| ricordando Umberto Vanguardia 
 Azione e propagandadi un anarchico napoletano
 
 di Fabrizio Giulietti 
 
 Da sempre la nostra rivista ama ricordare donne e uomini, noti e meno noti, che hanno fatto parte della storia del movimento anarchico. Questa è la volta di Umberto Vanguardia (1879 – 1931), con la sua storia personale di arresti, confino, impegno politico e sindacale, misure di sicurezza: come tante e tanti della sua generazione. Un secolo fa. Umberto Vanguardia è senza 
                  dubbio da annoverarsi tra le figure più prestigiose dell'anarchismo 
                  napoletano di inizio Novecento1.
 Nato a Napoli, il 19 maggio 1879, sin dalla prima adolescenza 
                  comincia ad aggirarsi negli ambienti sovversivi locali, stringendo 
                  importanti relazioni con alcuni dei più noti esponenti 
                  socialisti e anarchici attivi in città. Rapito dal fascino 
                  delle idee di eguaglianza, libertà e giustizia sociale, 
                  si dedica assiduamente alla lettura delle opere dei maggiori 
                  teorici rivoluzionari, maturando una spiccata predilezione per 
                  le elaborazioni ideologico-dottrinarie del pensiero comunista-libertario. 
                  Studente ginnasiale, nel 1893 si iscrive, in qualità 
                  di impiegato, alla sezione socialista del Fascio dei Lavoratori, 
                  facendosi subito apprezzare per foga oratoria e impeto ribellistico. 
                  Nel maggio 1898, partecipa in prima linea ai moti contro il 
                  caroviveri, che a Napoli si connotano di contenuti e prerogative 
                  inequivocabilmente insurrezionali. Indicato dalla questura tra 
                  i «sovversivi responsabili di aver promosso e alimentato 
                  il malcontento popolare», è condannato alla pena 
                  di un anno di domicilio coatto, da scontarsi sull'isola di Ischia.
 Dopo la svolta liberale del 1901, Vanguardia si contraddistingue 
                  come uno degli indiscussi protagonisti del processo di ricomposizione 
                  e ricompattamento dell'anarchismo napoletano, emergendo quale 
                  principale rappresentante di una corrente organizzatrice fautrice 
                  di posizioni unitarie non soltanto in seno al movimento, ma 
                  anche con repubblicani e socialisti all'interno delle nascenti 
                  Leghe di Resistenza. Ben presto, tuttavia, gli orientamenti 
                  pronunciatamente riformisti degli organismi operai, lo spingono 
                  ad esprimere severe critiche alle dirigenze camerali e ad operare 
                  costantemente ai fini dell'estensione e del consolidamento di 
                  un sindacalismo di base e di matrice irriducibilmente classista 
                  e rivoluzionaria.
 
                   
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                    | Testata del giornale anarchico “Sorgiamo!” |  
 Al fianco delle “vittime del potere regio” Durante questi anni, il percorso politico di Vanguardia si 
                  snoda attraverso le tappe tipiche di un'intera generazione di 
                  anarchici. A costituire l'ambito privilegiato della sua attività 
                  sono in particolare le lotte nel mondo del lavoro - soprattutto 
                  tra le categorie meno tutelate a livello sindacale - e le tumultuose 
                  agitazioni degli abitanti dei rioni popolari contro il perenne 
                  rincaro delle pigioni e le incessanti ingiunzioni di sfratto 
                  perpetrate dalla Società del Risanamento. Sotto questo 
                  profilo, non si sussegue sciopero, comizio o dimostrazione proletaria 
                  dove non si getti con immediatezza e determinazione, rimediando, 
                  di conseguenza, una lunga serie di fermi, arresti e condanne 
                  a pene detentive di diversa natura ed entità.Molto intensa è anche la sua attività nell'ambito 
                  più specifico della propaganda a mezzo stampa. In quest'ultimo 
                  campo edita svariati numeri unici, che assumono questa forma 
                  non per progetto ma per la repressione preventiva delle autorità 
                  che, semplicemente, ne impediscono una regolare prosecuzione. 
                  Dopo la pubblicazione, nel 1906, de “La Voce dei Ribelli”, 
                  seguono, nello stesso anno, “I Ribelli”, poi costretto 
                  a cambiare nome in “I Picconieri”, e, soprattutto, 
                  nel 1909, il periodico “Sorgete” che, subito soppresso, 
                  rinasce emblematicamente col nome di “Sorgiamo!”, 
                  segnalandosi, insieme a “La Plebe”, come la più 
                  significativa testata napoletana pubblicata in età giolittiana.
 Di particolare consistenza si configura anche il suo contributo 
                  alle iniziative di sostegno e di solidarietà in favore 
                  delle cosiddette «vittime del potere regio». Lo 
                  si ritrova, infatti, oratore in vari comizi sulla tematica della 
                  repressione antianarchica indetti non solo a Napoli e nelle 
                  zone limitrofe, ma anche a Milano, Vigevano, Pavia, Genova, 
                  La Spezia, Santhià e Lugano. Agli inizi del 1908, poi, 
                  è nominato tra i redattori provvisori del settimanale 
                  milanese “Agitiamoci”, sorto, appunto, per incrementare 
                  la propaganda pro-vittime politiche.
 Delegato in rappresentanza dei gruppi napoletani al I Congresso 
                  anarchico italiano, tenutosi a Roma dal 16 al 20 giugno 1907, 
                  nel marzo 1909 Vanguardia procede alla fondazione del gruppo 
                  comunista-libertario “Sorgete” che, nonostante la 
                  breve durata, è da considerarsi, tra le più numerose 
                  e agguerrite formazioni attive in questi anni nel capoluogo 
                  campano.
 Nell'ottobre 1909, si rivela invece uno dei principali animatori 
                  delle manifestazioni popolari contro la condanna e la fucilazione 
                  del pedagogista libertario spagnolo Francisco Ferrer y Guardia. 
                  Il pomeriggio del giorno 12 compie anche un attentato dimostrativo, 
                  facendo esplodere in una Chiesa una rudimentale bomba carta. 
                  Rincorso e catturato mentre si dà alla fuga, è 
                  denunciato all'autorità giudiziaria e rinchiuso nel carcere 
                  di sant'Efraimo. Dopo oltre cinque mesi di segregazione in una 
                  cella di isolamento, il 29 marzo 1910 è riconosciuto 
                  colpevole del reato di «pubblica intimidazione» 
                  e condannato a quattro anni di reclusione e due di vigilanza 
                  speciale.
 
                   
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                    | Manifesto di alcune realtà anarchiche napoletanein occasione della campagna a favore del militante e
 pedagogista anarchico spagnolo Francisco Ferrer y Guardia,
 assassinato a Barcellona nell'ottobre 1909
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 Segretario sindacale dei lavoranti panettieri In attesa di scontare il periodo di detenzione, continua ad 
                  impegnarsi tenacemente nella lotta di classe, promuovendo alcune 
                  proficue iniziative tra la categoria dei lavoranti portieri 
                  che, l'8 aprile 1912, gli valgono la nomina a segretario dell'omonima 
                  Lega di Resistenza. Il 17 agosto, quindi, è tratto in 
                  arresto e imprigionato nelle casa circondariale di Avellino. 
                  Ottenute varie riduzioni di pena in seguito a ricorsi giudiziari 
                  e ad un decreto di indulto, l'11 marzo 1913 riacquisisce la 
                  libertà dopo sette mesi complessivi di reclusione. Rientrato in città, riprende con ancora maggiore intensità 
                  l'attività di agitazione e propaganda tra le masse, inserendosi 
                  nella grande ondata di scioperi e dimostrazioni proletarie che, 
                  nel biennio 1913-1914, si succedono anche a Napoli senza quasi 
                  soluzione di continuità. Nominato segretario della Lega 
                  dei Lavoratori dell'Arte Bianca, conduce vittoriosamente un'aspra 
                  vertenza contrattuale che consente alle maestranze di conseguire 
                  una riduzione dell'orario di lavoro e un sostenuto incremento 
                  delle retribuzioni salariali
 Nel gennaio 1917, è chiamato alle armi e assegnato al 
                  XXI Reggimento Fanteria, di stanza a Massa Carrara. Inviato 
                  in zona di guerra, sperimenta il carnaio delle trincee e l'orrore 
                  dei massacri di massa, derivando un odio ancor più viscerale 
                  per il militarismo, gli eserciti e i governi guerrafondai «borghesi». 
                  Agli inizi del 1918, peraltro, viene anche denunciato al Tribunale 
                  Militare di Livorno per incitamento alla diserzione e fabbricazione 
                  di fogli di licenza contraffatti; anche se poi è assolto 
                  «per amnistia dal reato di falso in foglio di licenza» 
                  e «per insufficienza di indizi in ordine all'imputazione 
                  di concorso per diserzione».
 Tornato a Napoli nel marzo 1919, negli anni dell'immediato dopoguerra 
                  si dedica quasi interamente alle lotte nel mondo del lavoro. 
                  Nominato segretario della Lega dei Lavoranti Panettieri, durante 
                  il biennio rosso guida diverse offensive della categoria, come, 
                  ad esempio, uno sciopero di ampia risonanza sociale che, dopo 
                  un duro e protratto scontro sindacale, si conclude vittoriosamente 
                  non soltanto sotto il profilo normativo-salariale ma anche, 
                  e soprattutto, esaudendo l'istanza dei fornai di aprire spacci 
                  annonari a prezzi calmierati. Agli inizi del 1921 tenta quindi 
                  di rinfocolare le lotte degli abitanti dei rioni popolari, fondando 
                  un Circolo Popolare e un Segretariato del Popolo; ma entrambe 
                  le iniziative sono destinate a fallire a causa del clima di 
                  brutale repressione antiproletaria che domina ormai in città.
 Con l'ascesa al potere del fascismo, Vanguardia è costretto 
                  alla immediata cessazione di ogni forma di attività militante. 
                  Come, tuttavia, segnala il prefetto di Napoli, «egli non 
                  dà alcun segno di ravvedimento [...] perseverando invece 
                  a professare principi sovversivi». Sottoposto a sorveglianza 
                  speciale, agli inizi del 1925 è arrestato per i suoi 
                  precedenti politici e assegnato al confino di polizia, all'isola 
                  di Pantelleria, per la durata di quattro anni.
 
                   
                    |  |   
                    | Il fascicolo di Umberto Vanguardia pressoil Casellario Politico Centrale
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 “Da arrestarsi in determinate contingenze” Trasferito dopo alcuni mesi all'isola di Ustica, nell'ottobre 1927 è incriminato, con altri cinquantasette confinati, di aver cospirato per «costruire clandestinamente organizzazioni singole di partito» ed un «fronte unico in rapporto con i sovversivi del Regno e dell'estero, aventi lo scopo di evasione e di ribellione violenta contro i poteri dello Stato». Denunciato al Tribunale Speciale per «attentato alla sicurezza dello Stato», è assolto «per insufficienza di indizi e di reità in ordine alle imputazioni ascritte». Tradotto a Ponza per scontare il rimanente periodo di assegnazione, nelle settimane successive si ammala ripetutamente, indebolendosi al punto da persuadere le autorità confinarie a proscioglierlo nove mesi prima della decorrenza dei termini.
 Nonostante le precarie condizioni di salute e la ormai sostanziale inoffensività politica, nel 1931 la questura di Napoli dispone di includerlo nella categoria degli «individui pericolosi per precedenti politici da arrestarsi in determinate contingenze». Dopo un ulteriore fermo avvenuto in occasione della ricorrenza dell'ottavo anniversario della marcia su Roma, e alcune perquisizioni domiciliari effettuate «allo scopo di rinvenire armi non denunziate e corrispondenze di carattere sovversivo», il 10 novembre è sottoposto ad un'ultima incarcerazione in seguito alla detonazione sospetta di un ordigno esplosivo.
 Sofferente e circondato dall'affetto della sorella, il 28 dicembre 1931 Umberto Vanguardia si spegne all'età di cinquantadue anni.
  Fabrizio Giulietti 
				Per tutti i riferimenti archivistici e documentari contenuti nel testo, si consulti: F. Giulietti, Umberto Vanguardia. Azione e propaganda di un anarchico napoletano (1879 - 1931), Galzerano Editore, Caslvelino Scalo, 2009.
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