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  Un 
                  bel faccione di Pëtr Kropotkin campeggia nella copertina 
                  di “A” 90 (marzo 1981). E un piccolo 
                  strillo in basso a sinistra ricorda “Valpreda è 
                  innocente”. Storia e attualità, come sempre intrecciate. Nel primo interno di copertina vengono riprodotte le testate 
                  de L'Internazionale e di Umanità Nova, 
                  espressione rispettivamente dei Gruppi d'Iniziativa Anarchica 
                  e della Federazione Anarchica Italiana, la prima quindicinale, 
                  il secondo settimanale. A distanza di 37 anni da allora, solo 
                  “Uenne”, come viene chiamata spesso Umanità 
                  Nova, continua a uscire regolarmente.
 A parte la decina di pagine dedicate al “principe” 
                  russo, in vista del convegno di studi promosso a Milano dal 
                  Centro Studi Libertari, in effetti tutto il numero (allora di 
                  44 pagine) è dedicato all'attualità.
 Luciano Lanza si occupa del processo a Valpreda e agli altri 
                  imputati per la strage di piazza Fontana (12 dicembre 1969). 
                  E, parallelamente, del “processo itinerante” contro 
                  lo Stato che viene portato in alcune città dagli anarchici, 
                  appoggiandosi a gruppi libertari locali. “Il nostro processo 
                  itinerante – scrive Lanza – assume un valore che 
                  va al di là della oggettiva limitatezza, perché 
                  (...) rappresenta la società che processa lo Stato per 
                  rivendicare la sua separatezza, la sua alterità, la sua 
                  autonomia rispetto alle istituzioni che pretendono di rappresentarla”.
 Paolo Finzi segnala il relativo successo della raccolta di firme 
                  a favore dell'introduzione della pena di morte, promossa dalla 
                  destra, e ne attribuisce la responsabilità sia ai partiti 
                  dell'arco costituzionale sia ai lottarmatisti. All'interno di 
                  questo scritto viene (ri)pubblicato uno scritto di Errico Malatesta, 
                  uscito postumo su Il Risveglio di Ginevra nel 1933, un 
                  anno dopo la morte dell'anarchico campano. Il tema è 
                  quello della pena di morte e della sua imminente reintroduzione 
                  in Italia. Le motivazioni di Malatesta sono decisamente originali 
                  e offrono più di uno spunto per la riflessione. A conferma 
                  della continua evoluzione del pensiero malatestiano.
 Roberto Ambrosoli si occupa di carceri, Brigate Rosse, lotta 
                  armata, ecc. Rosanna Ambrogetti e Maria Teresa Romiti di aborto, 
                  autogestione, referendum. Pasquale Masciotra (un ottimo compagno, 
                  morto prematuramente), operatore dei servizi psichiatrici provinciali 
                  di Isernia, pubblica su “A” una sua relazione professionale, 
                  profondamente libertaria. Due giovani militanti milanesi raccontano 
                  un loro viaggio a Zurigo (“Zurigo brucia”) in occasione 
                  di manifestazioni, di “prassi anarchica istintiva”, 
                  del clima in una delle città più vivaci dal punto 
                  di vista dei movimenti giovanili di quell'epoca.
 Dalla vivace rivista libertaria spagnola Bicicleta vengono 
                  tradotti alcuni scritti dall'/sull'America Latina: Argentina, 
                  Bolivia, Brasile, Cuba. E si riferisce di un incontro a Parigi 
                  tra anarchici sudamericani residenti in Europa.
 Il citato dossier su Kropotkin si compone di una premessa di 
                  Giampietro Nico Berti e di quattro stralci di Kropotkin sul 
                  rapporto industria/agricoltura, sull'integrazione tra lavoro 
                  manuale e intellettuale, sul “governo rivoluzionario” 
                  e sulla sua fuga dal carcere e altre vicende della sua vita 
                  avventurosa.
 Frutto della collaborazione tra un redattore di “A”, 
                  Luigi Tadolini, Franco Melandri e Giovanni Zambon, viene pubblicato 
                  anche un breve dossier sull'esperanto, la lingua internazionale 
                  creata da Lazaro Ludovico Zamenhof nell'Ottocento. In due paginette 
                  conclusive trova spazio anche un primo veloce manuale per acquisire 
                  le prime regole, parole, costruzioni di questa lingua che ha 
                  sempre trovato estimatori in campo anarchico e libertario. Uno 
                  per tutti, Giuseppe Pinelli: che al corso di esperanto incontrò 
                  Licia Rognini. Innamorarsi al corso di esperanto, non capita 
                  spesso.
 A chiudere il numero, una bella paginetta di Emilio Pucci sulle 
                  favole per bambini. Poi notizie “di servizio”, i 
                  (consueti) problemi finanziari, l'attenzione per la distribuzione 
                  nelle edicole, l'elenco delle librerie in cui si dovrebbe trovare 
                  “A”, le sottoscrizioni. Uno sforzo, questo per la 
                  reperibilità della rivista, che ci ha sempre visto impegnati, 
                  tantopiù quando non esistevano la Rete e la possibilità 
                  che oggi è data di leggerla (gratis) sul video.
  
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