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 La rivolta delle faccine <Da anni ci blandiscono con 
                  un nome pretenzioso. Emoticons, ci chiamano, ma la verità 
                  è che ci prendono per il culo. Vogliono solo confondere 
                  le acque>
 
  La 
                  faccina sorridente era molto incazzata, seppure non lo desse 
                  a vedere, condannata com'era a quell'espressione di immutabile 
                  e artificiale allegria. Con lei, alla riunione, c'erano altre 
                  faccine ugualmente stanche della messinscena. Ciascuna aveva 
                  uno sguardo diverso, ma tutte nell'intimo condividevano la rabbia. <È vero, a questo punto non ho più dubbi> 
                  aggiunse la faccina perplessa, più che mai convinta della 
                  necessità della ribellione.
 Emoticons... La presa in giro stava proprio in quella 
                  dichiarazione d'intenti truffaldina. Altro che emozioni. Loro 
                  si sentivano usate per camuffare i veri sentimenti e veicolare 
                  l'ipocrisia di chi spediva messaggini e mail.
 <Sono nata da una strana combinazione alchemica di elementi 
                  di punteggiatura. Mettete in fila i due punti, il trattino e 
                  la parentesi tonda chiusa, e avrete la mia faccina. Ma negli 
                  anni il mio sorriso stampato è diventato sinonimo di 
                  falsità... una postilla formale, niente più>
 <A chi lo dici, sapessi quante volte sono stata usata a sproposito...> 
                  confermò la faccina triste, che si distingueva dalla 
                  sorella solo per una parentesi orientata in senso opposto.
 <Proprio così> confermò la faccina ammiccante. 
                  <Di solito mi fanno strizzare l'occhio solo per sottolineare 
                  l'ovvio... Mittenti senza fantasia che si credono originali...>
 A queste lamentele se ne aggiunsero altre: baci fuori luogo 
                  e insinceri, linguacce finte, lacrime forzate...
 Le faccine concordarono una linea comune. Approvarono all'unanimità 
                  un piano che si tradusse in pochi mesi in una potente controffensiva 
                  tecnologica. Per la precisione, misero a punto un programma 
                  che permetteva di riconoscere dal calore dei polpastrelli il 
                  reale stato d'animo del mittente e adeguava automaticamente 
                  le faccine senza che il diretto interessato se ne accorgesse.
 Fu una vera rivoluzione, tanto profonda da affermare in breve 
                  tempo una comunicazione alla rovescia dagli effetti irreversibili. 
                  Ci limiteremo a qualche caso eclatante per non annoiare il lettore 
                  con una lunga lista di gaffe. Ci fu per esempio quel tale che, 
                  dopo la bocciatura di un amico all'esame di commercialista, 
                  gli scrisse: <Mi spiace, non lo meritavi.
    > Da citare poi il caso di quell'uomo che scrisse alla sorella: 
                  <Sono affranto per la morte di Guglielmo>
 Guglielmo era il cane, detto per inciso, ma non è questo 
                  il punto. Il messaggio fu corredato da un sorriso a 32 denti 
                  che lasciò affranta la sorella assai più del mittente.
 Che dire poi dei messaggi sentimentali e amorosi? Fu un autentico 
                  stravolgimento nelle relazioni di coppia e nelle amicizie. Come 
                  quella di tal Robin che diede la buonanotte alla collega Laura 
                  con un bacio che voleva apparire casto, ma che si tradusse in 
                  una penzolante lingua lasciva.
 E poi le confidenze tra amiche... la rivolta delle faccine mise 
                  a nudo la contorta psicologia di certi legami. Giovanna, saputo 
                  di Carla e Lucio, il prestante vicino di casa che aveva presentato 
                  all'amica una settimana prima, scrisse: <Vi siete messi insieme! 
                  Wow! Felice per voi!>
 Al posto dei cuoricini, però, in fondo al messaggio apparve 
                  un torrente di lacrime sotto forma di sedici faccine piangenti.
 Insomma, questo e molto altro provocò un'accesa conflittualità 
                  tra persone che si erano sempre dette intime, e portò 
                  al progressivo esilio delle Emoticons dal mondo delle 
                  comunicazioni in rete. Perfino il termine cadde in disuso, come 
                  fosse un ricordo fresco e imbarazzante da rimuovere quanto prima.
 Fu dalle ceneri di un'apparente disfatta che le faccine fecero 
                  così la loro rivoluzione. Lavorarono molto meno ed ebbero 
                  più tempo da dedicare alle emozioni vere. Da quel giorno 
                  poterono giocare nel loro cortile virtuale, e vissero tutte 
                  felici e sconnesse.
  Paolo Pasi |