Rivista Anarchica Online
Giustizia di stato
di E. M.
Sin dalle prime battute il processo Valpreda ha rivelato la trama di responsabilità - Una prima
clamorosa conferma è venuta dal riconoscimento di incompetenza di Roma.
Con il suo comportamento sereno, calmo e responsabile, il giudice Falco
tentava di accreditare la tesi
secondo la quale a Roma si doveva svolgere un processo che doveva finalmente far luce sulla strage di
Piazza Fontana o, quanto meno, sulla responsabilità di Pietro Valpreda e degli altri aderenti al
circolo
22 Marzo, "in ordine" agli attentati del 12 dicembre. Tutto il peso della credibilità che si
voleva dare al processo poggiava però sulle sue sole spalle, in quanto
gli altri personaggi coinvolti nella vicenda già si erano tolti i panni della farsa. A cominciare
dalla Procura di Roma che si è vista accusare di rapina di atti di procedimento istruttorio
nei confronti della Procura di Milano, con argomentazioni difficilmente confutabili (tra le quali la lettera
di Ugo Paolillo, in cui il magistrato democratico, che a Milano stava conducendo correttamente le
indagini, conferma che gli fu letteralmente impedito di procedere ad un confronto fra Rolandi e Rachele
Torri, zia di Valpreda... P.S. e C.C. gli comunicarono che Rolandi "era irreperibile" mentre lo stesso,
a casa sua, rilasciava interviste a tutti i giornalisti). Occorsio ha capito subito che l'accusato
è lui e lo ha dimostrato scaricando le sue responsabilità sul
collega Cudillo. Gli avvocati più decisi e più lucidi della difesa hanno, a loro volta,
individuato direttamente in Occorsio
il principale imputato e nella sua istruttoria il vero "delitto". E così il ruolo di Falco, il
"consulente politico" chiamato a difendere entrambi, non è sfuggito a nessuno. Da parte
sua, Valpreda ha dimostrato di sapere che la sua sorte non può essere legata alla clamorosa ed
assoluta inconsistenza degli indizi a suo carico, bensì alla dimostrazione e alla verifica degli
indizi, ben
più consistenti, a carico di Occorsio. La bizzarra situazione dipendeva dal fatto che tutti
coloro che, come Falco, conoscevano gli atti
dell'istruttoria, erano giunti alla stessa conclusione; con le bombe, né Valpreda né il 22
Marzo hanno
nulla a che fare. Non a caso solo "Lo Specchio", il "Secolo d'Italia" e simili sostengono ancora, con
poca convinzione,
la colpevolezza di Valpreda. Non a caso il "Corriere della Sera" da mesi riporta notizie "asettiche" sul
caso e non azzarda giudizi. Allora dobbiamo subito spazzare via l'idea che in questo processo si stia
giudicando Valpreda. Come gli
attentati del dicembre '69 facevano parte di un preciso disegno politico, così l'istruttoria che ne
è
seguita ed il processo che è in atto non sono che la continuazione dello stesso disegno. Questo
processo
deve essere inteso come parte integrante e conclusiva della strategia del terrorismo che nel '69 è
servita per fermare le lotte dell'autunno.
L'istruttoria di Occorsio
L'asse centrale del processo è l'istruttoria di Occorsio, costruita pezzo per pezzo per essere
funzionale
alla trama politica da cui è scaturita. Ad Occorsio, coinvolto fino all'inverosimile nella
vicenda della strage, lo stato ha affidato la gestione
giuridica dell'accusa a Valpreda; a Falco, l'uomo del momento, sacerdote della forma e della
regolarità
della legge, il compito di circoscrivere gli attacchi della difesa affinché non entrino nel terreno
pericoloso
delle "Istituzioni" e dei contenuti politici. Costretto a scoprire le carte Occorsio ha rivelato la sua
singolare povertà di spirito ricorrendo alle più
squallide e scontate delle ipotesi: a) "Merlino è un elemento provocatore che si è
inserito nel gruppo allo scopo di istigare gli aderenti al
22 Marzo a compiere gli attentati". b) "Questa corte è chiamata a giudicare questi imputati
non perché si qualificano anarchici ma soltanto
per quello che noi addebitiamo a loro di aver fatto. Noi non crediamo affatto che questi imputati
possano
confondersi con il movimento anarchico tradizionale... non lo abbiamo mai detto e non lo diremo
mai". C'è tutto, gli opposti estremisti, gli anarco-fascisti, la salvezza del movimento
anarchico "tradizionale"
(?), ecc. Con questa miserabile ipotesi Occorsio ha cercato, come sempre ha fatto di isolare
Valpreda dagli
anarchici, dalla politica, da tutto. Ma cosa crede Occorsio, di essere lui a sindacare se Valpreda
è o non
è anarchico? Crede che gli anarchici siano proprio disposti a buttare a mare Valpreda come i
suoi
"superiori" forse faranno con lui ora che ha dimostrato di non essere stato tecnicamente capace di
mantenere il processo entro i binari che erano stati pazientemente preparati da altri? Valpreda non "si
confonde" con il movimento anarchico. Valpreda è anarchico da almeno 10 anni. Sappiamo
già a cosa
Occorsio si attaccherà per dimostrare che Valpreda non è anarchico, ma sapremo
rispondergli al
momento opportuno. Falco non è meglio di Occorsio. Falco è una muraglia contro
la verità e lo ha dimostrato rifiutando in
blocco il dossier che accusa i fascisti e contiene elementi importantissimi sulla strage, che la
Magistratura
di Milano ha inviato alla Corte d'Assise di Roma perché fosse allegato agli atti del processo. Dal
canto
suo Occorsio ha detto che se quei documenti venissero accolti, lui non li leggerebbe! C'è
materiale più
che sufficiente per una incriminazione per sottrazione di indizi e inadempienza
professionale. È in questa logica che il processo si era iniziato ed era solo in questa logica
che, nell'aula Magna di
Piazzale Clodio, tutta forma e tradizione, moquette ed ermellini, si tentava di dar credito al mito
miserabile di una giustizia che ha sulla coscienza la violenza brutale del carcere, i quaranta giorni di
isolamento, gli interrogatori bestiali di Valpreda, le minacce ed i ricatti ai testi "scomodi", i falsi ed i
morti dell'istruttoria, la repressione anti-operaia del '69, l'anno delle bombe, e di oggi. La "giustizia"
ed i suoi uomini..., si arrogano il diritto di giudicare i loro stessi misfatti. Questa giustizia
ha già comminato ad anarchici innocenti oltre venti anni di carcere preventivo, dal '69 ad oggi,
per
proteggere i veri responsabili del terrorismo e per sfamare l'"ingorda borghesia" con anarchici
"colpevoli". Noi diciamo che questa giustizia non ha credito, né tanto meno
diritti.
I mandanti...
CIA? Colonnelli greci? Fascisti nostrani? Può darsi, ma non sono i veri mandanti; sono
consulenti e
specialisti. I social-fascisti del PSDI, i moderati, i benpensanti, gli schiavi dell'ordine stabilito sono
i mandanti di
Occorsio, di Cudillo, di Amati e della strage. Se da una parte dobbiamo smascherare gli individui
che a livello "professionale" organizzano il crimine
politico, dall'altra non dobbiamo dimenticare l'incredibile numero di elettori, sostenitori, collaboratori,
borghesi, grandi borghesi, piccoli borghesi, Dio, Patria e Famiglia, e chi più ne ha più
ne metta, che a
questa gente affida al mantenimento dei loro interessi di piccoli e grandi privilegiati che si nascondono
dietro una "onesta vita" di padroni, timorati del sistema. Costoro saranno sempre pronti, quando
le cose si mettessero male, a considerare Occorsio e compari
come una spiacevole eccezione, la strage come risultato di una disfunzione politica, Pinelli come la
vittima di un increscioso incidente imputabile al massimo a qualche poliziotto.
La difesa
Quando il processo di Roma ebbe inizio, non si pose il problema se il processo dovesse essere
"tecnico"
o "politico" anche se era evidente che il modo di procedere dei difensori era legato al loro giudizio
politico complessivo. In realtà si è sempre trattato di scegliere se accettare o
rifiutare i presupposti stessi del processo, se stare
o non stare al "gioco" della giustizia. Se considerare l'istruttoria e le sue conclusioni come un errore
giudiziario che, in quanto tale, non intacca la fiducia nella giustizia e nel suo funzionamento, o rifiutare
ogni credibilità a questa giustizia affrontando il processo come un processo politico dove la
posta in
gioco non è solo l'assoluzione dei compagni e dove l'assoluzione dei compagni coincide con la
condanna
dei magistrati inquirenti ed è inscindibile da questa, perché Occorsio, Amati, Cudillo,
i loro simili e le
stragi, non sono eccezioni, disfunzioni ed incidenti in uno "stato di diritto", ma sono "lo
stato di diritto",
ne fanno parte integrante e continuativa, sono la struttura portante che, sotto la maschera delle pretese
"garanzie costituzionali", regge il privilegio, la disuguaglianza e lo sfruttamento. Ed è chiaro
che noi siamo soltanto su questa linea, quella che in aula è stata portata avanti dagli avvocati
Spazzali, Piscopo, La Torre, Di Giovanni, Ventre. Non possiamo invece condividere il continuo
atteggiamento "legalitario" di fiducia che sembrano nutrire
altri difensori come Lombardi e Sotgiu (avvocati di Valpreda) ed in generale gli avvocati così
detti
"parlamentari" nei confronti dell'imparzialità della legge e della giustizia. Non possiamo
condividere questa cieca fiducia che a un altro difensore "parlamentare", Calvi, fece dire
che la sentenza di Occorsio era una "sentenza onesta", e se non bastassero i nostri motivi politici di
fondo, ad essi viene oggi ad aggiungersi la deliberazione della corte di Assise di Roma che ha deciso il
trasferimento del dibattimento alle Assise di Milano. Con tale deliberazione i giudici della corte di Assise
di Roma, hanno smascherato, per superiori motivi politici e quindi soltanto in parte, la trama
pazientemente preparata dalla stessa magistratura così come dalla grossa stampa fascista e
borghese,
dalla polizia così come dalla classe politica.
Il mattone rovente
Dopo nove ore di seduta in camera di consiglio per deliberare sulle eccezioni avanzate dalla difesa,
la
corte di Assise di Roma si è tolta di mano il mattone troppo scottante che Cudillo e Occorsio
avevano
preparato, e lo ha passato alla corte di Assise di Milano. Tale decisione che a prima vista
può esser interpretata solo come una vittoria della difesa dei compagni
arrestati, sancisce in verità la sconfitta di Occorsio e la dipendenza della magistratura dal potere
politico.
Infatti, dopo lo scardinamento di tutta la fase istruttoria effettuato dalla difesa "politica", istruttoria
rappresentata in aula da Vittorio Occorsio, ci si attendeva ben altro dalla corte, ci si attendeva
cioè che
tutta l'istruttoria venisse dichiarata non valida e che alla ricusazione formale di Occorsio facesse seguito
la ricusazione di tutta la montatura dell'accusa che, firmata da Vittorio Occorsio, ha portato i compagni
anarchici sul banco degli imputati. Ma purtroppo, nove ore prima che "l'imparziale" Orlando Falco
facesse conoscere la sentenza della
corte, negli ambienti del Viminale si conosceva già quale sarebbe stata la sentenza che tale corte
avrebbe
emesso, ed è allora nell'ambiente nel quale tale voce circolava con nove ore di anticipo, che
ancora una
volta va ricercata ed inquadrata la tanto sbandierata apoliticità di certa magistratura
italiana. Al Viminale, crollato miserabilmente il mito Occorsio sotto gli attacchi della difesa
"politica", non
restava che sbarazzarsi della vicinanza di un procedimento che dava fastidio al carrozzone elettorale che
sta per mettersi in moto. Non si poteva permettere che i comizi politici venissero turbati dalle accuse
anarchiche, da questi anarchici che oltre a non mettere le bombe, accusano addirittura lo stato di essere
il mandante e l'esecutore della strage di piazza Fontana. L'unica via di uscita che si presentava era
buttare
a mare un uomo che dopo aver pazientemente costruita un'accusa servendosi soltanto di falsi, aveva
chiaramente dimostrato, sin dalle prime battute del processo, di non essere tecnicamente capace di
sostenere tale accusa il giorno che si trovò di fronte non più delle donne, ma un'opinione
pubblica
nazionale ed internazionale. Ufficializzate con la sua delibera le voci che circolavano con nove ore
di anticipo all'interno del Viminale,
la corte di Assise di Roma aveva adempiuto al proprio compito. Il Viminale non poteva permettere,
e la corte di Assise di Roma non poteva ufficializzare che, a due mesi
dalle elezioni gli anarchici venissero dichiarati implicitamente innocenti e lo stato colpevole di falso
continuato messo in atto per coprire i reali responsabili della strage di piazza Fontana, perché
è a questo
risultato politico che avrebbe condotto la ricusazione di tutta l'istruttoria sulla strage. Al Viminale
si è scelta la strada che può permettere, in qualche modo, di portare a termine senza
eccessivi batticuori la presente campagna elettorale. Ai compagni accusati si è lasciato il
diritto di godere dei vantaggi che le patrie galere offrono ai loro
ospiti. Restano invece a piede libero Amati, Occorsio, Cudillo, Calabresi, Guida, Restivo, Saragat.
E. M.
Processo popolare
I riformisti considerano il "caso Valpreda" un caso individuale, o tuttalpiù un caso della
sinistra
rivoluzionaria, spina fastidiosa nel fianco della sinistra parlamentare. Nulla pertanto essi faranno per
rovesciare sulla borghesia la responsabilità della strage di Stato. Per la sinistra
rivoluzionaria, invece, il caso Valpreda è il caso della classe operaia e del movimento
popolare, perché è anche attraverso di esso che la borghesia si è proposta di
bloccare la ribellione degli
sfruttati. Spetta pertanto alle forze rivoluzionarie promuovere una forte mobilitazione per mettere
sotto accusa
lo stato e le sue istituzioni, la classe degli oppressori e i loro servi e per portare sul banco degli imputati
dinnanzi alla classe operaia, al movimento popolare, i veri e unici responsabili della strage e del clima
di terrore che l'ha preceduta e seguita. Per questo si sta organizzando un processo
popolare che costituisca un primo passo verso l'acquisizione
del diritto al giudizio da parte dei proletari. Il raggiungimento dell'autonomia proletaria passa anche
attraverso l'autonomia del giudizio, premessa
indispensabile per l'acquisizione della coscienza rivoluzionaria. Gli obiettivi fondamentali del
processo popolare sono: a) difendere Valpreda trasformando il "caso" individuale o di gruppo nel
"caso politico" della classe
operaia; b) dimostrare che Valpreda è innocente e che la borghesia italiana porta la
responsabilità politica della
strage di Stato; c) stabilire il grado delle responsabilità complessive più che
determinare con esattezza gli esecutori
materiali della strage; d) denunciare la pesante responsabilità dei vertici della sinistra
ufficiale che ha chiuso gli occhi davanti
al "caso" e lo ha barattato come ha barattato lo spirito di rivolta della classe operaia con un disegno di
potere in alleanza con la grande borghesia italiana; e) chiarire sino in fondo che a Roma non si
decide solo la sorte di Pietro Valpreda. Con la sua condanna
la classe dominante si propone di porre un suggello alla gestione politica che essa ha fatto della strage
e intensificare la stretta repressiva contro il movimento popolare; f) denunciare il legame esistente
con le altre provocazioni che le classi dominanti hanno sviluppato a
livello internazionale. DUNQUE, IL PROCESSO POPOLARE NON SARÀ UN
PROCESSO ALTERNATIVO A QUELLO
FORMALE: ESSO SARÀ TUTTO QUELLO CHE IL PROCESSO FORMALE NON
POTRÀ
ESSERE. Del tribunale popolare faranno parte due giurie: una, internazionale, formata da persone
note per il loro
impegno di rivoluzionari e militanti democratici, l'altra, popolare, della quale faranno parte operai,
abitanti di quartieri, ecc. Esse avranno a disposizione gli atti del processo "formale" Valpreda e dei
processi ad esso connessi (25
aprile, fascisti di Treviso, M.A.R., processo Pinelli, ecc.) per unificare in un quadro omogeneo tutti quei
procedimenti che la magistratura ha tentato, non a caso, di dividere. In più il processo
popolare avrà a disposizione il materiale che i gruppi di contro-informazione hanno
raccolto in questi anni. In stretto collegamento con il processo formale, il processo popolare si
articolerà in numerose udienze,
tenute in diverse città e in luoghi adatti ad accogliere la più larga partecipazione
popolare. Ogni militante che partecipa al processo popolare è parte attiva, e in causa, in
quanto il quadro politico
che emerge dal processo offrirà gli elementi per collocare la sua esperienza specifica di fabbrica,
di
scuola, di quartiere nella generale azione repressiva che lo stato ha scatenato, con la strage, contro i
proletari. Di conseguenza, affinché questa iniziativa si realizzi in forma incisiva sulla
realtà, è necessario un
impegno militante di tutti i compagni rivoluzionari di partecipazione e di intervento nel processo
popolare.
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