Il mio nome è Reloaded 
                 
                  In una mattina segnata dalle 
                  rughe dell'abitudine, ebbe la sua occasione di celebrità. 
                  Stava guidando nell'arido paesaggio della periferia industriale, 
                  quando la sua attenzione fu catturata dal pulmino con il logo 
                  di una nota emittente televisiva. Candid Camera Reloaded, 
                  c'era scritto più in basso. Non significava un cazzo, 
                  ma a quei tempi funzionava così. Ciò che contava, 
                  più che il senso, era la giusta parola, e così 
                  l'uomo afflitto dalle abitudini si fermò incuriosito. 
                  Scese dall'auto, e gli si presentò davanti un drappello 
                  di ufficiali televisivi. 
                  <Siamo gli autori del programma> dissero. 
                  <Piacere> rispose lui restando in laconica attesa. 
                  <Vede, noi la stiamo informando di uno scherzo. Appostati 
                  dietro la prossima curva ci sono due nostri attori travestiti 
                  da agenti della polizia stradale con paletta, fischietto e tutto 
                  il resto. Tra poco la fermeranno e le contesteranno un'infrazione 
                  inesistente. Noi vorremmo che lei giocasse d'anticipo> 
                  <Spiegatevi meglio> disse l'uomo. 
                  <In sostanza lei avrebbe dovuto essere la vittima prescelta 
                  dello scherzo, ma questa volta abbiamo deciso di ribaltare le 
                  parti. Lo scherzo lo faremo a loro, sempre che lei sia d'accordo, 
                  s'intende...> 
                  <Non ci capisco niente> confessò l'uomo, che sentiva 
                  crescere in parallelo la diffidenza per quell'inattesa attenzione 
                  e il desiderio di farsene coinvolgere. 
                  <Insomma> sbuffò un secondo autore <lei, sapendo 
                  che quei due sono attori, reciterà una parte che li spiazzerà. 
                  Dovrà fermarsi bruscamente prima ancora che loro le intimino 
                  l'alt, poi scenderà e li ricoprirà di insulti. 
                  A quel punto resteranno inebetiti, e non sapendo più 
                  cosa fare, dovranno improvvisare. Noi riprenderemo di nascosto 
                  la loro reazione, ed ecco la Candid Camera Reloaded! 
                  Ah ah...> 
                  <Ah ah...> sogghignò l'uomo senza molta convinzione. 
                  Faticava ad afferrare il lato divertente della questione, ma 
                  quella parola sembrava una garanzia. Reloaded suonava 
                  come l'ultima chiamata per salire sul treno delle occasioni 
                  perdute. 
                  <Ma chi mi dice che quelli non mi prendano a botte?> chiese. 
                   <Questa> 
                  L'autore schiaffò nelle mani dell'uomo una pistola: <Tranquillo, 
                  è solo un'arma giocattolo, ma a loro sembrerà 
                  vera. E qui inizierà il bello...> 
                  <Non è un tantino pericoloso come scherzo?> 
                  <Mi creda, non c'è alcun pericolo. Stiamo parlando 
                  di due attori che non hanno la stazza hollywoodiana. Gente che 
                  scappa piuttosto che combattere. Di che ha paura, scusi?> 
                  <Di niente> reagì l'uomo. <Dove si firma?> 
                  Una donna gli allungò il foglio della liberatoria. Lo 
                  fecero firmare e lo riaccompagnarono all'auto. 
                  <Mi raccomando... come ti chiami, scusa?> chiese l'autore 
                  più anziano. 
                  <Giacomo> 
                  <Ok Giacomo. Mi raccomando. Devi essere cattivo, credibile 
                  nei panni del duro. Vedrai che figata!> 
                  <Farò del mio meglio> disse lui, galvanizzato dalla 
                  crescente confidenza con lo staff del programma. 
                  Spinse a fondo l'acceleratore e partì in sgommata. Sarebbe 
                  arrivato veloce alla curva, avrebbe sterzato con decisione e 
                  frenato con impeto proprio davanti alla finta pattuglia. 
                  <Ah ah, quei due sono lì che mi aspettano come il 
                  cretino di turno... figli di puttana... adesso rido io... ah 
                  ah> 
                  Rideva ma iniziava a odiarli. Nella corsa sentiva già 
                  l'odore dello scontro. Lo sguardo era proiettato in avanti, 
                  indifferente allo specchietto retrovisore, incapace di cogliere 
                  la frenesia che si era scatenata alle sue spalle. Gli autori 
                  del programma avevano fretta di andarsene, e dopo aver smantellato 
                  la piccola postazione, salirono sul pulmino e fecero dietrofront, 
                  nel senso che andarono in direzione opposta. Uno di loro indossò 
                  una cuffia con auricolare e cominciò a parlare: <Ragazzi, 
                  come va? Il pollo sta arrivando, cotto a puntino> 
                  <Ok, siamo a distanza di sicurezza dal posto di blocco. Non 
                  appena vediamo l'auto cominciamo a riprendere> gli rispose 
                  una voce. 
                  <Mi raccomando. Niente rischi. Riprendete tutto senza farvi 
                  notare, gli sbirri potrebbero insospettirsi. Ufficialmente vi 
                  trovate lì per un sopralluogo, ok?> 
                  <Ok> 
                  Il capo degli autori si levò la cuffia e sbuffò: 
                  <Ragazzi, che tensione. Non vorrei essere nei panni di quell'idiota> 
                  Tutto era pronto, predisposto, necessario. Tra breve nuove, 
                  scioccanti immagini avrebbero nutrito la puntata settimanale 
                  di Real Disaster – In diretta dall'inferno. In 
                  realtà era tutto registrato, ma era un dettaglio. 
                  L'uomo guidava veloce verso la pattuglia, ormai riscattato dalle 
                  abitudini. Superata la curva vide i loro volti. Sì, li 
                  odiava quei due saltimbanchi televisivi. Sembravano poliziotti 
                  fino al midollo, ma era una chiara messinscena. Picchiò 
                  a fondo sul pedale del freno e l'auto sobbalzò in avanti 
                  nello stridente rumore di gomme. Poi scese e andò incontro 
                  ai due agenti. Uno di loro stava gridando qualcosa, la mano 
                  già alla fondina, ma lui lo anticipò puntandogli 
                  addosso la sua arma giocattolo. 
                  Si sentiva ormai il protagonista. Reloaded il suo nome 
                  di battaglia. Il poliziotto faticò a estrarre la pistola 
                  che sembrava imbrigliata nella fondina, e quando vide l'altro 
                  in rapido e minaccioso avvicinamento, si voltò e cominciò 
                  a scappare, seguito di corsa dal suo collega. 
                  Adesso sulla scena restava solo lui che li scherniva a distanza: 
                  <Ma dove andate, buffoni? Ho capito benissimo che cosa volevate 
                  farmi... ah ah...> 
                  Si guardò intorno alla ricerca delle telecamere nascoste, 
                  e quando gli sembrò di scorgerne una, proprio dietro 
                  una roccia, gli uscì un grido raggiante e insensato: 
                  <Reloaded!!!> 
                  Quelli della troupe non capirono. Smontarono in fretta l'allestimento 
                  nascosto che si era rivelato inutile e andarono a caccia di 
                  nuovi disastri.
                
  Paolo Pasi
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