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				 donne 
                  
                In nome di un nuovo ordine sociale 
                  
                di Carlotta Pedrazzini / foto AFA - Archivi Fotografici Autogestiti 
                    
                Vita attiva e partecipazione erano per lei i mezzi per il conseguimento di libertà, eguaglianza e per la creazione di una nuova società. 
				In queste pagine pubblichiamo due stralci da una tesi di laurea inedita. 
                 
                  La necessità di una 
                  vita attiva 
                   
                   Goldman affidava ad ogni essere umano il compito 
                  di svincolarsi dalle coercizioni che non permettevano l'esercizio 
                  di una vita libera. 
                  Senza aspettarsi nulla dalle istituzioni. 
                   
                  ''Nati non siamo per l'azione, né per il lucro, né 
                  alle schiere, ma solo per l'ispirazione, i dolci suoni e le 
                  preghiere.''1 Quella dell'uomo 
                  superfluo è stata una figura presa in esame della letteratura 
                  russa dell'Ottocento e la sua analisi si può ritrovare 
                  in opere come Evgenij Onegin di A. S. Puškin e 
                  Il diario di un uomo superfluo di S. Turgenev. In una 
                  Russia in pieno periodo di cambiamenti valoriali, entro il quale 
                  la tensione tra ammodernamento e conservazione risultava molto 
                  forte, diversi autori esaminarono e raccontarono la storia dell'uomo 
                  colto, con idee innovatrici, il quale si dimostrava però 
                  incapace di esplicitarle e metterle in pratica. Durante l'intero 
                  arco di quella che dagli autori veniva definita 'una vita superflua', 
                  tutte le migliori caratteristiche di cui era in possesso rimanevano 
                  celate e nascoste da sguardi estranei. 
                  Non era facile essere degli innovatori2, 
                  Goldman lo sapeva bene. Il rischio di una vita ai margini, caratterizzata 
                  da una costante mancanza di accettazione era più di un'astratta 
                  e possibile eventualità, era qualcosa di concreto e fortemente 
                  realizzabile; trovare il modo di esprimere le proprie idee riformatrici 
                  e trasformarsi in agenti del cambiamento, trovare il proprio 
                  posto nel mondo, era cosa difficile per un uomo o una donna 
                  che non condividevano i valori correnti della società 
                  di riferimento. ''È inevitabile che i precursori [...] 
                  debbano essere isolati, evitati e ripudiati da chi è 
                  loro più vicino. Eppure, la tragedia di cui ogni precursore 
                  è destinato a fare esperienza non è l'incomprensione, 
                  la tragedia dei precursori nasce dal fatto che avendo essi compreso 
                  nuove possibilità nello sviluppo umano, non possono radicarsi 
                  nel vecchio mondo e il nuovo è ancora troppo lontano. 
                  Essi diventano degli emarginati erranti sulla terra alla ricerca, 
                  senza pace, di cose che non troveranno mai''3. 
                  Nel caso di Goldman, diverse furono le situazioni di marginalizzazione 
                  che si ritrovò ad affrontare durante l'intero arco della 
                  propria vita. Il suo impegno politico a sostegno dell'ideale 
                  anarchico la costrinse per un periodo a vivere e praticare la 
                  professione di infermiera sotto falso nome, pena l'impossibilità 
                  di ottenere un impiego. A seguito della deportazione in Russia, 
                  avvenuta nel 1919, e alla sua campagna contro il bolscevismo, 
                  che la spinse a lasciare la Russia due anni più tardi, 
                  diverse città europee rifiutarono di accettare la sua 
                  presenza, costringendola ad errare senza meta per il continente. 
                  Il prezzo per la pubblica esposizione di idee contrarie al pensiero 
                  dominante fu per lei, e per molti altri riformatori, molto alto. 
                  Come dichiarò lei stessa, l'esistenza di chi non si curava 
                  di soddisfare i criteri correnti, mantenendosi fedele ai propri 
                  ideali, era buia e disgraziata4; 
                  la continua esposizione alla calunnia mediatica di cui ebbe 
                  esperienza durante la permanenza negli Stati Uniti, i molteplici 
                  processi che dovette subire e le condizioni economiche precarie 
                  caratterizzarono la sua vita e quella di molti altri teorici 
                  sociali che come lei si mantennero fedeli al proprio pensiero 
                  e continuarono a lottare per la concretizzazione delle proprie 
                  idee nonostante le difficoltà. 
                  La vita del precursore era impegnativa, fatta di continue lotte 
                  per il diritto di esprimere pensieri non conformi alle categorie 
                  correnti e l'effetto di una tale condizione, protesa già 
                  verso un futuro non ancora realizzato, era tracotante e totalizzante5. 
                  Come Goldman, diversi erano gli uomini e le donne che avevano 
                  scorto la possibilità di un'evoluzione differente per 
                  gli esseri umani in campo politico, economico e sociale; gli 
                  appartenenti ai movimenti radicali, i quali richiedevano strenuamente 
                  un cambiamento dell'esistente ne erano un esempio. La società, 
                  i suoi valori e le sue istituzioni erano da loro messe in discussione 
                  e ripensate. 
                
                   
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                    |   Emma 
                        Goldman nel 1901  | 
                   
                 
                 
                  La marginalizzazione come esito 
                Due possibilità di azione si delineavano a chiunque 
                  non concepisse positivamente le dinamiche politiche e socio-economiche 
                  correnti: l'impegno per il compimento del proprio ideale non 
                  ancora realizzato nel presente o l'annichilimento delle proprie 
                  spinte di rinnovamento e un adattamento all'esistente anche 
                  se non condiviso6. L'unica maniera, 
                  per un uomo dotato di una nuova coscienza, di potersi insediare 
                  all'interno di una società che non approvava era ammutolire 
                  il proprio discernimento, tenere a bada i propri ideali, adattandosi 
                  alle condizioni esistenti che non condivideva; solo il compromesso 
                  avrebbe potuto permettere ad un precursore di vivere un'esistenza 
                  all'insegna della normalità e dell'approvazione, evitandone 
                  la messa al bando e la marginalizzazione. La scelta dell'impegno 
                  attivo e della lotta alle tradizioni avrebbe infatti comportato 
                  molte difficoltà, dettate dalla mancanza di approvazione 
                  da parte della maggioranza fedele allo status quo7. 
                  Quando Goldman esortava alla vita attiva8 
                  intendeva rifuggire dai pericoli che avrebbero potuto scaturire 
                  da un'esistenza 'superflua'; l'arrendevolezza, l'ignavia e l'inerzia 
                  erano da lei concepite come forze nemiche del cambiamento, che 
                  volgevano a favore dell'esistente. Un individuo immobile, che 
                  non si applicava in alcun ambito per favorire un mutamento, 
                  perpetuava inconsapevolmente le dinamiche esistenti e di esse 
                  era inavvertitamente responsabile9. 
                  Se il fine dell'umanità era la propria evoluzione, raggiungibile 
                  tramite la creazione di un nuovo ordine sociale caratterizzato 
                  da eguaglianza e libertà, la presenza di uomini superflui 
                  all'interno delle comunità era considerata come ostacolo 
                  ad un tale accadimento. La loro indisponibilità ad agire 
                  attivamente per concretizzare nuovi ideali era infatti la caratteristica 
                  maggiormente contraria alla possibilità del progresso 
                  delle società. L'azione, intesa come impegno attivo ai 
                  fini della propaganda, educazione, resistenza all'ordine costituito 
                  e cooperazione tra gli individui, era considerata da Goldman 
                  condizione necessaria per il mutamento, in contrasto alla staticità 
                  e all'immobilismo10. 
                  A tutti gli uomini che credevano fermamente nella necessità 
                  di conquiste in campo economico, politico e sociale, Goldman 
                  proponeva l'azione diretta quale metodo per modificare la propria 
                  condizione, plasmarla secondo le proprie necessità e 
                  volontà. ''L'azione diretta, che si è dimostrata 
                  efficace sul terreno economico, è altrettanto potente 
                  nel mondo dell'individuo. Qui centinaia di forze si accaniscono 
                  contro di lui e solo una resistenza tenace contro di loro potrà 
                  alla fine renderlo libero.''11 
                  Per Goldman condurre una vita attiva, volta al raggiungimento 
                  dei propri obiettivi personali, alla realizzazione dei propri 
                  ideali e alla lotta contro ogni interferenza che non permettesse 
                  il compimento di tali propositi, era l'unico modo attraverso 
                  il quale gli esseri umani avrebbero potuto donare un senso alla 
                  propria esistenza. Tramite l'azione attiva ogni essere umano 
                  avrebbe potuto affermare il proprio diritto all'autonomia e 
                  all'autodeterminazione, prendendo le redini della propria vita, 
                  affrancandosi da quelle coercizioni che ne indirizzavano le 
                  azioni e le scelte, impedendo di vivere secondo le proprie condizioni, 
                  inclinazioni, bisogni e necessità. 
                L'importanza della partecipazione attiva 
                Dal suo arrivo a New York, avvenuto nel 1889, Goldman lavorava 
                  strenuamente per la concretizzazione dell'ideale anarchico; 
                  quest'ultimo riconosceva la possibilità di creare un 
                  nuovo ordine sociale entro il quale la libertà da tutti 
                  i vincoli materiali, morali, politici, e l'eguaglianza fossero 
                  principi fondamentali effettivamente validi, che avrebbe potuto 
                  concretizzarsi solo in seguito alla partecipazione attiva di 
                  tutti i cittadini. L'azione diretta degli individui era fondamentale 
                  affinché un cambiamento sociale potesse avvenire. ''Dal 
                  punto di vista politico, la razza umana sarebbe ancora nella 
                  peggiore delle schiavitù se non fosse per tutte le figure 
                  gigantesche che hanno lottato palmo a palmo contro il potere 
                  dei re e dei tiranni. Se non fosse stato per i singoli pionieri, 
                  il mondo non sarebbe mai stato scosso alle fondamenta dalla 
                  grande ondata della Rivoluzione francese. [...] Sempre in ogni 
                  epoca, i pochi furono i portabandiera di una grande idea, di 
                  istanze liberatorie''12. Partendo 
                  da questa asserzione Goldman criticava chiunque ritenesse un 
                  tale obiettivo ottenibile grazie al sistema politico e ai mezzi 
                  messi a disposizione da esso, quali il voto, la rappresentanza, 
                  le leggi o l'acquisizione di diritti13. 
                  Riteneva pertanto che, per raggiungere il traguardo di una vita 
                  all'insegna della libertà, dell'autonomia, dell'autodeterminazione 
                  e dell'uguaglianza, non fosse sufficiente sancire tali principi 
                  attraverso una Costituzione; la decisione di riconoscere formalmente 
                  libertà ed uguaglianza quali diritti inalienabili non 
                  era per Goldman condizione sufficiente per una effettiva realizzazione 
                  degli stessi; affermava infatti che il riconoscimento costituzionale 
                  di tali diritti e il contenuto della Dichiarazione di Indipendenza 
                  non avevano impedito la proliferazione di situazioni di ingiustizia 
                  sociale e politica negli Stati Uniti di cui le condizioni di 
                  vita della classe operaia alla fine del XIX secolo erano esempio14. 
                  Goldman affidava ad ogni essere umano il compito di agire direttamente 
                  e personalmente in modo da svincolarsi da ogni coercizione e 
                  da ogni vincolo che non permetteva l'esercizio di una vita caratterizzata 
                  da libertà ed eguaglianza, senza attendere che le istituzioni 
                  si sostituissero alla sua azione ed operassero in tal senso15. 
                  Perché un tale ideale potesse realizzarsi, l'impegno 
                  rivolto alla propaganda e all'educazione da parte dei promotori 
                  del cambiamento sociale risultava essere fondamentale. Nessun 
                  individuo privo di mezzi intellettuali e materiali avrebbe potuto 
                  prendere le redini della propria esistenza né spingersi 
                  ad affermare la necessità di un rinnovamento della società. 
                  Ai cittadini andava mostrata un'alternativa all'ordine politico 
                  e socio-economico vigente e l'azione educativa e propagandistica 
                  che i membri dei movimenti anarchici intraprendevano era volta 
                  a tal fine. 
                  Senza una presa di coscienza circa le dinamiche di causa ed 
                  effetto da cui si generava la realtà sociale e gli orizzonti 
                  di mutamento che avrebbe potuto raggiungere, non sarebbe stato 
                  possibile alcun cambiamento; propaganda ed educazione erano, 
                  per Goldman, gli strumenti che avrebbero potuto sopperire a 
                  quella mancanza e il suo impegno in tal senso fu sempre molto 
                  forte. La propaganda avrebbe potuto aiutare gli individui a 
                  prendere coscienza delle problematiche che maggiormente li affliggevano, 
                  delle dinamiche sociali e delle modalità attraverso le 
                  quali sovvertire l'ordine costituito; l'educazione avrebbe permesso 
                  il conseguimento di un'autonomia intellettuale, slegata da tradizioni 
                  e pregiudizi, e un discernimento circa le cause da cui scaturiva 
                  la realtà sociale e le motivazioni che spingevano gli 
                  appartenenti ai movimenti anarchici a lottare per il sovvertimento 
                  dell'ordine sociale corrente. “La verità viva, 
                  vitale del benessere sociale ed economico diventerà realtà 
                  solo tramite l'ardore, il coraggio, la determinazione di minoranze 
                  consapevoli.''16 
                  L'impegno e lo sforzo di tutti i cittadini, non solo degli appartenenti 
                  al movimento anarchico, per una realizzazione dell'ideale libertario 
                  avrebbero dovuto essere pregnante; per Goldman le conseguenze 
                  di una vita contemplativa, mai culminante in una concretizzazione 
                  del pensiero e degli ideali, sarebbero state percepite come 
                  una delega, una rinuncia all'autodeterminazione che avrebbe 
                  consentito ai detentori del potere di perpetuare le dinamiche 
                  sociali ed economiche dalle quali scaturivano le precarie condizioni 
                  materiali ed intellettuali della maggioranza della popolazione 
                  statunitense del XIX secolo. 
                
                   
                      | 
                   
                   
                    |   Emma 
                        Goldman nel 1910  | 
                   
                 
                Tradurre pensiero in azione 
                Rinunciare all'azione significava votarsi all'acquiescenza 
                  la quale generava e sosteneva l'immobilismo sociale. Solo la 
                  traduzione di un pensiero maturo in azione concreta avrebbe 
                  potuto sovvertire i meccanismi responsabili della mancanza di 
                  libertà ed eguaglianza e portare ad una rivoluzione, 
                  intesa come totale sconvolgimento dell'esistente; la storia 
                  dell'umanità era colma di momenti rivoluzionari di questo 
                  tipo, dai quali dipendevano l'evoluzione e l'avanzamento delle 
                  società. Tutti i cambiamenti avvenuti nella storia del 
                  genere umano si sono compiuti tramite azione diretta e un dispiegamento 
                  di forze non solo intellettuali. L'educazione, la presa di coscienza 
                  e l'adesione ad ideali progressisti era solo il primo passo 
                  sul cammino dello sviluppo dell'individuo e della società 
                  e che avrebbe dovuto proseguire, trovando il modo di concretizzare 
                  il bisogno di cambiamento attraverso tutte le attività 
                  della vita17. 
                  Ogni individuo andava posto, attraverso un'adeguata educazione, 
                  nella condizione di poter raggiungere il pieno sviluppo delle 
                  proprie facoltà intellettuali, grazie alle quali si sarebbe 
                  convinto della necessità di un mutamento delle dinamiche 
                  politiche e socio-economiche18. 
                  A questo fine erano volti gli sforzi informativi e propagandistici 
                  degli aderenti ai movimento libertari ed anarchici, nella convinzione 
                  che solo in seguito ad un profondo discernimento circa le cause 
                  di un ordine sociale illiberale e fortemente diseguale e circa 
                  la possibilità di un cambiamento si sarebbe potuto procedere 
                  alla creazione di una nuova società. 
                   
                   
                  Contro i governi e il capitalismo 
                   
                  A loro andavano imputate le caratteristiche illiberali 
                  e anti-egualitarie della società di fine Ottocento.  
                  Il loro sovvertimento era il primo passo verso un nuovo ordine 
                  sociale. 
                   
                  Grazie alla profonda dedizione alla 'causa libertaria', cui 
                  consacrò l'intera esistenza, Goldman è tuttora 
                  considerata una delle personalità più influenti 
                  e di spicco del movimento anarchico americano. Poiché 
                  convinta della natura fortemente illiberale ed anti-egualitaria 
                  dei sistemi politici caratterizzati da accentramento di potere19 
                  e dell'ordine economico capitalistico, Goldman decise di dedicarsi 
                  al loro studio al fine di contribuire al loro sovvertimento; 
                  ad essi imputava la mancanza di libertà ed eguaglianza 
                  riscontrabile negli Stati Uniti di fine Ottocento e contro di 
                  loro sarebbe dovuta essere rivolta l'azione di tutti gli individui 
                  che reclamavano l'esigenza della creazione di un nuovo ordine 
                  sociale. 
                  Fin dal suo arrivo a Rochester (New York), avvenuto nel 1885, 
                  aveva rivolto le proprie energie all'intendimento delle dinamiche 
                  sociali, economiche e politiche attive nel paese di adozione. 
                  La sua analisi era rivolta a comprendere come, in un paese caratterizzato 
                  da diritti politici e civili e da una Costituzione entro la 
                  quale eguaglianza, libertà e ricerca della felicità 
                  erano considerati principi fondamentali, potesse esistere una 
                  forte diseguaglianza tra i cittadini20. 
                  Quando Goldman approdò negli Stati Uniti, il suo pensiero 
                  politico era fondato sulla convinzione che all'interno di un 
                  sistema formalmente liberale, libertà ed eguaglianza 
                  fossero effettive ed efficaci per tutti i membri della popolazione; 
                  l'incontro con gli appartenenti alla classe operaia americana, 
                  e la visione della loro condizione materiale, la fece però 
                  presto ricredere21. 
                  Il disincanto di cui ebbe esperienza ne decretò l'avvicinamento 
                  alle teorie radicali; per Goldman, solo queste ultime erano 
                  in grado di spiegare i motivi di una situazione apparentemente 
                  contraddittoria, caratterizzata dalla presenza di diritti sanciti 
                  formalmente e dalla mancanza di un riscontro empirico della 
                  loro effettività22. I 
                  Padri Fondatori, poco più di un centinaio di anni prima 
                  del suo approdo negli Stati Uniti, avevano disposto l'eguaglianza 
                  di tutti i cittadini americani, ma nonostante ciò la 
                  società americana risultava segnata da profondi conflitti 
                  tra gruppi sociali diversi fra loro, quali la classe operaia 
                  e i detentori di capitale e mezzi di produzione23. 
                  I due gruppi godevano di condizioni materiali, sociali, culturali 
                  e intellettuali profondamente differenti a dispetto di quanto 
                  sancito dalla Costituzione. Ciò che spinse Goldman allo 
                  studio delle dinamiche e delle teorie sociali fu proprio il 
                  tentativo di spiegare le cause della presenza di una palese 
                  diseguaglianza all'interno di un sistema formalmente composto 
                  da esseri eguali24. 
                  Goldman arrivò alla conclusione che la mancanza di eguaglianza 
                  di cui si aveva evidenza all'interno della società statunitense 
                  influenzasse direttamente la libertà di cui formalmente 
                  godevano i cittadini americani. Essenziale era per Goldman l'idea 
                  secondo cui eguaglianza fosse condizione necessaria per la presenza 
                  di libertà25. Solo all'interno 
                  di un sistema entro il quale gli uomini fossero considerati 
                  eguali, nessun gruppo sociale avrebbe potuto detenere maggior 
                  potere a scapito del resto della società, né imporre 
                  il volere su quest'ultimo. Solo un ordine egualitario avrebbe 
                  quindi potuto provvedere a che la libertà per tutti gli 
                  individui da vincoli, coercizioni, imposizioni potesse essere 
                  effettiva26. Perché l'obiettivo 
                  di rifondazione dell'ordine sociale potesse essere realizzato, 
                  nessuna costrizione o violenza avrebbe dovuto agire all'interno 
                  della comunità; nessuna classe sociale avrebbe potuto 
                  imporsi sul resto della cittadinanza, né un centro ordinatore 
                  avrebbe potuto detenere il potere politico ed esercitarlo in 
                  nome della restante parte della società. 
                
                   
                      | 
                   
                   
                    |   Emma 
                        Goldman nel 1911  | 
                   
                 
                 
                  Svincolarsi dalle istituzioni 
                Le fonti di costrizione che limitavano l'agire umano, i suoi 
                  diritti e libertà, erano identificate tanto nel sistema 
                  economico capitalistico, quanto nel sistema di governo accentrato27. 
                  Entrambe le istituzioni erano colpevoli di arginare considerevolmente 
                  le possibilità degli individui: il sistema economico, 
                  tramite il profitto e il sistema di salari, privava la classe 
                  operaia dei mezzi materiali per provvedere autonomamente al 
                  soddisfacimento dei propri bisogni, rendendola totalmente dipendente 
                  dal gruppo detentore di capitali; il governo, invece, annichiliva 
                  il potere di autodeterminazione, di autonomia e auto-organizzazione 
                  del popolo monopolizzando il potere politico all'interno della 
                  società28. ''Vedi, allora, 
                  che tutto si riduce a questo: il capitalismo ti deruba e fa 
                  di te uno schiavo. La legge autorizza e protegge questa rapina. 
                  Il governo ti inganna facendoti credere di essere libero e indipendente.''29 
                  Agli individui sarebbe dovuta essere riconosciuta la capacità 
                  di amministrarsi autonomamente e di far fronte ai propri bisogni 
                  materiali senza che un potere centrale intercedesse per loro; 
                  nessun governo avrebbe dovuto elargire delle norme e dei regolamenti 
                  per il coordinamento della vita in società, né 
                  una classe padronale avrebbe dovuto fornire un salario in cambio 
                  di lavoro, arricchendosi attraverso il profitto generato dal 
                  processo di produzione. Le coercizioni alle quali ogni individuo 
                  era sottoposto sotto forma di leggi, dinamiche economiche o 
                  prescrizioni morali, che non ne permettevano una libera espressione 
                  e soddisfazione delle necessità, sarebbero dovute essere 
                  abolite30; solo in questo modo, 
                  ad ogni individuo sarebbe stata garantita la possibilità 
                  di fruire dei diritti di libertà e ricerca della felicità 
                  sanciti dalla Costituzione americana31. 
                  All'interno di un rinnovato ordine sociale, la cooperazione 
                  tra individui totalmente eguali sarebbe stata il modello di 
                  interazione; attraverso il suo esercizio e tramite il confronto 
                  ed il dibattito, i cittadini avrebbero potuto decidere autonomamente 
                  della propria organizzazione e amministrazione32. 
                  L'ideale anarchico credeva nella possibilità di ogni 
                  essere umano di ottenere una libertà che fosse da intendersi 
                  come opportunità di agire assecondando le proprie inclinazioni, 
                  senza sopperire ad alcuna coercizione applicata dall'esterno; 
                  un'esistenza votata alla resistenza nei confronti di tutti i 
                  vincoli di natura politica, economica, sociale o morale che 
                  impedivano l'esercizio della libertà. Il conseguimento 
                  di un ordine sociale libertario era l'obiettivo che ogni essere 
                  umano avrebbe dovuto porsi33. 
                
                   
                      | 
                   
                   
                    |   Emma Goldman a Union Square, New York City, nel 1916  | 
                   
                 
                Contro ogni prescrizione 
                Il destarsi della forza e dell'autodeterminazione non poteva 
                  però essere imposto o forzato ai membri della società, 
                  ma solo indicato poiché l'anarchismo non era teoria prescrittiva. 
                  Goldman percepiva difatti ogni prescrizione come contraria alla 
                  libertà individuale e la sua avversione nei confronti 
                  delle teorie socialiste, le quali erano solite indicare la strada 
                  migliore per l'attuazione politica ed economica dell'ideale 
                  egualitario, fu molto forte34. 
                  L'obiettivo della filosofia anarchica, della quale Goldman fu 
                  promotrice, era di stimolare lo sviluppo di una coscienza indipendente 
                  e non condizionata da preconcetti morali e pregiudizi e risvegliare 
                  l'umana potenza creatrice. Goldman confidava nelle infinite 
                  abilità e possibilità degli esseri umani e aveva 
                  fede nella loro capacità di amministrarsi autonomamente 
                  senza il bisogno di un potere ordinatore che, in campo economico, 
                  politico o morale, sovrintendesse alle loro scelte, le controllasse 
                  o le dirigesse. Per realizzare il proposito di autodeterminazione 
                  e rispetto delle libertà individuali, l'anarchismo proponeva 
                  il risveglio e la reviviscenza del potere di ogni essere umano 
                  e la sua capacità di agire per se stesso e per la propria 
                  comunità, identificando il percorso ed i mezzi che riteneva 
                  più affini alle proprie inclinazioni. 
                  A seguito della loro liberazione e attraverso la libera cooperazione, 
                  tutti gli appartenenti ad una comunità avrebbero autonomamente 
                  scelto il modo migliore di riformare il sistema politico ed 
                  economico in chiave libertaria ed egualitaria. Nessun potere 
                  centrale avrebbe potuto intercedere per loro, né tantomeno 
                  mostrargli il cammino più appropriato per l'emancipazione35. 
                  L'anarchismo, in quanto teoria descrittiva, avrebbe rivelato 
                  le dinamiche responsabili della mancanza di uguaglianza e libertà 
                  nella società, risvegliando la velleità di cambiamento. 
                  Il passo successivo, il compimento del mutamento, sarebbe avvenuto 
                  grazie all'impegno attivo di tutti i membri della comunità. 
                  Perché una tale realizzazione fosse possibile, questi 
                  ultimi avrebbero dovuto prendere coscienza di se stessi e della 
                  propria facoltà di agire autonomamente senza essere dipendenti 
                  da istituzioni o ideali predefiniti e senza affidarsi ad istituzioni 
                  ordinatrici. 
                 Carlotta Pedrazzini 
                 I due scritti di Carlotta Pedrazzini sono tratti dalla 
                  tesi di laurea magistrale in Scienze politiche e di governo 
                  (a.a. 2012/2013), Facoltà di Scienze politiche, economiche 
                  e sociali dell'Università degli studi di Milano. La tesi 
                  è consultabile presso la Divisione Coordinamento delle 
                  Biblioteche dell'Università degli studi di Milano o presso 
                  il Centro Studi Libertari - Archivio Giuseppe Pinelli. 
                Note 
                 
                  - A. S. Puškin, Evgenij Onegin, Milano, RCS 
                    Libri, 1985. 
                  
 - A. Wexler, Emma Goldman on Mary Wollstonecraft, in 
                    Feminist Studies, vol. VII, 1, 1981, p. 114. 
                  
 - A. Wexler, Emma Goldman on Mary Wollstonecraft, in 
                    “Feminist Studies”, vol. VII, 1, 1981, p. 114. 
                  
 - E. Goldman, Anarchia, femminismo e altri saggi, Milano, 
                    La Salamandra, 1976, p. 56. * 
                  
 - A. Wexler, Emma Goldman on Mary Wollstonecraft, in 
                    “Feminist Studies”, vol. VII, 1, 1981, p. 114. 
                  
 - E. Goldman, Anarchia, femminismo e altri saggi, p. 
                    74. 
                  
 - A. Wexler, Emma Goldman on Mary Wollstonecraft, p. 
                    114. 
                  
 - E. Goldman, Anarchia, femminismo e altri saggi, p. 
                    53. 
                  
 - E. Goldman, The Individual, Society and the State, 
                    first published by the Free Society Forum, Chicago, Illinois 
                    in 1940, retrieved on March 15th, 2009 from www.marxists.org. 
                  
 - E. Goldman, Anarchia, femminismo e altri saggi, p. 
                    53. 
                  
 - Ibidem. 
                  
 - Ivi, p. 59. 
                  
 - E. Goldman, The Individual, Society and the State, 
                    p. 1. 
                  
 - E. Goldman, Anarchia, femminismo e altri saggi, p. 
                    51. 
                  
 - E. Goldman, Anarchy Defended by Anarchists, ''Metropolitan 
                    Megazine'', 1896, IV, n. 3. 
                  
 - E. Goldman, Anarchia, femminismo e altri saggi, p. 
                    62. 
                  
 - V. Gornick, Emma Goldman. Revolution as a way of life, 
                    Michigan, Sheridan Books, 2011, p. 12. 
                  
 - E. Goldman, Anarchia, femminismo e altri saggi, p. 
                    62. 
                  
 - Ivi, p. 45. 
                  
 - Ivi, p. 51. 
                  
 - Ivi, p. 45. 
                  
 - V. Gornick, Emma Goldman. Revolution as a way of life, 
                    Michigan, Sheridan Books, 2011, p. 13. 
                  
 - E. Goldman, Was my life worth living?, ''Harper's 
                    Monthly Magazine, 1934, CLXX, retrieved on March 15th, 2009 
                    from sunsite.berkley.edu. 
                  
 - E. Goldman, Anarchia, femminismo e altri saggi, p. 
                    51. 
                  
 - Ivi, p.50. 
                  
 - V. Gornick, Emma Goldman. Revolution as a way of life, 
                    p. 5. 
                  
 - E. Goldman, The Individual, Society and the State, 
                    p. 1. 
                  
 - A. Berkman, Che cos'è l'anarco comunismo?, 
                    Milano, La Salamandra, 1977, p. 43. 
                  
 - Ibidem. 
                  
 - Ibidem. 
                  
 - E. Goldman, A new declaration of Independence, ''Mother 
                    Earth'', 1909, IV, n. 5. 
                  
 - E. Goldman, There is no communism in Russia, ''H.L. 
                    Mencken's journal American Mercury'', 1935, XXXIV. 
                  
 - Ibidem. 
                  
 - E. Goldman, Socialism: caught in the political trap, 
                    Emma Goldman Papers, Manuscripts and Archives Division, The 
                    New York Public Library, Astor, Lenox and Tilden Foundations, 
                    retrieved on March 16th, 2009 from dwardmac.pitzer.edu. 
                  
 - E. Goldman, There is no communism in Russia, p. 1. 
                
  
				 
                * La casa editrice BFS ha pubblicato nel 2009 e nel 2013 
                una riedizione del libro di Emma Goldman citato da Carlotta Pedrazzini 
                dal titolo Femminismo e anarchia (Pisa, pp. 144, € 
                12,00).  |