| alle lettrici, ai 
                  lettori   Questa “A” La copertina e le prime 
                  nove pagine di questo numero sono dedicate al rinnovato 
                  protagonismo sociale delle donne e dei loro movimenti, a partire 
                  da Non una di meno che ha tra le sue caratteristiche 
                  positive il fatto di non essere “separatista”, di 
                  accettare anche gli uomini. Una questione controversa in passato, 
                  per decenni.Il tema dei migranti è tra quelli più continuativamente 
                  presenti in “A”. Da otto numeri, in particolare, 
                  Renzo Sabatini 
                  sta approfondendo le molte questioni, spesso drammatiche, connesse 
                  con il mondo sempre più vasto e frastagliato dell'immigrazione. 
                  Su questo numero si occupa delle seconde generazioni e dei loro 
                  problemi specifici.
 Inizia la sua collaborazione con “A” Domenico 
                  “Mimmo” Pucciarelli, un anarchico campano 
                  che nel 1975 abbandonò l'Italia per una scelta di obiezione 
                  totale al servizio militare e finì per stabilirsi a Lione 
                  (dopo un passaggio nelle carceri parigine) e lì restare 
                  attivo tra attività editoriali e di quartiere. Mimmo 
                  è venuto a Firenze, a fine settembre, e nel suo primo 
                  scritto prende spunto dall'ottava Vetrina dell'editoria 
                  anarchica e libertaria per alcune considerazioni stimolanti 
                  su anarchici e libertari oggi. Il suo secondo 
                  scritto è dedicato ad Amedeo Bertolo nel primo anniversario 
                  della sua scomparsa.
 Altro tema spesso presente su “A” è l'ecologia, 
                  di cui Adriano Paolella 
                  si occupa con uno sguardo spesso particolare, incentrato come 
                  è non solo sulle grandi scelte politico-economiche degli 
                  stati e delle multinazionali, ma anche a livello di scelte e 
                  comportamenti più “piccoli”, se non addirittura 
                  di comunità locale o di singolo individuo. Sottolineando 
                  quanto ancora sia possibile fare, pur in un quadro di degrado 
                  generalizzato.
 Quante riviste pubblicano un'intervista con un ergastolano (ostativo) 
                  e la affidano a un altro ergastolano (semi-libero, ma sempre 
                  ergastolano, come il nostro collaboratore Carmelo 
                  Musumeci)? Ci sembra un'accoppiata non comune. 
                  E soprattutto non casuale, per chi – come noi di “A” 
                  – dedica al carcere un'attenzione costante.
 Da anni abbiamo un corrispondente da New York che ne dice di 
                  cotte e di crude sugli USA (Santo 
                  Barezini, sulla perdurante “tortura”): 
                  eppure ci è estraneo quell'anti-americanismo classico 
                  di tanta parte di sinistra, che nella guerra fredda era di fatto 
                  filo-sovietica. Noi no, eravamo parimenti contro i due grandi 
                  Poteri globali. Inevitabilmente.
 Andrea Papi denuncia l'avanzata 
                  in Europa delle destre identitarie, razziste e spesso filo-naziste. 
                  Un altro aspetto concreto con cui dobbiamo fare i conti.
 Ha vinto il premio Strega 2017, con il suo Le otto montagne. 
                  È diventato un caso letterario (ma la cosa in sé 
                  non ci scalda), è tradotto in tante lingue (buon per 
                  lui), ma è persona conosciuta negli ambienti libertari 
                  milanesi, cita gli esponenti di una tradizione anarchica individualista 
                  extra-urbana. Allora Paolo Cognetti ci interessa 
                  e l'oste anarchico Dino 
                  Taddei lo intervista. Dice di voler portare “A” 
                  sopra i duemila metri. Che tipo.
 Non è dietro l'angolo, ma l'Honduras è (anche) 
                  il paese più pericoloso al mondo per difendere la terra 
                  e l'ambiente. Ce ne parlano le tavole colorate di Valeria 
                  De Paoli.
 È in corso a Milano, in tre luoghi della città, 
                  una personale di Luca Vitone, poliedrico artista 
                  (genovese) con un'attenzione particolare per l'anarchismo e 
                  i Rom. Lo intervista Franco 
                  Bunuga, indovinate su che cosa? Sei pagine di “A”, 
                  per un artista “strano”. Quando si dice essere aperti 
                  e curiosi...
 Il tema è di quelli che fanno discutere. Ritorna lo psichiatra 
                  riluttante Piero 
                  Cipriano, difensore – a certe condizioni 
                  – del Trattamento Sanitario Obbligatorio. Voluto da Basaglia, 
                  ma contestato dai militanti antipsichiatrici. “A” 
                  ospita il dibattito, tutt'altro che finito.
 A 100 anni dalla rivoluzione russa un saggio di Franco 
                  Bertolucci sulle reazioni tra gli anarchici italiani 
                  delle notizie da Mosca. Rivoluzione russa, non bolscevica. I 
                  bolscevichi di Lenin riuscirono a domarla e incanalarla, annullando 
                  i soviet e soffocando la libertà. Tutta un'altra storia 
                  rispetto alla versione ufficiale anche oggi dominante.
 E poi la posta, i fondi neri, il 4° comandamento visto da 
                  Anarchik, la varie rubriche dei comunicati, dell'attenzione 
                  sociale di Felice Accame, del racconto dal futuro di Paolo Pasi, 
                  dei vari Fatti&Misfatti, delle recensioni, il segnalibro, 
                  il riesame, 37 anni dopo, del n. 88 di “A”, la tavola 
                  di Marco Giusfredi, la segnalazione del mese dell'antropologo 
                  Andrea Staid, le due pagine sulla Rete del collettivo Ippolita, 
                  le pagine e pagine di musica a cura di Gerry Ferrara, Alessio 
                  Lega, Marco Pandin, le considerazioni di Nicoletta Vallorani. 
                  E altro ancora.
 Stiamo lavorando al prossimo numero. Anzi ai prossimi.
  
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