Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 1 nr. 4
maggio 1971


Rivista Anarchica Online

Il bergamino riscopre la democrazia diretta
di Marco Trevi

L'esperienza delle assemblee popolari nella bassa cremonese

- Siete voi quelli che cercavano dei "socialisti"?
- Si, vorremmo fare un articolo su Piadena, sul suo consiglio comunale.
- Bene, allora vi posso dire tutto quello che volete, ma, scusate, per quale giornale sarebbe?
- Una nuova rivista, sa, appena uscita, un mensile, si chiama A, è una rivista anarchica.
- Ma allora voi siete anarchici?
- Sì...
- BRAVI!!!
Questa è l'accoglienza che Piadena (1) ci ha riservato al "cafetino" lì dove si trovano i comunisti e i socialisti del paese. È domenica, ci sono tutti a parlare e discutere, naturalmente con un bicchierino davanti. E sono tanti, e di tutte le età perché come tradizioni sociali Piadena non scherza: si può dire, senza timore di essere smentiti, che i contadini di qui sono stati tra i maggiori artefici, con gli altri abitanti del basso cremonese e basso mantovano, delle lotte contadine degli ultimi 100 anni nella Pianura Padana.
Ed è qui, al "cafetino", parlando con i militanti della Lega di Cultura e del PCI che si chiarisce l'ultima esperienza di cui sono stati protagonisti i Piadenesi: la gestione del comune da parte dell'assemblea degli abitanti.
- "Quello che hanno detto quei giornali che ne hanno parlato sono tutte balle altro che l'autorizzazione del cittadino cosciente,... ma tant se sa che giurnai che iè, iè giurnai dei padroni." (2)
L'esperienza di autogestione è cominciata il 7 giugno quando la lista di sinistra (PCI, PSIUP, PSI, MAS) (3) propose, come unico programma elettorale, l'attuazione di una assemblea che gestisse la comunità e venne eletta.
- "Noi sappiamo che se discutiamo solo di problemi tecnici o amministrativi facciamo il gioco dei padroni, dello stato, della socialdemocrazia? A Pirelli, a Saragat può, al limite, fare anche piacere che in un comune non sia un consiglio a decidere come mettere un semaforo, ma siano 200/250 persone. Cioè, per dirlo in modo più chiaro, se decidiamo di riunirci in assemblea e di adottare una formula di democrazia diretta per crescere politicamente insieme e poi ci mettiamo a discutere solo di cifre e di dati tecnici finiamo con lo svuotare uno strumento di lotta di tutte le possibilità chi ha di risultare efficace, rivoluzionario. Ciò che lo stato, che la classe dominante non potrà accettare a lungo, ciò che ai padroni dà fastidio, ciò che ai borghesi ed ai bottegai del nostro paese non piace è che qui discutiamo problemi esclusivamente politici, che ci toccano, direttamente o indirettamente, e che ci forniamo insieme una coscienza di classe."
- "Le assemblee tenute fino ad ora sono state 4, circa una al mese, cui ha partecipato più o meno il 10% della popolazione, un po' anche perché l'aula comunale è piccola. È chiaro che soprattutto all'inizio gli interventi venivano fatti quasi tutti dagli impiegati che sono un po' gli intellettuali del paese, ma a poco a poco anche i più timidi si sono fatti avanti, i contadini e gli operai. E sono questi ultimi, adesso, i più accesi sostenitori dell'utilità di discutere problemi il più possibile politici. I temi che abbiamo trattato sono i più disparati: abbiamo parlato del piano Mansholt e dello sviluppo dell'agricoltura negli anni '80, abbiamo parlato di Angela Davis, e seguito e discusso il processo di Burgos. Come sezioni del PCI, PSI, PSIUP, FGGI, Lega di Cultura e MAS abbiamo preso posizione sulla rivolta dei portuali polacchi.
Sul piano amministrativo abbiamo deciso di non applicare l'imposta di famiglia a quelli che guadagnano meno di un milione e duecentomila lire all'anno.
Il bilancio di Piadena è chiaro: l'imposta di famiglia fa incamerare 12 milioni all'anno, le imposte dirette e indirette 150.000.000. Anche se il prefetto accettasse, non avremmo variato di molto la realtà di classe in cui viviamo.
Con decisione assembleare il consiglio comunale ha deliberato di costituire una cassa di resistenza per i lavoratori in lotta, stanziando 500.000 lire.
Gli interventi, le emozioni, i documenti come del resto le prospettive di sbocco che scaturiscono dalle assemblee, vengono tutti registrati e pubblicizzati. Pur nei suoi limiti palesi, che le derivano dal fatto di dover operare nel contesto economico e politico capitalistico, l'assemblea comunale di Piadena ci pare un'esperienza interessante, e soprattutto sintomatica dei fermenti libertari che scuotono tutte le strutture sociali alla base.
Può certo anche essere da parte di qualcuno un tentativo di recupero "a sinistra" della base, sfiduciata nei confronti dei partiti e del modo tradizionale di fare, o meglio, non fare politica. Però, a furia di recuperi a sinistra, i padroni illuminati ed i burocrati possono anche perdere l'equilibrio ed il controllo. Specialmente quando le "concessioni", come nel caso dell'assemblea, possono servire ad una maturazione politica degli sfruttati, alla scoperta o riscoperta della democrazia diretta, della azione diretta, dell'anarchia.
C'è il pericolo che la pratica assembleare, applicata in modo parziale e limitato, si esaurisca in esibizioni demagogiche di pochi tribuni di fronte ad un pubblico passivo e sempre più esiguo ed annoiato. A Piadena, però, a quanto abbiamo sentito, parrebbe avvenire il contrario e cioè che la partecipazione attiva alle assemblee vada progressivamente allargandosi e riducendosi parallelamente lo spazio lasciato ai "soliti" parlatori.

Marco Trevi

(1) Piàdena: 4.000/4.500 abitanti comprese le frazioni di Vho, San Lorenzo, San Paolo Guazzone; comune del basso cremonese sulla statale che congiunge Cremona, da cui dista 30 Km, a Mantova.
Il nucleo centrale è abitato soprattutto da: esercenti, piccoli commercianti, professionisti. Nelle frazioni l'attività economica principale è data dall'agricoltura; le proprietà agricole si possono inquadrare in medie e grandi, la maggior parte della popolazione che lavora nelle campagne è costituita da salariati, mungitori, lavoratori dei campi.
(2) "Ma tanto si sa che giornali sono, sono giornali dei padroni!"
(3) Il MAS, Movimento Autonomo Socialista, è formato praticamente da Mario Lodi, il maestro scrittore che a Piàdena vive ed insegna, autore dei "Il paese sbagliato" (Ed. Einaudi, 1970) in cui scrive delle sue esperienze di didattica sperimentale antiautoritaria.

Venti anni di politica

1945-1965 - amministrazione comunale con 16 consiglieri di sinistra su 20 eletti.
1948 - occupazione della filanda Grasselli.
1962 - formazione del "gruppo padano" che decide di lanciare "una riproposta del patrimonio culturale e politico popolare".
- la Biblioteca Popolare pubblica i primi "quaderni di Piadena" (ed. Avanti), che vengono però sequestrati perché "pornografici".
1965 - amministrazione comunale con 16 consiglieri di centro-destra su 20 eletti.
1966 - la Lega di Cultura stampa un secondo gruppo di quaderni.
1968 - la Lega di Cultura organizza una serie di incontri e di dibattiti, con relativa stesura di "Quaderni" su temi allora più attuali: il maggio francese, la rivolta degli studenti, la ripresa di lotta di base nelle fabbriche, i C.U.B., ecc.
1969 - l'autunno caldo piadenese è caratterizzato dal licenziamento di alcuni operai da una fabbrica.
1970 - alla vigilia delle elezioni i componenti la lista di sinistra (PCI, PSIUP, Lega di Cultura, Movimento Autonomo Socialista) propongono come unico programma elettorale l'attuazione di una assemblea decisionale aperta a tutti i cittadini e mediante la quale ognuno diventi direttamente il protagonista delle proprie scelte, impari così a farsi una coscienza di classe decidendo direttamente.
- il 7 giugno le elezioni vengono vinte dalla lista di sinistra e si costituisce l'assemblea.