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                 Sensazioni viaggianti nello 
                  spazio e nel tempo  
                
                Una piccola raccolta di poesie: Poesia di corpi e di 
                  parole, edizioni Gazebo, 2003, ci offre ancora il pensiero 
                  di Nadia Agustoni, le sue sensazioni, viaggianti più 
                  di prima nello spazio e nel tempo.  
                  poesie di corpi e di parole, perché il corpo degli umani 
                  in questo mondo è tutt’uno col pensiero, con le 
                  parole dette con coraggio, le sfide della mente avida di giustizia, 
                  di verità. Genova l’ha ribadito su tutti gli schermi, 
                  ancora e ancora una volta.  
                  Così il lungo componimento che porta il nome del libro 
                  è un elenco di persone scomparse ma che hanno lasciato 
                  un segno nella storia, volontariamente, con le loro idee pagate 
                  care, o involontariamente, come vittime di un destino che prima 
                  o poi comunque deve essere compreso, interpretato dalla politica, 
                  e che deve essere cambiato.  
                  “(...).  
                  Erano sei o sette righe su un giornale  
                  sei o sette righe, son sicura  
                  ma forse erano cinque,  
                  per dire che era morta  
                  in un buco di paese in Turchia  
                  uccisa dai fondamentalisti islamici  
                  perché era femminista, scrittrice  
                  e probabilmente pensava pensieri veri.  
                  In aggiunta a mo’ di non so cosa  
                  o a sostituire la pietà: “era moderata, portava 
                  il velo”,  
                  ma l’hanno rapita, torturata e annegata ugualmente.  
                  Che cosa c’è da capire?  
                  (...).”  
                  Capire: con questo contare le righe sul giornale Nadia ci dice 
                  che è inutile perdersi nel racconto degli sciatti cronisti 
                  globali: il fatto è che la violenza arriva su coloro 
                  che più disvelano la loro realtà non asservita, 
                  o su coloro che mettono in pericolo l’invenzione della 
                  realtà ad uso e consumo dei più forti. e quando 
                  la violenza arriva, è chi la infligge, e che non ti guarda 
                  in faccia, che decide, al di là di ogni regola e giustificazione. 
                   
                  La violenza ragionata e opportunista, Nadia ce la racconta anche 
                  nel suo viaggio tra le notizie di ogni giorno, come nella poesia 
                  “il naufragio della Exxon Valdez”:  
                  “(...).  
                  Ha posseduto gli oceani il Leviatano  
                  con zanne e cuore polari.  
                  Di ferro la sua storia, come la grande storia,  
                  e di umor nero.  
                  (…).”  
                  È il ferro della “grande” storia che ci ferisce, 
                  ci imprigiona, o, poi scarcassato, si rompe in mezzo al mare 
                  rigettando il suo umore che tutto avvolge e asfissia.  
                  In “preghiera naturale”, invece, Nadia Agustoni 
                  giunge in quel territorio condiviso da tante poetesse e scrittrici, 
                  come ad esempio Anna Maria Ortese (vedi il suo Corpo celeste): 
                  è lo spazio dell’amore per la natura e per gli 
                  alberi. “Gli alberi bisogna salvarli/Non saremo felici 
                  senza boschi”, scrive ma è ad altro che arriva, 
                  indipendentemente dal nostro godere della presenza degli alberi: 
                   
                  “(...).  
                  Ci toccherà piantare alberi  
                  Piantandola con una vita mercenaria  
                  Che ha km di ruote e tangenziali di ricordo  
                  E uomini e donne che ci comprano  
                  Ci spostano sui loro tabulati  
                  Variazioni di mercato, estirpabili  
                  (...).”  
                  È questo essere estirpabile che ci accomuna agli alberi, 
                  noi e loro, con la nostra naturale spontanea e sempre bella 
                  crescita.  
                  E di fronte allo sfruttamento della natura, – gente, e 
                  al civilizzato e desolato modello di mondo che vogliono proporci, 
                  verrebbe da dire, con Patrizia Cavalli: vieni, foresta!  
                  Nadia ci racconta dell’ex Italsider, di Carlo Giuliani, 
                  del suo vedere gli anni ’70 da bambina, di persone che 
                  non ha conosciuto ma che sente vicine.  
                  “Senza l’estrema vulnerabilità, l’immensità 
                  non appare”, cita da Maria Zambrano. Ma queste ferite 
                  che ci causa vivere possiamo curarle: la forza di Nadia è 
                  quella di riuscire ad analizzare con senso politico e grande 
                  umanità la realtà ed i sogni sfuggendo così 
                  allo sconforto ed alla confusione che invece spesso fagocitano 
                  gli animi ribelli e sensibili ed irriducibili, come quelli di 
                  chi scrive poesia.  
                  Da questo mondo di menti colonizzate da cazzate televisive, 
                  tra l’infinità di menti e di corpi soggiogati dall’ansia 
                  di apparire, persone come Nadia spezzano l’incanto, riprendono 
                  ed esorcizzano il tempo, rientrano in possesso delle parole 
                  e dei nomi delle cose.  
                  La memoria viene rianimata, gli orizzonti tornano visibili. 
                   
                  È della generazione di donne del post-femminismo che 
                  da questo hanno imparato qualcosa. Della schiera delle poetesse 
                  che si confrontano col proprio corpo in modo franco cercando 
                  di superare il dolore ed il malessere senza prospettive sofferto 
                  dalle nostre madri simboliche ma reali (Plath, Sexton, Rosselli 
                  e tante altre). Appartiene a questa generazione dalla quale, 
                  pur senza un soldo in tasca e lavorando duramente, escono fuori 
                  donne coraggiose e nuove che possono dire e fare molto vincendo 
                  ogni fatica.  
                  
                  Francesca “Dada” Knorr 
                
                  
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 Per 
                        la Gazebo, collana di poesia e prosa a cura di Mariella 
                        Bettarini e Gabriella Maleti, Nadia Agustoni aveva già 
                        pubblicato:  
                        – grammatica tempo, 1994  
                        – miss blues e altre poesie, 1995  
                        – icara, o dell’aria, 2000.  
                      Edizioni 
                        Gazebo, cp 374, 50100 Firenze  
                        e-mail: gamalet@tin.it 
                         
                        http://www.edizionigazebo.com 
                         
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