Divin porcello per 
                    incominciare, grana di vacca rossa, lambrusco e aceto balsamico, 
                    gnocco fritto, erbe estinte ed erbazzone, liquori proletari 
                    in attesa del Sol dell’Avvenir... È piaciuto 
                    il logo per il convegno, ideato e disegnato da Pablo Echaurren, 
                    riprodotto in un manifesto che ormai tutti stanno cercando 
                    per farne l’icona nuova di un socialismo antico. 
                    Già il programma intenso e coinvolgente della giornata, 
                    dedicata a “Le cucine del popolo/La rivoluzione a tavola”, 
                    aveva creato grandi aspettative che certo non sono andate 
                    deluse. Le idee di base per la discussione – fra convivio 
                    popolare, gastronomia storica, assaggi naturali, relazioni 
                    scientifiche e performance artistiche dove le parti ‘teorica’ 
                    e ‘pratica’ si sono dimostrate inscindibili – 
                    sono state quelle della Cuoca rosso-nera, fautrice del ritorno 
                    alla tavola proletaria ingiustamente sacrificata “sull’altare 
                    del perbenismo e della concertazione alimentare”, e 
                    la proposta De. Co. (le Denominazioni Comunali) di Luigi Veronelli, 
                    sostenitore entusiasta dell’iniziativa ma assente per 
                    motivi di salute (auguri Maestro!). 
                    E si è parlato della “locanda itinerante” 
                    di Aurelio Chessa, mitico custode delle preziose carte dell’Archivio 
                    Berneri che ora ha sede a Reggio, delle osterie senza oste, 
                    dei minatori del Valdarno in sciopero per la mortadella e 
                    della cucina sociale della Via Emilia, della cucina delle 
                    avanguardie artistiche, dei cibi resistenti dei partigiani, 
                    di lambrusco e delle origini della vecchia Casa del popolo 
                    di Massenzatico. 
                  
 
                  
                  Mattinata: 
                    esposizioni e comunicazioni di produttori eno-gastronomici 
                    con assaggi 
                   La prima conclusione è… che intanto la storia non finisce qui. 
                    In effetti l’argomento della socialità operaia 
                    otto/novecentesca, e gli insegnamenti che se ne possono trarre 
                    oggi, nonché il rapporto fra cibo e movimenti di auto-emancipazione, 
                    rappresentano formidabili strumenti di comprensione e interpretazione 
                    dell’attuale contesto politico mondiale. Si parla così 
                    di un futuro convegno internazionale, della creazione di uno 
                    specifico centro studi, della valorizzazione degli interventi 
                    al convegno con la pubblicazione degli atti. 
                    Gianandrea Ferrari ci ha intanto fornito i numeri della giornata. 
                    Cinquanta compagne/i della FAI reggiana e dell’Area 
                    libertaria sono stati attivamente coinvolti nel grande lavoro 
                    dei preparativi, durato ben 15 giorni. 
                    Dodici le cuoche che, dimostrando un alto livello professionale, 
                    si sono impegnate nella preparazione del Veglionissimo Rosso 
                    con un menu ripreso da un’omologa festa socialista del 
                    1903. 
                    Alla fine, commosse, hanno incassato il ‘premio’: 
                    un’autentica ovazione dei 350 commensali presenti. 
                    L’evento ha avuto una copertura mediatica eccezionale 
                    ed un successo di partecipazione oltre le previsioni. 
                    Nel corso della giornata circa un migliaio di persone hanno 
                    visitato l’esposizione di produzioni eno-gastronomiche, 
                    oppure hanno seguito il convegno. 
                    Purtroppo ben 500 richieste di partecipazione non sono state 
                    esaudite a causa del veloce esaurimento dei posti in prenotazione. 
                    Sono state bevute 600 bottiglie di lambrusco, consumati 40 
                    chili di cappelletti, un quintale di torte, un quintale fra 
                    gallina e manzo per i bolliti, si sono vendute 150 punte di 
                    grana fra vacca rossa e normale, ecc… Come promesso 
                    alla fine tutti a casa, al canto dell’Internazionale 
                    “futura umanità”, e di “Figli dell’officina”.