Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 4 nr. 32
ottobre 1974


Rivista Anarchica Online

Il "riformismo rivoluzionario" di Saverio Merlino"
di Mirko Roberti

Un'intelligenza critica tra marxismo e anarchismo.
Il basilare dilemma socialista in un tentativo originale di mediare, in una sintesi eclittica e personale, le opposte istanze.

Un esempio emblematico di revisione e critica dell'anarchismo è rappresentato dal pensiero e dall'opera di Francesco Saverio Merlino. (Napoli 1856 - Roma 1930). Illuminante ed emblematico perchè la parola che segna il passaggio dalle sue posizioni anarchiche rivoluzionarie e quelle riformiste (peraltro estremamente originali) esprime ancora oggi un modello generale denso di temi e di elaborazioni. Tale modello, suscettibile di analisi e di interpretazioni, ci documenta infatti i motivi e gli sviluppi di questa revisione, permettendoci di comprendere e di valutare il confronto tra la tesi rivoluzionaria e quella riformista. L'inestricabile nesso, a volte contraddittorio, tra riforma e rivoluzione, democrazia e socialismo, stalinismo e federalismo, presente nella sua dottrina, riassume per intero l'inevitabile posizione di una critica che è passata dal campo interno a quello esterno dell'anarchismo.
L'interesse e l'attualità dell'intelligenza critica del pensiero di Merlino, la sua grande onestà etica ed intellettuale, la sua stessa non comune esperienza di agitatore e di propagandista ci permettono una lettura estremamente affascinante del suo itinerario ideologico. La contemporanea presenza di più proposte di per sè contraddittorie, che noi metteremo a confronto, è dunque non solo peculiare alla sua personale ricerca, ma rappresenta, come dicevamo, un modello generale capace di assumere per intero il confronto e lo scontro tra la proposta riformista e quella rivoluzionaria. Questo conflitto, drammaticamente tacitato nell'elaborazione merliniana, dovrà al contrario, nella nostra lettura, esserne esaltato per poterne cogliere tutta la ricchezza di spunti, intuizioni, temi e proposte perse nella memoria non solo della cultura accademica e ufficiale, ma anche di quella rivoluzionaria.

I sistemi socialisti e il problema del "valore"

La ragione teorica che sta alla base del nucleo centrale del pensiero di Merlino (la differenza, cioè, tra sistemi socialisti ed essenza del socialismo) è la stessa che sorregge la sua impostazione critica, il suo esame di revisione non solo del marxismo e dell'anarchismo, ma anche dei vari sottosistemi inerenti ad essi: comunismo, individualismo, mutualismo, ecc. Secondo il Merlino, nessuno di essi può esprimere compiutamente il contenuto del socialismo, che trascende l'ambito di una sua definizione formale, per coagularsi invece in una tendenza generale verso la libertà e l'uguaglianza.
Sotto questo aspetto anche marxismo e anarchismo, assunti come sistemi e dottrine, non sfuggono a tale insufficienza storica. Le critiche mosse ad entrambi sono ovviamente di natura diversa Come diversa è la propensione ideologica merliniana che le sottintende, spostata palesemente verso una aperta simpatia per il socialismo libertario), non però il nucleo centrale di tali critiche, che rimane il più delle volte comune.
Uno dei più significativi di tali nuclei di "doppia critica", proprio per la sua contraddittorietà, è dato dal problema del valore nel campo economico. Attraverso l'analisi di esso, Merlino conclude per l'impossibilità di una attuazione pratica sia del collettivismo autoritario, sia del comunismo anarchico.
Scrive Merlino "Noi concepiamo la società futura al di fuori di tutte le regole dell'economia politica e dell'aritmetica capitalistica. Lo scambio, la rimunerazione, la ripartizione dei prodotti secondo le opere, la ricerca del criterio esatto per attribuire unicuique suum, è l'utopia di oggi. Non si può valutare ciò che appartiene a ciascun individuo nel prodotto variabile e indivisibile del lavoro collettiva. Nè l'economia politica nè Marx sono riusciti ad oggettivare il valore, che è un rapporto formantesi caso per caso fra una cosa e un bisogno. Laddove la produzione è collettiva, la rimunerazione del lavoro non può essere che collettiva e organizzata in modo da soddisfare i bisogni". (1). Questa classe critica comunista-anarchica all'economia politica e quindi anche al marxismo, basata sulla concezione dell'invisibilità del lavoro sociale, permette al pensiero merliniano di sviluppare ed approfondire la sua analisi del collettivismo autoritario. Il suo sbocco sarà però contraddittorio, perchè il Merlino non arriverà alla negazione comunista anarchica del valore"... non so rassegnarmi a considerare come parte integrante dei principi anarchici "la negazione del valore, il quale è un fenomeno naturale..." (2), nè accetterà la proposta collettivista autoritaria di oggettivare il valore attraverso il tempo-lavoro (3).
La soluzione di Merlino si basa sull'equità dei campi e quindi sulla possibilità di sviluppare tale legge in una società egualitaria. "Cessando le sopraffazioni, scemando le ineguaglianze sociali si viene determinando il valore, cioè un rapporto di equivalenza tra le cose, che corrispondono non alla volontà e ai capricci individuali, ma ai bisogni universali e permanenti degli uomini. Certo questo rapporto è sempre inquinato dalle ineguaglianze e preponderanze di classe, oggi, per esempio, dalla prevalenza della classe benestante sulla classe operaia... Solo in una società egualitaria il valore potrà essere determinato sulla secondo l'utilità rispettiva delle cose in rapporto ai bisogni generali. Il che prova un'altra cosa: che lungi dal cessare di funzionare in una società socialista, la legge del valore vi si perfezionerà" (4).
La proudhoniana "costituzione del valore" è fatta propria dal Merlino (5), anche se liberata dal sistema mutualista; la contraddittorietà cui accennavamo prima si riferisce invece alla manifesta fuga ideologica e politica nella critica dell'anarchismo. Infatti, mentre per criticare il collettivismo autoritario, gli argomenti sono, per così dire, di natura "scientifica", l'impossibilità di "oggettivare il valore" ecc., gli argomenti per criticare il comunismo anarchico sono al contrario di natura squisitamente politica e ideologica. La caricatura del comunismo anarchico, fatta dal Merlino nel suo "Pro e Contro il Socialismo" (6), sbocca in una vera critica alla concezione anarchica della società umana "io credo che il vizio capitale dell'anarchismo sta nel concetto di società umana, che per glu uni (individualisti) è evanescente, è addirittura un mito; per gli altri (i comunisti) è troppo vaga e vacua o almeno manca di forme concrete e determinate, è non solo una visione di una società lontana, molto lontana (ciò che basterebbe del resto ad escludere che possa da essa ricavarsi il programma di un partito d'azione), ma sfugge ad ogni esame e ad ogni critica (7)".
Questo passaggio contraddittorio della contestazione scientifica alla scelta ideologica risulta ancor più evidente nel rapporto fra lotta di classe e lotta rivoluzionaria.

Lotta di classe e lotta rivoluzionaria

Merlino primo teorico "revisionista" del marxismo in Europa (8), esclude la progressiva polarizzazione delle classi nella società capitalistica profetizzata dal marxismo, per accostarsi, al contrario, ad una concezione che vede un avvicinamento ed una integrazione fra le classi sociali. All'ipotesi "catastrofica" tipica del marxismo dell'età della Seconda Internazionale, egli afferma che "le classi hanno, tutte e ciascuna, interessi particolari e divergenti e interessi comuni e convergenti. Le differenze tra di esse si vanno attenuando. Le classi si avvicinano, non si allontanano. Crescono le classi intermedie (9)". Anche qui abbiamo una felice intuizione sulla non proletarizzazione delle classi intermedie, ma tale constatazione non si esplica in una scelta rivoluzionaria, ma nell'abbandono di tale proposta considerata velleitaria e a volte controproducente
Se da una parte, dunque, vi è l'esigenza di superare l'equazione lotta di classe uguale socialismo e lotta di classe uguale rivoluzione, dall'altra essa si cristallizza nella proposta di un socialismo cooperativistico e nel rifiuto, non assoluto ma preponderante, del processo rivoluzionario. "La rivoluzione non è un capitolo dell'evoluzione, nè è un semplice episodio. Ma non bisogna dimenticare che la sua stessa forma violenta è di ostacolo al progresso, che essa cova in sè i germi della reazione, e che l'umanità progredisce non in grazia delle rivoluzioni o delle contro-rivoluzioni, ma malgrado esse" (10).
L'abbandono dell'alternativa rivoluzionaria porta il pensiero merliniano a formulare una strategia basta sull'alleanza tra classe operaia e piccola borghesia, tra masse sfruttate e classi produttive intermedie. Egli afferma che "l'alleanza naturale del proletariato è con la piccola e media borghesia contro l'alta borghesia, che è quella che realmente gode i frutti del male di tutti nell'attuale ordinamento sociale" (11). Alla visione riduttiva e semplicistica della società divisa tra classe capitalistica e classe operaia, egli oppone una visione più complessa e articolata, dove la pressione della dipendenza di classe è più sfumata e agisce sia direttamente dal vertice della piramide sociale sia in progressione gerarchica sfumata dal vertice alla base. "Gli schiavi degli uni - egli afferma - sono i padroni degli altri" così che " gli inferiori agiscono sotto la pressione che viene dall'alto, premendo a loro volta sui sottoposti" (12).
Ma a questa realistica costatazione dei rapporti di forza tra le classi, non si accompagna anche una "lettura" che scorga oltre alla reciproca dipendenza e coadattamento, la contemporanea presenza di un conflitto antagonistico latente e potenziale capace di trasformarsi in progetto rivoluzionario. Su questa traccia Merlino è portato ad abbracciare progressivamente una fede, a nostro avviso, acritica, nel "progresso" e nell'identificazione tra il suo sviluppo e quello della libertà e dell'eguaglianza. E sarà sempre su questa traccia che Merlino verrà ad identificare socialismo e democrazia. Dall'intreccio complessivo di queste concezioni, l'ideologia merliniana perderà la parte più cospicua e feconda del patrimonio teorico dell'anarchismo, l'analisi, cioè, dei rapporti formali e proporzionali tra le classi, la scoperta bakuniniana che lo sviluppo storico cambia la natura e la composizione sociale delle classi, non le loro distanze. Sul tema del rapporto tra classi e stato, questa perdita teorica e ideologica diverrà più chiara e palese.

Lo stato riformato

Il processo di riproduzione della disuguaglianza, attraverso la costituzione gerarchica delle classi, e la sua inevitabile concretizzazione nell'organismo statale, il rapporto logico ed interdipendente tra classi e stato, tra potere e sue articolazioni non si ricompone interamente nell'esposizione teorica di Merlino. Nella logica del suo riformismo la separazione tra di esse si ingigantisce, significativamente, a nostro avviso, in modo tale da permettergli di formulare delle giuste analisi, accompagnate da proposte operative contraddittorie.
Vi è tutta dispiegata, da una parte, la teoria anarchica sulla natura di ogni potere e la proposta, dall'altra, di poterlo mitigare, con garanzie democratiche e costituzionali. Questa tensione, tra comprensione scientifica e proposta politica, risulta evidente, per esempio, rispetto alla teoria marxista della "dittatura del proletariato". Egli anticipa tutta la potenzialità dominante raccolta in essa "supposto anche che la classe operaia si impossessi del potere in qualunque modo, chi lo eserciterebbe davvero in suo nome sarebbe un piccolo numero di persone che tenderebbe a divenire nuovamente classe dirigente" (13). Non solo, ma riprendendo la geniale intuizione di Bakunin sull'inevitabile sbocco tecno-burocratico del marxismo, la comprensione merliniana riuscirà a delineare a grandi tratti la sua configurazione sociale e politica.
L'emergere della "nuova classe" si sviluppa sul terreno dell'amministrazione e della divisione del lavoro. I nuovi dirigenti "organizzeranno il lavoro, i pubblici servizi, una amministrazione e una burocrazia - anche troppa! - e sapranno introdurre, per mezzo di imposte od altro, nella distribuzione dei prodotti del lavoro, distinzioni ed ineguaglianze corrispondenti a quelle che passeranno tra le loro rispettive funzioni e quelle degli umili lavoranti manuali" (14). Ma a questa comprensione non fa seguito una soluzione rivoluzionaria, bensì riformista, sviluppata in aperta contraddizione con le premesse analitiche.
Al Merlino riformista che identifica stato e società e stato e governo, proponendoci il male minore "Bisogna rassegnarsi a subire alcuni mali", correggendo la forma autoritaria del governo "Ora lo Stato non è altro; e la questione non è se esso debba essere mantenuto, ma come deve essere costituito" (15), rispondiamo con il Merlino anarchico e rivoluzionario "Questo è il problema da risolvere: Disorganizzare il governo per organizzare l'economia, o più generalmente, disorganizzare lo Stato per organizzare la società" (16).
L'individuazione dell'aspetto tecnico e scientifico inerente alle funzioni dominanti, l'impossibilità di dividere o svuotare il loro significato politico rispetto all'uso della loro gestione non costituiscono, nel riformismo merliniano, norma di trasposizione valida per interpretare anche il meccanismo del potere democratico e parlamentare. Così se da una parte la sua critica al marxismo coglie per intero la sua natura storica, sapendone ben individuare gli sviluppi pratici di nuovo dominio e sfruttamento, dall'altra la sua "difesa" del sistema parlamentare e democratico, la sua proposta di purificarlo dalle manipolazioni politiche e clientelari, risulta oggi penosamente utopistica.
Tutto il criticismo merliniano teso a demistificare il suffragio universale "la grande mistificazione del secolo", a riconoscere, nell'istruzione gerarchica e non sindacabile della delega, il meccanismo di un nuovo potere ("Il deputato o consigliere (...) da qualunque classe provenga, foss'anco dalla classe operaia, si emancipa da quella classe, e va a formare da tutti i suoi colleghi una classe a sè" (17)), si infrange e si arresta nell'illusione posteriore di allargare le basi ideali della democrazia, vivificandola attraverso la partecipazione popolare. Il groviglio di contraddizioni che pervade le proposte operative di Merlino, fa riferimento all'autenticità delle sue intenzioni ideologiche, che non abbandonano la meta finale del socialismo, l'abolizione delle classi. La praticabilità di esse, però, si sposta ora non più sul terreno delle possibilità storico-materiali, ma sul terreno di una pura intenzionalità etica.
Strategia materialistica e tensione etica, grande patrimonio dell'anarchismo, subivano ora un rovesciamento nella elaborazione merliniana, per cui la strategia, basata sulla pura intenzionalità etica, era ecletticamente ed empiricamente alla ricerca di fondamenti e di occasioni materialistiche.

L'essenza del socialismo

Abbiamo detto sopra che il nucleo centrale del pensiero di Merlino, è rappresentato dalla distinzioni tra sistemi ed essenza del socialismo, tra forma e contenuto. L'anima di questa essenza è l'etica socialista, che diventa, nell'ideologia merliniana, la scienza della giustizia. Questa concezione, mutuata in gran parte da Proudhon, acquista nella ricerca e nella prospettiva di Merlino un significato ancora una volta contraddittorio.
La costruzione del socialismo, nota giustamente Merlino, non scaturisce automaticamente dalla lotta di classe, esso è un progetto che viene posposto coscientemente nello sviluppo storico "La questione è morale e giuridica, non economica. Credere di derivare la necessità del socialismo da una dottrina economica, dall'analisi dei fattori della produzione del valore, è stato l'errore del quale, secondo noi, Marx ha trascinato i socialisti di tutte le scuole" (18). La tensione etica trascende dunque la sua costituzione formale: essa rappresenta una ricerca morale che esula dal campo dottrinale e scientifico.
Lo sbocco non solo logico, ma anche ideologico, di tale premessa è rappresentato dal comunismo anarchico "ognuno dà secondo le sue forze e ricava secondo i suoi bisogni", che è oggetto invece, da parte di Merlino, di una sarcastica critica. La riduttività delle norme giuridiche, presentate in tale ordinamento, nota il Merlino, e l'insufficienza delle sue forme istituzionali, rappresenta una organizzazione sociale "amorfa" tendente alla paralisi (19).
Ma l'alternativa della sua proposta è palesemente contraddittoria, perchè il meccanismo giuridico che egli propone per realizzare scientificamente l'etica socialista, è un involucro formale molto rigido, ovviamente, del comunismo anarchico. La fusione merliniana tra giustizia retributiva (di istanza collettivista) e giustizia distributiva (di istanza comunista) salva solo in parte l'artificiosità del suo impatto strutturale. A questa contraddizione segue subito un'altra di maggior spicco e rilevanza.
Il rapporto tra sistema ed essenza del socialismo, tra forma e contenuto, nel quadro della distinzione merliniana, se da una parte ha permesso la felice intuizione dell'autonomia del progetto socialista rispetto allo sviluppo storico, dall'altra ha impedito una comprensione del legame esistente tra questo rapporto e quello più generale tra fini e mezzi. La analogia, infatti, tra essenza e fini del socialismo, e sistemi e mezzi di esso, non può essere sottovalutata, sia all'interno della metodologia riformista, sia di quella rivoluzionaria.
Abbiamo qui di nuovo un abbandono notevole della speculazione critico-storica dell'anarchismo: la possibilità di individuare e di definire, oltre alla loro descrizione storico-sociale, i rapporti formali e proporzionali che presiedono ad ogni costituzione gerarchica ed autoritaria. Il processo rivoluzionario tendente alla sua abolizione deve esprimere e sviluppare rigorosamente, nella forme metodologiche, tutte le sue premesse finalistiche: come il fine del socialismo ne condiziona i mezzi, così l'essenza ne condiziona i sistemi. E se è vero, in parte, che la tensione etica del progetto socialista trascende i sistemi che hanno una maggiore condizionalità temporale, è altrettanto vero che la loro importanza non si riferisce alla loro capacità costitutiva, ma bensì regolativa. Del resto lo stesso Merlino dovrà riconoscere che "le forme del socialismo possono essere adoperate a distruggerne l'essenza" (20). Certo, aggiungiamo noi, solo quelle che non sviluppano rigorosamente il suo obiettivo finalistico.

Progresso storico e possibilità progettuale

I termini del conflitto tra riformismo e rivoluzione sono stati delineati in questi cento anni di storia del socialismo. Termini di conflitto perchè il riformismo sta al "progresso storico", come la rivoluzione sta alla possibilità progettuale di dominarlo. Nell'area attinente al campo del riformismo vanno inseriti anche tutti quei movimenti "rivoluzionari" che hanno riprodotto nel loro processo di sviluppo, con forme storico-sociali diverse, i rapporti formali e proporzionali che costituiscono geometricamente l'impianto strutturale di ogni organizzazione autoritaria. L'ideologia merliniana nella ricerca di un equilibrio tra scelta rivoluzionaria e scelta riformista, ha rappresentato questo conflitto in tutta la sua dimensione teorica, perchè costruita su una esperienza storica diretta, vissuta in prima persona.
Ma il riformismo di Merlino tutto personale, meditato e sofferto, va inquadrato nell'area cui accennavamo poc'anzi. La sua peculiarità sta nella drammatica contraddizione presente tra i fini perseguiti e i mezzi propugnati. Perchè mentre i fini erano sinceramente libertari ed egualitari, i mezzi attingevano, al contrario, nel campo democratico e progressista, troppo incline ad assecondare la storia invece di correggerla.
Ora la concezione metodologica di ogni riformismo si basa su una ipotesi strategica dedotta da una immagine della realtà, così come essa si presenta e si evolve "spontaneamente". Il suo "realismo", contrapposto all'utopismo rivoluzionario, non vede nessuna alternativa storico-sociale, se non ripetendo nel suo processo di sviluppo, tutti i tratti di questa immagine. Nel caso di Merlino, la contraddizione sta nel rapporto tra la recezione passiva di essa, propria del riformismo, e la costruzione attiva richiesta dall'obiettivo finale, propria del processo rivoluzionario. Tale processo, carico di innumerevoli possibilità progettuali, si realizza in una prassi che riconosce la realtà per quel tanto che la trasforma. Nessuna possibilità di vedere attuato il socialismo attraverso una prassi riformista, nessuna possibilità di dichiararsi "riformista rivoluzionario" (21). L'essenza del socialismo non sta nel progresso storico, dimensione del riformismo, ma nella possibilità progettuale, dimensione della rivoluzione.

Mirko Roberti

1) F. S. Merlino, Concezione critica del socialismo libertario, Firenze 1957, pag. 9-10.

2) F. S. Merlino, ivi, pag. 141.

3) F. S. Merlino, Revisione del marxismo, Bologna 1945, pag. 55 e ss.

4) F. S. Merlino, ivi, pag. 52.

5) Per l'influenza di Proudhon su Merlino si veda, F. S. Merlino, Abrégé des ouvres de Proudhon, Paris, 1897.

6) F. S. Merlino, Pro e contro il socialismo libertario, Milano 1897, pag. 212 e ss.

7) F. S. Merlino, Revisione..., op. cit. pag. 201.

8) Cfr. quanto scrivono Aldo Venturini e P.C. Masini nell'introduzione a La concezione... op. cit. pag. XVIII.

9) F. S. Merlino, Il socialismo senza Marx, Bologna 1974, pag. 289.

10) F. S. Merlino, Il problema economico e politico del socialismo, Milano 1948, pag. 218.

11) F. S. Merlino, Revisione..., op. cit. pag. 75.

12) F. S. Merlino, Pro e contro..., op. cit. pag. 89-90.

13) F. S. Merlino, ivi, pag. 25.

14) F. S. Merlino, Revisione..., op. cit. pag. 32.

15) F. S. Merlino, Il problema..., op. cit. pag. 272.

16) F. S. Merlino, Concezione..., op. cit. pag. 202.

17) F. S. Merlino, Socialismo e Monopolismo?, Napoli-Londra 1887, pagg. 269-270.

18) F. S. Merlino, Revisione..., op. cit. pag. 45.

19) F. S. Merlino, Formes et essence du socialisme, Paris 1898, pagg. 152-168.

20) F. S. Merlino, Pro e contro..., op. cit. pag. 43.

21) F. S. Merlino, Il socialismo senza Marx, op.cit pag. 571.

Socialismo senza Marx

Sotto il titolo suggestivo "Il socialismo senza Marx", Aldo Venturini ha raccolto e ordinato, in un disegno organico per temi e argomenti gli scritti "revisionisti" e "critici" di Francesco Saverio Merlino. Revisionisti e critici perchè prodotti dopo la "svolta" operata dal Merlino nel 1897, svolta che lo vide passare, dopo vent'anni di militanza anarchica, al campo socialista e parlamentare. In questa raccolta non sono presenti quindi gli scritti e i volumi del periodo anarchico. Pur non potendo fare un confronto, che risulterebbe estremamente interessante, tra quest'ultimo periodo e quello cosiddetto "revisionista", il volume offre comunque la possibilità al lettore di comprendere i termini di un dibattito in parte ancora attuale.
Non solo sono presenti i termini di un confronto tra socialismo e anarchismo, riformismo e rivoluzione ma anche sono sviluppati in alcune parti fondamenti teorici e le ragioni ideologiche dell'anarchismo. Sebbene essi non siano esplicitati attraverso una esposizione diretta, essi emergono ugualmente con l'analisi e la critica continua propria di Merlino. Essa mirava a porre in una posizione equidistante dal marxismo e dall'anarchismo, il suo socialismo critico e libertario, liberandolo dalla tirannia dei "dogmi" e dei "sistemi".
I temi affrontati con questa dimensione interpretativa pervadono pressochè tutta l'antologia che costituisce il presente volume: dagli scritti pubblicati nella sua "Rivista critica del socialismo" dove affronta e sviluppa la sua critica al marxismo, ai capitoli più interessanti del "Pro e Contro il Socialismo" e de "L'utopia collettivista", dove analizza a fondo, secondo la sua interpretazione, i confini tra la dimensione scientifica e quella utopistica dell'anarchismo e del socialismo. La ricchezza di cultura e di dottrina del Merlino, la sua scrupolosa e meticolosa trattazione sui temi e dei problemi, costituiscono un'altra ragione per leggere e meditare questo libro.

Il volume di circa 700 pagine, costa Lire 8.000. E' in vendita nelle maggiori librerie e può essere richiesto all'editore Massimiliano Boni di Bologna (via Marco E. Lepido, 203/24).