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                 Immaginate un borgo medioevale, con 
                  le sue stradine, le vecchie costruzioni conservate, i fiori 
                  alle finestre, le montagne tutte intorno, l'immancabile fiume 
                  ed i ponti a scavalcarlo. Il comune è Garessio, in provincia 
                  di Cuneo, al confine con la Liguria: è proprio nel borgo medioevale 
                  di Garessio che venerdì 14 e sabato 15 luglio scorsi si sono 
                  tenute una serie di iniziative tutte incentrate su Fabrizio 
                  De André.  
                  "Per mari, per cieli, per terre, con Fabrizio, alla ricerca 
                  dell'Uomo" era il titolo ufficiale delle giornate di studio, 
                  promosse da vari enti locali (Comune di Garessio, Provincia 
                  di Cuneo, Comunità Montana Alta Val Tanaro, Regione Piemonte) 
                  con alcune sponsorizzazioni, e dal Centro Studi Garexium - un 
                  manipolo di persone trainate da quel panzer che è Giovanna Alimonti, 
                  avvocato, vera ideatrice di questa che è stata - finora - la 
                  più complessa e significativa iniziativa culturale dedicata 
                  al cantautore genovese, scomparso nel gennaio dello scorso anno. 
                  "Un po' matta questa Alimonti" sussurrava qualcuno: certo é 
                  che nessuna persona di buon senso (di quelle che "danno buoni 
                  consigli perché non possono dare più il cattivo esempio") mai 
                  e poi mai avrebbe potuto concepire di organizzare a Garessio 
                  (che con De André c'entra come Vidigulfo sul Naviglio) una simile 
                  kermesse.  
                  Ci siamo ritrovati così in centinaia di persone, di ogni tipo, 
                  età, provenienza, a percorrere in su ed in giù le poche vie 
                  del borgo, saltabeccando tra la Confraternita di San Giovanni 
                  - una grande chiesa non sconsacrata, dentro la quale nel pomeriggio 
                  di venerdì e per tutta la giornata di sabato si è tenuto - seguitissimo 
                  - il Convegno di studi; la sede del Comune dove era stata allestita 
                  una mostra di oggetti, tele, dischi, ecc.; l'antistante porticato, 
                  sotto il quale erano esposti gli elaborati dei bambini del paese, 
                  che nelle settimane precedenti erano stati stimolati a buttar 
                  giù dei disegni ispirandosi alle canzoni di Fabrizio; una galleria 
                  d'arte dove erano esposte foto e libri di e su Fabrizio (ed 
                  una teca era riservata alle sue letture anarchiche, con libri 
                  di Bakunin, Kropotkin, Malatesta e la nostra rivista in bella 
                  mostra) ed un'altra galleria in cui erano esposte opere d'arte 
                  di vari artisti, sempre ispirate alle sue poesie.  
                  Manifesti di De André pavesavano il borgo, riportando citazioni 
                  particolarmente significative dalle sue canzoni.  
                  
                  
                     Il rom, il prete e...  
                 Il Convegno di studi è stato, complessivamente, di grande 
                  interesse. Tra gli interventi che più hanno colpito l'attentissima 
                  platea, quello di Giorgio Bezzecchi, rom harvato, che con Fabrizio 
                  aveva collaborato nella traduzione della canzone zingara in 
                  "Anime salve": un intervento, il suo, ricco di informazioni 
                  sulla situazione dei rom, dignitoso, orgoglioso. Don Luigi Ciotti, 
                  anima del Gruppo Abele, ha affrontato con acutezza la questione 
                  della "religiosità" di Fabrizio, invitando - com'è suo costume 
                  - ad un impegno concreto non per la solidarietà (di cui ha spiegato 
                  la frequente pretestuosità) ma per la giustizia. Travolgentemente 
                  anarchico l'intervento di Mauro Macario, poeta, che con enfasi 
                  ha presentato il suo testo pubblicato sull'ultimo numero di 
                  Libertaria. Molto applaudita anche la relazione di Romano 
                  Giuffrida (uno dei due registi del filmato Faber) dall'impegnativo 
                  titolo "In direzione ostinata e contraria: Fabrizio De André 
                  tra Tolstoi, Stirner e Pasolini": un'acuta analisi del ruolo 
                  dell'intellettuale proveniente dall'alta borghesia genovese, 
                  divenuto paladino dei dannati del pianeta.  
                  Interessanti, ricche di umanità le testimonianze di quanti - 
                  in differenti epoche (e non sono mancate, per questo, le asperità 
                  polemiche) - hanno lavorato con Fabrizio: Gian Piero Reverberi 
                  (arrangiatore di alcuni dei primi successi di De André), Vittorio 
                  De Scalzi (che ha ricordato la tournée con i New Trolls), Mauro 
                  Pagani ("Creuza de ma" il centro del loro eccezionale sodalizio), 
                  il grande Franz Di Cioccio (dell'indimenticata PFM), Andrea 
                  Parodi (che ha approfondito il rapporto di Fabrizio con la terra 
                  e la cultura sarde), Piero Milesi (arrangiatore di "Anime salve", 
                  che intervistato da Franco Fabbri ha ripercorso le notti di 
                  lavoro con Faber) e poi Gian Luigi Beccaria (poco convincente 
                  il suo tentativo "crociano" di separare la poesia e la non-poesia 
                  nell'opera deandresiana), Lorenzo Coveri (godibile la sua analisi 
                  dell'uso dei dialetti), Luigi Pestalozza (figura storica della 
                  critica musicale marxista in Italia), Luciano Basso (che ha 
                  ricordato i tempi della sua frequentazione giovanile con Fabrizio, 
                  Tenco, Paoli, ecc.), il provenzale Sergio Arneodo (Fabrizio 
                  si interessò anche della cultura provenzale) ed il sotoscritto 
                  che ha analizato il rapporto di De André con l'anarchismo.  
                  Rispetto al programma previsto, due sole assenze: Cesare Romana, 
                  giornalista e scrittore, ammalato, che ha però inviato un suo 
                  bellissimo scritto introduttivo: avrebbe dovuto coordinare lui 
                  i lavori del Convegno, l'ha sostituito l'autore di questi appunti. 
                  E Gianni Vattimo, che avrebbe dovuto parlare di "Fabrizio De 
                  André: anarchico, libertario". Non si é visto, in compenso la 
                  sua (ipotetica) presenza è stata contestata da un anarchico 
                  del Cuneese, critico con la sua collocazione politica ulivista. 
                   
                  Da ricordare poi la proiezione in un cinema cittadino del filmato 
                  Faber. E la presenza, discreta quanto significativa, di 
                  Dori Ghezzi.  
                  Il clou delle Giornate si é avuto il sabato sera, quando un 
                  migliaio di persone hanno assistito ad un concerto assai suggestivo 
                  per l'impatto emotivo suscitato dalle canzoni di Fabrizio interpretate 
                  da Mauro Pagani, Andrea Parodi, Vittorio de Scalzi, Li Troubaires 
                  de Coumboscuro (gruppo provenzale), Francesco Baccini. Tra un 
                  musicista e l'altro, le poesie ribelli di Fabrizio e di Leo 
                  Ferré interpretate dal nostro Mauro Macario. Davvero suggestivi 
                  anche il contesto ambientale e la valida regia di Pepi Morgia, 
                  che è iniziata con la proiezione di una gigantesca "A" cerchiata 
                  sulla chiesa, che faceva da sfondo al palco. Nelle foto (di 
                  Reinhold "Denny" Kohl) riprodotte in queste pagine uno spaccato 
                  di quei due giorni.  
                  Prima di lasciare Garessio, la domenica mattina, ho fatto un 
                  salto a prendere il giornale nell'unica edicola del Borgo: l'edicolante 
                  (moglie del comandante dei vigili urbani) mi ha riconosciuto 
                  come il coordinatore del Convegno e mi ha voluto esprimere, 
                  con sincerità, il suo compiacimento per il buon andamento delle 
                  giornate. "Sa - mi ha detto - qui in paese eravamo in tanti 
                  contrari, o almeno scettici: avevamo paura di un'invasione di 
                  gente che non ci piace, sapevamo che c'erano di mezzo anche 
                  gli anarchici. Sa com'è. Ma poi abbiamo visto che siete tutti 
                  gente civile". Abbiamo chiacchierato un po'. E, prima di salutarla, 
                  le ho lasciato in conto-deposito dieci copie del nostro numero 
                  speciale su Fabrizio. La "A" cerchiata che aveva visto la sera 
                  prima proiettata sulla chiesa se la ritrovava sul bancone, accanto 
                  ai soliti giornali e riviste.  
                  
                   Paolo Finzi 
                  
                 
                  
                 
                  
                 
                  
                 
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