Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 2 nr. 11
marzo 1972


Rivista Anarchica Online

Freud e la repressione sessuale
di G. M.

Spett. Redazione,
Vi ringraziamo per la pubblicazione del nostro articolo sull'orgonomia, che è stato utile se non altro per stimolare un dibattito.
Ci preme chiarire comunque che non pretendevamo di dimostrare la validità delle teorie orgonomiche; ma solamente suggerire un po' di prudenza. Infatti, con la tesi della pazzia di Reich la reazione tende a liquidare non solo l'orgonomia ma anche tutto il resto.
Non vogliamo insistere comunque sull'orgonomia; conveniamo che sono più interessanti le teorie socio-politiche di Reich. Vi inviamo infatti un primo articolo sull'argomento.
Gruppo Reichiano di Treviso

Ci proponiamo in questo articolo di riportare la critica di Wilhelm Reich (*) alla psicanalisi ufficiale. Riteniamo che questa sia una premessa necessaria all'esposizione delle teorie socio-politiche elaborate da Reich dopo la sua rottura con Freud. La critica alla psicoanalisi del resto è solo in parte una premessa, in quanto fin da qui il giovane allievo di Freud imposta in senso rivoluzionario tutta la sua ricerca.
È rivoluzionario infatti il collegamento postulato da Reich tra scienza e politica, con la conseguente demistificazione della cosiddetta neutralità della scienza, e la denuncia della psicoanalisi come scienza di classe.

Scienza di classe

Che cosa si intende per scienza di classe? Vorremmo chiarire che secondo noi non si tratta di liquidare aprioristicamente ogni e qualsiasi affermazione della scienza in quanto borghese, ma si tratta piuttosto di vedere come, dove, perché l'ideologia della classe borghese (che non è altro che l'espressione sovrastrutturale degli interessi borghesi) si sovrappone alla ricerca scientifica mistificandola e condizionandone i risultati. Ovvero: il ricercatore scientifico dovrebbe essere completamente disinteressato di fronte all'oggetto della propria ricerca. Dovrebbe essere quindi disposto ad accettare il risultato della sua ricerca, qualunque esso sia.
Questo però è molto difficile in quelle che si definiscono le scienze umane e sociali, come la psicologia, nelle quali il ricercatore spesso e volentieri si lascia fuorviare dalla sua ideologia o peggio dai suoi interessi di classe. Giustamente Reich ritiene che le scienza borghese è credibile tanto più quanto più il suo oggetto è lontano dall'uomo e dalla società.
I risultati della matematica pura sono apprezzabili; non sono invece apprezzabili i risultati della psichiatria, di cui già nel '34 Reich diceva che "rappresenta fra tutte le scienze il teatro della più incredibile ottusità, basti dire che mentre avrebbe il compito di elaborare i principi fondamentali dell'igiene psichica, funziona come un apparecchio che fosse stato fabbricato apposta per rendere ciò del tutto impossibile". (Reich: Cos'è la coscienza di classe).

Le scoperte di Freud

È evidente infatti il carattere di classe della psichiatria (denunciato ultimamente anche da Basaglia) la quale non è certo diretta alla cura del malato, ma semplicemente al controllo e alla esclusione del deviante. (Tra i devianti cioè tra i pazzi, il Lombroso includeva in una catalogazione molto variopinta, anche gli anarchici).
Per quanto riguarda la psicoanalisi, il discorso si fa più complesso, in quanto Reich giustamente non ha mai rinnegato tutto Freud ma solamente il secondo Freud.
Si deve riconoscere a Freud una notevole onestà intellettuale, e non c'è da stupirsi quindi se, malgrado i condizionamenti borghesi che si portava dietro, abbia potuto scoprire delle verità obiettivamente rivoluzionarie come la sessualità infantile, il complesso di Edipo, e il riconoscimento che la repressione sessuale è la causa fondamentale dell'infelicità e delle nevrosi. Tutto questo comportava implicitamente una critica radicale alla famiglia e alla morale borghese. Queste scoperte però ponevano Freud in conflitto con la propria classe, e anzi anche con se stesso, in quanto egli stesso aveva accettato ed attuato nella sua vita privata quella ideologia e quella morale. Sappiamo del resto quanta resistenza e quanto silenzio (un silenzio analogo circonda ancora il nome di Reich) abbia isolato Freud nei primi tempi.
Le sue scoperte postulavano infatti la necessità di una vera e propria rivoluzione. Se la repressione sessuale era la causa delle nevrosi: bisognava liberare la sessualità. Ma questo era già un problema politico e lo stesso Freud se ne dimostra consapevole nel 1908 nel suo saggio intitolato "La morale sessuale 'civile' e il nervosismo moderno". Citiamo testualmente: "Questo ci fa pensare allo stretto legame intercorrente fra tutte le istituzioni della nostra civiltà e alla difficoltà di modificare una parte senza tener conto della totalità".
Il problema come si vede è solo accennato. Freud si guarda bene dall'approfondirlo. In realtà non aveva nessuna voglia di fare la rivoluzione. Fa appello quindi ai politici, perché ci pensino loro. I politici sarebbero le persone che hanno l'autorità e la competenza necessarie a risolvere i problemi politici. Sfuggiva a Freud che i problemi politici non possono essere delegati alla classe politica cioè a chi ha il potere, in quanto sono problemi che interessano direttamente ciascuno di noi, e quindi devono essere gestiti da ciascuno.
Ma non basta. Non solo Freud si disinteressa dei problemi politici trincerandosi dietro la pretesa "neutralità della scienza". Purtroppo tentò una conciliazione tra le sue scoperte scientifiche (obiettivamente rivoluzionarie) e la sua ideologia (borghese).

Scienza e ideologia borghese

Dobbiamo dire che tale tentativo, dal punto di vista del sistema, è pienamente riuscito, in quanto questa conciliazione è stata praticamente accettata da tutti i seguaci di Freud, tranne Reich, i quali ne hanno ottenuto onore e lodi e gloria, in quanto il sistema ha capito che non aveva niente da perdere.
Lo Status Quo doveva essere salvaguardato. Attribuire la causa delle nevrosi alle strutture sociali era pericoloso. Le esigenze di conservazione e di razionalizzazione del sistema e della Civiltà intesa come qualcosa di modificabile inducono Freud ad una vera e una propria revisione delle sue teorie, tale da svuotarle di ogni possibile contenuto politico.
È a questo punto che la psicoanalisi, che aveva scoperto la sessualità infantile, e aveva individuato nella repressione sessuale la causa fondamentale delle nevrosi, da scienza diventa scienza di classe.
Nel 1920 viene pubblicato il saggio "Al di là del principio del piacere" che introduce nella teoria degli istinti il cosiddetto Istinto di morte. Fino ad allora tutto veniva spiegato in termini di Libido: La Libido tende al soddisfacimento. Le istituzioni sociali lo negano. Molto sinteticamente possiamo dire che l'uomo descritto dal primo Freud diventa nevrotico propria a causa di questo conflitto tra natura e società. Sì può sperare quindi che con una profonda riforma sociale il conflitto possa essere eliminato.
Dopo il 1920 invece, si dice che gli istinti fondamentali, originari, sono due: Eros e Thanatos. Il primo, cioè la libido, è positivo, favorisce l'amore, la costruttività, la felicità dell'uomo. Il secondo, Thanatos, spinge inestricabilmente l'individuo alla distruttività e alla morte.
Il conflitto non si pone più tra natura (libido) e società, ma all'interno stesso della natura umana, tra le due forze assolute e contrapposte di Eros e Thanatos.

Eros e Thanatos

Il conflitto non è eliminabile. Ci portiamo dietro da sempre le ragioni della nostra infelicità. Non si diventa nevrotici perché la società impedisce la soddisfazione dei bisogni, ma perché in fondo abbiamo una profonda inclinazione biologica verso la sofferenza, l'aggressività, la nevrosi. L'istinto di morte è la causa di tutto, e la società viene messa fuori causa. Addirittura Alexander, sviluppando l'ipotesi dell'istinto di morte, sostiene che i criminali agiscono per soddisfare l'inconscio desiderio di essere puniti. Non si ruba quindi perché si ha fame, come sembrerebbe in base alle statistiche, che vedono in galera una classe sociale ben individuata. Si ruba o si uccide, dice Alexander, semplicemente per soddisfare l'impulso di morte.
La psicoanalisi deve a questa mistificazione il suo successo. Il sistema è riuscito brillantemente ad avere la meglio. È curioso notare come questo istinto di morte, questo sadomasochismo metafisico, innato, sia parente stretto del peccato originale di marca cattolica.
Insomma l'uomo è malvagio e soffre perché è malvagio. Ogni speranza di superare questo dato è illusoria. Freud mette sullo stesso piano l'illusione di chi si consola con la fede religiosa in una felicità ultraterrena, e quella di chi ritiene di poter cambiare il destino del mondo su questa terra con una rivoluzione. C'è uno stoicismo leopardiano, forse ammirevole, in questo rifiuto di ogni illusione.
Dobbiamo però ribadire che, se crediamo di poter migliorare la sorte degli uomini con una rivoluzione sociale, non lo facciamo per sfuggire una realtà, ma proprio sulla base di una razionale, scientifica analisi della realtà stessa.
Ora se noi studiamo la teoria degli istinti di Freud nella sua prima versione non possiamo non rimanere ammirati dalla lucidità e dal coraggio della sua analisi. (Vedi il saggio del 1908 sulla morale sessuale "civile" e il nervosismo moderno).

La difesa dello status quo

Il secondo Freud è manifestamente contraddittorio. Procede da presupposti indimostrati e indimostrabili come: "Il soddisfacimento sfrenato di tutti i bisogni si propone come il più seducente modo di condotta della vita; ciò però significa anteporre il godimento alla prudenza e, dopo non molto, implica il proprio castigo". (Disagio della Civiltà, 1929).
Perché il soddisfacimento dei bisogni debba essere necessariamente "sfrenato" e perché debba portare a un "castigo" non è detto. Freud era onestamente ateo. Pure, quella che in termini reichiani definiremmo la sua struttura caratteriale, il suo atteggiamento di fronte alla vita, era quella di un cattolico.
Altrettanto gratuita è l'affermazione che la civiltà si basa necessariamente sulla repressione sessuale. Questa affermazione, ribadita nel 1929, non tiene in nessun conto, non dà alcuna risposta alle critiche del Malinoski, che nel 1928 aveva pubblicato, "Sesso e repressione sessuale tra i selvaggi" un'opera che Freud doveva ben conoscere se non altro perché conteneva un attacco esplicito alle sue teorie. In questa opera, cui si rifà Reich, il Malinoski, studiando la società degli abitanti delle isole Tobrian, in Malanesia, ha dimostrato che esistono delle civiltà in cui la sessualità non è repressa e che queste civiltà sono più progredite, dal punto di vista politico e sociale, di quelle sesso-repressive.
Dimostra inoltre la connessione esistente tra struttura sociale e struttura caratteriale. Infatti nelle isole Tobrian il complesso di Edipo non esisteva o esisteva in forme diverse. Altri studiosi hanno dimostrato che in Polinesia il complesso di Edipo non esisteva affatto.
Queste è molto importante perché ci conferma che, con una rivoluzione sociale, possiamo incidere sulla struttura caratteriale dell'individuo.
Freud invece parte dal concetto che l'unica "civiltà" sia la nostra.
In nome di questo ideale di civiltà ci invita a sacrificare o a "sublimare" il nostro essenziale bisogno di felicità.
La storia della nostra tristissima civiltà è piena di queste mistificazioni. La Patria, la Civiltà, la Verità rivelata, sono stati volta a volta i valori più "alti", i dogmi in nome dei quali la vita umana è stata sacrificata o immiserita.
Tutto ciò comunque nobilitava la psicoanalisi, la rendeva accettabile nei salotti borghesi, dove ancora oggi prospera (è stata accettata perfino dai preti). Parlare infatti di istinto di morte, di sublimazione ecc. era molto più elegante che non parlare di Eros, di libido, di sesso.

La guerra

Le contraddizioni (e le incertezze) di Freud diventano palesi nella lettera scritta ad Einstein nel 1932 sul problema della guerra dove possiamo leggere che: "Dobbiamo al processo di incivilimento il meglio di ciò che siamo divenuti e una buona parte di ciò di cui soffriamo. Le sue cause ed origini sono oscure, il suo esito incerto, alcuni dei suoi caratteri facilmente visibili. Forse porta all'estinzione del genere umano, giacché in più di un modo pregiudica la funzione sessuale".
Ogni commento ci sembra superfluo. Il discorso si conclude con una frase di circostanza: "Tutto ciò che favorisce il progresso civile è contro la guerra". Questa frase (che è stata data come tema agli esami di maturità dello scorso anno) non significa niente se non abbiamo il coraggio di inventare un tipo di civiltà diverso da quello capitalistico - imperialistico - repressivo in cui viviamo.
Freud non ebbe questo coraggio. L'uomo che raccolse la sfida, che affrontò questo compito, fu W. Reich.
Nel prossimo articolo cercheremo di descrivere gli ulteriori sviluppi del pensiero reichiano.

G. M.

* W. Reich, psicologo e sessuologo austriaco (1897-1957). Cf. A-7 e A-9.