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				 portfolio 
                  
                Sguardi dal Libano 
                  
                reportage di Giacomo Maria Sini 
                    
                Da sempre la situazione del paese del cedro è condizionata da quanto succede nei territori confinanti. Da tre anni sono le ondate di centinaia di migliaia di profughi siriani a rappresentare una nuova emergenza, ben evidenziata dalla presenza dei campi-profughi.  Un compagno/fotografo livornese vi si è recato più volte. Ecco la sua testimonianza.  
                
                   
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                    |   Arsal, Libano - I bambini del campo profughi sono numerosi  e 
                  superano il 90% della popolazione  | 
                   
                 
                 Nonostante la conclusione della 
                  guerra civile negli anni '90, il Libano soffre oggi l'instabilità 
                  politica della vicina Siria, dove l'antico odio tra la comunità 
                  musulmana sciita (sostenitrice del presidente siriano Assad) 
                  e quella Sunnita (legata al variegato mondo dell'opposizione 
                  al presidente) ha ormai travalicato i confini. 
                  Quando nel 2012 mi recai per la prima volta in Libano, il paese 
                  era alle prese con le prime ondate di profughi in fuga dal paese 
                  siriano, mentre nel nord s'inasprivano le violenze settarie 
                  legate direttamente al conflitto oltre frontiera. Oggi, tornando 
                  in Libano per osservare la situazione da vicino, il numero di 
                  profughi siriani in fuga dalla guerra è aumentato vertiginosamente; 
                  l'esercito libanese ha inoltre occupato la città settentrionale 
                  di Tripoli per sedare l'aggravarsi dello scontro tra la comunità 
                  alawita (legata alla galassia sciita di cui fa parte anche il 
                  presidente siriano Assad) e quella Sunnita, rischiando di aprire 
                  un nuovo fronte conflittuale. 
                
                   
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                    |   Arsal, Libano - Un bambino del campo mostra 
                  le dita a “v” in segno di vittoria:  simbologia molto 
                  ricorrente nella guerra civile siriana e in altri conflitti  | 
                   
                  
                
                   
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                    |   L'ingresso 
                        nella zona gestita con i fondi UNHCR,  
                        alto commissariato dell'ONU per i rifugiati  | 
                   
                 
                 Dall'appartamento a Tripoli dove sono ospitato, il frastuono 
                  delle granate ed il continuo “scambio di favori” 
                  tra le due fazioni si sentono con insistenza, soprattutto durante 
                  le ore notturne, mentre in alcune zone della città fortissimo 
                  è il rischio di finire sotto il fuoco dei cecchini o 
                  di essere colpiti da proiettili vaganti. Non versano in migliori 
                  condizioni i campi profughi siriani che ho deciso di visitare: 
                  quello di Arsal, nella valle della Beqaa e quello di Akkar, 
                  al confine settentrionale con la Siria. Il campo di Arsal, versa 
                  nella situazione più tragica, data anche la sua posizione 
                  geografica stretta tra le pendici occidentali dell'Antilibano 
                  e la Siria, su di una striscia di confine tra i paesi, oggi 
                  molto calda. La città di Arsal è una piccola enclave 
                  sunnita, solidale con i ribelli siriani, circondata da villaggi 
                  sciiti legati ad Herzbollah, il partito sciita libanese alleato 
                  di Assad, presente sul campo di guerra siriano con proprie milizie. 
                
                   
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                    |   Lo 
                        sguardo di un bambino di Homs di fronte ad una fila di 
                        tende  
                        posta al di fuori della zona UNHCR  | 
                   
                 
                  
                   
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                    |   Arsal, 
                        Libano - Un adesivo UNHCR sulla porta di alcune docce  | 
                   
                 
                 Il giorno precedente al mio arrivo nel campo, alcuni razzi 
                  provenienti dalla Siria erano caduti nel centro cittadino, provocando 
                  numerose vittime tra la popolazione locale. La situazione instabile 
                  lungo questa linea di confine denominata “il corridoio 
                  di Al Qaeda”, diviene oggi critica a causa degli strascichi 
                  del conflitto siriano, provocando terrore tra la popolazione 
                  siriana in fuga, già traumatizzata dalle violenze della 
                  guerra subite in patria. 
                
                   
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                    |   Un 
                        bambino del campo mostra un proiettile trovato  
                        tra le vie di Al Qusayr in Siria  | 
                   
                 
                  
                   
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                    |   Le 
                        condizioni di vita nel campo profughi di Arsal non sono 
                        delle migliori.  
                        Un bambino fuori dalla porta della propria baracca di 
                        cemento  | 
                   
                 
                 La zona da me visitata vede la presenza di più aree 
                  nelle quali le strutture basilari sono gestite con i fondi stanziati 
                  da varie ONG, dall'UNHCR e dallo stato del Qatar. In altre zone 
                  le persone si accampano come possono, occupano edifici abbandonati 
                  o vengono ospitate dai locali in assenza di un programma nazionale 
                  d'ufficializzazione dei campi. Nell'area gestita da una ONG 
                  internazionale non manca la presenza di una struttura educativa, 
                  nella quale alcuni operatori siriani e libanesi prestano un 
                  supporto educativo e psicologico. Sono molti i profughi che 
                  mi esprimono la loro rabbia per le condizioni di vita nelle 
                  quali sono costretti a vivere. In alcune tende si vive in undici 
                  in uno spazio adibito per sei persone, manca l'acqua e l'energia 
                  elettrica è assente. Il numero esiguo di servizi igienici 
                  nelle aree gestite con i fondi UNHCR crea ingenti problemi, 
                  così come non mancano le situazioni tragiche a causa 
                  del freddo che a 1500mt d'altitudine si fa sentire. Le tende 
                  fornite non sono adatte per un clima così rigido. Spesso 
                  la neve si accumula e si ghiaccia nella parte superiore della 
                  tenda refrigerandone l'interno, rischiando così di causare 
                  la morte per congelamento degli inquilini. Gli abitanti del 
                  campo provengono principalmente dalle città di Qusayr, 
                  Homs e dalla regione di Qalamoun, dove negli ultimi giorni infuria 
                  la battaglia tra milizie di ribelli e truppe governative. 
                  Sotto il fragore delle bombe che esplodono oltre il confine, 
                  risuonano nell'aria le parole dei profughi contro il governo 
                  Assad. L'odio nei confronti della guerra e l'insofferenza verso 
                  qualsiasi violenza perpetuata dall'interminabile conflitto, 
                  hanno comunque la prevalenza su ogni settarismo. Al di fuori 
                  del campo di Arsal, vi sono anche persone che sostengono il 
                  presidente Assad e che, a causa del deteriorarsi della situazione, 
                  sono fuggite. Hezbollah stesso, gestisce alcuni aiuti umanitari 
                  a profughi siriani, soprattutto nel sud del Libano. Parlando  
                  con alcuni volontari siriani della situazione in Siria, ottengo 
                  qualche informazione sulla situazione odierna del movimento 
                  d'opposizione al presidente siriano. 
                
                   
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                    |   Distretto 
                        di Akkar, Libano - Uno dei campi  
                        profughi di Akkar dove sono ospitate 
                        più di cento famiglie tra le quali 
                        vi sono alcuni membri mutilati a causa  
                        di ferite riportate in Siria, situato  
                        al confine nord tra Siria e Libano  | 
                    Arsal, 
                        Libano - Due bambini all'interno  
                        di una tenda adiacente il “campo ONU”  | 
                   
                 
                 Il movimento di protesta nato dalle piazze di alcune città 
                  siriane ed inizialmente formato da una componente fortissima 
                  di laici e cosiddetti “democratici” è quasi 
                  del tutto scomparso. Molti che inizialmente avevano posto fiducia 
                  in un movimento antiautoritario sono stati messi da parte o 
                  si sono defilati, per l'imporsi della componente jihadista nella 
                  galassia dell'opposizione: un grande mosaico di gruppi dove 
                  la componente islamica, nelle sue varianti sunnite, è 
                  ben radicata. 
                
                   
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                    |   Arsal, Libano - Momenti ricreativi all'interno 
                  di una classe  nell'edificio adibito a scuola  | 
                   
                  
                
                   
                      | 
                   
                   
                    |   Una zona del campo con piccoli garage abitativi 
                  in cemento armato  | 
                   
                 
                 Ritorno a Tripoli tra esplosioni di granate e colpi di rpg 
                  che spezzano il silenzio della notte nelle strade semideserte 
                  della città. Mi tornano alla mente le immagini disastrose 
                  del campo profughi di Arsal e le parole di un ragazzo davanti 
                  ad una vecchia tenda dell'UNHCR recuperata dal passato. Frasi 
                  che raccontano un Libano imbottito d'una polvere violenta che 
                  si ripresenta quotidianamente e fatica ad andarsene via, come 
                  accade da sempre sul tessuto di quel telo martoriato, sotto 
                  il quale continua a vivere la sofferenza. 
                 Giacomo Maria Sini 
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