Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 4 nr. 34
dicembre 1974


Rivista Anarchica Online

Il sapere come "proprietà" dei nuovi padroni
di Mirko Roberti

La scienza e gli anarchici - 2

A conclusione dell'articolo "La funzione ideologica della scienza", apparso sul numero scorso della rivista, ci siamo posti nella prospettiva di vedere come l'anarchismo abbia operato il passaggio dall'analisi filosofico valutativa della scienza all'analisi della composizione storico-sociale degli "scienziati". Questo passaggio, che segna l'individuazione della "nuova classe tecnoburocratica", sarà svolto ora sulla base di alcune straordinarie anticipazioni fatte dall'anarchismo nel corso della sua storia. Esse ci presentano, anche se a volte in modo discontinuo, un quadro sufficientemente vasto di quell'insieme di elementi economici, sociologici, politici, culturali, eccetera, che presiedono alla nascita e allo sviluppo della nuova classe.

Le tre classi

Le condizioni storico-economiche che favoriscono l'emergere dei tecnoburocrati sono innanzi tutto inserite in uno schema dinamico, che spiega l'avvicendamento delle classi al potere. Tale schema comprende, nelle sue definizioni generali, i rapporti di dominazione-dipendenza che intercorrono fra esse, cos' che, prima di una definizione socio-economica (borghesia-proletariato, classe operaia-masse contadine, ecc.), vi è una definizione formale che si precisa e si riassume proudhonianamente in "classe superiore, inferiore e media" (1). Questo schema trasferito sul territorio storico, per esempio nell'analisi della rivoluzione francese, permette a Kropotkin di individuare la composizione storico-sociale delle ultime due. "Due grandi correnti prepararono e fecero la rivoluzione. Una, la corrente d'idee - cioè il complesso delle nuove idee sulla riorganizzazione politica degli Stati - veniva dalla borghesia. L'altra, quella dell'azione, veniva dalle masse popolari: dai contadini e dai proletari delle città che volevano ottenere degli immediati e tangibili miglioramenti delle loro condizioni economiche. E allorquando queste due correnti si incontrarono, dirette a uno scopo, sul principio comune, e s'aiutarono per qualche tempo reciprocamente, la Rivoluzione scoppiò" (2).
La "corrente d'idee", cioè la borghesia, funge qui da classe media in ascesa verso il potere (detenuto politicamente dalla nobiltà), mentre l'altra, "quella dell'azione", cioè la classe dei contadini e dei proletari delle città, funge da classe inferiore. Gli elementi fondamentali perché costanti in questa analisi, dal punto di vista anarchico, sono definiti, rispetto alla classe media come "corrente d'idee", rispetto alla classe inferiore come "corrente d'azione". Elementi costanti perché sono generalmente trasferibili in ogni situazione storica rivoluzionaria moderna. "Quantunque operai e contadini siano stati la forza principale di ogni grande rivoluzione (...) i dirigenti gli ideologi gli organizzatori delle forme e degli scopi della rivoluzione furono, invariabilmente, non operai o contadini, ma un elemento laterale, estraneo, comunemente un elemento medio, incerto fra la classe dominante dell'epoca morente e il proletariato della città e della campagna" (3).
Tale elemento medio "che cresce sulla superficie di decomposizione del vecchio sistema di governo" assume, rispetto a quest'ultimo, una "posizione rivoluzionaria" e può così diventare facilmente "guida dei lavoratori asserviti" (4). Questa dinamica, nei suoi tratti generali, svela a grandi linee la natura della classe media in ascesa verso il potere. Rispetto alla classe inferiore che è definita "corrente d'azione" o "forza principale", quella media (riassumendo, "il complesso delle nuove idee") si definisce per il patrimonio intellettuale e culturale che la sorregge, permettendole in tal modo di esprimere "i dirigenti gli ideologi gli organizzatori delle forme e degli scopi della rivoluzione". Essa pertanto si caratterizza per la sua "intelligenza", che diventa fondamentale se la funzione di classe media in ascesa verso il potere è svolta dagli "scienziati" o classe tecno-burocratica. Infatti nella rivoluzione russa, dove avviene questo fenomeno, tale classe si identifica con "la così detta intellighentia della democrazia socialista" (5). Con quest'ultima proposizione viene chiarita ed affermata sia la natura della classe tecno-burocratica, l'"intelligenza", sia la natura della sua ideologia, la "democrazia socialista".

L'ideologia del "sapere"

Vediamo ora brevemente questo carattere ideologico che si riferisce, in genere, la socialismo autoritario. Esso abbraccia tutte quelle scuole, sansimoniste, marxiste, blanquiste, ecc., che hanno in comune, pur nelle diverse strategie, la trasformazione della proprietà privata dei mezzi di produzione in proprietà statale. In questo processo la formazione di una classe di funzionari dediti all'amministrazione del "bene pubblico" risulta, per l'anarchismo, una conseguenza logica. In virtù della funzione svolta e del sapere ad essa inerente, tale classe concorre inevitabilmente alla formazione di "un governo composto da una gerarchia degli "uomini migliori", migliori nelle scienze, nelle arti e nell'industria" (6).
La componente intellettuale-meritocratica che sta a fondamento di questa ideologia si precisa, nell'individuazione bakuniniana, come quella che sanziona non più una disuguaglianza storica, ma naturale.
Su questo punto decisivo per la formulazione pratico-teorica dell'emancipazione umana, "la sedicente aristocrazia dell'intelligenza" si esprime storicamente come "l'ultimo rifugio della volontà di dominio" (7). Ultimo rifugio perché, confutata ed abolita ogni giustificazione storica della disuguaglianza, non rimane che quella "naturale", che, se fosse vera, renderebbe oggettivamente impossibile la costruzione sociale libertaria ed egualitaria. Formandosi come "classe a parte" rispetto alla borghesia, la sedicente élite dell'intelligenza si presenta sulla scena della storia come "nuova aristocrazia (...) patentata e privilegiata" (8).
La caratteristica fondamentale "degli ingegneri di Stato che formeranno una nuova classe privilegiata politico-scientifica" (9), non si precisa solo nell'identificazione dell'ideologia marxista ma, come dicevamo, più generalmente in ogni ideologia socialista autoritaria teorizzante l'accertamento politico e la pianificazione economica. Le strutture espresse da tale regime rendono congeniale l'uso monopolistico della scienza (10). Quest'ultima, fonte di potere puro, come abbiamo già visto nell'articolo precedente, è disponibile a qualsiasi uso, secondo la precisazione malatestiana, e può pertanto storicizzarsi diventando così scienza dell'amministrazione. Cessato lo Stato borghese, ammonisce il Merlino, può risorgere lo "Stato amministrativo" perché fra "amministrazione e dominazione non c'è opposizione" (...). Un'amministrazione centralizzata di tutta la ricchezza e di tutta l'industria di un paese sarebbe certamente un dispotismo spaventevole" (11).

Amministrazione delle cose - Amministrazione degli uomini

Infatti il dispotismo dei padroni di stato "sarebbe uguale al dispotismo politico della Stato attuale, più la somma del dispotismo economico di tutti i capitalisti, il cui capitale passerebbe nelle mani dello Stato popolare; il tutto moltiplicato con l'aumento di accentramento necessariamente richiesto dal nuovo Stato politico ed economico ad un tempo. (Dispotismo dello Stato popolare) = (Dispotismo politico presente) + (Dispotismo economico di tutti i capitalisti) X (x gradi di accentramento). E per soddisfare ai bisogni di questo nuovo terribile mostro, quale nuovo e mostruoso meccanismo burocratico bisognerebbe creare? Che esercito di impiegati iniziati nei complicatissimi misteri di governo? Classe distinta o superiore al popolo, e perciò stesso tirannica ed odiosa" (12).
La puntualizzazione di Cafiero viene ampliata dalla posteriore analisi malatestiana che non vede soluzione di continuità fra sfera tecnico-amministrativa e sfera politico-direttiva. Tale precisazione, che confuta un famoso passo di Engels, si rende necessaria riguardo all'ideologia dell'efficientismo amministrativo come forma neutra rispetto all'uso politico parallelo che è sempre necessariamente dominante. "Quando Federico Engels, forse per parare una critica anarchica, diceva che sparite le classi lo Stato propriamente detto non ha più ragione di essere e si trasforma da governo degli uomini in amministrazione delle cose, non faceva che un vacuo gioco di parole. Chi ha il dominio sulle cose, ha il dominio sugli uomini; chi governa la produzione governa il produttore; chi misura il consumo è il signore del consumatore" (13).
A questo punto stabilito che l'ideologia dell'"intelligenza" privilegia conseguenzialmente la teorizzazione della disuguaglianza naturale, ci si domanda, quale forma storica di sfruttamento si configura dalle strutture tecno-burocratiche, dopo che è scomparso quello capitalistico-borghese?

La divisione del lavoro come disuguaglianza naturale

Per rispondere a questa domanda dobbiamo tornare nuovamente ad analizzare l'uso storico-sociale della scienza, nella divisione del lavoro fra intellettuale e manuale. In questa divisione gerarchica la scienza, che in sé è neutra e quindi fonte di potere puro, secondo la penetrante puntualizzazione malatestiana, si storicizza in un processo di monopolizzazione che sfocia in "proprietà intellettuale" (14). Tale proprietà si risolve operativamente nella distinzione fra lavoro manuale e lavoro intellettuale, definiti rispettivamente lavoro "semplice" e lavoro "composto" proprio sulla base marxiana dell'analisi del valore (15). "Essi pretendono che l'ora di lavoro dell'ingegnere, dell'architetto o del medico, debba essere considerata come equivalente a due o tre ore di lavoro del fabbro, del muratore e dell'infermiera. (...) Ebbene, stabilire questa distinzione (...) significa dividere la società in due classi ben distinte: l'aristocrazia del sapere, al di sopra delle mani callose; l'una, consacrata al servizio dell'altra; (e tutto questo con) la sanzione della Rivoluzione Sociale" (16). L'analisi di Kropotkin all'obiezione "scientifica" che "la "forza-lavoro" dell'ingegnere costa di più alla società che la "forza-lavoro" dello sterratore (...) perché le spese "necessarie" per formare un ingegnere sono più considerevoli di quelle per formare uno sterratore" (17), non si precisa solo nella controproposta del comunismo anarchico, che qui non interessa valutare, ma nell'individuazione dell'ideologia mistificante del collettivismo statalizzato. "Ma tanto i manuali che gli ingegneri, tessitori o scienziati, sono tutti salariati dello Stato, - tutti funzionari - come ultimamente si diceva per indorar la pillola" (18).
La divisione del lavoro fra manuale e intellettuale e la conseguente scala gerarchica dei privilegi, risulta "naturale" non solo perché vi è la teorizzazione ideologica "dell'aristocrazia dell'intelligenza", ma anche perché la "proprietà intellettuale" è apparentemente anonima e invisibile. E' questa anonimità che crea la premessa per la dittatura di classe (19) come adeguamento socio-economico conforme all'ordine naturale. Sedato ogni conflitto e ogni tensione fra processo storico e natura, ricompensata questa lacerazione nel suo "oggettivo" ordine gerarchico, la struttura tecno-burocratica si risolve necessariamente in una staticità sociale che ricorda, per analogia quella dell'alto medio evo, quando appunto ordine sociale e natura coincidevano. Ma allora, ci si domanda nuovamente, quale forma storica si configura nello sviluppo tecno-burocratico?

Il feudalesimo industriale

La risposta si trova, secondo Proudhon, nello sviluppo insanabile delle contraddizioni economiche e parallelamente nello sviluppo incontrollato del "capitalismo irrazionale e instabile". (20).
Questo capitalismo, ideale degli economisti liberisti, sfocia fatalmente in una concentrazione che si risolve in una "formazione corporativa, in una FEUDALITÀ INDUSTRIALE (21).
Essa si precisa e si caratterizza per un "sistema di concessioni governative e di monopoli di stato, (e per) un sistema di corporazioni, che unisce insieme i padroni e rappresentanti di assemblee popolari (intraducibile in italiano: jurandes)" (22). Questa "FEUDALITÀ", a giudizio di Proudhon, non risolvendo alcune contraddizioni, come l'unione fra padroni e operai, sfocia a sua volta in un "IMPERO INDUSTRIALE" (23) che risolve non solo le anatomie economiche, ma anche quelle politico-nazionali.
La distinzione proudhoniana fra "FEUDALITÀ" e "IMPERO INDUSTRIALE", è diretta a chiarire che la "FEUDALITÀ", qui chiaramente anticipatrice del regime economico fascista (il sistema delle corporazioni), (24) non risolve tutte le contraddizioni del capitalismo (come avverrà proprio nel fascismo) mentre l'"IMPERO", sotto questo aspetto, è un più completo "mezzo di accentramento" (25) e quindi più perfezionato. L'analogia fra fascismo e socialismo statale è ripresa, sul piano propriamente economico, da Berneri che scrive "tanto l'uno che l'altro partono da due idee centrali: necessità di un preminente intervento statale per l'organizzazione della vita economica in piano nazionale" (26).
Analogia, perché entrambi questi regimi hanno attuato un tipo di sfruttamento che vede lo Stato come monopolizzatore della forza-lavoro, unico signore di essa. Questo rapporto fra Stato e masse sfruttate, si precisa, nell'analisi di Merlino, nel rapporto fra classe dirigente tecno-burocratica e classe dei lavoratori manuali. "I caporioni della classe operaia s'impadroniranno del potere e se lo terranno. Organizzeranno il lavoro, i pubblici servizi, una amministrazione e una burocrazia - anche troppa! - e sapranno introdurre, per mezzo di imposte od altro, nella distribuzione dei prodotti del lavoro, distinzioni ed ineguaglianze corrispondenti a quelle che passeranno tra le loro rispettive funzioni e quelle degli umili lavoratori manuali" (27).
I rapporti fra stato e forza- lavoro, fra classe tecno-burocratica e classe dei lavoratori manuali, si definisce e si esplicita, nel linguaggio di Kropotkin, in una forma chiamata "servaggio di stato" (28). Lo sfruttamento del lavoro, infatti, "invece d'essere limitato, viene posto sotto la protezione permanente della legga. Esso diviene una istituzione, allo stesso titolo dello stato. Diviene una parte della Costituzione, come lo era appunto la servitù in Francia fino alla Grande Rivoluzione" (29). L'anarchismo individuando la classe tecnoburocratica ha contemporaneamente individuato l'ideologia ispiratrice di essa, il socialismo statale. Tale individuazione è stata possibile attraverso l'analisi e la spiegazione parallela dell'uso storico sociale della scienza nella divisione gerarchica del lavoro. L'ideologia socialista autoritaria, però, non è stata l'unica ispiratrice della tecno-burocrazia, anche se rispetto al fascismo e al nazismo ha rappresentato una forma più perfetta di pianificazione.
Tutto questo fu compreso da Proudhon oltre cento anni fa. La distinzione da lui operata fra "FEUDALITÀ", anticipazione del fascismo (e più in generale delle economie "miste") e forma imperfetta di pianificazione, ed "IMPERO", anticipazione del comunismo autoritario di stato come forma perfetta di tale pianificazione, e così straordinariamente riassunta: "la conversione progressiva della feudalità industriale in impero industriale è la realizzazione del programma comunista". (30).

Mirko Roberti

1) P. J. Proudhon, Manuel du spéculateur a la bourse, Paris, Garnier, 1857, p.463.

2) P. Kropotkine, La Grande Rivoluzione, Ginevra, Risveglio, 1911, p.1.

3) P. Arscinov, Storia del movimento machnovista, Napoli, Ed. R.L., 1954, p.35.

4) Ibidem.

5) Ibid., p.37.

6) P. Kropotkine, La scienza moderna e l'anarchia, Ginevra, Il Risveglio, 1913, p.76.

7) M. Bakunin, Les endormeurs. Articles écrtis pour le journal l'Egalité, ora in M. Bakunin, Oeuvres, Tome V, Paris, P-V. Stock, 1911, p.130.

8) Ibid, p.132.

9) M. Bakunin, Stato e anarchia, ora in M. Bakunin, Stato e anarchia e altri scritti, Milano, Feltrinelli, 1968, p.193.

10) F. S. Merlino, Socialismo o monopolismo?, Napoli, Londra, 1887, p.177.

11) F. S. Merlino, I progressi della scienza politica e Herbert Spencer, ora in F.S. Merlino Concezione critica del socialismo libertario, Firenze, La Nuova Italia, 1957, p.193.

12) C. Cafiero, "Rivoluzione": anarchia e comunismo, ora in Dossier Cafiero, Bergamo, Max Nettlau, 1972, pp.31-32.

13) E. Malatesta, Stato "socialista", ora in E. Malatesta, Scritti scelti, Napoli, 1954, p.48.

14) F. S. Merlino, Socialismo o monopolismo?..., p.176.

15) Scrive Kropotkin nella Conquista del pane "per Marx questa distinzione è logica, giacché egli aveva ripresa per suo conto la teoria di Ricardo sul valore, e sostenuto che i prodotti si scambiano in proporzione della qualità di lavoro socialmente necessario alla loro produzione". Cfr. P. Kropotkine, La conquête du pain, Paris, P-V-. Stock, 1902, pp.221-222.

16) Ibid, p.221.

17) Ibidem.

18) Ibid., p.74.

19) J. Grave, La société future, Paris, P-V-. Stock, 1895, p.239.

20) P. Proudhon, Manuel du spéculateur..., p.VII.

21) Ibidem.

22) Ibid., p.VIII.

23) Ibid., p.IX.

24) G. Gurvitch scrive che questo passo di Proudhon anticipa chiaramente il totalitarismo fascista. Cfr. G. Gurvitch, Les fondateurs français de la sociologie contemporaine, II, Proudhon, Paris, C.D.U. 1955, p.54. Nella "feudalità" proudhoniana, più in generale, si possono vedere configurati tutti i sistemi "misti" (a economia privata-statale) contemporanei, "socialdemocratici" e democristiana.

25) P. J. Proudhon, Manuel du spéculateur..., p.IX.

26) C. Berneri, La vergognosa di Pisa, in L'adunata dei refrattari, New York, 16 febbraio 1934, ora in C. Berneri, Pietrogrado 1917 Barcellona 1937, a cura di P. C. Masini e A. Sorti, Milano, Sugar, 1964, pp.140-141. Più esplicita è l'individuazione della tecnoburocrazia fatta da Luce Fabbri: "L'essenza di questa nuova classe di tecnoburocrati è questa (...) opera di liquidazione delle forme antiquate del capitalismo, la sostituzione di tali forme con l'apparato statale, la sostituzione dei tecnici ai borghesi, nelle leve di comando, l'organizzazione dell'economia in conformità di un piano (...) e lo sfruttamento del proletariato manuale". Cfr. Luce Fabbri, Tra le riviste e i giornali, in Studi Sociali, Montevideo, Anno XII, Serie II, N.16, 31 luglio 1941, p.5.

27) F. S. Merlino, Il lato fossile del socialismo contemporaneo, ora in F. S. Merlino, Revisione del Marxismo, a cura di A. Venturini, Bologna, Minerva, 1945, p.32.

28) P. Kropotkin, La scienza moderna..., p.153 ss.

29) Ibid., p.249.

30) P. J. Proudhon, Manuel du spéculateur..., p.470.