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                 Il congresso [della Fédération jurassienne] 
                  non vede una grande partecipazione (i delegati sono otto), ma 
                  vi si affrontano questioni nuove e, proprio come avevo suggerito, 
                  saremo indubbiamente presenti all'agitazione nei comuni. 
                 Lettera di Piotr Kropotkin a Paul Robin; agosto 
                  1878 (1)  
                 L'idea del municipalismo libertario sviluppata 
                  da Murray Bookchin comporta due elementi: la costituzione di 
                  assemblee autonome di cittadini (2), di gruppi d'azione diretta 
                  o di rivendicazione, ovvero di "zone liberate", e l'eventuale 
                  partecipazione alle elezioni municipali. Da Montreal a Merlieu; 
                  da Burlington a Brisbane, magari passando per la Croce Rossa 
                  e per Ixelles, sembra che quest'ultima possibilità attragga 
                  un certo numero di compagni. È una discussione in corso ormai 
                  da tempo.  
                  Al congresso della Fédération jurassienne del 1878, il dibattito 
                  verteva principalmente, come Kropotkin aveva previsto, sull'azione 
                  nei comuni (3). Pochi anni dopo la Comune di Parigi, i militanti 
                  riflettono seriamente sulla società futura e sui mezzi per raggiungerla. 
                   
                  Paul Brousse, che di lì a poco sarebbe passato nel campo della 
                  socialdemocrazia riformista, comincia difendendo con vigore 
                  il principio di autonomia "per far sparire quasi del tutto il 
                  ricorso al voto". Adhémar Schwitzguébel ritiene che l'autonomia 
                  comunale "potrebbe diventare il punto di partenza di un'agitazione 
                  popolare generale e aprirci una strada concreta per la realizzazione 
                  dei nostri principi". Secondo lui si tratta del terreno loro 
                  più favorevole per la sperimentazione. Kropotkin va ancora più 
                  in là: "Gli Stati sono fatalmente destinati a cadere e a lasciare 
                  il posto a comuni liberi e liberamente federati... Nel comune, 
                  nelle innumerevoli questioni d'interesse comunale noi troveremo 
                  il campo più favorevole alla propaganda teorica e alla realizzazione 
                  insurrezionale delle nostre idee collettiviste e anarchiche." 
                  Egli sottolinea inoltre "la netta distinzione da fare tra il 
                  preoccuparsi dei dettagli della vita comunale per realizzare 
                  legalmente qualche miglioramento inconsistente da un lato, e 
                  dall'altro cogliere queste opportunità per agitare gli spiriti 
                  a favore del socialismo rivoluzionario", basandosi in particolare 
                  sui recenti moti locali in Spagna.  
                  Rodolphe Kahn, un veterano della Comune di Parigi, si preoccupa 
                  per i rischi che comporta la partecipazione alla politica comunale. 
                  Infatti Brousse ha difeso il principio del voto in certe situazioni, 
                  un voto di protesta nel caso in cui possa favorire un'amnistia, 
                  un espediente utilizzato per tentare di far scarcerare Blanqui 
                  o Cipriani nell'Ottocento e, più tardi, nel 1936, i militanti 
                  della CNT in occasione delle elezioni per il Fronte Popolare 
                  in Spagna. Ma Brousse pensa che la partecipazione alle elezioni 
                  possa servire provvisoriamente, quanto meno a livello comunale: 
                  "Quando non è ancora possibile rovesciare uno Stato nel suo 
                  insieme, se per il momento non esistono le condizioni per saggiare 
                  la propria forza contro di esso, è meglio danneggiare anche 
                  con il voto, gli ingranaggi che lo compongono, cercare di bloccarli 
                  piuttosto che restarsene lì a braccia conserte a guardarli girare 
                  tranquillamente." Kahn non è d'accordo con questo cambiamento, 
                  che non è solo di tattica. Nel comune, sostiene, il voto "non 
                  può servire a niente: o la maggioranza è rivoluzionaria e allora 
                  può semplicemente fare ciò per cui si vuole che voti, o non 
                  lo è, e allora non eleggerà mai degli amici della rivoluzione." 
                   
                  Non c'era più James Guillaume, che dieci anni prima aveva fatto 
                  l'esperienza della partecipazione delle sezioni dell'Internazionale 
                  alle elezioni locali della regione montana di Neuchâtel e, su 
                  questo argomento, aveva scritto: "La calotta di consigliere 
                  comunale, di consigliere di Stato o di consigliere federale, 
                  posta sulla testa del socialista più intelligente e più sincero, 
                  è qualcosa che spegne immediatamente la fiamma della rivoluzione 
                  (4)."  
                  Per fare fronte alle critiche i nostri compagni municipalisti-libertari 
                  oggi ricordano i principi che regolano la modalità di delega 
                  anarchica: mandato imperativo e revocabile in qualsiasi momento. 
                  A parte il fatto che quasi tutte (o tutte?) le costituzioni 
                  vietano esplicitamente il mandato imperativo, la cosa non è 
                  praticabile quando le elezioni sono a scrutinio segreto: gli 
                  elettori sono individui atomizzati, non un collettivo, e l'eletto 
                  animato dalle migliori intenzioni non può rendere conto del 
                  proprio operato davanti a mandanti anonimi e irreperibili. La 
                  specificità dell'istituzione politica, della democrazia rappresentativa, 
                  non è semplicemente un prolungamento della democrazia diretta 
                  che è possibile praticare nell'ambito di associazioni, sindacati 
                  o raggruppamenti organici (5). Le regole del gioco in politica 
                  non sono un riflesso delle regole del gioco tra persone uguali: 
                  il diritto privato non è il diritto pubblico.  
                  Altra confusione: quella tra voto e delega di poteri. I voti 
                  su un referendum o su iniziative popolari, a livello locale 
                  o nazionale, si basano su temi, su principi, su leggi. Possono 
                  perfino, ironia del sistema, abrogare leggi o istituzioni, basti 
                  pensare alle recenti iniziative svizzere che proponevano l'abolizione 
                  dell'esercito o la depenalizzazione dell'aborto. Si può immaginare 
                  che gli anarchici se ne avvantaggino, anche se le questioni 
                  non sono poste con chiarezza o se i risultati sono tutt'altro 
                  che probanti. Un articolo della rivista "Noir et Rouge" del 
                  1956 (6), al quale m'ispiro per queste osservazioni, precisa: 
                  "Dare un segnale con una scheda elettorale: niente di più normale. 
                  Ma nelle elezioni il voto non serve a dare un segnale, serve 
                  a conferire un mandato."  
                  Opporsi alla partecipazione alle elezioni comunali non vuol 
                  dire astenersi da qualsiasi attività. "Noir et Rouge" proponeva 
                  "l'incoraggiamento e la partecipazione... all'attività sociale 
                  quotidiana, soprattutto quella in cui la presenza dello Stato 
                  è meno forte, per far nascere, incoraggiare le iniziative, le 
                  aspirazioni, i bisogni che vengono dalla base. L'organizzazione 
                  libertaria della vita sociale non è altro che l'espressione 
                  della democratizzazione spinta ed effettiva: una molteplicità 
                  di organizzazioni locali il più possibile autonome, riunite 
                  per agglomerazione, per regione, per unità territoriale, riunite 
                  anche per affinità e analogia d'interessi e di lavoro, sulla 
                  base della solidarietà, del federalismo, dell'autogestione." 
                  Kropotkin, molto tempo prima, ammoniva che non è possibile trascurare 
                  la dimensione economica: la comune del futuro "non sarà unicamente 
                  comunalista, sarà comunista: rivoluzionaria in politica, lo 
                  sarà anche nelle questioni di produzione e di scambio. Non sopprimerà 
                  lo Stato per ricostituirlo e tante comuni sapranno darne l'esempio, 
                  abolendo il governo delle deleghe, stando attente a non affidare 
                  la sovranità all'alea dello scrutinio (7)."  
                  La pratica libertaria si svolge sul luogo di lavoro, nel quartiere, 
                  nei mercati, da sempre. È davvero necessario privilegiare un 
                  terreno rispetto agli altri, l'intervento in un quartiere a 
                  danno delle attività sindacali? La città e le sue strutture 
                  possono essere alienanti come la fabbrica o l'ufficio. I rischi 
                  d'integrazione alle istituzioni, di sconfitte che portano alla 
                  smobilitazione, di mascheramenti sono altrettanto grandi in 
                  ogni campo, come lo sono la forza degli scioperi dei lavoratori 
                  o dei consumatori, il piacere dell'occupazione di stabili o 
                  di luoghi pubblici, le vittorie dell'azione diretta. Invece 
                  un sindaco o qualche consigliere municipale libertario, come 
                  sognano Manuel Cárdenas a Barcellona o Brian Laver a Brisbane 
                  (8) non farà avanzare la nostra causa più di quanto potrebbe 
                  un padrone o un alto funzionario libertario: dove ci sarebbero 
                  dei compagni per sognarselo? 
                  
                  Marianne Enckell  
                  (traduzione di Guido Lagomarsino) 
                   
                1- Citato da Max Nettlau, Der Anarchismus 
                  von Proudhon zu Kropotkin, Berlin 1927 (ristampa 1972), 
                  p. 276.  
                  2- In altra sede cercherò di affrontare la questione dei comuni 
                  e dei regimi politici. All'interno di Stati federali i comuni 
                  hanno un'autonomia nettamente più forte rispetto a quella di 
                  cui godono negli Stati centralisti: in Bolivia ci sono 311 comuni, 
                  meno di quelli esistenti del cantone di Vaud, e solo da una 
                  dozzina d'anni dispongono di un proprio bilancio di spesa. L'autonomia 
                  comunale è un fattore di sviluppo, ma anche d'integrazione? 
                  Si veda, per esempio il testo pubblicato dalla Direction du 
                  développement et de la coopération, Décentralisation et développement, 
                  Berne 1999.  
                  3- I verbali del congresso furono pubblicati su l'Avant-Garde, 
                  Le Chaux-de-Fonds, n° 32-34, agosto-settembre 1878. Sembra difficile 
                  attribuire a Bookchin il titolo di "primo teorico del municipalismo 
                  libertario", se non vedendo in questa teoria l'antitesi dei 
                  progetti d'insurrezione delle comuni....  
                  4- James Guillaume, L'Internationale, documents et souvenirs, 
                  Paris 1905, tome III, p. 281.  
                  5- Ne è consapevole Bookchin, che in una delle prime esposizioni 
                  della propria teoria (IRL66, marzo-aprile 1986) riteneva che 
                  "una tale politica organica, basata su forme radicali di associazione 
                  civica partecipativa, comprende per gli anarchici il diritto 
                  di modificare le costituzioni, organizzando città e centri urbani 
                  in modo da rendere possibile l'esistenza di istituzioni di democrazia 
                  diretta." Trovate l'errore!  
                  6- P.J. Vidal, Les élections, "Noir et Rouge", 29 marzo 
                  1965; ripreso in Les anarchistes et les élections, "Volonté 
                  anarchiste", 3, 1878.  
                  7- Piotr Kropotkin, La Commune, "Le Révolté", maggio 
                  1880.  
                  8- Vedi "Polémica 67", Barcelona, dicembre 1998 e "A", 265, 
                  Milano, estate 2000.  
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