|   
 
 
 Pisa/Un convegno su Luciano Della Mea
 La Biblioteca F. Serantini in collaborazione con l'Università 
                  di Pisa, la Fondazione di studi storici “F. Turati” 
                  di Firenze e l'Istituto E. De Martino di Sesto Fiorentino ha 
                  organizzato lo scorso 29 settembre un convegno di studi su Luciano 
                  Della Mea (1924-2003) “un inquieto intellettuale nell'Italia 
                  del secondo Novecento”. Il convegno che si è tenuto 
                  nella bella sede della Gipsoteca dell'Università ha visto 
                  la partecipazione di un numeroso pubblico attento e appassionato 
                  e relazioni di studiosi e ricercatori di buon livello che hanno 
                  messo ben in evidenzia la vicenda politica e umana di Della 
                  Mea. Tra queste relazioni due riguardavano il rapporto tra Della 
                  Mea e il “caso” Serantini; in particolare quella 
                  del professore Michele Battini ha ricostruito partendo dalle 
                  carte di polizia e della Procura di Firenze, con un'indagine 
                  approfondita e in buona parte originale e inedita, la giornata 
                  del 5 maggio 1972 e quelle successive nelle quali Franco Serantini 
                  venne, durante una manifestazione antifascista, massacrato di 
                  botte da alcuni uomini del Primo raggruppamento celere di Roma 
                  e poi ritrovato morto nel carcere del Don Bosco. Ma chi era Della Mea? Come è risaputo, è stato 
                  un uomo di quella generazione che attraverso i dolori della 
                  guerra e della Resistenza ha fatto una scelta di campo antifascista 
                  e socialista. Negli anni del Secondo dopoguerra è stato 
                  un apprezzato scrittore e redattore di vari quotidiani e riviste 
                  come l'«Avanti!», «Mondo operaio», «Mondo 
                  nuovo», «Paese», «Quaderni rossi», 
                  «Nuovo impegno», ecc. Ha avuto intensi rapporti 
                  di confronto e scontro con altri intellettuali e militanti del 
                  suo tempo come Franco Fortini, Giovanni Pirelli e Raniero Panzieri.
 
  La sua militanza all'interno del socialismo italiano è 
                  sempre stata sofferta tanto che, ai primi segni della contestazione 
                  giovanile, ha preferito immergersi nell'indefinito magma della 
                  protesta sociale piuttosto che restare nelle sicure e garantite 
                  stanze della politica “ufficiale”. Ha vissuto intensamente 
                  la stagione della seconda metà degli anni Sessanta, ricoprendo 
                  un ruolo da protagonista nella redazione del periodico toscano 
                  «Il Potere operaio» (1966-1968) con Adriano Sofri, 
                  Gian Mario Cazzaniga e altri. Di quella esperienza porterà 
                  sempre il segno positivo di una fiducia verso l'autorganizzazione 
                  di classe e la democrazia diretta. Il PCI accusò all'epoca 
                  il gruppo di esprimere posizioni “anarchicheggianti”, 
                  una scomunica con cui si intendeva punire chi rifiutava la disciplina 
                  e l'egemonia di un partito che si autoproclamava unico rappresentante 
                  politico della classe operaia. Della Mea, delle scomuniche del 
                  PCI o del PSI, andava fiero pure se continuava, con vero spirito 
                  laico e libertario, a mantenere relazioni con esponenti, anche 
                  autorevoli, di entrambi i partiti. In realtà in quell'esperienza 
                  politica de «Il Potere operaio», al di là 
                  dei proclami ideologici di stampo rigidamente marxista leninista, 
                  vivevano umori, atteggiamenti e analisi che, se anche non direttamente, 
                  si richiamavano a certe posizioni di quella parte del movimento 
                  operaio e rivoluzionario che, soprattutto in Toscana e in particolare 
                  sulla costa tirrenica, erano state l'espressione di un ribelle 
                  anarchismo, sociale e comunista che aveva lasciato segni profondi 
                  nella cultura delle classi subalterne. Non era un caso, infatti, che il gruppo pisano de “Il 
                  Potere operaio”, come più volte ha ricordato lo 
                  stesso Della Mea, trovò ospitalità per le proprie 
                  riunioni nella sede storica degli anarchici pisani, al n. 48 
                  di via San Martino, sopra la Pubblica assistenza. Un'ospitalità 
                  fatta di affetto e comprensione da parte dei vecchi militi dell'anarchismo 
                  pisano da Cafiero Ciuti a Italo Garinei, da Armando Ghelardoni 
                  a Otello Bellini, solo per ricordarne alcuni. Il gruppo degli 
                  anarchici pisani, pur distinguendo tra la tradizione anarchica 
                  e quella dei nuovi gruppi dell'estrema sinistra, non mancò 
                  all'epoca di solidarizzare con Della Mea e i giovani del “Potere 
                  operaio pisano”, soprattutto in occasione delle iniziative 
                  antifasciste. Della Mea rispettava gli anarchici, forse per 
                  quel forte e autentico sentimento che lo portava istintivamente 
                  a sentirsi vicino a ogni “ribelle dell'idea”, a 
                  ogni “proletario senza partito” o “emarginato”, 
                  o come lui stesso amava definire “i senza storia”, 
                  quelli emarginati dalla storia con la S maiuscola. Quella stagione 
                  è ricordata dallo stesso Della Mea nel suo volume Una 
                  vita schedata (Milano, Jaca book, 1996).
 Dopo la divisione del gruppo del “Potere operaio”, 
                  Della Mea s'impegnò nella costituzione della Lega dei 
                  comunisti, polemizzando con i compagni che intrapresero altre 
                  strade come Lotta continua e il Centro K. Marx. Della Mea uscì 
                  presto anche dalla Lega non condividendo la scelta di un “leninismo 
                  settario” che la giovane organizzazione aveva inalberato 
                  come propria bandiera, avvicinandosi per un breve periodo a 
                  Lotta continua e scegliendo una propria strada, non facile, 
                  di riflessione personale e politica, non rinunciando alla sua 
                  amicizia con gli anarchici, rafforzata poi dalla tragica vicenda 
                  di Franco Serantini.
 L'impegno di Della Mea nella denuncia dell'assassinio di Serantini 
                  è stato immediato e costante nel tempo e sicuramente 
                  si deve anche a lui se, ancora oggi, la memoria del “ragazzo 
                  sardo” è così forte nel territorio pisano. 
                  Della Mea ha scritto articoli e saggi, ha promosso e contribuito 
                  sostanzialmente ad alcune pubblicazioni, come quella del Comitato 
                  “Giustizia per Franco Serantini” del 1973 e quella 
                  successiva edita a cura della Amministrazione provinciale pisana 
                  nel 1974, ha collaborato alle ricerche di Stajano che poi sono 
                  confluite nel volume, Il sovversivo. Vita e morte dell'anarchico 
                  Serantini, (Torino, Einaudi, 1975 ora nuova edizione Pisa-Milano, 
                  BFS-A rivista anarchica, 2008), ha sostenuto, infine, il progetto 
                  e l'installazione del monumento in ricordo del giovane anarchico 
                  ed è stato un amico sincero della biblioteca che porta 
                  il nome del giovane anarchico.
 Franco Bertolucci 
 
 
 La memoria di Pino Pinelli/“Una storia soltanto nostra, una storia di tutti”
 Da tempo il Centro Studi Libertari e Archivio Giuseppe Pinelli 
                  di Milano aveva l'intenzione di dare una forma più strutturata 
                  e fruibile alla documentazione riguardante la persona cui l'archivio 
                  stesso è intitolato. Tuttavia, non ci sembrava sufficiente 
                  proporre una semplice aggregazione ordinata di documenti: questi, 
                  da soli, non sono in grado né di recare la testimonianza 
                  di una vita, né di riallacciare con la storia quel dialogo 
                  attivo e partecipativo indispensabile a mantenere vivo nel presente 
                  il senso politico e umano degli eventi passati. Abbiamo intenzione 
                  di porre rimedio a ciò con l'avvio del progetto documentario 
                  denominato “Una storia soltanto nostra, una storia di 
                  tutti”.Questo titolo, che fa eco a quello del libro di Licia Pinelli 
                  “Una storia quasi soltanto mia”, ci sembra infatti 
                  significativo per riassumere l'idea da cui muoviamo. In primo 
                  luogo, la rivendicazione dell'identità di Pino, non solo 
                  come militante anarchico, ma anche come uomo; non come vittima, 
                  ma come parte agente di questo mondo. In secondo luogo, per 
                  tratteggiare la dimensione allargata di partecipazione che vogliamo 
                  dare a questo nostro sforzo; la storia di Pino, direttamente 
                  o meno, ne ha toccate tante altre e il senso di quanto accaduto 
                  dovrebbe essere patrimonio dell'intera società.
 Per raggiungere questi obiettivi stiamo affiancando, ad un'attività 
                  di raccolta documentaria più classica, una ricognizione 
                  che interroghi l'impatto della vicenda e delle mobilitazioni 
                  che ne sono scaturite in ambito sociale, politico, artistico, 
                  unitamente ad una campagna di interviste video nel segno di 
                  una “storia popolare” che permetta di colmare quelle 
                  lacune che sfuggono alle maglie di documenti e resoconti. Ne 
                  è un esempio la forte presenza lasciata nell'ambiente 
                  di lavoro in ferrovia, mantenuta ben viva dai colleghi e trasmessa 
                  ai più giovani, come testimoniato da Pippo Gurrieri, 
                  che proprio in quell'ambiente si trovò alcuni anni più 
                  tardi.
 Tutto il materiale che verrà in questo modo raccolto 
                  andrà a comporre un database digitale online liberamente 
                  accessibile e consultabile. Nelle intenzioni questo database 
                  dovrà servire anche a raccogliere informazioni su altri 
                  lavori esistenti riguardanti l'ambito del progetto (come l'opera 
                  di completa digitalizzazione degli atti processuali, effettuata 
                  alcuni anni or sono), in modo da metterli più facilmente 
                  in relazione.
 
                   
                    |  |   
                    | Milano, 1989 - Manifestazione davanti alla Questura.Sfila anche una sagoma gigante di Pinelli,
 realizzata da Enrico Baj
 |   Al momento attuale, il progetto può contare sul fondo 
                  dedicato a Piazza Fontana e Giuseppe Pinelli conservato presso 
                  il Centro Studi e in parte digitalizzato, articolato in diverse 
                  sezioni, tra cui da segnalare una libraria che raccoglie circa 
                  150 volumi in gran parte donati da Claudio Crotti, una consistente 
                  raccolta di ritagli stampa comprendente circa 30 faldoni, i 
                  materiali preparatori e di ricerca utilizzati da Luciano Lanza 
                  per la stesura del libro “Bombe e segreti” e affidati 
                  a noi, nonché un archivio fotografico digitale contenente 
                  circa 2000 immagini provviste di didascalia tra fotografie e 
                  manifesti d'epoca, frutto del lavoro di Roberto Gimmi e messo 
                  a disposizione del Centro Studi. È in corso anche un'importante collaborazione con Licia 
                  Pinelli finalizzata alla digitalizzazione del suo archivio personale, 
                  costituito da fotografie, carteggi e ritagli stampa.
 Il Centro Studi Libertari è sempre stato una realtà 
                  finanziata dal basso, filosofia che abbiamo intenzione di mantenere 
                  anche in questo caso sostenendo il progetto mediante una campagna 
                  di crowdfunding online.
 Per seguire gli sviluppi e per tutte le informazioni vi invitiamo 
                  a seguirci sul nostro sito www.centrostudilibertari.it 
                  o a scriverci all'indirizzo email centrostudi@centrostudilibertari.it.
 Non solo, ma più fortemente vi invitiamo a dare il vostro 
                  contributo: sia nel caso di documentazione che ritenete interessante 
                  segnalare, sia per lasciare la vostra testimonianza, non esitate 
                  a contattarci.
 Roberto Viganò 
 
 
 Salonicco (Grecia)/Cronache dalla Vio.Me, fabbrica autogestita (e attiva nel sociale)
 Abbiamo già parlato della VIO.ME di Salonicco, la fabbrica 
                  occupata, riconvertita ed autogestita dai lavoratori (“A” 
                  404, febbraio 2016). Un recente viaggio nella città 
                  greca ha consentito di avere qualche aggiornamento di prima 
                  mano sulla situazione.I terreni ed i macchinari sono sempre soggetti alle aste giudiziarie. 
                  Ad oggi la base d'asta resta di 30 milioni e non è stato 
                  ancora trovato nessun acquirente. C'è il timore, però, 
                  che la prossima asta possa partire da una base inferiore ai 
                  20 milioni e si vocifera che i vecchi proprietari potrebbero 
                  ripresentarsi sotto altra veste per riacquistare la proprietà.
 VIO.ME punta sempre sulla mobilitazione dei suoi sostenitori 
                  per far saltare le aste, impedendo eventuali offerte d'acquisto 
                  (l'ultima asta, relativa ai soli macchinari, è stata 
                  fatta saltare in questo modo il 2 novembre 2017). Come risarcimento 
                  parziale per gli arretrati non pagati, viene chiesta l'assegnazione 
                  ad affitto agevolato del magazzino. Un'eventuale legalizzazione 
                  parziale potrebbe anche ostacolare la stessa vendita dei terreni 
                  e il sequestro dei macchinari; consentirebbe inoltre di aumentare 
                  la produzione e, in seguito, di ampliare la gamma di prodotti, 
                  comprendendovi anche i cosmetici.
 
                   
                    |  |   
                    | Salonicco (Grecia) - L'esterno dell'ambulatorio nella fabbrica autogestita Vio.Me. |  
                  In questi mesi VIO.ME si è impegnata a migliorare le 
                  prime ricette: è stata inaugurata una nuova linea di 
                  prodotti biodegradabili al 100%. Purtroppo non sempre la cooperativa 
                  riesce ad acquistare solo da piccoli produttori locali, come 
                  avveniva all'inizio dell'attività, sia perché 
                  la produzione di questi non è regolare e non garantisce 
                  una fornitura costante, sia perché i loro prezzi sono 
                  più elevati rispetto ad altri produttori.Attualmente l'attività riesce a garantire un salario 
                  mensile di 400 € che, considerata la deflazione, corrisponde 
                  a circa 650 € del periodo antecedente la crisi. Il salario 
                  è uguale per tutti (a parte gli extra per le trasferte 
                  in Grecia e all'estero e per i turni notturni di vigilanza). 
                  A tutti viene anche garantito il versamento dei contributi assistenziali 
                  e previdenziali.
 Ma, come abbiamo a suo tempo raccontato, VIO.ME non è 
                  solo autogestione produttiva; è anche militanza politica 
                  ed impegno sociale. Vale la pena riportare due esempi significativi.
 In Grecia, come conseguenza delle misure di austerità 
                  imposte dalla Troika, chi perde il lavoro è coperto dall'assicurazione 
                  sociale solo per un anno; poi si deve pagare ogni cura, con 
                  costi cresciuti esponenzialmente. In una tale situazione, disoccupati 
                  e migranti si trovano spesso senza alcuna possibilità 
                  di accedere all'assistenza sanitaria. È per questo che 
                  VIO.ME ha aperto nel gennaio 2016 un ambulatorio sociale gratuito 
                  (chiamato “Centro Medico dei Lavoratori”, Ergatikó 
                  Iatreío) nei locali adibiti, prima dell'occupazione, 
                  a laboratorio chimico.
 L'ambulatorio è gestito, in collaborazione con il “Centro 
                  Medico di Solidarietà Sociale” (Koinonikó 
                  Iatreío Allilengýi, KIA) di Salonicco, con 
                  un'assemblea generale, affiancata da un “Health Team”. 
                  Gli appuntamenti possono essere presi tutti i giorni e le visite 
                  si effettuano tutte le settimane, il mercoledì e il giovedì. 
                  I servizi erogati (medicina generale, ortopedia, psichiatria, 
                  infermeria e dispensario farmaceutico) sono ispirati ai principi 
                  della medicina olistica: la prima visita di “chi viene” 
                  (chiamato proprio così, “proserchómenos”, 
                  non paziente) può durare fino a due ore per ricostruire 
                  la storia clinica complessiva: non solo lo stato di salute, 
                  ma lo stile di vita, le condizioni di lavoro, le problematiche 
                  personali o familiari. La presenza di una psico-terapeuta è 
                  considerata indispensabile proprio in quest'ottica ed è 
                  stata utile anche per affrontare il disagio che spesso prova 
                  chi resta privo di tutto, senza lavoro, senza casa, in una situazione 
                  difficile anche dal punto di vista personale ed umano (spesso 
                  con separazioni, senso di frustrazione e di fallimento personale...).
 Sul piano internazionale, VIO.ME partecipa al coordinamento 
                  delle fabbriche recuperate, che tiene periodicamente incontri 
                  sulla “Economia dei lavoratori”. L'ultimo si è 
                  tenuto a Buenos Aires (28 agosto - 2 settembre 2017) e VIO.ME 
                  ha proposto due importanti iniziative all'insegna del mutualismo 
                  e della solidarietà internazionale:
 1.la costituzione di un Fondo di Solidarietà Internazionale, 
                  finanziato dalle stesse aziende recuperate, per sostenere le 
                  attività dei lavoratori auto-organizzati;
 2.la costituzione di una Rete logistica della solidarietà 
                  internazionale per il trasporto, lo stoccaggio e la distribuzione 
                  dei prodotti delle diverse realtà autogestite, in modo 
                  che in ognuna di esse sia possibile trovare i prodotti di tutte 
                  le altre.
 Si tratta di strutture considerate indispensabili per garantire 
                  un supporto materiale alla battaglia che viene svolta quotidianamente 
                  dalle aziende autogestite; una battaglia inquadrata in una più 
                  ampia prospettiva, come hanno affermato gli stessi lavoratori 
                  della VIO.ME all'incontro di Buenos Aires: “Crediamo fermamente 
                  che il nostro obiettivo sia radicale: impossessarsi dei mezzi 
                  di produzione. Farli funzionare sotto l'autogestione dei lavoratori 
                  stessi. Produrre, distribuire e condividere prodotti e servizi 
                  - non merci - per i bisogni della comunità, non per le 
                  necessità del profitto capitalista e della borghesia. 
                  Un passo avanti verso un'ampia autogestione della società. 
                  Ciò può essere ottenuto solo se il mirino delle 
                  nostre armi sia puntato sul sistema capitalista nel suo complesso. 
                  Quindi combattiamo una battaglia anticapitalista. Ecco perché 
                  concepiamo la presa di possesso delle fabbriche e delle aziende 
                  non come una pratica parallela al mercato capitalista, ma come 
                  un passo verso un più ampio movimento contro il mercato 
                  capitalista. Perché se non distruggiamo le cosiddette 
                  “leggi di mercato” adesso, presto o tardi le stesse 
                  “leggi” distruggeranno noi.
 Massimiliano Barboneemmebi@inventati.org
 
 
 
 Buchmesse 2017/Segnali di decrescita ma non per la bibliodiversità
 Il rapporto annuale dell'Associazione Internazionale degli 
                  Editori è dedicato quest'anno alle fiere mondiali del 
                  libro, la cui importanza viene spiegata così: “Le 
                  fiere del libro svolgono un ruolo sociale importantissimo. Mentre 
                  quelle aperte al pubblico promuovono libri e letture, spesso 
                  le loro equivalenti professionali permettono agli editori, agli 
                  agenti, ai distributori e ai librai di incontrarsi e concludere 
                  concretamente affari. Inoltre richiamano l'attenzione dei media 
                  e del pubblico sull'industria del libro e offrono occasioni 
                  di incontro tra autori e lettori. Le fiere sono un momento in 
                  cui convergono molte professioni creative. In un'epoca in cui 
                  le attività si svolgono spesso a distanza, i professionisti 
                  del libro credono ancora che le fiere non abbiano perso la loro 
                  importanza. Al contrario, le trattative che si svolgono alle 
                  fiere del libro garantiscono una migliore qualità e la 
                  dimensione umana di questi scambi rappresenta un vincolo di 
                  fiducia.” Mentre la fiera di Francoforte si è da tempo affermata 
                  come il principale luogo di incontro tra editori di tutto il 
                  mondo, solo poche altre – Londra, Bologna, Guadalajara 
                  – hanno una dimensione davvero internazionale.
 Se fino a qualche anno fa vi partecipavano soprattutto editori, 
                  agenti e scout, la diversificazione del settore editoriale, 
                  con l'accesso di contenuti multimediali, oggi richiama un universo 
                  variegato di soggetti che offrono strumenti avanzati per la 
                  composizione, la stampa, l'archiviazione di dati e immagini, 
                  e cento diavolerie futuribili. Così si può notare 
                  il paradosso di un mondo al tramonto, quello del libro, che 
                  coabita con numerose proposte alternative di conservazione e 
                  trasmissione di “contenuti”.
 
                   
                    |  |   
                    | Francoforte sul Meno (Germania), ottobre 2017 - L'accogliente padiglionedell'Ungheria, alla Buchmesse (la Fiera del libro). In linea con l'atteggiamento
 di accoglienza per i migranti espresso dal governo ungherese
 |  
                  A Francoforte quest'anno questo fenomeno si riflette in due 
                  dati: il numero degli espositori è aumentato mentre si 
                  è ridotta la superficie espositiva, il fatturato dell'editoria 
                  è leggermente cresciuto, ma il numero di nuovi titoli 
                  in uscita è calato o è rimasto uguale. Parallelamente, 
                  la scelta delle case editrici presenti è andata nel senso 
                  di limitare lo sfoggio di ricchezza e potere con stand faraonici, 
                  evidente per esempio negli spazi riservati agli editori americani, 
                  dove risultava prevalente la presenza di case editrici indipendenti.Anche nello spazio destinato all'Italia era palese la scelta 
                  di tante case editrici che hanno rinunciato a un proprio stand, 
                  accontentandosi di esporre le proprie novità sugli scaffali 
                  dello spazio collettivo dell'Associazione Italiana Editori, 
                  mentre i principali gruppi, Mondadori-Rizzoli, GEMS, Giunti, 
                  De Agostini hanno optato per spazi più discreti. Una 
                  nota a parte merita la scelta del padiglione ungherese, che 
                  metaforicamente esprimeva con il suo recinto di lamiera, la 
                  politica di chiusura all'esterno del governo di Budapest.
 Il padiglione Uno ospitava il paese invitato d'onore, che quest'anno 
                  era la Francia, e anche qui si notava la sorpresa di una rinuncia 
                  alla grandeur: le “conquiste” della cultura transalpina 
                  erano esposte su modesti tralicci di legno grezzo.
 In questo clima dimesso, è risultato ancor più 
                  evidente il ruolo dell'editoria indipendente. Così, all'interno 
                  della fiera, si sono svolti incontri di partnership solidale 
                  tra editori e sulla libertà di pubblicazione (un'iniziativa 
                  della International Alliance of independent publishers), c'è 
                  stato uno spazio dedicato all'editoria indipendente in America 
                  Latina (iniziativa della rete di lingua spagnola dell'Alliance), 
                  incontri tra editori delle aree francofone (organizzati dal 
                  Bureau International de l'édition Française - 
                  BIEF), e perfino un Indie Time Party, (un'iniziativa di ODEI 
                  e IPG in collaborazione con la Fiera). Trova così sempre 
                  più spazio la bibliodiversità.
 Guido Lagomarsino 
 
 
 San Giovanni Valdarno/Inaugurata via Otello Gaggi
 Sabato 11 novembre 2017 si è svolta a San Giovanni Valdarno 
                  (Ar) la cerimonia ufficiale per l'inaugurazione di una via intitolata 
                  a un operaio della Ferriera, all'antifascista anarchico Otello 
                  Gaggi (1896-1945) morto nel gulag sovietico. L'iniziativa, a 
                  cui hanno partecipato oltre settanta persone, è stata 
                  promossa dal Comitato “Un ricordo per Otello Gaggi” 
                  insieme al Comune. Erano presenti i familiari di Otello e anche 
                  delegazioni di compagni provenienti da altre parti della regione 
                  (Firenze, Arezzo, Empoli, Livorno, Lucca).  
 L'evento è stato seguitissimo dalla stampa e dalle emittenti 
                  locali. Sono intervenuti per l'occasione il sindaco Maurizio 
                  Viligiardi, lo storico Giorgio Sacchetti, il cantautore Alessio 
                  Lega con il suo repertorio di canti della tradizione popolare 
                  e libertaria. La strada, collocata alla periferia sud della 
                  cittadina valdarnese in una zona destinata a ulteriore sviluppo 
                  urbanistico, costituirà memoria perenne per un antimilitarista 
                  anarchico, per un combattente contro tutti i totalitarismi. 
                    
                   
                    |  |   
                    | San Giovanni Valdarno (Ar), 11 novembre 2017 - Giorgio Sacchettidurante il suo discorso e (alla sua sinistra) Alessio Lega
 |  Inaugurazione, servizio tv locale: http://www.valdarno24.it/2017/11/11/san-giovanni-dedica-strada-otello-gaggi-antifascista-morto-nel-gulag-sovietico/
 
 
 
 Barletta/Ritorna Carlo Cafiero. In busto
 Il 28 settembre il busto di Carlo Cafiero, situato sulla facciata 
                  della sua casa natale a Barletta, è stato riesposto dopo 
                  lavori di restauro completamente autofinanziati. Il progetto 
                  vuole dare continuità alla commemorazione del 170esimo 
                  anniversario della nascita di Cafiero organizzata lo scorso 
                  anno da diverse realtà territoriali. Un'iniziativa che 
                  cerca di andare oltre “la rimozione di polvere dal manufatto”, 
                  fino a rispolverare la figura dell'anarchico rivoluzionario 
                  dall'oblio, restituendola alla cittadinanza attraverso una percorso 
                  di acquisizione collettiva di memoria storica e consapevolezza 
                  sociale.Alla cerimonia erano presenti gli studenti del Liceo “C. 
                  Cafiero” di Barletta a cui è stata donata una copia 
                  autoprodotta dello scritto “La Rivoluzione”. La 
                  giornata è continuata in piazzetta “Della Sfida” 
                  con la proiezione de «La Libertà», un cortometraggio 
                  di Carlo Pisani e Mimmo De Ceglia, ospite dell'evento, su anarchici 
                  e rivolte contadine nella Puglia dell'800.
 L'iniziativa curata dal Collettivo Exit, si è 
                  posta come obiettivo quello di attualizzare il pensiero di Cafiero, 
                  anarchico che ha cercato di sollevare il popolo contro l'autorità 
                  statale nella seconda metà del XIX secolo, nella certezza 
                  che oggi questo grande uomo sarebbe impegnato contro la diseguaglianza 
                  sociale, contro il modello imperante di sfruttamento del lavoro, 
                  contro un modello economico che inquina e ammala Barletta, come 
                  Taranto ed altre città, attraverso percorsi di auto-organizzazione 
                  politica e di autogestione lavorativa.
 
                   
                    |  |   
                    | Barletta - Il busto di Carlo Cafiero |   Parallelamente a queste iniziative, il Collettivo Libertario 
                  “Rivoltiamo La Terra” ha svolto un lavoro di 
                  ricerca bibliografica sulla lapide commemorativa di Carlo Cafiero 
                  a Barletta. Diverse sono state le informazioni che ignoravamo, 
                  a causa di un vuoto generazionale che ci ha impedito di acquisire 
                  di prima mano, storia e curiosità sul movimento anarchico 
                  locale. Grazie alla validissima collaborazione di Giampiero Landi della 
                  Biblioteca Libertaria “Armando Borghi” di 
                  Castel Bolognese (RA), abbiamo scoperto che la lapide era già 
                  pronta nel 1922 ma che, probabilmente a causa della presa del 
                  potere fascista, rimase nascosta in una cantina fino al 1946 
                  quando fu finalmente installata sulla facciata della casa natia 
                  in Corso Vittorio Emanuele n. 111, dal Gruppo Anarchico “Carlo 
                  Cafiero” di Barletta in una grande manifestazione, 
                  a cui partecipò anche Armando Borghi, che tenne un comizio 
                  nel Teatro Dilillo, l'11 settembre dello stesso anno per commemorare 
                  il centenario dalla nascita dell'anarchico barlettano.
 Di quella manifestazione rimangono ora preziosissime fonti disconosciute 
                  a Barletta: foto, articoli locali e comunicati del gruppo anarchico 
                  per rendere conto dei contributi economici arrivati a sostegno 
                  dell'iniziativa e delle spese affrontate. Nomi, volti ed immagini 
                  vanno ad arricchire quella memoria storica negata e la consapevolezza 
                  dell'esistenza di un grande desiderio libertario popolare del 
                  passato.
 Tutto ciò oggi costituisce un punto fermo da cui ripartire 
                  per costruire il sogno della società anti-autoritaria 
                  per il quale Carlo Cafiero si era tanto battuto.
 Francesco ScatignoSimona Spadaro
 Collettivo Libertario “Rivoltiamo La Terra” (Barletta)
 
 
 
                   
                    |  Regala 
                        un abbonamento annuo ad “A”.La tua amica/o, parente, figlio/a, ecc.
 ti penserà almeno 9 volte in un anno...
 “A” 
                        esce 9 volte l'anno. E 9 volte all'anno il postino la 
                        porterà a casa sua. Non puoi immaginare la gioia 
                        che proverà, la gratitudine con la quale ti penserà, 
                        la delicatezza con cui la riporrà in verticale 
                        nella sua libreria, accanto al gruppo di riviste che a 
                        mano a mano avrà ricevuto. Si parla tanto di “regali 
                        intelligenti”, queso lo è davvero. Un periodico 
                        in cui non si loda il signor Bergoglio, in cui si leggono 
                        interviste decisamente diverse, in cui non si parla del 
                        ministro della “giustizia” Orlando e c'è 
                        una rubrica gestita dall'ergastolano Carmelo Musumeci, 
                        in cui non c'è il borsino immobiliare e si dà 
                        voce a chi le case le occupa, niente foto del salottino 
                        del Frecciarossa ma appassionati racconti delle lotte 
                        No-Tav, in cui non si ricordano Lenin, Trotsky o Stalin 
                        ma Emma Goldman e i marinai di Kronstadt, in cui i “fondi 
                        neri” sono in realtà tutti bianchi e registrati 
                        uno per uno.  Una 
                        rivista decisamente diversa. Anarchica.Pensaci bene. C'è un regalo più bello da 
                        fare?
 |  |