema. In questo caso, comunque, i bonzi sindacali possono stare
tranquilli:
sappiamo che lasciamo più che volentieri a loro il controllo sindacale sugli sbirri. La nostra
propaganda
rivoluzionaria è sì diretta a tutti gli uomini e le donne, ma soprattutto (da sempre) agli
sfruttati. Certo non agli
sbirri, alle spie.
Pedrini
Belgrado Pedrini, l'anarchico di Carrara in carcere fin dai tempi della Resistenza (vedi A 33, pag.18),
è stato
"graziato" dal presidente della repubblica ed è quindi stato dimesso dal carcere di Parma in cui
aveva quasi
terminato di scontare le pene cui era stato condannato. Non è però stato rimesso in
libertà, bensì immediatamente
trasferito alla casa di lavoro di Castelfranco Emilia dove dovrebbe scontare altri tre anni. Mirabile
risultato di una
"grazia" presidenziale!
In nome della legge
Tempo di processi. Il giorno 20 si celebrerà (forse) il primo processo contro il nostro primo
direttore responsabile,
Marcello Baraghini (radicale). In effetti il processo doveva svolgersi il 12 dicembre scorso, ma è
stato rinviato
perché Pio D'Auria (il noto fascista che ci ha querelato perché abbiamo avuto...
l'impudenza di scrivere che lui
con la strage di piazza Fontana qualcosa a che fare ce l'ha) non si è presentato; anzi Pio D'Auria,
proprio lui che
ha sporto querela contro di noi, aveva dato alla magistratura un indirizzo presso il quale non è
stato possibile
reperirlo. Mentre noi, i querelati, eravamo presenti in aula in un centinaio a sostenere Baraghini e a
testimoniare
la nostra decisione a smascherare la trama tricolore. Il 20 febbraio, al Palazzo di Giustizia (sic!) di
Milano, saremo
di nuovo là ad aspettare che Pio D'Auria, uscito dalla sua fogna, venga in aula a recitare la parte
dell'offeso. Il 27 gennaio, è iniziato a Catanzaro e dopo poche battute è stato
sospeso, il processo contro i presunti
responsabili della strage di piazza Fontana: secondo il desiderio di chi sta in alto (ma la cui onestà
e dignità è
sempre più in basso) dovrebbero sedere allo stesso banco degli imputati i neo-nazisti Freda e
Ventura con
Valpreda e gli altri giovani del gruppo "22 marzo". Anarchici e nazisti uniti nel processo: quale miglior
trionfo
per la teoria tricolore degli opposto estremismi! A più di cinque anni dalla strage
di stato, però, l'innocenza di
Valpreda e dei suoi compagni è fuori discussione per chiunque, di qualsiasi idea, abbia un
minimo di buona fede.
E già fin d'ora i giovani del "22 marzo" hanno dichiarato che mai e poi mai accetteranno di essere
giudicati
insieme con i neo-nazisti Freda e Ventura. Dal momento che ormai risulta lampante che vari funzionari
del S.I.D.
(cioè del servizio segreto statale) sono implicati nelle trame tricolori, perché
non viene chiamato al banco degli
imputati anche il senatore Saragat, che nel '69 era la massima autorità dello Stato? Così,
almeno, la squallida e
infame buffonata del processone "anarco-fascista" sarebbe completa.
Se continua così
Lotta Continua, uno dei più noti movimenti extra-parlamentari, ha tenuto tra il 7 e l'11
gennaio il suo primo
congresso nazionale. Preceduto da congressi provinciali non privi di contestazioni tipicamente pratiche
(ad
esempio discussioni sulle deleghe dei congressisti, sul diritto delle minoranze ad essere rappresentate al
tavolo
della presidenza...) l'assise nazionale ha sancito il perfezionamento formale di quella trasformazione in
partito
del movimento in atto da tempo (a occhio e croce dal primo convegno nazionale). In
partito leninista,
naturalmente. Cioè, fra le altre cose, "centralista democratico". In omaggio al centralismo
democratico non
troviamo traccia sul quotidiano di Lotta Continua delle forti opposizioni in seno al neonato partitino in
merito
a temi non marginali: la posizione ufficiale (cioè dei dirigenti nazionali) di Lotta Continua sui
rapporti con la
cosiddetta "autonomia operaia" (dai mille significati), sul compromesso storico, sulla lotta armata, sui
decreti
delegati, ecc. Opposizioni che pare abbia portato all'uscita da Lotta Continua di alcune sezioni importanti
(ma
non ne troviamo traccia sul quotidiano). Un'opposizione che ha segnato le ultime fallimentari resistenze
interne
verso un progressivo spostamento a destra (sia in termini organizzativi che tattico-strategici) di un gruppo
che
presentava all'inizio tanti spazi (o meglio ambiguità) libertarieggianti da catturare la simpatia o
addirittura la
collaborazione e la militanza di alcuni elementi ai margini del movimento anarchico. Anche Lotta
Continua (come più in genere tutta la sinistra extra-parlamentare) è andata "maturando"
la sua
ribellione di tipo edipico verso papà P.C.I.. Non senza logica (e secondo quanto avevamo
facilmente previsto fin
dall'inizio, i "figli ribelli" dopo aver inutilmente privilegiato l'aggettivo (ribelli) vanno ora privilegiando
il
sostantivo (figli) scoprendo a poco a poco tutta l'importanza del legame di parentela che li lega al
potentissimo
rappresentante ufficiale del socialismo autoritario. Se continua così la sua lotta leninista
contro quel po' di genuino, di spontaneo, di quasi (o pseudo) libertario che
forse ha ancora in sé, Lotta Continua potrà presto fondersi con il neonato partito-fronda
(che raccoglie cioè in
modo istituzionale e funzionale al P.C.I. ciò che tende a sfuggire alla sua sinistra): il
P.D.U.P.-Manifesto. Il guaio di questi marxisti-leninisti è che starebbero benissimo nel P.C.I.
come corrente di sinistra, se il P.C.I. (ed
il "centralismo democratico" che essi stessi condividono) consentisse correnti al suo interno.
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