| Qualunque resoconto 
                  storico della vita di Anne Bonny e Mary Read non può 
                  fare a meno d’essere picaresco tanto quanto i suoi personaggi, 
                  e deve quindi spaziare attraverso una massa di fatti correlati 
                  e internazionali che riguardano donne, navigazione, pirateria, 
                  lavoro manuale, letteratura, teatro e arti figurative. Ancor 
                  più che per le loro controparti maschili, quella di Bonny 
                  e Read è in definitiva una storia che parla di libertà, 
                  della quale esse hanno contribuito a scrivere la Storia. 
                  
 Anne Bonny
                  Gran parte di quanto si sa della vita di queste due donne 
                  straordinarie è apparso originariamente nel libro del 
                  capitano Charles Johnson, A General History of the Pyrates, 
                  pubblicato in due volumi nel 1724 e nel 1728. Il capitano Johnson sapeva riconoscere una buona storia quando 
                  ne incontrava una, e ha riservato a Bonny e Read parti di primo 
                  piano nel suo racconto, dichiarando nella pagina iniziale che 
                  il primo volume conteneva “The remarkable Actions and 
                  Adventures of the two female Pyrates, Mary Read and Anne Bonny” 
                  (Le rimarchevoli azioni e avventure dei due pirati femmina, 
                  Mary Read e Anne Bonny).
 Il testo di Johnson si è rivelato un grande successo, 
                  tanto che è stato immediatamente tradotto in olandese, 
                  francese e tedesco, e successivamente ripubblicato a Londra, 
                  Dublino, Amsterdam, Parigi, Utrecht e altrove, cosicché 
                  la storia delle donne pirata è circolata tra i lettori 
                  di tutto il mondo.
 Sicuramente era una storia già raccontata più 
                  volte, nelle stive e sui ponti delle navi, sui moli, nelle taverne 
                  e nei bordelli delle città di mare dell’Atlantico, 
                  dagli uomini e dalle donne del mondo marittimo di cui Bonny 
                  e Read avevano fatto parte.
 Secondo Johnson, Mary Read era la figlia illegittima di qualcuno 
                  che stava fuori Londra. Suo padre non era il marito di sua madre, 
                  quindi per ottenere aiuto dalla famiglia di questi, la madre 
                  l’ha vestita come un ragazzo, in modo che rassomigliasse 
                  al figlio, da poco deceduto, del consorte legittimo, a sua volta 
                  morto in mare. A quanto pare, Read apprezzava questa sua identità 
                  maschile, tanto da decidere di diventare prima marinaio, arruolandosi 
                  su di una nave da guerra, e poi soldato, combattendo con onore 
                  nelle Fiandre, in unità di fanteria e cavalleria. Innamoratasi 
                  di un compagno d’armi, lo ha fatto partecipe del suo segreto 
                  e quindi l’ha sposato. Costui, però, è risultato 
                  meno tosto di lei, e ben presto è andato al Creatore.
 Read allora ha ripreso il proprio moschetto militare, prestando 
                  servizio questa volta in Olanda.
 Al termine della guerra si è imbarcata su di una nave 
                  olandese in rotta per le Indie occidentali, ma il destino ha 
                  voluto che questa fosse catturata dai pirati, cosicché 
                  Read si è unita a loro predando navi, combattendo e trovandosi 
                  un nuovo innamorato. Un giorno questi ha litigato con un altro 
                  pirata ben più prestante di lui, che lo ha sfidato ad 
                  andare a terra per risolvere la questione con un duello al modo 
                  dei pirati, «spada e pistola».
 La situazione è stata salvata da Read, che ha appositamente 
                  attaccato briga con quello stesso pirata e l’ha affrontato 
                  in duello con due ore di anticipo, ammazzandolo prontamente 
                  “sul posto” e togliendo il suo amante dai guai.
 Le sue notevoli doti marziali, però, non sono state sufficienti 
                  a impedire che una nave militare ben armata, nel 1720, catturasse 
                  lei e i suoi compagni.
 Anche Anne Bonny era illegittima (in Irlanda) e anche lei è 
                  stata allevata sotto mentite spoglie da suo padre, che la faceva 
                  passare per il figlio di un parente, affidato alle sue cure. 
                  Alla fine il genitore ha condotto la sveglia ragazzina con sé 
                  a Charleston, Sud Carolina, dove si è costruito una buona 
                  posizione come mercante e proprietario terriero.
 Là, Bonny si è fatta donna, di «carattere 
                  fiero e coraggioso». Una volta che «un Giovanotto 
                  voleva giacersi con lei contro la sua Volontà, lo ha 
                  percosso sì da renderlo inabile per un tempo considerevole». 
                  Sempre ribelle, Bonny ha abbandonato il padre e gli agi per 
                  sposare «un giovanotto che praticava il mare, e non valeva 
                  un centesimo».
 Con lui è andata nei Caraibi, dove ha assunto «abiti 
                  maschili» e si è unita alla banda di pirati di 
                  cui faceva parte Mary Read e, più importante, Calico 
                  Jack Rackam, il quale è ben presto diventato l’oggetto 
                  della sua affezione. La loro storia d’amore si è 
                  bruscamente interrotta nel 1720, in occasione di una battaglia 
                  con un vascello militare inviato a catturarli. Quando lo scontro 
                  si è fatto ravvicinato, «nessuno [dei pirati] tenne 
                  il ponte ad eccezione di Mary Read, Anne Bonny e un altro»; 
                  il resto dell’equipaggio si è codardamente rifugiato 
                  sottocoperta.
 Esasperata e disgustata, Read ha sparato un colpo di pistola 
                  contro di loro, «uccidendone uno e ferendone altri». 
                  In seguito, quando Rackam stava per essere impiccato, Bonny 
                  ha risposto allo sguardo implorante di lui dicendo che «le 
                  spiaceva vederlo là, ma se avesse combattuto come un 
                  uomo, adesso non starebbe lì a farsi impiccare come un 
                  cane».
 Bonny, che invece aveva «combattuto come un uomo», 
                  ha dovuto invocare la propria gravidanza per prolungare il suo 
                  tempo tra i vivi.
  
 Mary Read
                   Atti 
                  di pirateria in abiti maschili Dell’esistenza di due donne pirata a nome Anne Bonny 
                  e Mary Read non c’è motivo di dubitare, perché 
                  ne fanno menzione diverse fonti storiche, tutte indipendenti 
                  dal testo di Johnson. I nomi sono citati per la prima volta 
                  in un proclama del 5 settembre 1720, firmato dal governatore 
                  delle Bahamas Woodes Rogers, nel quale Jack Rackam e il suo 
                  equipaggio vengono dichiarati pirati e tutte le autorità 
                  sono invitate a trattarli come «nemici della corona della 
                  Gran Bretagna». Il proclama riporta i nomi dei pirati, tra cui «due donne, 
                  a nome Ann Fulford, alias Bonny, e Mary Read». La seconda 
                  menzione si trova in un pamphlet pubblicato in Giamaica nel 
                  1721, The Tryals of Captain John Rackam and Other Pirates 
                  (I processi al capitano John Rackam e altri pirati). Circa nello 
                  stesso periodo, il governatore della Giamaica Nicholas Lawes 
                  ha scritto al Council of Trade and Plantations che 
                  «le donne, ragazze nubili di Providence Island, risultano 
                  aver preso parte attiva in atti di pirateria, in abiti maschili 
                  e armate eccetera». Infine, vi sono articoli di giornale 
                  («American Weekly Mercury», «Boston Gazette», 
                  «Boston News-Letter») che riferiscono, senza fare 
                  i nomi, di due donne presenti nell’equipaggio di Rackam.
 Il pamphlet sugli eventi giudiziari di Rackam e i suoi riporta 
                  alcune testimonianze rese al processo, le quali convalidano 
                  i punti fondamentali della General History di Johnson, descrivendo 
                  autonomamente Bonny e Read come donne feroci e senza paura, 
                  veri e propri pirati in tutti i sensi. Uno dei testimoni a carico 
                  era Dorothy Thomas, a suo tempo catturata e tenuta prigioniera 
                  sulla nave di Rackam.
 Costei ha dichiarato che le due donne «indossavano giubbe 
                  maschili e pantaloni lunghi, e fazzoletti legati attorno alla 
                  testa, e ognuna di esse aveva a mano un machete e una pistola». 
                  Inoltre, a un certo punto del processo esse hanno «inveito 
                  e bestemmiato verso gli uomini», cioè i loro compagni 
                  pirati, invitandoli a «uccidere la testimone». Questo 
                  affinché «essa non testimoniasse contro di loro» 
                  in tribunale, come in effetti stava avvenendo, proprio davanti 
                  ai loro occhi.
 Nonostante all’epoca Bonny e Read fossero vestite da uomo, 
                  la Thomas «aveva capito che erano donne a causa della 
                  dimensione del loro petto».
 John Besnick e Peter Cornelius, anch’essi prigionieri 
                  dell’equipaggio di Rackam, hanno testimoniato che Bonny 
                  e Read «erano molto attive a bordo, e pronte a fare ogni 
                  cosa». Risulta che Bonny, in battaglia, svolgesse le funzioni 
                  di powder monkey [addetto al trasporto delle cariche 
                  esplosive, N.d.T.]: «passava la polvere agli 
                  uomini».
 Quando i pirati di Rackam «avvistavano una nave, davano 
                  caccia o attaccavano», Bonny e Read indossavano abiti 
                  maschili, ma nelle altre occasioni, in assenza di confronto 
                  militare, si vestivano da donna. Secondo le testimonianze, esse 
                  «non apparivano prigioniere o trattenute a forza», 
                  quanto piuttosto prendevano parte alle azioni «di loro 
                  propria libera volontà e consenso».
 Thomas Dillon, un capitano mercantile anch’egli catturato, 
                  aggiungeva che erano «entrambe assai licenziose, inveendo 
                  e bestemmiando molto, e assai pronte e volonterose a fare ogni 
                  cosa a bordo».
 A dispetto della generale autenticità delle testimonianze, 
                  molti lettori moderni ne hanno sicuramente messo in dubbio il 
                  contenuto, ritenendolo una descrizione dell’impossibile.
 Le donne, si sa, non andavano mai per mare. La navigazione era 
                  cosa per uomini e solo per uomini. Ricerche recenti, però, 
                  confutano tali certezze.
 Linda Grant Depauw ha dimostrato che le donne in realtà 
                  andavano per mare, in vesti diverse: come passeggeri, cameriere, 
                  mogli, prostitute, lavandaie, cuoche e occasionalmente (sia 
                  pur assai raramente) anche come marinai, a bordo di imbarcazioni 
                  militari, mercantili, baleniere, corsare e pirata.
 Dianne Dugaw ha scritto: «Il fatto forse più sorprendente 
                  delle donne soldato e marinaio del diciottesimo secolo è 
                  la loro frequenza, non solo nella narrativa, ma anche nella 
                  Storia». Nel 1762 un anonimo scrittore inglese (probabilmente 
                  il poeta e drammaturgo Oliver Goldsmith) ha scritto che nell’esercito 
                  britannico le donne erano tanto numerose da meritare un battaglione 
                  tutto per loro, più o meno come per le donne contemporanee 
                  che combattevano per il regno africano del Dahomey.
 Così, Bonny e Read si sono attrezzate con abiti maschili 
                  e hanno portato la loro audace impostura nel mondo sempre rude, 
                  e spesso brutale, del lavoro marittimo. Questi travestimenti 
                  non erano insoliti tra la popolazione femminile dell’epoca, 
                  a differenza di quanto si riteneva un tempo, ma erano comunque 
                  una sfida aperta alle usanze marinare, che proibivano alle donne 
                  di lavorare come marinai sui vascelli oceanici di qualunque 
                  tipo.
 I motivi di questa esclusione non sono ancora del tutto chiari, 
                  ma la sua evidenza è incontrovertibile: la nave era un 
                  luogo di lavoro a netta connotazione di genere, riservato quasi 
                  esclusivamente all’attività maschile. Navigare 
                  era un’occupazione ritenuta capace di «fare un uomo» 
                  di chiunque vi si accostasse.
 
                  
                    |  |    Salvezza 
                  dell’anima e accumulazione capitalistica Un motivo dell’esclusione femminile può essere 
                  visto nelle doti di forza e resistenza fisica richieste dal 
                  lavoro marittimo di quel tempo. Le navi, infatti, avevano un’attrezzatura 
                  meccanica assai scarsa e dipendevano dall’energia muscolare 
                  per molte operazioni fondamentali: carico e scarico delle merci 
                  (eseguito con funi e carrucole), gestione della pesante velatura 
                  di canapa, pompaggio per eliminare l’acqua che filtrava 
                  attraverso il fasciame degli scafi, mai perfettamente impermeabili. 
                  Certamente c’era qualche donna che faceva questo lavoro, 
                  e lo faceva bene, guadagnandosi il rispetto dei colleghi. Ma non tutti ne erano in grado, non tutte le donne e nemmeno 
                  tutti i maschi. Era semplicemente un lavoro troppo faticoso, 
                  troppo pesante, che lasciava dietro di sé una scia di 
                  menomazioni, ernie, una varietà di grottesche mutilazioni, 
                  e spesso morte prematura.
 Una seconda e forse più importante ragione della segregazione 
                  sessuale risiedeva nella convinzione, a quanto sembra diffusa, 
                  che le donne e in generale la sessualità fossero sfavorevoli 
                  al lavoro e all’ordine sociale a bordo della nave. Arthur 
                  N. Gilbert ha mostrato in modo assai convincente come l’omosessualità 
                  fosse spietatamente punita nella Royal Navy del Diciottesimo 
                  secolo, poiché ritenuta pratica sovversiva della disciplina 
                  e dell’ordine.
 Il sacerdote John Flavel sosteneva la medesima idea, quando 
                  scriveva che uccidere le «libidini” degli uomini 
                  di mare era un modo di «dar vita» alla tratta mercantile, 
                  sicché salvezza dell’anima e accumulazione capitalistica 
                  diventavano fattori complementari di un unico processo disciplinare. 
                  E questo modo di pensare, in qualche modo era accettato a tutti 
                  i livelli della gerarchia navale. Molti marinai vedevano le 
                  donne come oggetto di fantasie e adorazione, ma anche come fonte 
                  di malasorte o, peggio, di conflitto, potenziali elementi di 
                  rottura nell’assetto maschile della solidarietà 
                  marinara. I naviganti di quel tempo sembra si trovassero tutti 
                  d’accordo ad ammettere che una certa dose di repressione 
                  sessuale fosse necessaria per mandare avanti la nave.
 L’opinione era sufficientemente radicata da trovare un 
                  certo consenso anche tra i pirati, che pure organizzavano le 
                  proprie navi in modo innovativo e ugualitario.
 I bucanieri che percorrevano il Mediterraneo all’inizio 
                  del Diciassettesimo secolo rifiutavano di accogliere a bordo 
                  donne, perché la loro presenza era motivo di «eccessiva 
                  distrazione», e questo tipo di rifiuto si è mantenuto 
                  fino nel Diciottesimo secolo.
 Gli Articoli in vigore sulla nave di Bartholomew Roberts specificavano 
                  che né ragazzi né donne fossero ammessi a bordo. 
                  Inoltre, quando qualche passeggero donna era fatto prigioniero, 
                  «le mettono una sentinella di guardia, per impedire male 
                  conseguenze da tale pericoloso strumento di divisione e lite».
 L’equipaggio di John Phillips era dello stesso avviso: 
                  «Se in qualunque momento troviamo una donna per bene, 
                  l’uomo che tenta di infastidirla senza il suo consenso, 
                  sarà immediatamente messo a morte».
 Il capitano William Snelgrave aggiungeva: «È regola 
                  tra i pirati di non ammettere donne a bordo delle loro navi, 
                  quando si trovano in porto. E se prendono una preda in mare, 
                  sulla quale vi è qualche donna, nessuno osa, pena la 
                  morte, forzarle contro le loro inclinazioni. Essendo ciò 
                  buona regola politica per prevenire disturbi tra loro, è 
                  strettamente osservato».
 Black Bart Roberts era più rigido della maggior parte 
                  dei capitani pirata (aveva bandito il gioco d’azzardo 
                  sulla sua nave, per ridurre le occasioni di conflitto), quindi 
                  potrebbe rappresentare un esempio non tipico. E resta il fatto, 
                  forse più importante, che Bonny e Read non stavano sempre 
                  vestite da uomo, a bordo. Come hanno testimoniato John Besnick 
                  e Peter Cornelius, indossavano abiti maschili negli inseguimenti 
                  o negli scontri, quando l’esibizione di «forza-uomo” 
                  poteva contribuire all’intimidazione della preda e quindi 
                  garantire una rapida resa.
 Nelle altre occasioni, presumibilmente durante la gestione quotidiana 
                  della nave, si vestivano da donna.
 Il modo più sicuro per valutare quale fosse l’atteggiamento 
                  dei pirati maschi verso la presenza del sesso femminile è 
                  verificare il numero totale di donne in forza sulle navi pirata 
                  all’inizio del Diciottesimo secolo. I dati in nostro possesso 
                  indicano un numero modesto.
 Altre due donne, oltre a Bonny e Read, hanno affrontato processi 
                  per pirateria in quell’epoca, entrambe in Virginia. Nel 
                  1726 le autorità hanno processato una certa Mary Harley 
                  (o Harvey) e tre uomini, condannando questi alla forca ma rilasciando 
                  la donna. Tre anni dopo, hanno giudicato una banda di sei pirati, 
                  dei quali faceva parte tale Mary Crickett (o Crichett), e li 
                  hanno mandati tutti e sei al patibolo. La Crickett e Edmund 
                  Williams, capo dei pirati, si erano incontrati sulla nave che 
                  li deportava in Virginia per fellonia, verso la fine del 1728.
 Non è dato sapere se queste due donne si fossero travestite 
                  per diventare pirata, né se siano state indotte a ciò 
                  dai racconti su Anne Bonny e Mary Read. Comunque, la presenza 
                  delle quattro tra i pirati è venuta alla luce solo perché 
                  le loro navi sono state catturate. È possibile quindi 
                  che sulle navi pirata le donne abbiano avuto più spazio 
                  di quanto ne trovassero, all’epoca, sui mercantili o sui 
                  vascelli militari, ma era pur sempre uno spazio modesto. E in 
                  ogni caso, tale spazio è esistito solo perché 
                  creato da una azione di ribellione femminile, prima di tutto.
 Questa azione, per Bonny e Read, è stata possibile anche 
                  perché l’esperienza di classe e le caratteristiche 
                  personali hanno permesso loro di proseguire e far propria una 
                  sotterranea tradizione di travestimento femminile, profondamente 
                  radicata e diffusa in tutta Europa, ma soprattutto nell’Inghilterra 
                  della prima età moderna, in Olanda e in Germania. Il 
                  travestimento era usato soprattutto, sia pur non esclusivamente, 
                  dalle donne proletarie.
 Come altre donne travestite, Bonny e Read erano giovani, nubili 
                  e di umili origini; la nascita illegittima era un fatto frequente. 
                  Esse esemplificano perfettamente quelle che storici come Rudolph 
                  M. Dekker e Lotte C. van de Pol hanno indicato come le due ragioni 
                  principali del travestimento femminile nella prima età 
                  moderna. Read era spinta fondamentalmente dalla necessità 
                  economica, mentre Bonny, che aveva voltato le spalle alla fortuna 
                  paterna, seguiva il suo desiderio di amore e avventura.
 Può essere che Bonny sia stata spinta al mare, e in particolare 
                  alla pirateria, dalla vicenda (ben nota nella sua nativa Irlanda) 
                  di Grace O’Malley, una regina pirata del tardo Cinquecento 
                  che aveva fatto scorribande su e giù per la costa occidentale 
                  dell’isola smeraldina. O’Malley era feroce d’azione 
                  e di viso, perché in gioventù il suo volto era 
                  stato malamente sfigurato dagli artigli di un’aquila. 
                  Nel 1577 Sir Henry Sydney scriveva che O’Malley «era 
                  donna conosciuta in tutte le coste d’Irlanda». Quindi 
                  anche nel porto di Cork, da dove O’Malley aveva frequentemente 
                  attaccato i mercantili che facevano rotta per la penisola iberica 
                  e dove Bonny era nata, in una famiglia di gente di mare.
 
 Il Jolly Roger, la famosissima 
                  bandiera dei pirati    Le 
                  ballate delle donne guerriere Ad ogni modo, Bonny e Read sono diventate parte di una più 
                  ampia tradizione dove troviamo donne famose come Christian Davies 
                  che, vestita da uomo, ha inseguito suo marito da Dublino fino 
                  in Europa, attraverso battaglie, ferite e una cattura da parte 
                  dei Francesi, per tornare finalmente in Inghilterra a ricevere 
                  gli onori militari dalla Regina Anna. C’era poi Ann Mills, che è andata per mare «circa 
                  nell’anno 1740» prestando servizio come «marinaio 
                  semplice a bordo della fregata Maidstone” durante la Guerra 
                  di Successione Austriaca. Si è distinta in un combattimento 
                  corpo a corpo contro «un nemico francese» al quale 
                  «ha tagliato la testa, come trofeo di vittoria». 
                  Ma forse la travestita più conosciuta del Diciottesimo 
                  secolo è stata Hannah Snell, fuggita in mare nel 1745 
                  alla ricerca del marito marinaio, che l’aveva abbandonata 
                  durante la gravidanza. Articoli sulla sua vita sono apparsi 
                  su riviste come Gentlemen’s Magazine e Scots 
                  Magazine, nonché in libri di varia lunghezza, in 
                  inglese e olandese.
 Donne come Christian Davies, Ann Mills e Hannah Snell sono state 
                  anche cantate nelle ballate popolari dell’Atlantico. Una 
                  «bassa classe semi-letterata» di «apprendisti, 
                  servitori, lavandaie, braccianti agricoli, operai, soldati e 
                  marinai» cantava le gesta delle «donne guerriere» 
                  alle fiere, sui moli, agli angoli delle strade, e in mezzo alla 
                  folla che si radunava per assistere alle esecuzioni. Bonny e 
                  Read hanno fatto la loro comparsa in un’epoca in cui le 
                  ballate delle donne guerriere erano all’apice della popolarità.
 Diane Dugaw ha rilevato che queste ballate fornivano «una 
                  lettura incredibilmente precisa, anche se stereotipata, dell’esperienza 
                  [femminile] delle classi inferiori», che richiedeva di 
                  necessità forza fisica, resistenza, indipendenza, coraggio, 
                  e la capacità di sopravvivere con i propri mezzi. È 
                  stata la realtà materiale dell’esistenza a rendere 
                  possibile per alcune donne proletarie travestirsi ed entrare 
                  negli ambienti dominati dagli uomini; la stessa realtà 
                  che ha poi fatto sì che esse fossero personaggi familiari 
                  nella cultura delle prime classi operaie, tanto da esserne celebrate. 
                  Bonny e Read rappresentavano l’aspetto non tipico, ma 
                  più forte, della femminilità popolare.
 La loro era una forza fisica e mentale, erano bene equipaggiate 
                  per il lavoro marittimo e la pirateria sia in senso fisico che 
                  psicologico. Quando era adolescente, Read già «cresceva 
                  forte e audace». Bonny è descritta come «vigorosa» 
                  e di «carattere fiero e coraggioso».
 In «tempo di azione, nessuno tra [i pirati] era più 
                  risoluto» di Bonny e Read, «o pronto a bordo a intraprendere 
                  ogni cosa che fosse rischiosa», anche perché, all’epoca 
                  in cui navigavano sotto il Jolly Roger, erano già passate 
                  attraverso ogni sorta di difficoltà. La madre di Read 
                  era stata sposata a «un uomo che trattava il mare» 
                  anche se in effetti sembra piuttosto che sia stato il mare a 
                  trattare lui; la madre di Anne Bonny faceva la «ragazza 
                  di servizio». In quanto figlie illegittime, entrambe hanno 
                  dovuto affrontare assai presto un’esistenza difficile 
                  e precaria.
 L’arte di sopravvivere nel duro mondo proletario richiedeva 
                  una buona capacità di autodifesa, attività in 
                  cui sia Bonny che Read erano maestre. L’esperienza di 
                  Read nella fanteria e cavalleria britannica ha contribuito a 
                  farne una schermitrice temibile tra i pirati. L’addestramento 
                  di Bonny è stato meno formale ma non meno efficace, come 
                  ha dovuto inaspettatamente e dolorosamente scoprire colui che 
                  aveva cercato di violentarla.
 Quindi Bonny e Read erano ben preparate ad adottare la cultura 
                  sia marinara che pirata, e l’hanno fatto con entusiasmo. 
                  Imprecavano e bestemmiavano come ogni buon navigante.
 In più, erano armate fino ai denti, portando pistola 
                  e machete come chi è ben addestrato nei modi guerreschi. 
                  E anche, affermavano uno dei principali valori e modelli comportamentali 
                  in vigore sia tra i marinai che tra i pirati, cioè il 
                  codice non scritto del coraggio. Calico Jack Rackam ha fatto 
                  il suo salto nel mondo dei pirati quando il capitano Charles 
                  Vane ha rifiutato di attaccare una nave da guerra francese, 
                  il che ha immediatamente fatto scattare l’accusa di codardia 
                  e una democratica votazione di sfiducia, con conseguente promozione 
                  di Rackam da quartermaster a capitano. Tra i marinai 
                  in genere, ma specialmente tra i pirati, il coraggio era uno 
                  strumento fondamentale di sopravvivenza, e la codardia un invito 
                  al disastro e infine alla morte.
 Tradizionalmente, il coraggio era visto come una virtù 
                  maschile, ma Read e Bonny hanno dimostrato che le donne ne posseggono 
                  in abbondanza. L’hanno dimostrato nell’ammutinamento 
                  che ha lanciato entrambe nella pirateria e ancora negli scontri 
                  che hanno portato alla loro cattura, quando hanno sparato un 
                  colpo di pistola nella stiva, mirando ai loro tremebondi compagni. 
                  Read odiava sentire definire codardo il suo amante, e Bonny 
                  ha definito in tal modo il suo, quando il cappio gli si stringeva 
                  al collo a Port Royal.
 La prova più evidente dell’importanza del coraggio 
                  è venuta dalla risposta che Read ha dato, con coscienza 
                  di classe, a un prigioniero che le prospettava una «morte 
                  ignominiosa” sul patibolo, affermando altera che «gli 
                  uomini di coraggio» (come lei) non la temevano. Ha accusato 
                  le vigliacche canaglie che a terra usavano la legge come strumento 
                  di oppressione, allusione inconsapevole alla massiccia e violenta 
                  riconversione dei rapporti di proprietà che aveva luogo 
                  nella sua nativa Inghilterra nel momento stesso in cui pronunciava 
                  la sua condanna.
 Read considerava il coraggio una risorsa, qualcosa di simile 
                  a una particolare abilità che offriva a chi era povero 
                  qualche protezione nello spietato mercato del lavoro. La stessa 
                  idea è stata espressa con maggior precisione dal capitano 
                  pirata Charles Bellamy, che ha dato a un capitano fatto prigioniero 
                  la seguente lezione:
 dannazione 
                  a voi, non siete che un vile cucciolo di cane, e così 
                  sono tutti quelli che accettano di essere governati dalle leggi 
                  che i ricchi hanno fatto per la loro propria sicurezza, perché 
                  altrimenti questi botoli codardi non hanno il coraggio di difendere 
                  quanto hanno ottenuto con la loro malizia; dannazione a voi 
                  tutti, a loro che sono una banda di furbe carogne, e a voi che 
                  li servite, quel pacco di teste di legno dal cuore di gallina. 
                  Ci trattano da delinquenti, le carogne, quando non c’è 
                  che una differenza, loro rubano ai poveri con la copertura della 
                  legge, sissignore, e noi prendiamo ai ricchi con la protezione 
                  del nostro coraggio.  Il coraggio dunque era l’antitesi della legge. I proletari 
                  dovevano averne per poter procedere in un mondo di vili cagnolini, 
                  teste di legno dal cuore di gallina, furbi lestofanti, e carogne. 
                  Questa nel Diciottesimo secolo era la voce secolarizzata del 
                  dissenso radicale che durante la Rivoluzione Inglese aveva preso 
                  la legge nelle sue mani. Questo antitetico disprezzo per l’autorità statale 
                  è evidente anche in un altro aspetto dell’esperienza 
                  di classe di Bonny e Read, la loro situazione familiare e maritale. 
                  Entrambe avevano intrapreso ciò che John Gillis chiama 
                  «la pratica proletaria dell’auto-matrimonio e auto-divorzio». 
                  Read si era felicemente concessa in sposa al suo innamorato.
 Bonny, di fronte alla prospettiva di una vita dotata di qualche 
                  ricchezza e privilegio di classe, le ha rapidamente volto le 
                  spalle per sposare un povero marinaio, trasferendosi in una 
                  località nota come «ricettacolo e rifugio di pirati 
                  e gente licenziosa». Le pratiche matrimoniali volte a 
                  conservare la proprietà, proprie delle classi superiori, 
                  non facevano per lei. E nemmeno il marito, perché ha 
                  ben presto cercato di mettere in atto, con l’aiuto del 
                  suo nuovo innamorato Calico Jack Rackam, un forma di divorzio 
                  popolare nota come «vendita della moglie», volta 
                  a por fine a una vecchia relazione per iniziarne una nuova.
 Rackam doveva dare al marito di Anne «una somma di denaro, 
                  in considerazione che egli avrebbe conferito lei al detto Rackam 
                  mediante un atto scritto, e lei anche parlò ad alcune 
                  persone perché testimoniassero in detta scrittura». 
                  Quando il governatore Woodes Rogers ha rifiutato di riconoscere 
                  la validità di questo rito popolare, minacciando di far 
                  frustare e imprigionare Bonny per tale «comportamento 
                  licenzioso», lei e Rackam «vedendo che non avrebbero 
                  potuto con mezzi leciti godere della reciproca compagnia in 
                  libertà, decisero di fuggire insieme, e goderne a dispetto 
                  di tutto il mondo». Bonny e Read hanno così esercitato 
                  la libertà coniugale, pratica collettiva che ha indotto 
                  l’Inghilterra a promulgare la legge del 1753 detta Hardwicke 
                  Act, volta a restringere la validità del vincolo matrimoniale 
                  alle cerimonie pubbliche officiate in chiesa.
 La sfida principale lanciata da Bonny e Read all’autorità 
                  statale è stata la scelta della pirateria, che rappresentava 
                  un’altra esperienza di classe ancora, sempre, nell’ambito 
                  della libertà. Il capitano Charles Johnson riconosceva 
                  che la pirateria era una «vita di libertà” 
                  e di ciò ha fatto il tema principale del suo libro. Bonny 
                  e Read hanno preso parte a questo audace esperimento che superava 
                  il potere tradizionale della famiglia, dello Stato e del capitale, 
                  un esperimento portato avanti da gente di lavoro, uomini e anche 
                  qualche donna.
 Ma aggiungevano un’altra dimensione al fascino sovversivo 
                  della pirateria, facendo propria quella che era vista come una 
                  libertà maschile. In ciò, non erano semplicemente 
                  tollerate dai loro compagni maschi, in quanto avevano una notevole 
                  leadership sulla nave. Sebbene non formalmente elette a posti 
                  di comando, comandavano con l’esempio, nei duelli, nel 
                  tenere il ponte durante gli scontri, e nel far parte della squadra 
                  che doveva abbordare le prede, un diritto sempre riservato ai 
                  membri più audaci e rispettati dell’equipaggio. 
                  Hanno dimostrato che una donna poteva trovare la sua libertà, 
                  sotto il Jolly Roger.
 
   L’eredità 
                  di Bonny e Read Infine, di Anne Bonny e Mary Read è rimasto il segno 
                  nel mondo? La loro audacia ha «fatto la differenza»? 
                  Ci hanno lasciato, insomma, qualche tipo di eredità? 
                  Dianne Dugaw sostiene che il genere delle ballate popolari sulle 
                  donne guerriere è stato in gran parte soffocato all’inizio 
                  del Diciannovesimo secolo dal nuovo concetto borghese di femminilità. 
                  Le donne guerriere apparivano personaggi comici, grotteschi 
                  e assurdi, poiché mancavano dei caratteri femminili, 
                  ormai divenuti essenziali, di delicatezza, rispetto, e fragilità. 
                  La donna guerriera, nella cultura se non di fatto, era stata 
                  addomesticata. Ma il fatto restava, ostinatamente. Anche se Bonny e Read non 
                  hanno modificato a livello sociale i termini del più 
                  ampio dibattito sul rapporto tra i sessi, e anche se a quanto 
                  sembra esse non vedevano nei propri exploits un appello 
                  per i diritti e l’uguaglianza di tutte le donne, la loro 
                  stessa vita e conseguente popolarità rappresentavano 
                  un sovversivo commento ai rapporti di genere del loro tempo 
                  e anche «un potente simbolo di femminilità non 
                  convenzionale” per il futuro.
 La frequente ripubblicazione della loro vicenda nella letteratura 
                  romantica del Diciottesimo, Diciannovesimo e Ventesimo secolo, 
                  ha sicuramente catturato l’immaginazione di molte ragazze 
                  e giovani donne che si sentivano imprigionate nel concetto borghese 
                  di femminilità e domesticità. Julia Wheelwright 
                  ha sottolineato che le femministe del Diciannovesimo secolo 
                  utilizzavano l’esempio delle donne soldato e marinaio 
                  «per mettere in discussione l’idea dominante dell’innata 
                  debolezza fisica e mentale della donna». Bonny e Read, 
                  e le altre, rappresentavano la confutazione delle teorie allora 
                  prevalenti sull’incapacità femminile.
 Anne Bonny, Mary Read e le altre donne come loro, hanno fornito 
                  spunto anche a molte immaginazioni operanti in campo letterario. 
                  Esse erano la versione reale della famosa eroina di Defoe, Moll 
                  Flanders. In effetti, Bonny, Read e Flanders hanno molto in 
                  comune. Sono tutte figlie illegittime, povere alla nascita e 
                  tali per molti anni dopo, ciò che Defoe definiva «progenie 
                  della deboscia e del vizio».
 Sia Flanders che Bonny sono nate da madri che le avevano in 
                  grembo mentre erano in prigione. Tutte e tre si sono trovate 
                  dalla parte sbagliata della legge, accusate di reati capitali 
                  contro la proprietà e con la prospettiva di dover affrontare 
                  «the steps and the string» (i gradini e 
                  la corda), espressione gergale per indicare la forca. Tutte 
                  hanno dovuto affrontare l’esperienza di una vita randagia 
                  e senza casa, con viaggi attraverso l’Atlantico. Tutte 
                  hanno riconosciuto l’importanza del travestimento, la 
                  necessità di poter apparire «in diverse forme».
 Anche Flanders si è vestita da uomo: la sua governante 
                  e compagna di crimini «ebbe una nuova idea per il mio 
                  viaggio all’estero, vale a dire che mi vestissi in abiti 
                  maschili, e così mi indusse a un nuovo tipo di esperienza».
 Anche Flanders ha avuto un contatto con i pirati nel suo viaggio 
                  in Virginia, pur senza incontrare donne tra loro. Se avesse 
                  deciso di unirsi a quelli che navigavano sotto il Jolly Roger, 
                  si potrebbe dire che è stata la vita di Bonny e Read 
                  a fornire lo spunto al romanzo, pubblicato l’anno successivo 
                  alle avventure delle nostre eroine.
 Scrive Christopher Hill: «Il primo romanzo prende vita 
                  dal movimento». Riferendosi al Diciassettesimo e primo 
                  Diciottesimo secolo, egli conclude che «il romanzo non 
                  scaturisce soltanto dal rispettabile ambiente familiare borghese. 
                  Esso contempla anche il picaro, il vagabondo, l’itinerante, 
                  il pirata (rifiuti del mondo stabile dei buoni padri di famiglia), 
                  quelli che non possono o non vogliono adattarsi». Anche 
                  Peter Linebaugh enfatizza l’origine proletaria del romanzo 
                  picaresco nella prima età moderna, specialmente in Inghilterra, 
                  dove tale forma letteraria «ha raggiunto l’apogeo 
                  con la pubblicazione di Moll Flanders nel 1722». 
                  L’esperienza delle grandi e spesso diseredate masse in 
                  movimento (gente come Anne Bonny e Mary Read) ha costituito 
                  la materia prima dell’immaginazione letteraria.
 È quanto intendeva il biografo di Hannah Snell, suo contemporaneo, 
                  quando precisava che oggetto della sua opera era «la Pamella 
                  reale», alludendo al famoso romanzo di Samuel Richardson. 
                  L’attività a volte disperata di uomini e donne 
                  delle classi lavoratrici, all’epoca del nascente capitalismo, 
                  ha contribuito a generare una delle forme letterarie più 
                  importanti e più duratura del mondo, il romanzo, che 
                  in effetti sarebbe inconcepibile separato da tale attività.
 Bonny e Read hanno anche influenzato un altro importante genere 
                  letterario, il teatro. Tutti sanno che la Beggar’s 
                  Opera di John Gay è stata una delle rappresentazioni 
                  teatrali più popolari e di successo nell’Inghilterra 
                  del Diciottesimo secolo. Meno noto è il fatto che nel 
                  1728-29 Gay abbia scritto Polly: An Opera, being the Second 
                  Part of the Beggar’s Opera (Polly: Un’opera 
                  che è la seconda parte della Beggar’s Opera).
 Il sequel è rimasto misconosciuto a causa della repressione 
                  politica, essendo stato censurato dal primo ministro in persona, 
                  Robert Walpole, che già non era stato propriamente felice 
                  di vedersi rappresentato come Bob Booty, in The Beggar’s 
                  Opera.
 Contrariato perché Gay indicava come moralmente equivalenti 
                  i rapinatori di strada e il circolo di governo del primo ministro, 
                  e vedendo nella nuova opera i medesimi connotati sediziosi della 
                  prima, Walpole ha fatto interdire Polly, ma in tal 
                  modo l’ha resa ancora più popolare.
 Le richieste di rappresentazione sono state clamorose; migliaia 
                  di sottoscrizioni hanno portato a Gay una rilevante somma di 
                  denaro, sebbene non completamente sufficiente alle sue necessità, 
                  non fosse stato per una ventina di editori pirata e librai che 
                  in proprio hanno stampato e venduto il testo. Polly 
                  ha così ottenuto presenza e visibilità pubblica 
                  ben prima della sua prima teatrale nel 1777.
 Il nome del titolo si riferisce alla figlia di un personaggio 
                  alla Jonathan Wild, chiamato Peachum. Polly arriva nel Nuovo 
                  Mondo, le Indie occidentali per la precisione, alla ricerca 
                  del suo amore, Macheath, il bandito che in The Begger’s 
                  Opera era stato condannato alla deportazione per vari crimini. 
                  Polly scopre che Macheath è diventato pirata e agisce 
                  sotto la falsa identità di Morano, un «delinquente 
                  negro» nonché capitano di un equipaggio di bucanieri.
 In viaggio verso l’America, Polly perde tutto il denaro 
                  in seguito a un furto, ed è quindi costretta a vendersi 
                  come serva a termine. Viene comprata da una certa Mrs. Trapers, 
                  proprietaria di una casa di prostituzione, e quindi venduta 
                  da questa a un facoltoso piantatore di canna da zucchero, Mr. 
                  Ducat. Polly sfugge alla situazione travestendosi «al 
                  modo maschile» e andando per mare come pirata in cerca 
                  di Macheath. La ragione del travestimento, spiega, è 
                  «proteggermi dalle violenze e dagli insulti cui il mio 
                  sesso avrebbe potuto espormi».
 Il fatto stesso di scrivere un dramma in cui vengono rappresentate 
                  donne pirata, a pochi anni di distanza dal processo ad Anne 
                  Bonny e Mary Read, suggerisce che Gay conoscesse le avventure 
                  delle due donne pirata reali, e ne abbia tratto spunto. Ciò 
                  appare tanto più verosimile ove si pensi alle similitudini 
                  tra l’opera teatrale e la realtà dei pirati caraibici 
                  del decennio precedente.
 È possibile che Jenny Diver, una prostituta già 
                  presente in The Beggar’s Opera e amante di Macheath/Morano 
                  sulla nave pirata, abbia avuto come modello Anne Bonny. Come 
                  Bonny, infatti, Jenny è l’amante del capo pirata, 
                  e successivamente si innamora di un altro pirata, che però 
                  si rivela essere una donna travestita, nella fattispecie Polly 
                  invece che Mary Read. Per parte sua, Polly rassomiglia a quest’ultima, 
                  per il comportamento sessuale modesto, perfino «virtuoso».
  
 Eugène Delacroix: La 
                  Liberté guidant le peuple   La 
                  Libertà che guida il popolo Bonny e Read hanno influenzato la posterità anche in 
                  un altro modo, sia pur indiretto, e precisamente attraverso 
                  l’illustrazione di un ignoto artista apparsa come frontespizio 
                  dell’edizione olandese della General History 
                  di Johnson, tradotta come Historie der Engelsche Zee-Roovers. 
                  In essa è rappresentata una donna militante, a petto 
                  nudo, armata di una spada e una torcia, che si erge sotto l’emblema 
                  internazionale della pirateria, il Jolly Roger. Sullo sfondo 
                  a sinistra c’è una forca con dieci impiccati appesi, 
                  e a destra una nave in fiamme. In basso, si nota: un documento 
                  non identificabile, forse una mappa o un atto giudiziario, calpestato 
                  sotto i piedi della donna; una nave che affonda, con l’albero 
                  maestro spezzato; un’altra donna che tiene la bilancia 
                  della giustizia; e un uomo, probabilmente un soldato, che sembra 
                  avere le mani legate dietro la schiena. Sospesa nell’aria 
                  a destra, sta una figura mitica, forse Eolo, il dio greco dei 
                  venti, che svolge il suo ruolo per rendere tempestosa la scena. 
                  Un piccolo mostro marino, figura comunemente usata dai disegnatori 
                  di mappe della prima modernità per adornare le porzioni 
                  acquatiche del globo, gestisce la parte retrostante del caos.
 L’illustrazione è un’allegoria della pirateria, 
                  con quell’immagine centrale di donna armata, violenta, 
                  riottosa, criminale e negatrice della proprietà, in una 
                  parola la rappresentazione stessa dell’anarchia.
 Gli elementi di questa allegoria si ritrovano nella vita di 
                  Anne Bonny e Mary Read che, non sorprendentemente, avevano un 
                  ruolo di primo piano nella Historie der Engelsche Zee-Roovers, 
                  non solo nel testo ma anche in illustrazioni separate e perfino 
                  sulla copertina, proprio davanti al frontespizio, dove il libro 
                  orgogliosamente informa di contenere il racconto della loro 
                  vita.
 È quasi certo che le due donne pirata della realtà, 
                  vissute, come dichiarava la narrativa su di loro, a «fuoco 
                  e spada», abbiano ispirato l’illustratore, inducendolo 
                  a dipingere la pirateria insorgente nella forma allegorica di 
                  una donna guerriera e banditesca che regge il fuoco in una mano 
                  e la spada nell’altra.
 Può essere istruttivo paragonare questa illustrazione 
                  a un dipinto famoso, la Liberté guidant le peuple 
                  (la Libertà che guida il popolo) di Eugène Delacroix, 
                  perché le rassomiglianze sono straordinarie. Come composizione, 
                  le due opere sono notevolmente simili: anche in quella di Delacroix 
                  la figura centrale è una donna armata e a petto nudo, 
                  vestita di una tunica romana, che si volge indietro mentre procede 
                  avanti, verso l’alto, oltre, al di sopra di una massa 
                  di corpi sparsi a terra. In entrambi i casi, l’identità 
                  proletaria delle donne è indicata dal fisico solido e 
                  muscoloso.
 Nel 1831 i critici parigini sono rimasti scandalizzati per questa 
                  Libertà «sporca», che dicevano simile a una 
                  puttana, una pescivendola, una donna della «marmaglia». 
                  Inoltre, bandiere e conflagrazioni fanno da cornice a entrambe 
                  le opere: al Jolly Roger e alla nave che brucia sulla destra 
                  fa riscontro il tricolore francese e un edificio in fiamme, 
                  con collocazione praticamente identica. Un giovane armato, un 
                  ragazzo di strada, occupa il posto del dio del vento. Dove stavano 
                  i corpi dei pirati appesi, qui c’è «il popolo». 
                  Due soldati, verosimilmente morti, giacciono in primo piano.
 Ma ci sono anche alcune differenze. La Libertà ha in 
                  mano un moschetto con la baionetta inastata, invece che la spada 
                  e la torcia. Essa si volge verso i vivi, a prendere ispirazione, 
                  e non verso i morti. Il «popolo” in armi ha sostituito 
                  «la gente” (come veniva normalmente chiamato l’equipaggio 
                  di una nave nel Diciottesimo secolo) appesa per il collo nell’illustrazione
 olandese.
 Più importante, Delacroix ha ammorbidito e idealizzato 
                  sia il corpo che il viso femminile, sostituendo a ira e inquietudine 
                  una solennità serena, anche se determinata. Con buona 
                  pace dei suoi critici, Delacroix ha trasformato una donna parzialmente 
                  nuda in un nudo parziale di donna, operando sul corpo femminile 
                  un controllo estetico simile all’addomesticamento eseguito 
                  sulle donne guerriere delle ballate popolari.
 Ed ecco che la Libertà si ritrova con le sue contraddizioni: 
                  essa è sia uno «sporco” essere rivoluzionario 
                  nato dall’azione, sia un essere femminile ultraterreno 
                  e idealizzato, che riunisce l’eredità artistica 
                  del classicismo e la nuova concezione della femminilità 
                  presente nel Diciannovesimo secolo.
 Che Delacroix abbia visto l’illustrazione olandese e l’abbia 
                  usata come modello, non può essere provato. Nel 1824 
                  l’artista ha interrotto la stesura del suo diario, dove 
                  avrebbe potuto registrare tale influenza, e non l’ha ripresa 
                  fino al 1847. Inoltre, è probabile che entrambi gli artisti, 
                  l’olandese e il francese, abbiano tratto spunto dalle 
                  raffigurazioni classiche di divinità come Atena, Artemide 
                  o Nike per rappresentare i propri soggetti. Tuttavia, esiste 
                  un certo numero di prove circostanziali che indicano la possibilità 
                  che l’allegoria della pirateria abbia influenzato la maggiore 
                  opera di Delacroix.
 Prima di tutto, è risaputo che nel dipingere la sua Libertà, 
                  egli ha tenuto conto di fatti popolari realmente accaduti, come 
                  quello di Marie Deschamps, che durante il culmine delle giornate 
                  di luglio, ha afferrato il moschetto di un cittadino morto poco 
                  prima e ha sparato contro le guardie svizzere. Un altro soggetto 
                  ben noto all’artista era quella «povera lavandaia», 
                  conosciuta soltanto come Anne-Charlotte D., che si dice abbia 
                  ucciso nove soldati svizzeri per vendicare la morte di suo fratello. 
                  Questi personaggi della vita reale, come Anne Bonny e Mary Read, 
                  non potevano non colpire l’immaginazione romantica.
 In secondo luogo, Delacroix stesso ha annotato nel suo diario 
                  di avere spesso studiato stampe, incisioni e pubblicazioni popolari 
                  durante la progettazione delle sue opere, per risolvere certi 
                  problemi di composizione.
 E all’epoca in cui ha eseguito il suo famoso dipinto, 
                  vale a dire la fine del 1830, erano già apparse almeno 
                  venti edizioni della General History di Johnson, delle 
                  quali sei (o più) in francese e contenenti l’illustrazione 
                  comparsa nell’edizione olandese. La maggioranza di tali 
                  edizioni, che riportavano tutte, anche quelle francesi, il riferimento 
                  alla storia di Bonny e Read nei loro titoli, era certamente 
                  accessibile all’artista, a Parigi.
 Terzo fatto, assai importante: può essere provato che 
                  Delacroix avesse in mente la pirateria proprio quando dipingeva 
                  la sua Libertà. Il poeta romantico inglese Byron era, 
                  secondo lo storico dell’arte Gorge Heard Hamilton, «una 
                  fonte inesauribile di ispirazione» per il pittore.
  George 
                  Byron
  Delacroix ha intensamente usato l’opera di Byron, durante 
                  gli anni Venti, producendo tre importanti opere derivate da 
                  soggetti della sua poesia nel 1827, ed eseguendone molte altre 
                  sulla guerra civile greca, in cui poi Byron ha perso la vita. 
                  E Delacroix stava leggendo il poema di Byron The Corsair 
                  (sulla pirateria) durante l’esecuzione della Libertà, 
                  tanto che nel 1831, in quella stessa sala in cui aveva esposto 
                  la sua opera maggiore, ha anche presentato un acquarello basato 
                  proprio su quel poema. L’immagine della pirateria (1725) ha preceduto quella 
                  della libertà (1830) di più di un secolo. Eppure 
                  la libertà conquistata da Anne Bonny e Mary Read (quella 
                  breve ma seducente di cui hanno goduto sotto il Jolly Roger) 
                  ha fatto uno strano, tortuoso percorso, è partita da 
                  un ruvido e rollante ponte di nave nei Caraibi, ed è 
                  arrivata fino al lucido e fermo pavimento di una sala d’arte 
                  a Parigi.
 Era il caso di una libertà conquistata con l’azione, 
                  di una cultura bassa che influenzava la cultura alta, delle 
                  lotte del Nuovo Mondo che fornivano spunto e indirizzo a ciò 
                  che poi sarebbe stato visto come prodotto del genio e dell’originalità 
                  artistica e culturale europea. Sarebbe un giusto tributo a Bonny 
                  e Read se l’esempio di queste due donne che hanno conquistato 
                  la loro libertà sotto il Jolly Roger avesse contribuito 
                  a sua volta a ispirare una delle più famose rappresentazioni 
                  della libertà mai esistite nel mondo moderno.
  Marcus Rediker
 
                  
                     
                      |  Marcus 
                          Rediker  CANAGLIE 
                          DI TUTTO IL MONDO L’epoca d’oro della pirateria
 traduzione 
                          di Roberto Ambrosoli 192 pp. / € 17,00
 Non 
                          solo Rediker conosce bene i pirati, ma quel che più 
                          conta è che sa come raccontare una storia. Lontano 
                          dai toni accademici, ci parla con grande passione di 
                          un’epopea insieme romantica e sanguinaria – 
                          senza tralasciare i dettagli più crudi – 
                          in cui la scelta forte di una vita da fuorilegge nasceva 
                          dal rifiuto di una società segnata dal dispotismo, 
                          particolarmente duro per la gente di mare. Ancor oggi 
                          eroi dell’immaginario popolare, i pirati hanno 
                          incarnato una visione del mondo basata sui valori di 
                          libertà ed eguaglianza che ha sfidato le convenzioni 
                          dell’epoca a proposito di razza, sesso, classe 
                          e nazionalità, proponendo una democrazia radicale 
                          capace di sovvertire la loro società. E anche 
                          la nostra.  L’autore 
                          Marcus Rediker insegna storia all’Università 
                          di Pittsburgh (USA) e si è in particolare occupato 
                          dei tanti protagonisti che hanno popolato la storia 
                          dell’oceano Atlantico dopo la scoperta dell’America: 
                          marinai, schiavi e, appunto, pirati.
 “… 
                          Ho partecipato ai movimenti contro la guerra nel Vietnam, 
                          contro gli interventi del governo degli Stati Uniti 
                          in America Centrale negli anni ‘80, contro la 
                          segregazione in Sudafrica, contro la distruzione ambientale 
                          e contro tutte le forme di sfruttamento e di oppressione, 
                          basate sulla razza, sulla classe e sul genere. Negli 
                          ultimi anni ho lavorato per una revisione del processo 
                          a Mumia Abu-Jamal condannato a morte in Pensilvania 
                          e per abolire la punizione capitale negli Stati Uniti 
                          e nel mondo intero. (…).”  (dal 
                          sito di Marcus Rediker: www.marcusrediker.com/Miscellany/activism.htm). 
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