Rivista Anarchica Online
I conti in tasca
di E. Cipriano
Il 30 marzo 1974 il Consiglio dei Ministri ha approvato, come ogni anno,
la "Relazione Generale della situazione
del Paese" relativa all'anno precedente. Il documento rappresenta un momento importante della classe
dirigente,
politica ed economica, poiché analizza gli eventi dell'anno precedente per meglio puntualizzare
gli indirizzi futuri
da prendere, che verranno codificati nella "relazione previsionale e programmatica". La "relazione
sulla situazione del Paese" è un documento ampiamente criticato per l'enorme quantità
di dato
particolari e per la scarsità di dati riassuntivi e generali. Inoltre alcune stime sono frutto di
approssimazioni e
semplificazioni eccessive. Tutto ciò premesso, la relazione è sen'altro utile per la
comprensione dell'andamento
dell'economia del nostro Paese. Illustreremo qui di seguito i dati a nostro parere più
interessanti. L'andamento della produzione lorda vendibile dell'agricoltura, foreste e pesca ha segnato
nel corso del 1973 un
aumento in termini reali del 7,4% rispetto al 1972, anno che aveva visto una diminuzione del 5,1% in
relazione
al 1971. Ciò vuol dire che rispetto al 1971 la quantità prodotta nel 1973 è
aumentata di poco più del 2%. Le attività industriali, nel 1973, si sono poste
nuovamente come "settore traente" ed il valore aggiunto
complessivo ha raggiunto i 28.843 miliardi di lire, con un aumento in termini monetari, pari al 18,4%
rispetto al
1972, cifra che si ridimensiona all'8% secondo termini reali (cioè non tenendo conto
dell'inflazione). In questo
settore le industrie che hanno visto espandere in misura maggiore la propria importanza sono quelle
manifatturiere, che da un saggio di incremento reale del 4,9% del 1972 sono passate al 9,1% con una
produzione
valutata in 21.065 miliardi di lire. Le attività terziarie, settore principe delle economie
post-industriali, hanno subito nel 1973 una leggera flessione
di sviluppo che non contrasta comunque con le tendenze di lungo periodo. Il valore aggiunto di tali
attività è
ammontato infatti a 28.418 miliardi di lire, con un aumento in termini monetari, rispetto al 1072, del
14,6% che
in termini reali equivale al 5,4%. Il valore complessivo del prodotto lordo del settore "privato" (che
comprende anche le imprese a partecipazione
statale) ha avuto una variazione percentuale, in termini reali, del 6,9%, mentre quello
dell'amministrazione
pubblica ha registrato un aumento del 2,9%. Questi dati, solo apparentemente contraddicono l'aumentata
importanza del settore pubblico, il quale non comprende solo la pubblica amministrazione ma anche, e
soprattutto, quelle imprese (conteggiate nel settore "privato") in cui lo stato detiene quote di
proprietà. Il prodotto lordo interno (cioè esclusi i proventi dall'estero) al costo dei
fattori vede al primo posto le attività
industriali con 28.843 miliardi di lire, seguite dalle attività terziarie con 28.418 miliardi,
dall'amministrazione
pubblica con 8.879 miliardi, dall'agricoltura foreste e pesca con 7.322 miliardi. In Italia nel 1973,
su 53.981.000 abitanti, 19 milioni e 168 mila componevano le forze di lavoro; di questi gli
occupati erano 18.500.000 di cui 278.000 sottoccupati. Vi erano inoltre 668 mila in cerca di occupazione
di cui
248 ,ila disoccupati e 420 mila in cerca di prima occupazione. La composizione delle forze occupate nei
vari
settori ha visto una diminuzione del 3,2% nel settore primario con un calo di 106.000 unità (di
cui 91.000
"indipendenti") , mentre il settore terziario ha avuto un aumento sensibile stimato del 3,7% rispetto al
1972 e in
cifre assolute di circa 260.000 unità. L'industria ha interrotto la tendenza degli anni precedenti
con una ripresa
dell'occupazione valutata mediamente in +0,2% ma che vista nel suo sviluppo cronologico vede nel mese
di
ottobre del 1973 un aumento dell'occupazione pari a 193.000 unità. Riguardo alla posizione
professionale dei lavoratori si può notare un considerevole aumento dei lavoratori
dipendenti il cui numero si è ampliato nel complesso di 251 mila unità, mentre quello
dei lavoratori indipendenti
(coltivatori diretti, artigiani, professionisti, ecc.) ha subito una contrazione generale di 82 mila
unità. Continua
lo spostamento dalla posizione indipendente a quella dipendente, che è passata dal 69,9% degli
occupati totali
nel 1971 al 70,9% nel 1972 e al 71,6% nel 1973. Tendono quindi a scomparire numericamente gli
appartenenti
al ceto medio piccolo-borghese, mentre più che proporzionalmente aumenta il settore tecnico
e impiegatizio del
ceto medio stesso. Diminuiscono gli imprenditori ed aumentano i "dipendenti privilegiati": questi dati
confermano
che il processo di "tecnoburocratizzazione" è in continua espansione. Per quanto riguarda
i redditi da lavoro dipendente notiamo subito che, contrariamente al tono entusiastico della
relazione, questi sono si aumentati del 20,3%, ma bisogna considerare che sono aumentate le
unità produttive
occupate e che soprattutto abbiamo assistito nel corso del 1973, allo sviluppo di un fenomeno
inflazionistico che
ha visto l'indice generale (non quello riferito agli operai sicuramente più elevato) del costo della
vita aumentare
del 10,1%. Quindi tra diminuzione del potere d'acquisto e aumento dei lavoratori dipendenti (e non
bisogna
dimenticare i superstipendi dei superburocrati che fanno aumentare l'aumento medio) dobbiamo
constatare che
i redditi reali dei lavoratori hanno subito una flessione. Per concludere questa breve rassegna
statistica rileviamo che nel 1973 la professione ai consumi (misurata come
rapporto tra la spesa per consumi e il reddito nazionale disponibile) è passata dall'85,6% del 1972
all'86,4% del
1973. L'aumento della spesa è determinato da un incremento di 7.870 miliardi di lire (+17,9%)
dei consumi
privati e da un incremento di 1.610 miliardi (+15,8%) dei consumi pubblici. In netto recupero gli
investimenti dopo due anni di stagnazione; nel complesso gli investimenti lordi, pari a 18.621
miliardi di lire nel 1973, si sono incrementati del 34,2% in valore rispetto al 1972 e del 15,2% in
quantità. I
prezzi hanno inciso notevolmente su questo incremento se si tiene conto della dipendenza dall'estero per
numerosi beni di investimento. La relazione è carente riguardo agli investimenti del settore
pubblico e riporta numerosi dati non elaborati e non
percentualizzati, quindi di scarso interesse; comunque ciò che colpisce è l'impulso dato
agli investimenti da
questo settore che si va sempre più sostituendo agli investimenti di tipo privato. Basterà
raffrontare i valori assoluti
del 1972 (gli unici finora disponibili) che vedono, a fronte di un totale di 13.876 miliardi di investimenti
lordi
interni, la componente pubblica raggiungere la considerevole quota di 3.292 miliardi.
E. Cipriano
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