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				 Bob Dylan 
                  
                Amore e furto 
                  
                di Giovanni A. Cerutti 
                   
                A Cheveu-de-Vénus, 
                  venuta dal mare 
                 Nel capitolo conclusivo della 
                  biografia di Bob Dylan1 pubblicata 
                  nel 1986 dopo una attesa di quasi vent'anni, Robert Shelton 
                  si chiedeva quale ne sarebbe stato il futuro artistico immaginando 
                  due possibili scenari, ricalcati sulla parabola di due grandi 
                  poeti: Arthur Rimbaud, che smise di scrivere a diciannove anni 
                  dopo aver lasciato un segno indelebile nella storia della letteratura, 
                  e William Butler Yeats, che alla soglia dei settant'anni aveva 
                  attraversato nuovamente una stagione di grande creatività. 
                  Dylan allora di anni ne aveva quarantacinque, ma aveva già 
                  lasciato un segno indelebile nella storia della musica popolare, 
                  ridefinendo il senso stesso della scrittura delle canzoni, esplorandone 
                  le capacità espressive e affrancandole definitivamente 
                  dall'industria dell'intrattenimento. Anche se da quel momento 
                  in poi non avesse scritto più nulla di significativo, 
                  la sua opera era già diventata un punto di riferimento 
                  decisivo. 
                   Sappiamo 
                  dalle biografie pubblicate successivamente a quella di Shelton2 
                  e, soprattutto, da fugaci accenni lasciati filtrare molto discretamente 
                  in alcune pagine di Chronicles,3 
                  che tra il 1987 e il 1988 Dylan attraversò una profonda 
                  crisi, che lo portò a dubitare sul suo futuro di musicista 
                  e di compositore. Nelle stesse pagine, Dylan racconta anche 
                  di come sia riuscito a superarla, decidendo di rimettere al 
                  centro del suo lavoro la sua attività di performer, per 
                  ritrovare un contatto diretto con il pubblico il più 
                  possibile simile a quello dei suoi esordi, quando suonava nelle 
                  coffee house del Village, rifiutando la logica delle 
                  grandi produzioni che molti dei suoi coetanei stavano definitivamente 
                  abbracciando in quegli anni. Da allora sta attraversando senza 
                  soluzione di continuità il mondo e le città più 
                  sperdute e improbabili della provincia americana, suonando in 
                  arene di piccole dimensioni a un ritmo di circa centoventi concerti 
                  all'anno,4 continuando in questo 
                  modo a dialogare quasi ogni sera con le sue canzoni. E lavorando 
                  sulle infinite combinazioni ritmiche e melodiche che le restituiscono 
                  in vesti sempre diverse, esplora la loro capacità di 
                  continuare a descrivere quello che succede nel mondo. Intervistato 
                  da Mick Brown durante il tour europeo del 1984, Dylan mostra 
                  di avere chiara consapevolezza del valore del suo lavoro e del 
                  significato di far vivere i suoi testi nei concerti: «Per 
                  me nessuna delle canzoni che ho scritto è veramente datata. 
                  Catturano qualcosa che non sono mai stato capace di migliorare, 
                  qualunque sia il loro contenuto. Una canzone come Maggie's 
                  Farm... Posso essermi sentito così l'altro giorno 
                  e posso sentirmi così domani. La gente dice che si tratta 
                  di nostalgia, ma non capisco cosa intendano veramente. A 
                  Tale of Two City è stato scritto cento anni fa. Questo 
                  termine “nostalgia” è solo un altro modo 
                  che usa la gente per definirti e per collocarti dove pensano 
                  di riuscire a capirti. È solo un'altra etichetta».5 
                  Oltre che a rimettere mano al suo repertorio, nel suo tour infinito 
                  Dylan ha cominciato a frequentare ancora più intensamente 
                  la tradizione della musica popolare, che, peraltro, lo ha costantemente 
                  accompagnato nella sua avventura musicale. Un lavoro che lo 
                  ha portato a pubblicare nel giro di un anno due album interamente 
                  dedicati a canzoni tradizionali, vecchi blues e standard della 
                  musica americana.6 E che è 
                  stato all'origine di una nuova intensa stagione creativa, dopo 
                  sette anni trascorsi senza pubblicare dischi di inediti.7 
                  «C'è stato un tempo quando arrivavano tre o quattro 
                  canzoni contemporaneamente, ma quei giorni se ne sono andati 
                  da un pezzo», così in un'intervista rilasciata 
                  a Robert Hilburn nel 1992. «Ogni tanto una canzone arriva 
                  come un cane da guardia al cancello e chiede di essere scritta. 
                  Ma la maggior parte delle volte la mia mente la rifiuta. Ti 
                  ritrovi a pensare se c'è qualcuno che ha davvero bisogno 
                  di ascoltarla. Si arriva al punto di aver scritto abbastanza 
                  canzoni. Lasciamole scrivere agli altri».8 
                  Time Out Of Mind, dai tempi dei tempi, titolo dagli echi 
                  shakespeariani, arriva nei negozi alla fine di settembre del 
                  1997 e riporta al centro dell'attenzione il lavoro di Bob Dylan. 
                  Le nuove canzoni hanno una profondità misteriosa che 
                  affonda le sue radici al centro della tradizione della musica 
                  popolare e le pone fuori dal tempo. Si affacciano meditazioni 
                  sulla morte e sul senso della vita, in cui la sapienza compositiva 
                  si mescola con la consapevolezza delle proprie capacità 
                  espressive. Da allora sono usciti altri quattro dischi9 
                  che, uno dopo l'altro, hanno ottenuto riconoscimenti e premi 
                  quali i Grammy Awards e persino un Oscar10 
                  - che per qualche tempo ha seguito Dylan nei concerti appeso 
                  al palco per i piedi a testa in giù - e ricevuto recensioni 
                  sempre più convinte della critica, raggiungendo contemporaneamente 
                  un inaspettato successo di pubblico. Non solo sono quasi tutti 
                  finiti al primo posto nelle classifiche europee, ma nel 2006 
                  Modern Times è arrivato al primo posto anche nelle 
                  classifiche americane. A sessantacinque anni Dylan è 
                  l'artista più anziano a essere riuscito nell'impresa. 
                  L'ultima – e unica, Dylan ha venduto molto nella sua carriera, 
                  ma non moltissimo – volta che gli era capitato era stato 
                  nel 1976, con Desire, il disco che conteneva la storia 
                  di “Hurricane” Carter. Sul punto di seguire le orme 
                  di Rimbaud, magari senza finire a commerciare armi e schiavi, 
                  aveva ritrovato la sua strada come Yeats. 
                  Parallelamente sono arrivati riconoscimenti sempre più 
                  prestigiosi al valore che la sua opera ha assunto nella cultura 
                  contemporanea, quali l'inserimento tra i candidati al premio 
                  Nobel per la letteratura, il Kennedy Award, il Pulitzer, il 
                  Polar Prize, la Medal of Freedom e la Legione d'onore della 
                  Repubblica francese.11 
                
                   
                      | 
                   
                   
                    |   Bob 
                        Dylan   | 
                   
                 
			La voce di una generazione 
			Dylan si era affermato sulla scena musicale a poco più 
                  di vent'anni12 come la voce più 
                  originale e potente della sua generazione tra il maggio del 
                  1963 e il gennaio del 1964, con la pubblicazione degli album 
                  The Freewheelin' Bob Dylan13 
                  e The Times They Are A-Changin'',14 
                  che contenevano canzoni quali Blowin' In The Wind, Masters 
                  Of War, A Hard Rain Is A-Gonna Fall, Don't Think 
                  Twice, It's All Right, The Times They Are A-Changin', 
                  The Lonesome Death Of Hattie Carroll, One Too Many 
                  Mornings, With God On Our Side. Quei versi mai ascoltati 
                  prima in una canzone, quelle melodie allo stesso tempo antiche 
                  e modernissime e quella voce inafferrabile e indescrivibile 
                  che dava vita a quei testi con una profondità vertiginosa 
                  sembravano fissare l'identità di una generazione che 
                  prendeva la parola sulla scena pubblica. Dylan cantava l'inquietudine 
                  di chi più che cercare il proprio posto nel mondo, ne 
                  sperimentava tutti i limiti e le costrizioni, a cominciare dalle 
                  regole e dalle pratiche entro cui si svolge la vita associata. 
                  Ma con accenti del tutto nuovi, che ne costituivano il fascino, 
                  anche se molte volte finivano per rifluire in letture molto 
                  più militanti e tradizionali. Così Blowin' 
                  In The Wind15 diventa prima 
                  ancora di essere incisa un inno da cantare nei cortei a sostegno 
                  delle battaglie per i diritti civili, uno strumento di lotta 
                  politica. Anche se il suo verso più significativo «Yes, 
                  'n' how many times can a man turn his head/Pretending he just 
                  doesn't see?» - quante volte un uomo può voltare 
                  la testa, fingendo di non aver visto - allude a una complessità 
                  difficilmente riducibile entro gli schemi della dialettica politica. 
                  Mentre il ritornello di The Lonesome Death Of Hattie Carroll16 
                  si rivolge con durezza a chi pensa di riscattare il destino 
                  delle vittime facendone un simbolo di battaglie politiche, mentre 
                  l'unica realtà che conta è che le vittime sono 
                  vittime e nessuna battaglia restituirà loro ciò 
                  che è stato loro tolto. Nelle canzoni d'amore o meglio 
                  di disamore, come con brillante calco pavesiano traduce Alessandro 
                  Carrera, le famose anti-love songs, invece, si riflette 
                  un nuovo modo di concepire i rapporti di coppia, slegato dai 
                  vincoli imposti da norme sociali ormai prive di legami con la 
                  realtà che dovrebbero interpretare, e per la prima volta 
                  vengono raccontati anche la competizione nevrotica, il rancore 
                  e l'impossibilità di colmare le distanze e di riuscire 
                  a stare davvero insieme. «It ain't no use to sit and wonder 
                  why, babe/It don't matter, anyhow/An' it ain't no use to sit 
                  and wonder why, babe/If you don't know by now/When your rooster 
                  crows at the break of dawn/Look out your window and I'll be 
                  gone/You're the reason I'm trav'lin' on/Don't think twice, it's 
                  all right»17 come canta 
                  in Don't Think Twice, It's All Right. 
                  Con la reinvenzione delle forme rock, attraverso sonorità 
                  scintillanti e inedite che sostengono immagini potenti e sempre 
                  più visionarie, che caratterizza i tre album - tre inarrivabili 
                  capolavori che da allora continuano a influenzare direttamente 
                  o indirettamente chiunque si metta a scrivere canzoni - pubblicati 
                  nel giro di un anno e mezzo nel frenetico biennio 1965-66, Bringing 
                  It All Back Home, Highway 61 Revisited, Blonde 
                  On Blonde,18 Dylan riesce 
                  a restituire in modo ancora più nitido l'ansia di autenticità 
                  che la prima generazione nata dopo la fine della seconda guerra 
                  mondiale cercava di porre al centro dei rapporti umani, inestricabilmente 
                  intrecciata con la consapevolezza dell'impossibilità 
                  di afferrarla veramente. Già le canzoni di Another 
                  Side Of Bob Dylan19 avevano 
                  incominciato ad allontanarsi dalla forma e dal linguaggio folk, 
                  per esplorare nuove modalità espressive, anche se sono 
                  ancora eseguite con la chitarra e l'armonica, che a quella forma 
                  riconduce. Sono sempre di più «skippin' reels of 
                  rhyme»20 - rime in girotondo 
                  un po' sfasate - a catturare e restituire le immagini che a 
                  volte si riescono a intravedere delle campane della libertà, 
                  le Chimes Of Freedom, che suonano per tutti coloro ai 
                  quali la libertà è coartata e negata da contesti 
                  sociali conformisti - non solo per gli oppressi da sistemi politici 
                  ingiusti - e dai limiti insuperabili della condizione umana: 
                  «Tolling for the aching ones whose wounds cannot be nursed/For 
                  the countless confused, accused, misused, strung-out ones an' 
                  worse/An' for every hung-up person in the whole wide universe/An' 
                  we gazed upon the chimes of freedom flashing».21 
                  Ma è soprattutto il colpo di batteria che introduce Like 
                  A Rolling Stone22 a spalancare 
                  la porta della mente di una generazione.23 
                  «Once upon a time you dressed so fine/You threw the bums 
                  a dime in your prime, didn't you?/People'd call, say, “Beware 
                  doll, you're bound to fall”/You thought they were all 
                  kiddin' you/You used to laugh about/Everybody that was hangin' 
                  out/Now you don't talk so loud/Now you don't seem so proud/About 
                  having to be scrounging for your next meal/How does it feel/How 
                  does it feel/To be without a home/Like a complete unknown/Like 
                  a rolling stone?»24 Sostenuta 
                  da quel thin, wild mercury sound,25 
                  il sottile suono selvaggio e mercuriale che viene direttamente 
                  dalla strada, si srotola la misteriosa storia di una ragazza 
                  – Miss Lonely – che capiamo aver perso tutto dopo 
                  aver vissuto una giovinezza dorata man mano che la canzone procede 
                  fornendo dettagli senza seguire una sequenza narrativa veramente 
                  organizzata. Ma come ci suggerisce il narratore nel verso finale 
                  - «When you got nothing, you got nothing to lose/You're 
                  invisible now, you got no secrets to conceal»26– 
                  si tratta soprattutto di una riflessione sulla ricerca dell'autenticità, 
                  che troviamo soltanto se riusciamo a sbarazzarci di tutto ciò 
                  che ci facciamo imporre dagli altri accecati dal miraggio di 
                  raggiungere il successo, trovando il coraggio di guardare dentro 
                  noi stessi chi siamo veramente e chi vogliamo veramente essere. 
                  Ma siccome «there's no success like failure/And that failure's 
                  no success at all»,27 bisogna 
                  avere la consapevolezza che sulla strada non c'è nessuna 
                  certezza dietro cui ripararsi. E, dunque, forse la ricerca dell'autenticità 
                  assoluta non può che essere un miraggio sempre frustrato 
                  o portare all'autodistruzione. Che sono esattamente le due strade 
                  che verranno imboccate da lì a qualche mese dai protagonisti 
                  di quella stagione dionisiaca. 
			Sul filo del rasoio 
			Nel tempo che ci separa da quegli anni vorticosi, quelle canzoni 
                  hanno mostrato di avere catturato qualcosa di più profondo 
                  di una rivolta generazionale. Guardando e respirando il proprio 
                  tempo, Dylan si era inoltrato in territori senza tempo, consegnandoci 
                  una riflessione originale sulla condizione umana, esplorata 
                  nei suoi tratti costitutivi. Il serratissimo tour mondiale28 
                  che aveva seguito la pubblicazione di Highway 61 Revisited 
                  aveva trasformato Dylan in una star planetaria, consacrandolo, 
                  secondo la famosa definizione di Allen Ginsberg, come il poeta 
                  che si era venduto a Dio per portare la poesia nei juke-box.29 
                  Ma mentre tutti si stavano ingegnando a scrivere testi più 
                  complicati – ma un testo complicato non è per forza 
                  un testo profondo... - e a cercare di imitare il nuovo sound, 
                  Dylan sparì letteralmente dalla circolazione. Complice 
                  un misterioso incidente in moto, forse mai veramente avvenuto, 
                  annullò le date già programmate di un nuovo tour 
                  e si ritirò a Woodstock,30 
                  una piccola cittadina di circa seimila abitanti nello stato 
                  di New York, nella quale fin dalla metà dell'Ottocento 
                  si era stabilità una piccola comunità di artisti, 
                  soprattutto pittori. Quando nel dicembre del 1967 la radio cominciò 
                  a trasmettere le canzoni di John Wesley Harding,31 
                  la sorpresa e lo sconcerto furono nuovamente intensi. Sostenute 
                  soltanto da un contrabbasso e da una batteria essenziale, la 
                  chitarra acustica e l'armonica di Dylan guidavano un pugno di 
                  piccoli apologhi dai forti echi biblici: «“There 
                  must be some way out of here” said the joker to the thief/“There's 
                  too much confusion, I can't get no relief/Businessmen, they 
                  drink my wine, plowmen dig my earth/None of them along the line 
                  know what any of it is worth”».32 
                  Da allora Dylan ha continuato la sua ricerca esplorando altre 
                  direzioni musicali, guidato solo dal desiderio di arrivare a 
                  raggiungere la Bellezza, «Beauty walks a razor's edge, 
                  someday I'll make it mine»33 
                  e dall'amore per la musica, per la sua storia e per la sua tradizione, 
                  con la consapevolezza che la canzone è una forma espressiva 
                  dotata di un suo codice autonomo. Le canzoni valgono per loro 
                  stesse, per quello che sanno trasmettere impastando voce, musica 
                  e parole e non possono essere piegate a nessun contenuto che 
                  le trascenda. Con le canzoni si può dire qualsiasi cosa, 
                  ma bisogna conoscerne il linguaggio e rispettarne l'essenza. 
                  Dall'elegia di Lay Lady Lay,34 
                  alla fine del sogno della frontiera di Knockin' On Heaven's 
                  Door,35 al quale nel tempo 
                  ciascuno di noi ha sovrapposto la fine dei propri sogni, dalle 
                  ballate di Blood On The Tracks,36 
                  che ci precipitano dentro il dolore di una separazione, al racconto 
                  furente della condanna di Rubin Carter,37 
                  dallo smarrimento dell'uomo di fronte al mistero della vita 
                  di Every Grain Of Sand38 
                  al recupero dell'essenza della musica folk di Blind Willie 
                  Mc Tell39 e The Man In 
                  The Long Black Coat,40 dall'epica 
                  del giullare di Jokerman,41 
                  al dedalo di immagini circolari che si inseguono risucchiando 
                  narratore e ascoltatore di Brownsville Girl,42 
                  dalla trilogia di Time Out of Mind, “Love And 
                  Theft” e Modern Times, secondo Alessandro Carrera 
                  l'ultimo grande poema modernista del Novecento, fino al recente 
                  Tempest, che prefigura l'apocalisse prossima ventura, 
                  Dylan ha approfondito e rifinito le sue intuizioni, scrivendo 
                  canzoni anche più belle di quelle che lo hanno reso famoso, 
                  conservando un'unità profonda di sguardo e di stile, 
                  all'interno della quale il rock appare solo come una stazione, 
                  la stazione adeguata a raccontare quei tempi, ma abbandonata 
                  prima che inesorabilmente, come in tutte le vicende umane, diventasse 
                  maniera. Uno sguardo definito da una ferita mai rimarginata, 
                  che si traduce in un senso perenne di mancanza, già avvertita 
                  ripensando ai giorni della sua adolescenza appena arrivato a 
                  New York: «With haunted hearts through the heat and cold/We 
                  never thought we could ever get old/We thought we could sit 
                  forever in fun/But our chances really was a million to one».43 
			Quel senso di inafferrabilità 
			Dunque, diritti civili, guerra, esclusione sociale, discriminazione 
                  razziale, satira divertita dei miti dell'americano medio, la 
                  precarietà delle relazioni amorose, l'impossibilità 
                  di essere se stessi in una società massificata, il tempo 
                  circolare della tradizione, sono capitoli di un'unica ininterrotta 
                  riflessione. Ma per essere tale una visione del mondo deve tradursi 
                  in forma, deve trovare un linguaggio adeguato alla sua essenza, 
                  anzi, deve trasformarsi essa stessa in linguaggio. È 
                  esattamente in questo passaggio che si situa l'importanza e 
                  la grandezza di Bob Dylan nell'evoluzione della forma canzone, 
                  perché Dylan è stato il primo che consapevolmente 
                  l'ha utilizzata senza sentirsi subalterno a nessun'altra forma 
                  espressiva, poesia inclusa. Si è confrontato con molti 
                  poeti, all'inizio Rimbaud e Keats soprattutto,44 
                  ma anche con molti altri materiali, la Bibbia, innanzitutto, 
                  ma nella versione di Re Giacomo45 
                  che ha stabilito il canone della lingua inglese – se non 
                  si conoscono storie e personaggi della Bibbia si perdono più 
                  della metà dei riferimenti - e i prodotti della cultura 
                  di massa dalla provenienza più disparata, riconducendo 
                  tutto dentro le regole della canzone. Tanto che da un certo 
                  punto in poi, esattamente dalla scrittura di Like A Rolling 
                  Stone, non ha più cercato di scrivere né romanzi, 
                  né poesie.46 La canzone 
                  conteneva tutto ciò che gli era necessario. 
                  Molte sono le ragioni del fascino delle canzoni di Dylan, la 
                  sua voce47 innanzitutto; e al 
                  proposito esiste ormai una bibliografia sterminata, in cui spiccano 
                  lavori di grande qualità. Ma molto risiede in quel senso 
                  di inafferrabilità che sposta sempre i significati ad 
                  ogni ascolto. Quando credi di aver capito tutto, quando credi 
                  che una canzone non abbia più niente di nuovo da dirti, 
                  un nuovo ascolto ti apre prospettive inedite. Non ci ritrovi 
                  mai quello che credevi di ritrovarci; se ciò che cercate 
                  in una canzone è ricreare con nostalgia un frammento 
                  del vostro passato, non è Dylan il vostro autore. Naturalmente 
                  su questo aspetto si sono concentrate molte analisi, che hanno 
                  preso in considerazione molti punti di vista e stabilito molte 
                  genealogie e molti legami, e nonostante ciò bisogna concludere 
                  che si tratta di un talento - coltivato con disciplina, ma pur 
                  sempre un talento - e in quanto tale alla fine inclassificabile. 
                  Ciononostante, possiamo, però, tentare di abbozzare una 
                  spiegazione, individuando, tra gli altri, due pilastri su cui 
                  poggia questo talento. Il primo è quello che David Mikics48 
                  ha definito l'inserimento della scrittura gnomica nel modo proverbiale. 
                  Lo gnome è una forma di espressione elaborata dalla cultura 
                  della Grecia classica, un modo di esprimersi che allude senza 
                  spiegare e che richiede un'attività di interpretazione 
                  da parte di chi ascolta. Uno degli esempi più famosi 
                  e più utilizzati – anche da Mikics – per 
                  spiegare in cosa consiste esattamente è il frammento 
                  di Eraclito: «Una e la stessa è la via all'insù 
                  e la via all'ingiù». Non ci sono vere chiavi di 
                  lettura, non si tratta né di un'allegoria, né 
                  di una metafora, che usano le immagini per spiegare una realtà 
                  precisa, magari difficilmente catturabile altrimenti, ma precisa. 
                  Costringe a pensare e, soprattutto, a rendersi conto di quante 
                  sfaccettature abbia qualsiasi situazione. Il proverbio, al contrario, 
                  indica un modo di comportarsi, avvolgendolo in una sentenza. 
                  Nei suoi versi Dylan riesce a combinare l'assertività 
                  dei proverbi – inutile dire che il suo riferimento principale 
                  è il Libro dei Proverbi – con le mutevoli 
                  prospettive che introduce lo gnome. L'effetto che si produce 
                  è un senso di mobilità di ogni verso, il cui significato 
                  piano, certo e definito, si smaterializza non appena si cerca 
                  di afferrarlo, rimandando a dimensioni altre, più profonde 
                  e significanti.49 Il secondo, 
                  invece, ce lo rivela Dylan stesso in un'intervista rilasciata 
                  nel 2004 ancora a Robert Hilburn: «Vedi, devi capire che 
                  io non sono un melodista. Le mie canzoni sono basate su vecchi 
                  inni protestanti, canzoni della Carter Family o varianti della 
                  forma blues. Quel che succede è che prendo una canzone 
                  che conosco e semplicemente inizio a eseguirla nella mia mente 
                  [...] Ad esempio, nella mia mente eseguo di continuo Tumbling 
                  Tumbleweeds di Bob Nolan, mentre guido l'auto o parlo con 
                  qualcuno o me ne sto seduto o qualsiasi altra cosa io faccia. 
                  La gente pensa che mi sta parlando e che io risponda loro, ma 
                  non è così. Io ascolto una canzone nella mia mente. 
                  A un certo punto alcune parole cambiano e allora inizio a scrivere 
                  una canzone».50 Questo 
                  procedimento compositivo, che affonda le sue radici nelle forme 
                  di trasmissione della musica popolare, ma ancor prima nell'essenza 
                  stessa della trasmissione orale, in cui a ogni esecuzione mutano 
                  impercettibilmente parole, frasi e strutture musicali, dando 
                  luogo alle innumerevoli varianti rintracciate dai ricercatori,51 
                  spiega il fascino delle melodie delle canzoni di Dylan, quel 
                  composto instabile tra modernità e tradizione, che, ancora 
                  una volta, rimanda ad altro, mescolando prestiti e citazioni 
                  in significati del tutto nuovi. E che rivela un amore sconfinato 
                  per la musica, per la sua storia e per la sua tradizione. Love 
                  and theft, amore e furto, appunto. 
                 Giovanni A. Cerutti 
                  direttore scientifico dell'Istituto storico della Resistenza 
                  e della società contemporanea nel Novarese e nel Verbano 
                  Cusio Ossola 
                 Le traduzioni dei versi delle canzoni di Dylan sono di Alessandro 
                  Carrera, tratte da Bob Dylan, Lyrics 1962 – 2001, 
                  Feltrinelli, Milano 2006, versione condotta sull'omonima edizione 
                  pubblicata da Simon & Schuster nel 2004. 
                   
                  Ringrazio Roberta Canevari per avermi permesso di assistere 
                  in modo del tutto privilegiato al concerto tenuto da Dylan a 
                  Barolo il 16 luglio 2012, nell'ambito del festival “Collisioni”, 
                  dandomi modo di approfondire la conoscenza dell'universo poetico 
                  e umano di uno dei grandi autori del nostro tempo. 
                 
                 Note 
                 
                  - Robert Shelton, No Direction Home. The Life and Music 
                    of Bob Dylan, Beech Tree Books, Sag Harbor, New York 1986, 
                    nuova edizione Blackbeat Books, Milwaukee 2011, ed. it. (parziale)Vita 
                    e musica di Bob Dylan, a cura di Riccardo Bertoncelli, 
                    Feltrinelli, Milano 1987. Shelton aveva rivelato per primo 
                    il talento di Dylan al grande pubblico. Critico musicale molto 
                    influente, molto considerato soprattutto nell'ambiente del 
                    jazz, ascoltò per la prima volta Dylan al Gerde's Folk 
                    City, un locale di Manhattan, il 26 settembre 1961, mentre 
                    apriva il concerto dei Greenbriar Boys, gruppo allora piuttosto 
                    famoso nel giro della musica folk, che avrebbe dovuto recensire 
                    per il New York Times, alle cui pagine dello spettacolo collaborava 
                    all'epoca. Shelton restò talmente impressionato dalla 
                    performance di Dylan, che lo intervistò e gli dedicò 
                    l'intero articolo, che venne pubblicato il 29 settembre. L'articolo 
                    venne poi riprodotto sulla copertina del primo disco di Dylan 
                    per il quale Shelton, con lo pseudonimo di Stacey Williams 
                    per ragioni contrattuali, scrisse anche le note di presentazione. 
                    Anche la pubblicazione del primo disco, una raccolta di canzoni 
                    folk che conteneva solo due composizioni di Dylan – 
                    Song to Woody e Talkin' New York – fu 
                    resa possibile da quell'articolo. Dylan, infatti, in quei 
                    giorni si trovava negli studi della Columbia per partecipare 
                    alla registrazione del primo disco di Carolyn Hester, prodotto 
                    da John Hammond. Hammond lesse l'articolo di Shelton e decise 
                    seduta stante di produrre l'esordio di Dylan. Bob Dylan 
                    fu pubblicato il 19 marzo 1962 e vendette circa cinquemila 
                    copie. Per molto tempo alla Columbia fu definito la pazzia 
                    di Hammond. Fin da subito Shelton cominciò a lavorare 
                    alla biografia di Dylan e per molti anni la pubblicazione 
                    venne data come imminente e molto attesa. Uscì poi 
                    nel 1986, quando nessuno se l'aspettava più. 
                  
 - Tra le molte biografie di Dylan che sono state pubblicate 
                    dopo quella di Shelton, le più autorevoli sono: Clinton 
                    Heylin, Behind the Shades, Viking, New York 1991, nuova 
                    edizione Dylan: Behind the Shades – Take Two, 
                    Viking, New York 2000; Howard Sounes, Down the Highway. 
                    The Life of Bob Dylan, Grove Press, New York 2001, ed. 
                    it. Bob Dylan, Guanda, Parma 2002; Bob Spitz, Dylan. 
                    A Biography, Norton & Company, New York 1989. 
                  
 - Bob Dylan, Chronicles. Volume One, Simon & Schuster, 
                    New York 2004, ed. it. Chronicles. Volume 1, Feltrinelli, 
                    Milano 2005, traduzione di Alessandro Carrera. 
                  
 - Quello che sarebbe stato chiamato successivamente Neverending 
                    Tour – il tour che non finisce mai – prese il 
                    via il 7 giugno 1988 sul palco del Concord Pavillion a Concord 
                    in California, con una band essenziale formata da un'altra 
                    chitarra, un basso, una batteria, cui nel corso del tempo 
                    si è aggiunto poco altro. In tre dei primi concerti, 
                    Neil Young ha suonato la chitarra in alcune canzoni. 
                  
 - Mick Brown, Bob Dylan: “Jesus, Who's Got Time to 
                    Keep Up with the Times?”, “Sunday Times”, 
                    1 luglio 1984. 
                  
 - Good As I Been To You è stato pubblicato il 
                    3 novembre del 1992, World Gone Wrong nell'ottobre 
                    del 1993. 
                  
 - Under The Red Sky è stato pubblicato il 17 
                    settembre 1990; Time Out Of Mind il 30 settembre 1997. 
                  
 - Robert Hilburn, What Becomes a Legend Most? A Never-Ending 
                    Tour, a New Audience and Keeping the Mystery Alive, “Los 
                    Angeles Times Magazine”, 9 febbraio 1992. 
                  
 - “Love And Theft”, pubblicato l'11 settembre 
                    2011, Modern Times, pubblicato il 25 agosto 2006, Together 
                    Through Life, pubblicato il 28 aprile 2009, Tempest, 
                    pubblicato il 10 settembre 2012. 
                  
 - La canzone Things Have Changed, scritta per la colonna 
                    sonora del film di Curtis Hanson Wonder Boys, ha vinto 
                    l'Oscar come miglior canzone originale nel 2000. È 
                    stata pubblicata come singolo il 1 maggio del 2000 e successivamente 
                    inclusa nelle raccolte The Essential Bob Dylan, pubblicata 
                    nel 2000, The Best of Bob Dylan, pubblicata nel 2005, 
                    e Dylan, pubblicata nel 2007. 
                  
 - Dylan è stato inserito nella rosa tra cui l'Accademia 
                    Svedese sceglie il vincitore del Premio Nobel della letteratura 
                    nel 1997; è stato insignito del Kennedy Award il 2 
                    luglio del 1997 dal presidente Clinton; ha ricevuto il Polar 
                    Prize – una sorta di premio nobel per la musica – 
                    nel 2000; ha vinto il premio Pulitzer nel 2008; è stato 
                    insignito della Presidential Medal of Freedom - la più 
                    alta onoreficenza civile degli Stati Uniti - nel 2011 dal 
                    presidente Obama; è stato insignito della Legione d'onore 
                    della Repubblica francese nel 2013. 
                  
 - Bob Dylan è nato a Duluth, nel Minnesota, il 24 maggio 
                    del 1941. 
                  
 - The Freewheelin' Bob Dylan è stato pubblicato 
                    il 27 maggio 1963. 
                  
 - The Times They Are A-Changin' è stato pubblicato 
                    il 13 gennaio 1964. 
                  
 - Blowin' In The Wind è contenuta nell'album 
                    The Freewheelin' Bob Dylan. 
                  
 - The Lonesome Death Of Hattie Carroll è contenuta 
                    nell'album The Times They Are A-Changin'. 
                  
 - Non serve a niente stare a chiedersi il perché,/del 
                    resto che importanza ha./Non serve a niente stare a chiedersi 
                    il perché,/se non l'hai capito già./Quando il 
                    gallo canterà ai primi raggi del mattino/guarda giù 
                    dalla finestra, non ci sarò più./E a causa tua 
                    che riprendo il cammino./Non ripensarci, va bene così. 
                    Don't Think Twice, It's All Right è contenuta 
                    nell'album The Freewheelin' Bob Dylan. Noto di sfuggita 
                    che Francesco Guccini ha ampiamente saccheggiato Don't 
                    Think Twice, It's All Right per la sua Vedi cara. 
                  
 - Bringing It All Back Home – Subterranean 
                    Homesick Blues, She Belongs To Me, Maggie's 
                    Farm, Love Minus Zero/No Limit, Outlaw Blues, 
                    On The Road Again, Bob Dylan 115th 
                    Dream, Mr. Tambourine Man, Gates Of Eden, 
                    It's Alright, Ma (I'm Only Bleeding), It's All Over 
                    Now, Baby Blue - è stato pubblicato il 22 marzo 
                    1965; Highway 61 Revisited – Like A Rolling 
                    Stone, Tombstone Blues, It Takes A Lot To Laugh, 
                    It Takes A Train To Cry, From A Buick 6, Ballad 
                    Of A Thin Man, Queen Jane Approximately, Highway 
                    61 Revisited, Just Like Tom Thumb's Blues, Desolation 
                    Row - è stato pubblicato il 30 agosto 1965; Blonde 
                    On Blonde – Rainy Day Women # 12 & 35, 
                    Pledging My Time, Visions Of Johanna, One 
                    Of Us Must Know (Sooner Or Later), I Want You, 
                    Stuck Inside Of Mobile With The Memphis Blues Again, 
                    Leopard-Skin Pill-Box Hat, Just Like A Woman, 
                    Most Likely You Go Your Way (And I'll Go Mine), Temporary 
                    Like Achilles, Absolutely Sweet Mary, Fourth 
                    Time Around, Obviously Five Believers, Sad-Eyed 
                    Lady Of The Lowlands - è stato pubblicato il 16 
                    maggio 1966. 
                  
 - Another Side Of Bob Dylan è stato pubblicato 
                    l'8 agosto del 1964. È passato alla storia per essere 
                    stato registrato in presa diretta interamente nella notte 
                    del 9 giugno. 
                  
 - «Skipping reels of rhyme» è un verso 
                    di Mr. Tambourine Man. 
                  
 - Rintoccante per gli afflitti da ferite che nessuno può 
                    curare,/per le schiere dei confusi, offesi, illusi, intossicati 
                    e peggio ancora,/ e per ogni ossessionato da ogni cosa in 
                    tutto quanto l'universo,/e noi alzammo gli occhi alle splendenti 
                    campane di libertà. Chimes Of Freedom è 
                    contenuta nell'album Another Side Of Bob Dylan. 
                  
 - Like A Rolling Stone prima di essere inclusa nell'album 
                    Highway 61 Revisited venne pubblicata il 20 luglio 
                    1965 come 45 giri. La canzone per la sua allora inusuale lunghezza 
                    – 5 minuti e 59 secondi – occupava entrambe le 
                    facciate. Il 24 luglio giunse al secondo posto della classifica 
                    di Billboard. 
                  
 - L'espressione è di Bruce Springsteen che l'ha utilizzata 
                    nel suo discorso di presentazione in occasione dell'inserimento 
                    di Bob Dylan nella Rock and Roll Hall of Fame il 20 gennaio 
                    1988. La traduzione è disponibile in Bob Dylan Play 
                    a Song for Me, a cura di Giovanni A. Cerutti, Interlinea, 
                    Novara 2011. 
                  
 - Una volta eri sempre così agghindata,/gettavi centesimi 
                    ai barboni nel fiore dei tuoi anni, ti ricordi?/La gente ti 
                    gridava dietro, come a dire: “Sta' attenta, bellezza, 
                    che qui finisci male”./Ma tu niente, convinta che era 
                    tutto uno scherzo,/e come te la ridevi/di quelli che stavano 
                    nel giro./Adesso non parli più con quel tuo tono,/adesso 
                    non sei più tanto spocchiosa/di doverti rimediare qualcosa 
                    da mangiare./Che effetto fa,/che effetto fa,/senza un posto 
                    dove stare,/che nessuno ti conosce,/come un sasso che rotola 
                    via? 
                  
 - Dylan ha definito il suono di quegli anni «that thin, 
                    that wild mercury sound» nell'intervista rilasciata 
                    a Ron Rosenbaum per “Playboy” pubblicata sul numero 
                    di marzo del 1978. 
                  
 - Se non hai niente, non hai niente da perdere,/sei invisibile 
                    ormai, non hai segreti da nascondere. 
                  
 - Non c'è successo come il fallimento/e il fallimento 
                    non è un successo di sicuro. Si tratta di un verso 
                    di Love Minus Zero/No Limit. 
                  
 - Dopo la famosa esibizione al festival di Newport del 26 
                    luglio 1965, durante la quale venne fischiato per essersi 
                    presentato con una band elettrica nel tempio della musica 
                    folk che l'aveva consacrato due anni prima, il tour mondiale 
                    partì il 28 agosto del 1965 dallo stadio di Forest 
                    Hill a New York e si concluse dopo novanta date il 27 maggio 
                    1966 alla Royal Albert Hall di Londra. Nel maggio del 1965, 
                    Dylan aveva concluso un tour da solista di 27 date iniziato 
                    a febbraio, che l'aveva visto suonare negli Stati Uniti e 
                    in Inghilterra. Il leg inglese del tour è stato 
                    ripreso da D. A. Pennebaker per il documentario Dont Look 
                    Back. 
                  
 - La risposta di Allen Ginsberg ai critici di Dylan è 
                    stata citata da Ralph J. Gleason nell'articolo The Children's 
                    Crusade pubblicato su “Ramparts” nel marzo 
                    del 1966, poi incluso nella raccolta Bob Dylan, The Early 
                    Years – A Retrospective, a cura di Craig Mc Gregor, 
                    Da Capo, New York 1990, ora disponibile in lingua italiana 
                    con il titolo La crociata dei bambini nel volume curato 
                    da Alessandro Carrera Parole nel vento. I migliori saggi 
                    critici su Bob Dylan, Interlinea, Novara 2008. 
                  
 - Il famoso festival si tenne a Woodstock – per essere 
                    più precisi di svolse a Bethel, a circa settanta chilometri 
                    da Woodstock - perché lì viveva Dylan, con la 
                    speranza di riuscire a convincerlo a tornare a suonare dal 
                    vivo. Come noto, Dylan rifiutò. Tornò a suonare 
                    dal vivo soltanto con il Comeback Tour, accompagnato 
                    da The Band, che partì da Chicago il 3 gennaio 1974. 
                    Prima di allora si era esibito dal vivo solanto tre volte: 
                    il 20 gennaio del 1968, al Woody Guthrie Memorial Concert 
                    alla Carnegie Hall di New York, in cui cantò accompagnato 
                    da The Band tre canzoni di Woody Guthrie, che era morto il 
                    3 ottobre del 1967; il 31 agosto del 1969 al Festival dell'Isola 
                    di Wight, con un set di circa un'ora, sempre accompagnato 
                    da The Band; il 1 agosto del 1971 al Concerto per il Bangladesh 
                    al Madison Square Garden di New York, con un set acustico 
                    di cinque canzoni, accompagnato da George Harrison, Ringo 
                    Star e Leon Russell. 
                  
 - John Wesley Harding venne pubblicato il 27 dicembre 
                    1967. 
                  
 - “Ci dev'essere un modo di uscire di qui” disse 
                    il buffone al ladro./“C'è troppa confusione, 
                    non ho un attimo di pace./Gli affaristi mi bevono il vino, 
                    i braccianti mi sfruttano la terra,/nessuno da qui a chissà 
                    dove ha idea di quanto valga tutto ciò.” Sono 
                    i versi iniziali di All Along The Watchtower, la canzone 
                    più eseguita in assoluto in concerto da Dylan. Al dicembre 
                    del 2013 contava 2186 esecuzioni, persino più di Like 
                    A Rolling Stone, eseguita 2010 volte. 
                  
 - Corre la bellezza sul filo del rasoio, un giorno sarà 
                    mia. È un verso di Shelter From The Storm, inclusa 
                    nell'album Blood On The Tracks. 
                  
 - Inclusa nell'album Nashville Skyline, pubblicato 
                    il 9 aprile 1969. 
                  
 - Inclusa nell'album Pat Garrett & Billy The Kid, 
                    pubblicato il 1 maggio 1973. L'album è la colonna sonora 
                    dell'omonimo film diretto da Sam Peckinpah, nel quale Dylan 
                    recitò una piccola parte. 
                  
 - Pubblicato il 17 gennaio 1975. 
                  
 - La canzone che narra la storia di Rubin Carter, Hurricane, 
                    è inclusa nell'album Desire, pubblicato il 16 
                    gennaio 1976. 
                  
 - Inclusa nell'album Shot Of Love, pubblicato il 12 
                    agosto 1981. 
                  
 - Registrata in due versioni, una delle quali ancora inedita, 
                    durante le sessioni di Infidels, venne pubblicata soltanto 
                    nel 1991, nel terzo volume delle Bootleg Series. È 
                    una delle canzoni più belle di Dylan, forse la più 
                    riuscita insieme a Mr. Tambourine Man. Che Dylan l'abbia 
                    esclusa dall'album e recuperata soltanto anni dopo in un'antologia 
                    di materiale rimasto fuori dagli album ufficiali è 
                    il segno della profonda sfiducia nella possibilità 
                    di farsi capire che nutriva in quel periodo. La data di pubblicazione 
                    non è casuale. È il momento della scelta di 
                    inseguire soltanto il suo talento, rinunciando definitivamente 
                    a essere il monumento di se stesso. Blind Willie Mc Tell 
                    è un blues dolente fuori dal tempo, con un testo di 
                    una densità simbolica infinita; una canzone che non 
                    rimanda a nessuna scuola o maniera, sempre inattuale e per 
                    ciò stesso, sempre più attuale dell'attualità. 
                  
 - Inclusa nell'album Oh, Mercy, pubblicato il 12 settembre 
                    1989. 
                  
 - Inclusa nell'album Infidels, pubblicato il 1 novembre 
                    1983. 
                  
 - Scritta con Sam Shepard, è inclusa nell'album Knocked 
                    Out Loaded, pubblicato il 14 luglio 1986. 
                  
 - Con gli animi inquieti nel freddo e nel calore,/che saremmo 
                    invecchiati non ci veniva neanche in mente./Pensavamo di restare 
                    sempre assieme a divertirci,/ma il caso era un milione contro 
                    uno. È un verso di Bob Dylan's Dream, inclusa 
                    nell'album The Freewheelin' Bob Dylan. 
                  
 - Sugli autori che hanno influenzato la scrittura di Dylan, 
                    si veda il fondamentale saggio di Christopher Ricks, Dylan's 
                    Vision of Sin, Viking, New York 2003. 
                  
 - The King James Bible è l'edizione di riferimento 
                    della Bibbia in lingua inglese. Pubblicata nel 1611, viene 
                    detta di Re Giacomo, perché venne promossa da Giacomo 
                    I, che riunì i migliori specialisti del tempo. 
                  
 - Soprattutto fino al 1966, Dylan ha composto molto materiale 
                    – poesie e prose, di una specie particolare, che potremmo 
                    definire prose poetiche – pensato per la pagina scritta, 
                    pubblicato soprattutto come note di copertina dei suoi dischi, 
                    o dei suoi colleghi – come il testo noto come Joan 
                    Baez In Concert Part 2, perché stampato, appunto, 
                    sulla copertina di quel disco – o sui programmi di sala 
                    dei suoi primi concerti, come My Life In A Stolen Moment. 
                    Questo materiale è stato incluso nella prima edizione 
                    dei testi delle sue canzoni, Writings and Drawings by Bob 
                    Dylan, Knopf, New York 1973, tradotto in italiano da Alessandro 
                    Roffeni nel volume Bob Dylan. Folk, canzoni e poesie, 
                    Newton Compton editori, Roma 1978. Alcune poesie, come quelle 
                    del ciclo noto come Kennedy Poems, sono circolate soltanto 
                    in edizioni pirata. Il suo unico romanzo, Tarantula, 
                    scritto durante gli anni sessanta, è stato pubblicato 
                    senza essere sostanzialmente finito da Macmillan nel 1971, 
                    quando ormai Dylan aveva perso ogni interesse, dopo avere 
                    avuto innumerevoli edizioni pirata. La migliore edizione italiana 
                    è stata curata da Alessandro Carrera e Santo Pettinato 
                    per Feltrinelli nel 2007. 
                  
 - La voce di Bob Dylan, Feltrinelli, Milano 2001, seconda 
                    edizione 2011, è il titolo scelto da Alessandro Carrera 
                    per il suo imprescindibile libro. 
                  
 - David Mikics, Gnomic Dylan, 2005, pubblicato in traduzione 
                    italiana da Alessandro Carrera con il titolo Dylan poeta 
                    gnomico nel volume Parole nel vento... 
                  
 - Come esempio di questo tipo di scrittura, Mikics utilizza 
                    (p. 178, nota 7) il verso «A thousand miles behind», 
                    di One Too Many Mornings, una delle più famose 
                    anti-love song. Dire, infatti, di essere mille miglia 
                    indietro da qualcuno, anziché mille miglia lontano, 
                    come una scrittura piana suggerirebbe, introduce uno scarto 
                    di senso che richiede l'intervento attivo di chi ascolta. 
                    Se si è mille miglia lontano, c'è sempre la 
                    possibilità di raggiungere qualcuno; se si è 
                    mille miglia indietro, la distanza non può mai essere 
                    colmata. Nell'esecuzione pubblicata su The Times They Are 
                    A-Changin', l'effetto è rinforzato da una lieve 
                    esitazione prima di cantare behind. Nei concerti del 
                    tour del 1965-66, in cui la canzone venne eseguita con The 
                    Band, è introdotta una pausa musicale, dopo la quale 
                    behind è cantato in coro, enfatizzando ulteriormente 
                    l'idea di distanza incolmabile tra gli amanti. Nei concerti 
                    del 1976 del secondo leg della Rolling Thunder Revue, 
                    Dylan introduce una quarta strofa, per metà solo musicale 
                    e per metà con questi nuovi versi: «I've no right 
                    to be here/If you've no right to stay/Until we're both one 
                    too many mornings/And a thousand miles away». 
                    Non ho il diritto di essere qui/se tu non hai il diritto di 
                    restare/fino a quando tutti e due siamo lontani una mattina/ 
                    e mille miglia almeno. Come a dire, finché continua 
                    a separarci questa distanza, non possiamo proprio restare 
                    insieme, ma sarebbe ora che ci diamo da fare per colmarla. 
                    Si tratta anche di un ottimo esempio di come le canzoni di 
                    Dylan continuino a vivere nel tempo, mutando significati. 
                  
 - Robert Hilburn, Rock's Enigmatic Poet Opens a Long-Private 
                    Door, “The Los Angeles Times”, 4 aprile 2004. 
                    Questa intervista, come le altre che ho utilizzato, dimostra 
                    che non è vero che Dylan sia elusivo con la stampa. 
                    Tutte le volte che viene intervistato da qualcuno che conosce 
                    e rispetta il suo lavoro non si sottrae al confronto. 
                  
 - Uno dei lavori più importanti sulla poesia orale, 
                    Introduction à la poésie orale, Editions 
                    du Seuil, Parigi 1983, tradotto in italiano dal Mulino con 
                    il titolo La presenza della voce, di Paul Zumthor, 
                    grande studioso della letteratura medioevale, dedica un paragrafo 
                    a Dylan. La quarta di copertina recita: «Da Omero a 
                    Bob Dylan esiste quindi la continuità di un'arte praticata 
                    universalmente». 
  
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