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				 controsservatorio Giubileo 
                  
                I conti del Giubileo 
                  
                di Francesca Palazzi Arduini 
                    
                Anche sui numeri il Vaticano bara. Il turismo religioso in questi ultimi anni “tira”, ma l'invasione di fedeli prevista per l'anno giubilare non c'è stata. Nonostante tutti i soldi regalati dallo stato italiano. 
                 
                  Il Giubileo straordinario di 
                  Bergoglio si è chiuso il 20 novembre. Ha ottenuto quell'alta 
                  affluenza che si prevedeva? Al momento in cui andiamo in stampa 
                  non possiamo saperlo. Possiamo fare però alcune considerazioni 
                  su cosa si aspettavano gli esercenti romani da questo evento, 
                  sulla sua reale portata economica e sulla politica religioso-istituzionale 
                  che lo sottende. 
                  A due mesi dalla chiusura, il sito dell'Anno santo contava “oltre 
                  15 milioni” di “partecipanti al Giubileo di Roma” 
                  registrati per il passaggio presso la Porta “santa” 
                  e gli eventi giubilari. Ma anche ora mentre scrivo non pare 
                  che questo Giubileo Diffuso abbia raggiunto le aspettative di 
                  folla né superato la capienza dell'ultimo Giubileo wojtyliano. 
                  La propaganda di partenza del costoso evento scommetteva (e 
                  sperava) su un'affluenza di 33 milioni di persone, ed un incasso 
                  per gli esercenti di circa 8 miliardi di euro. Oltre a Censis 
                  e Confcommercio, anche la Coldiretti1, 
                  interessata al consumo di pecorino della “bisaccia del 
                  pellegrino”, era decollata con studio apposito per dimostrare 
                  l'essenziale contributo del turismo religioso all'economia romana 
                  dell'Anno santo. 
                  Ma i lanci mediatici vanno giudicati sulla base dei dati dei 
                  professionisti del Turismo, che affermano che nel 2000 il turismo, 
                  italiano e non, a Roma registrò in tutto 13 milioni di 
                  persone, mentre per il 2016 per la Capitale sono previsti in 
                  tutto 18 milioni e mezzo di turisti, giubilari o no2. 
                  Il dato certo cambia se si parla di giornate: per il 2014 il 
                  rapporto Ente Bilaterale Turismo Lazio dichiarava un totale 
                  di 30 milioni di “presenze” calcolate, delle quali 
                  un 70 per cento di origine extranazionale. 
                  
                Un enorme parco religioso 
                Il bluff sui dati giubilari è quindi creato dalla confusione 
                  nel conteggiare le presenze, cioè il numero di giorni 
                  di permanenza di ciascun turista o del pellegrino “24 
                  ore”, come fossero arrivi, cioè il numero di turisti 
                  giunti nelle strutture ricettive. La cifra reale dell'audience 
                  per la Chiesa la fa invece il fedele presente alle cerimonie. 
                  Nel 2000, ad esempio, le cerimonie wojtyliane raccolsero un 
                  totale di 8 milioni e mezzo di fedeli, comprensivi della Giornata 
                  mondiale della Gioventù,3 
                  per la quale invece Bergoglio ha giocato fuoricasa preferendo 
                  puntare sui Santi, Padre Pio e Madre Teresa. 
Resta quindi da vedere quali dati sfornerà stavolta per Bergoglio la Casa Pontificia conteggiando udienze generali, speciali, cerimonie ed angelus, mentre è chiaro che le sparate circa l'invasione di turisti a Roma per il Giubileo di Bergoglio si rivelano assolutamente sovradimensionate, pure se presentate da fonti mainstream: “33 milioni i turisti e pellegrini che arriveranno a Roma nel corso dell'Anno Santo” pubblicava il Censis nella sua apposita ricerca, “Si stimano 40 milioni di arrivi” titolava sul Giubileo anche Il Sole 24 ore nel novembre 2015. 
Forse il Sole era galvanizzato dalla prima Borsa del turismo religioso tenutasi a Padova nell'ottobre 2015, con “220 sellers” e “66 buyers accreditati”. 
E sul turismo religioso, il fattore che a detta di alcuni miracola l'economia romana, occorre fare varie considerazioni. 
                  In questi anni il turismo religioso è sempre stato in 
                  crescita, in Italia e nel mondo. Parchi religiosi a tema sono 
                  un fenomeno conosciuto nel mondo4 
                  ed il rischio è che anche il nostro Paese sia considerato 
                  un enorme parco religioso, e che gli investimenti di stato e 
                  regioni vengano sempre pilotati verso progetti che dietro il 
                  discorso della fruizione del patrimonio artistico-religioso 
                  celano il sostegno a iniziative di carattere confessionale. 
                   “Regione Lombardia investe 1,6 milioni per sviluppare il turismo religioso, definito un “diamante grezzo dell'offerta lombarda”. È il primo grande progetto per consolidare i flussi dopo l'Expo” titolava nel giugno 2015 un sito per operatori del turismo, citando il comunicato di Regione Lombardia che metteva al primo posto l'investimento sugli itinerari religiosi, e al secondo quella “food and wine experience”... evidentemente corollario della celebrazione eucaristica. 
                Un Giubileo in rosso (tanto paghiamo noi) 
                Il turismo religioso è certo aumentato sia per effetto papale (a Roma si registra un più 182 per cento di turisti argentini negli ultimi sei anni) che per i grandi investimenti nelle strutture ricettive cattoliche lanciati da nuove figure sacerdotali, manager del turismo, che gestiscono in tutto ben 2410 strutture di proprietà. Ma se si magnificano le sorti di questo tipo di turismo è perché la Chiesa è sempre avidamente interessata a drenare soldi per le sue ristrutturazioni di immobili, consacrati e non, infrastrutture incluse. 
In occasione dell'Anno Santo occorre sempre e comunque mettere in moto la macchina mediatica, in appoggio a quella istituzionale, per giustificare le spese statali, comunali, regionali, cioè i soldi pubblici spesi per permettere lo svolgimento della kermesse, o “kermisse” che dir si voglia. 
Se quindi l'andamento del flusso di turisti a Roma pare, razionalmente, seguire quello dei tassi di cambio della moneta, anche questo trend viene coinvolto nel la valutazione degli effetti positivi per il turismo dei Giubilei. Valutazione molto utile a giustificare l'enorme spesa pubblica a servizio degli eventi. 
Già si scriveva a proposito del giubileo 2000: “Occorre notare che nell'esercizio 2000 il settore immobiliare del Vaticano ha avuto costi complessivi di 51.862 milioni di lire e ricavi pari a 81.749 milioni di lire, chiudendo pertanto con un avanzo di 29.887 milioni di lire, superiore di circa 11 miliardi di lire a quello del 1999 (anche a causa delle minori spese di riparazioni e manutenzioni effettuate prima dell'anno giubilare)”, il Vaticano quindi capitalizza negli anni grazie alla spesa pubblica. 
                  In cambio il Giubileo porta turisti negli alberghi e nei ristoranti... 
                  con che ricavi rispetto al costo della manifestazione per le 
                  tasche capitoline? C'è chi lancia anche i dati sull'aumento 
                  dell'occupazione in occasione dei Giubilei, con tanto di grafico 
                  che mostra “la caduta di 0.25 punti tra il 2015 e il 2017 
                  [...] e il successivo ritorno al punto di partenza” cioè 
                  ad oltre l'undici per cento! Ma sottolinea poi che: “Nello 
                  scenario medio, la variazione, rispetto al trend storico dei 
                  flussi turistici di tipo non religioso, è fissata al 
                  5%, con una ripartizione temporale uniforme a partire dal dicembre 
                  2015. A fronte di queste ipotesi, lo shock di domanda (ossia 
                  di esportazione di beni e servizi) risulta pari a 427,5 milioni 
                  di euro. Lo shock della spesa pubblica è invece uguale 
                  a 588 milioni di euro (ripartiti in 388 milioni di euro nel 
                  2015 e 200 milioni nel 2016)5, 
                  con una spesa indirizzata per il 30% a investimenti in infrastrutture 
                  pubbliche e per il rimanente 70% ad acquisti pubblici di beni 
                  e servizi.” Questo scenario, studio commissionato dalla 
                  Camera di Commercio romana all'Università La Sapienza6, 
                  non è dei più pessimisti. 
Il bilancio quindi, ipotizzando uno scenario medio che pare anzi molto ottimistico, cioè il 5% di turismo in più a Roma grazie al Giubileo, è in rosso. Un colore che certo a Bergoglio non piace nelle sue casse ma che certo sopporterà nelle nostre. 
                 Francesca Palazzi Arduini 
                Note 
                  - Censis, “Roma verso il Giubileo”, censis.it. 
                    Coldiretti, Giubileo: “2 mln di italiani rinunciano 
                    a Roma per paura”, testo su Coldiretti.it. “Giubileo 
                    2015. Le attese delle imprese del terziario di Roma Capitale”, 
                    rapporto di ricerca dell'aprile 2015, Confcommercio Roma / 
                    Format Research. 
                  
 - “Considerando solo il fenomeno turistico (quindi chi 
                    dorme a Roma e provincia) ed escludendo l'escursionismo (chi 
                    va Roma in giornata), nel 2000 a Roma ci sono stati circa 
                    7 milioni di turisti stranieri (contro i 6,1 stimati nel 1999 
                    e nel 2001) e poco più di 6 milioni di turisti italiani 
                    (contro i circa 5 milioni stimati nel 1999 e nel 2011). Riteniamo 
                    che nel 2016 difficilmente ci saranno più di 12,5 milioni 
                    di turisti stranieri (1 milione in più rispetto a quelli 
                    stimati nel 2015), mentre i turisti italiani saranno circa 
                    6 milioni, come nel 2000.” Questa l'opinione degli operatori 
                    del turismo di turismo.it. 
                  
 - I dati sono resi noti dal Bollettino della Sala Stampa della 
                    Santa Sede del 30 dicembre 2000. 
                  
 - Come quello evangelico sull'Arca di Noè ad Hong Kong 
                    (ingresso adulti 40 dollari, bambini 28) o quello chiamato 
                    “Creation Museum” in Kentucky (comprensivo di 
                    “Ararat Ridge Zoo”). A Roma si tenta un investimento 
                    in percorsi religiosi con “Le vie del Giubileo: venti 
                    percorsi culturali a Roma per venti secoli di storia, arte 
                    e religioni”, iniziativa promossa dal Ministero 
                    dei Beni culturali assieme a Fondo Edifici di Culto del Ministero 
                    dell'Interno, Roma Capitale, Pontificio Consiglio della Cultura, 
                    Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, Opera 
                    Romana Pellegrinaggi, Comunità Ebraica di Roma, Comunità 
                    Religiosa Islamica Italiana. 
                  
 - Da notare che per ricavare il denaro è stata prevista 
                    la cessione a Invimit di cento milioni di patrimonio immobiliare 
                    comunale. 
                  
 - “L'indotto del Giubileo Straordinario della Misericordia. 
                    Analisi di impatto economico”. Roma, 13 luglio 2015, 
                    Facoltà di Economia dell'Università La Sapienza. 
                
  
                 
                
                 Francesca vs Francesco 
                 Con questo scritto si chiude la rubrica “Controsservatorio 
                  Giubileo”, curata dalla nostra (anti)vaticanista Francesca 
                  Palazzi Arduini. Abbiamo cercato di seguire alcuni aspetti di 
                  questo grosso fenomeno mediatico, con lo spirito critico che 
                  caratterizza la nostra rivista.  
                  Siamo stati forse gli unici a leggere tutta la tanto declamata 
                  enciclica “ecologiasta” Laudato si' e a farne 
                  un'accurata analisi critica. Un'idea buona non perché 
                  vogliamo essere “anti” a tutti i costi, ma perché 
                  siamo capaci di non accodarci al “giubileo” mediatico 
                  del papa gesuita. Oltre a quello sull'enciclica e all'altro 
                  sulla mummificazione dei papi e l'immagine dei santi – 
                  una prospettiva antropologica cara ai meeting anticlericali 
                  – certo una puntata “storica” è quella 
                  con la lunga intervista al giornalista Federico Tulli sui rapporti 
                  tra la Chiesa (e numerosi suoi vescovi, preti, ecc.) e la pedofilia. 
                   
                  La rubrica (iniziata nel febbraio 2016) si chiude qui ma 
                  non termina la nostra attenzione sul clericalismo, che è 
                  sempre presente, in mille forme, nel mondo e soprattutto in 
                  Italia, dove la presenza del Vaticano pesa molto di più 
                  di quanto si veda a prima vista. 
                  Il nostro anticlericalismo – lo ha dimostrato anche 
                  questa rubrica – rigetta atteggiamenti folkloristici, 
                  esasperati, a tratti volgari che appartennero alla polemica 
                  anti-Vaticano, da Porta Pia (settembre 1870) in poi. Ma non 
                  ha perso la volontà di denunciare i privilegi di cui 
                  ancora oggi gode la Chiesa, a danno della laicità e della 
                  società civile: a partire dall'insegnamento della religione 
                  nella scuola pubblica a mille altre forme di privilegio.  
                  Una volta eravamo in compagnia di repubblicani, liberali, 
                  cattolici alla Buonaiuti, liberi pensatori, settori del movimento 
                  socialista, qualche raro comunista, radicali, ecc.. Oggi, grazie 
                  anche al mito di Francesco (così tutti chiamano l'attuale 
                  papa), ci tocca vedere – per esempio – gli eredi 
                  (presunti) di Ernesto Rossi sfilare a Roma “in nome di 
                  Bergoglio e di Pannella”. Ma in quale ripostiglio hanno 
                  messo le “Pagine Anticlericali” in cui il buon Ernesto 
                  Rossi se la prendeva con i manuali del catechismo, l'insegnamento 
                  della religione nelle scuole pubbliche e i danni psicologici 
                  che quella concezione dell'amore e della sessualità provocava 
                  sulle studentesse e gli studenti? 
                  Ci sono davvero in giro tanti “pensieri unici” 
                  filo-Chiesa, chi vorrebbe un papa più schierato contro 
                  il fantomatico “gender” e si accontenta dei moniti 
                  sul “mondo in guerra contro il matrimonio”, chi 
                  vorrebbe più chiarezza contro gli anticoncezionali” 
                  (che vuol dire un bel sì all'Aids e un attacco all'autonomia 
                  delle donne), ecc. e chi vorrebbe un papa “rivoluzionario” 
                  che facesse ciò che dice per la giustizia sociale, insomma 
                  fosse molto più coerente di tanti. Oggi in Italia, grazie 
                  alla legge clericale sull'obiezione di coscienza concessa ai 
                  medici solo sull'aborto, per molte donne è quasi impossibile 
                  abortire nella struttura pubblica. Chi dobbiamo ringraziare? 
                  Contro chi dobbiamo batterci? Evidentemente contro la Chiesa 
                  e i suoi bracci armati. 
                  Noi non abbiamo alcun timore a batterci contro il clericalismo 
                  prevaricatore. E, per noi, non c'è nessun Francesco né 
                  Franceschiello da omaggiare. 
                  Al gesuita Francesco opponiamo la nostra collaboratrice Francesca. 
                  Meno nota, ma non meno combattiva. Lui in difesa dei privilegi 
                  della Chiesa, lei (e noi) contro.  
                  Come canta Mina, questione di feeling. 
                  
                 La redazione di “A” 
                
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