Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 4 nr. 29
maggio 1974


Rivista Anarchica Online

I conti in tasca
di E. Cipriano

Il 30 marzo 1974 il Consiglio dei Ministri ha approvato, come ogni anno, la "Relazione Generale della situazione del Paese" relativa all'anno precedente. Il documento rappresenta un momento importante della classe dirigente, politica ed economica, poiché analizza gli eventi dell'anno precedente per meglio puntualizzare gli indirizzi futuri da prendere, che verranno codificati nella "relazione previsionale e programmatica".
La "relazione sulla situazione del Paese" è un documento ampiamente criticato per l'enorme quantità di dato particolari e per la scarsità di dati riassuntivi e generali. Inoltre alcune stime sono frutto di approssimazioni e semplificazioni eccessive. Tutto ciò premesso, la relazione è sen'altro utile per la comprensione dell'andamento dell'economia del nostro Paese. Illustreremo qui di seguito i dati a nostro parere più interessanti.
L'andamento della produzione lorda vendibile dell'agricoltura, foreste e pesca ha segnato nel corso del 1973 un aumento in termini reali del 7,4% rispetto al 1972, anno che aveva visto una diminuzione del 5,1% in relazione al 1971. Ciò vuol dire che rispetto al 1971 la quantità prodotta nel 1973 è aumentata di poco più del 2%.
Le attività industriali, nel 1973, si sono poste nuovamente come "settore traente" ed il valore aggiunto complessivo ha raggiunto i 28.843 miliardi di lire, con un aumento in termini monetari, pari al 18,4% rispetto al 1972, cifra che si ridimensiona all'8% secondo termini reali (cioè non tenendo conto dell'inflazione). In questo settore le industrie che hanno visto espandere in misura maggiore la propria importanza sono quelle manifatturiere, che da un saggio di incremento reale del 4,9% del 1972 sono passate al 9,1% con una produzione valutata in 21.065 miliardi di lire.
Le attività terziarie, settore principe delle economie post-industriali, hanno subito nel 1973 una leggera flessione di sviluppo che non contrasta comunque con le tendenze di lungo periodo. Il valore aggiunto di tali attività è ammontato infatti a 28.418 miliardi di lire, con un aumento in termini monetari, rispetto al 1072, del 14,6% che in termini reali equivale al 5,4%.
Il valore complessivo del prodotto lordo del settore "privato" (che comprende anche le imprese a partecipazione statale) ha avuto una variazione percentuale, in termini reali, del 6,9%, mentre quello dell'amministrazione pubblica ha registrato un aumento del 2,9%. Questi dati, solo apparentemente contraddicono l'aumentata importanza del settore pubblico, il quale non comprende solo la pubblica amministrazione ma anche, e soprattutto, quelle imprese (conteggiate nel settore "privato") in cui lo stato detiene quote di proprietà.
Il prodotto lordo interno (cioè esclusi i proventi dall'estero) al costo dei fattori vede al primo posto le attività industriali con 28.843 miliardi di lire, seguite dalle attività terziarie con 28.418 miliardi, dall'amministrazione pubblica con 8.879 miliardi, dall'agricoltura foreste e pesca con 7.322 miliardi.
In Italia nel 1973, su 53.981.000 abitanti, 19 milioni e 168 mila componevano le forze di lavoro; di questi gli occupati erano 18.500.000 di cui 278.000 sottoccupati. Vi erano inoltre 668 mila in cerca di occupazione di cui 248 ,ila disoccupati e 420 mila in cerca di prima occupazione. La composizione delle forze occupate nei vari settori ha visto una diminuzione del 3,2% nel settore primario con un calo di 106.000 unità (di cui 91.000 "indipendenti") , mentre il settore terziario ha avuto un aumento sensibile stimato del 3,7% rispetto al 1972 e in cifre assolute di circa 260.000 unità. L'industria ha interrotto la tendenza degli anni precedenti con una ripresa dell'occupazione valutata mediamente in +0,2% ma che vista nel suo sviluppo cronologico vede nel mese di ottobre del 1973 un aumento dell'occupazione pari a 193.000 unità.
Riguardo alla posizione professionale dei lavoratori si può notare un considerevole aumento dei lavoratori dipendenti il cui numero si è ampliato nel complesso di 251 mila unità, mentre quello dei lavoratori indipendenti (coltivatori diretti, artigiani, professionisti, ecc.) ha subito una contrazione generale di 82 mila unità. Continua lo spostamento dalla posizione indipendente a quella dipendente, che è passata dal 69,9% degli occupati totali nel 1971 al 70,9% nel 1972 e al 71,6% nel 1973. Tendono quindi a scomparire numericamente gli appartenenti al ceto medio piccolo-borghese, mentre più che proporzionalmente aumenta il settore tecnico e impiegatizio del ceto medio stesso. Diminuiscono gli imprenditori ed aumentano i "dipendenti privilegiati": questi dati confermano che il processo di "tecnoburocratizzazione" è in continua espansione.
Per quanto riguarda i redditi da lavoro dipendente notiamo subito che, contrariamente al tono entusiastico della relazione, questi sono si aumentati del 20,3%, ma bisogna considerare che sono aumentate le unità produttive occupate e che soprattutto abbiamo assistito nel corso del 1973, allo sviluppo di un fenomeno inflazionistico che ha visto l'indice generale (non quello riferito agli operai sicuramente più elevato) del costo della vita aumentare del 10,1%. Quindi tra diminuzione del potere d'acquisto e aumento dei lavoratori dipendenti (e non bisogna dimenticare i superstipendi dei superburocrati che fanno aumentare l'aumento medio) dobbiamo constatare che i redditi reali dei lavoratori hanno subito una flessione.
Per concludere questa breve rassegna statistica rileviamo che nel 1973 la professione ai consumi (misurata come rapporto tra la spesa per consumi e il reddito nazionale disponibile) è passata dall'85,6% del 1972 all'86,4% del 1973. L'aumento della spesa è determinato da un incremento di 7.870 miliardi di lire (+17,9%) dei consumi privati e da un incremento di 1.610 miliardi (+15,8%) dei consumi pubblici.
In netto recupero gli investimenti dopo due anni di stagnazione; nel complesso gli investimenti lordi, pari a 18.621 miliardi di lire nel 1973, si sono incrementati del 34,2% in valore rispetto al 1972 e del 15,2% in quantità. I prezzi hanno inciso notevolmente su questo incremento se si tiene conto della dipendenza dall'estero per numerosi beni di investimento.
La relazione è carente riguardo agli investimenti del settore pubblico e riporta numerosi dati non elaborati e non percentualizzati, quindi di scarso interesse; comunque ciò che colpisce è l'impulso dato agli investimenti da questo settore che si va sempre più sostituendo agli investimenti di tipo privato. Basterà raffrontare i valori assoluti del 1972 (gli unici finora disponibili) che vedono, a fronte di un totale di 13.876 miliardi di investimenti lordi interni, la componente pubblica raggiungere la considerevole quota di 3.292 miliardi.

E. Cipriano