Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 1 nr. 4
maggio 1971


Rivista Anarchica Online

La scienza inutile

Sul tema dell'attualità dei voli spaziali oggetto dell'articolo "I Faraoni vanno sulla Luna" (A 2), scrive un lettore e risponde il compagno Brosio

Gentile signor Brosio,
Dopo aver letto il suo articolo "I Faraoni vanno sulla Luna" pubblicato nel secondo numero di "A", non ho resistito alla tentazione di scriverle questa lettera. Sono un giovane studente di Fisica, amo la materia che studio e quindi mi sento un po' chiamato in causa dal suo articolo.
Io approvo a grandi linee le idee anarchiche, e in un certo senso ammiro le persone che come lei e i suoi colleghi hanno il coraggio di propugnarle di fronte a tutti, ma noto che in quasi tutti coloro che si occupano di politica, soprattutto in quelli che seguono una linea intransigente, si origina, a mio parere, una notevole ristrettezza di orizzonte intellettuale e culturale. Nel suo articolo ho notato con soddisfazione alcuni punti interessanti e degni di nota:
"le due imprese lunari degli Stati Uniti hanno coinciso, stranamente, con due nuove aggressioni nel sud-est asiatico..."
"La ricerca scientifica organizzata è qualcosa di relativamente recente, legata strettamente al sorgere dell'industria..."
Ben sappiamo infatti che l'esplorazione spaziale e in particolar modo della Luna, per come è stata condotta sembra più una gara sportiva che un'impresa scientifica, per non parlare poi di interessi militari, industriali e di prestigio. Fin qui, signor Brosio, sono d'accordo con lei. Ma è da questo momento che il suo articolo comincia a fare acqua da tutte le parti e la sua indagine perde di lucidità.
Lei parla di Scienza legata alla produzione, cerchiamo quindi di valutare in denaro tutto ciò che la ricerca spaziale ci porta. Da come si scaglia contro gli Americani che vanno sulla Luna, sembra che gli scienziati della NASA in quattordici anni di attività non abbiano fatto nulla fuorché defraudare il genere umano di miliardi di dollari. Evidentemente dimentica (infatti non ne fa cenno) che sulla nostra testa girano decine di satelliti per le comunicazioni, per la previsione del tempo, per studi di biologia, per l'osservazione astronomica, ecc., e certamente non sa che tra pochissimi anni ci saranno anche satelliti per la ricerca dallo spazio delle risorse nascoste del nostro pianeta e per tenere d'occhio lo sviluppo e la salute delle coltivazioni agricole di tutto il mondo. Evidentemente non sa o forse non ricorda che a dare l'avvio alla miniaturizzazione dei circuiti elettronici e stata proprio la ricerca spaziale, e che grazie a ciò ora siamo in possesso di computers di enormi possibilità, basso costo e ridotte dimensioni. Forse non sa che lo spettro di applicazione del computer copre la quasi totalità delle attività umane, più che mai di quelle tese direttamente al benessere dell'Uomo.
Potrei continuare con questa lista molto a lungo, ma preferisco cercare di illustrarle qual è, a mio parere, ciò che veramente spinge l'Uomo nello spazio. Non è, signor Brosio, il sogno folle del tecnocrate e dello scienziato pazzo che gode alla vista della macchina mostruosa che funziona, né tanto meno il monumento funebre del nuovo Faraone. L'Uomo nello spazio sta cercando qualcosa di molto importante, sta cercando la vita. Non è fantascienza questa, nella nostra Galassia ci sono cento miliardi di stelle e molti milioni sono come il nostro sole; parecchi scienziati di chiara fama credono che presto lassù troveremo qualcuno con cui parlare. E questo, signor Brosio, è qualcosa di talmente importante da interessare direttamente l'operaio siciliano, il selvaggio dell'Amazzonia, il compagno Mao Tse Tung.
Ora lei potrebbe dirmi: "Questo è un traguardo lontano e opinabile che vantaggio porta ora all'operaio sapere che, per esempio, esistono le radio-stelle?". Io le risponderei così: "Qualsiasi conoscenza ci aiuti a comprendere la struttura dell'Universo è degna di attenzione e di sforzi da parte dell'Uomo". Sì, signor Brosio, la conoscenza dell'origine e dell'evoluzione della Specie, la Conoscenza in generale, non è cosa valutabile in denaro o in termini sociali, perché non ha prezzo.
Lo scopo dell'Uomo è, senza dubbio, il raggiungimento della Felicità, e in essa vi sono la Giustizia e la Libertà, ma non vi è posto per l'ignoranza. Io penso che l'Uomo arriverà alla vera Anarchia solo liberandosi della schiavitù del lavoro e della lotta per la sopravvivenza, ma per arrivare a ciò gli servirà la Scienza, e perché no, anche la Luna. Il programma Apollo e molti altri saranno una porcheria, in questo sono d'accordo, ed è proprio in questa direzione che a mio parere vanno orientate la lotta e la protesta.
In conclusione, signor Brosio, il suo guaio è che, scrivendo un articolo che avrebbe dovuto essere serio, si è fatto prendere così tanto dalla sua vena politica da trattare l'argomento in maniera superficiale e banale, arrivando ad estremi veramente ridicoli (quale per esempio la nota a pagina 13).
Augurandomi di poter leggere presto qualcosa di suo, sarei lieto di ricevere risposta.
Cordiali saluti

Roberto Flaibani - Venezia

Sig. Flaibani, la ringrazio per l'attenzione prestatami, tuttavia temo di non poter accettare le sue critiche. Lei mi presenta alcuni vantaggi derivati dalla ricerca spaziale, al presente, ed altri che, verosimilmente, ne deriverebbero in futuro. Ammettiamo pure che la lista sia assai più lunga di quella che mi fa (il che è ancora da dimostrare), ma io le chiedo: è proprio convinto che tutto ciò giustifichi pienamente lo sforzo produttivo, le spese folli, i rischi e, soprattutto, le energie materiali e intellettuali sottratte alle normali attività di un paese? È proprio sicuro che, mettendo sulla bilancia, da una parte quelli che lei chiama vantaggi, e dall'altra quelli che io chiamo costi, diretti e indiretti, di tali imprese, questi ultimi non superino i primi? Evidentemente no, se si sente costretto a chiamare in causa una specie di principio superiore, il progresso della "conoscenza in generale", come lei dice, "non valutabile in denaro o in termini sociali". In tal caso stia bene attento alle parole che usa, perché, disgraziatamente, queste sono le stesse adoperate dalle classi dirigenti responsabili dei vari programmi spaziali, per giustificare appunto quelle spese che a me fanno tanta impressione.
È chiaro che ciò che "non è valutabile" serve a pareggiare qualunque bilancio e può servire a far digerire tutto, il buono e il cattivo. Inoltre, cosa intende lei per "non valutabile in termini sociali"? Vuol dire che non le interessa il modo in cui i vantaggi del progresso scientifico vengono ripartiti fra i vari partecipanti alla società? Opinione rispettabilissima, condivisa, di fatto, dalla maggior parte degli onesti benpensanti. Peccato che coloro che di questo progresso ottengono solo le briciole (e spesso neppure quelle) siano di tutt'altro avviso, e non si sentano disposti, a quanto pare, a considerare meno squallida la propria esistenza per il fatto di avere un governo che manda qualcuno sulla luna.
Era dell'opinione di questa gente che intendevo farmi portavoce, e non di quella dei benpensanti di cui sopra. Mi scusi se, a causa della ristrettezza di orizzonte dovuta alla mia intransigenza politica, non riesco a pensare come i tecnocrati che programmano i voli lunari.
Lei dice che non è fantascienza credere che, un giorno, troveremo "qualcuno con cui parlare" su qualche pianeta dell'universo. D'accordo. Ma è certamente fantascienza sperare che questa scoperta, in un tempo ragionevole e in una prospettiva concreta, possa influire sulla lotta per l'uguaglianza e l'emancipazione, che di fatto, vena politica o no, l'unica cosa che interessa coloro che uguali ed emancipati non sono. Con buona pace della propaganda scientista ufficiale e di quelli che da essa si lasciano gabbare, probabilmente in buona fede. Ma non è tutto. Quand'anche si volessero prendere per buoni i "vantaggi" delle imprese lunari, resterebbe pur sempre da spiegare perché mai è necessario andare sulla luna per ottenerli. Penso che lei si sarà accorto che tutti i vantaggi cui accenna nella sua lettera sono, per così dire, "indiretti", cioè secondari, nulla aventi a che vedere con gli scopi dichiarati dei voli spaziali. Mi sa spiegare lei perché mai debba essere obbligatorio organizzare un progetto Apollo, ad esempio, per avere dei computers migliori, per prevedere il tempo con maggiore esattezza, per scoprire come vigilare sulla salute dell'agricoltura? Che "scienza", "conoscenza", "progresso" è mai questo che ha bisogno di porsi una meta lontanissima per poterne raggiungere altre vicine, e soprattutto diverse? O, viceversa, che è costretto a giustificare l'indirizzo generale con i risultati secondari?
Per continuare con l'analogia faraonica, è un po' come dire che le piramidi sono state utili in quanto hanno costretto gli architetti egiziani ad ampliare le proprie conoscenze per risolvere i vari problemi tecnici che la loro costruzione poneva. Ma basta questo per spiegare perché le piramidi sono state costruite? Certamente no. Bisogna tener conto della ideologia (religione) della classe dirigente dell'epoca, del tipo di potere esercitato, delle sue conoscenze tecnico-scientifiche, dei rapporti con gli altri gruppi sociali, in una parola dell'organizzazione sociale in cui queste opere sono state erette. Ogni libro di storia che si rispetti guarda le cose da un punto di vista del genere. E perché mai non dovremmo farlo noi, oggi, di fronte a fenomeni che, per molti versi, rendono giustificata l'analogia?
In conclusione, signor Flaibani, il suo errore sta proprio qui, nel non voler guardare gli avvenimenti che la circondano in una prospettiva un po' più allargata di quella che le versioni ufficiali, sedicenti obiettive e apolitiche, le forniscono. Nel dimenticare, per paura che una visione "politica" delle cose la porti inevitabilmente all'errore, che tutto è funzione dell'ambiente sociale e pertanto, oggi, dei rapporti tra le classi dirigenti e subordinate e in particolare dal tipo di potere esercitato da chi sta in cima alla scala. Anche la scienza, che non è, di per sé, neutrale e al di sopra delle parti, ma segue anch'essa la logica dello sfruttamento e della disuguaglianza, ed è al servizio di chi la possiede. Se a lei piace pensare che possano esistere altri voli lunari, che non siano il "sogno folle del tecnocrate", si accomodi. Ma oggi, che lo voglia o no, gli unici voli esistenti sono quelli progettati e realizzati dai tecnocrati, perché sono questi, appunto, che possiedono la scienza per farli. Ed è ancora da dimostrare che ci sarebbero stati ugualmente, anche senza i tecnocrati, com'è da dimostrare che ci sarebbero state le piramidi senza i Faraoni. E allora non c'è scampo. O lei è convinto che le attuali tecnocrazie (quelle che mandano i marines nel Vietnam e i carri armati a Praga, per intenderci) vogliono solo il bene e il progresso dell'umanità. E allora non abbiamo più niente da dirci. Oppure non restano che le piramidi.

R. Brosio