Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 2 nr. 11
marzo 1972


Rivista Anarchica Online

Le elezioni anticipate
La redazione

Contrariamente a quanto pareva più probabile (cioè più congruo alla situazione economico-politica) non c'è stata la ricostituzione del governo di centro-sinistra e, nell'impossibilità di una maggioranza alternativa politicamente accettabile, è stato formato un governo democristiano di minoranza e lo scioglimento anticipato del parlamento. Avevano dunque ragione i "pessimisti" che vedevano nell'elezione di Leone la sanzione del fallimento della strategia delle riforme e la morte della formulazione di centro-sinistra?
Non lo crediamo. La nostra opinione non è mutata da un mese a questa parte: le "riforme" sono necessarie alla crescita del sistema. Il superamento della stasi economica e più ancora lo sviluppo sono impossibili senza la programmazione, cioè senza una razionale ridistribuzione delle risorse produttive e la programmazione non è possibile senza una certa "pace sociale". Questa pace sociale oggi, in Italia, è inimmaginabile senza l'eliminazione dei più stridenti squilibri settoriali e geografici, senza l'attenuazione delle più accentuate ingiustizie e delle più intollerabili carenze sociali: in una parola, senza le "riforme" (una soluzione "fascista" al problema della pace sociale è, allo stato attuale, a nostro avviso quasi altrettanto improbabile della rivoluzione ed il paventarne la realizzazione è infantilismo politico o fumisteria strumentale).
Il centro-sinistra dunque, non tanto come formula partitica quanto come sistema di scelte economiche e politiche, appare sempre la soluzione più probabile. Lo continuano a ripetere, pur con diverse sfumature, tutti i partiti interessati, lo lascia intendere il PCI (seppure nella prospettiva degli "equilibri più avanzati" cioè della sua partecipazione al potere), lo fa credere soprattutto l'obbiettiva impossibilità di altre soluzioni "funzionali al capitale avanzato", come direbbero i marxisti. Il "monocolore d'affari" né è, paradossalmente, una prova.
E allora perché la crisi? Per rimescolare le carte, per risolvere problemi interni ai partiti, alla DC soprattutto, microcosmo rappresentativo delle contraddizioni della classe padronale.
Queste elezioni non sanciranno una "inversione di tendenza", una "svolta a destra". Il tanto paventato passaggio di voti dalla DC al MSI, se si manterrà nei limiti prevedibili di pochi punti percentuali non fa che rendere più omogenea, sulla linea di centro-sinistra, la rappresentanza parlamentare DC. Tutto il rispolverato moderatismo democristiano serve per l'appunto per limitare ad un minimo "fisiologico" questa migrazione di voti piccolo-borghesi. Queste elezioni, nonostante l'atmosfera di eccezionalità di cui si vuole artificialmente circondarle, non hanno (.........) a quelle che le hanno precedute in questo dopoguerra.
Certo, può darsi che ci sbagliamo nel sottovalutare queste elezioni. Lo si potrebbe credere soprattutto considerando la grande importanza che i neo-rivoluzionari della sinistra extra-parlamentare sembrano attribuirvi. Tutti, più o meno dichiaratamente, andranno a votare nonostante il loro disprezzo per le istituzioni borghesi: chi voterà per il Manifesto (che dopo un ostentato travaglio ha preso la decisione - che tutti s'aspettavano - di presentarsi alle elezioni), chi per il PCI, chi per il PSIUP... tutti motivando la "scelta tattica" con la eccezionalità del momento.
Forse sbagliamo noi. Noi comunque, eccezionali o meno che siano queste elezioni, non voteremo affatto, questo è certo. Né scheda "rossa", né scheda" rosa".