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                 sbattezzo 
                  
                Trent'anni di diserzioni 
                  
                di Francesca Palazzi Arduini 
                    
                A trent'anni dalla sua nascita, ecco l'associazione che ha ideato la diserzione dalla chiesa cattolica. Una battaglia laica e libertaria, contro l'invadenza clericale. 
                 
                  Il 15 agosto 1986 veniva costituita 
                  a Fano, durante una nutrita assemblea in occasione del terzo 
                  meeting anticlericale1, l'Associazione 
                  per lo Sbattezzo, prima forma associativa contro il cattolicesimo 
                  obbligatorio. 
                  Da allora molto tempo è passato e sia l'Italia che altri 
                  Paesi hanno visto l'uscita esplicita dalla Chiesa di decine 
                  di migliaia di persone, atee e non. L'originalità dell'Associazione 
                  è consistita nell'aver dato voce al dissenso già 
                  analizzato negli anni Cinquanta dal filosofo non violento Aldo 
                  Capitini, e di aver dato una forma collettiva a tale dissenso 
                  in anni in cui il papato di Wojtyla promuoveva una pesante ingerenza 
                  nella politica internazionale. 
                  “È bene innanzitutto chiarire che l'Associazione 
                  per lo Sbattezzo non amministra lo sbattezzo. Se lo facesse 
                  si porrebbe al pari di una Chiesa! L'Associazione invece nasce 
                  dalla consapevolezza che ogni essere umano è padrone 
                  di se stesso e che è quindi in suo potere rigettare qualsiasi 
                  atto di incorporazione ad una qualsivoglia fede o religione 
                  che cerchi di vincolarlo”, scrivevamo nella Millelire2, 
                  “L'Associazione è formata da persone libere dalla 
                  religione che si sostengono a vicenda in una società 
                  che attenta in mille modi al loro bisogno di affermare la libertà 
                  dalla religione.” In questo modo ricordavamo ciò 
                  che Capitini aveva già sottolineato, in anni altrettanto 
                  bollenti nei quali lo scontro tra Chiesa cattolica e libero 
                  pensiero, socialista o liberale o libertario che fosse, era 
                  densissimo. 
                  
                 Scrive Capitini in “Battezzati non credenti”3 
                  che la Chiesa dovrebbe rispettare i fondamentali diritti, sanciti 
                  dalla Dichiarazione dei diritti umani e dalla stessa Costituzione, 
                  a non essere soggetti a vincoli alla propria libertà, 
                  sia in campo civile che religioso. “Colui che è 
                  stato accolto dalla società, che ha ricevuto da essa 
                  solennemente un nome, vi entra come cittadino e non come suddito 
                  di un particolare governo...”. Nella lettera all'Arcivescovo 
                  di Perugia, dell'ottobre 1958, con la quale egli si sbattezza 
                  pubblicamente, afferma: “Che io sia stato battezzato, 
                  cioè iscritto nei registri di tale istituzione, è 
                  un fatto che non ricordo; e non posso ammettere che per tale 
                  fatto un'autorità che non riconosco per tale, esiga da 
                  me ubbidienza e credenza, e possa legittimamente anche insultarmi”. 
                  Il primato della libertà individuale viene rivendicato 
                  a dispetto di ogni tradizione inclusiva, si tratta di diserzione. 
                  Capitini non si riferisce solo alle offese recategli dall'Arcivescovo 
                  di Perugia ma al clamoroso caso dei coniugi Bellandi-Nunziati, 
                  due giovani di Prato sposati con rito civile che furono pubblicamente 
                  chiamati “concubini” dal vescovo di Prato e si “permisero” 
                  di querelarlo. Il Vescovo venne condannato nel febbraio 1958... 
                  ma assolto in secondo grado. 
                
                   
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                    |   Fano (Pu), 15 agosto 1986 - Partecipanti al tezo meeting anticlericale  | 
                   
                 
				 
                I carabinieri in sede 
                Così sarebbe da ridere se, dopo aver condannato i coniugi-sudditi 
                  Bellandi-Nunziati per il loro “sprezzante ripudio del 
                  sacramento” del matrimonio cattolico, anche Capitini fosse 
                  stato condannato per “sprezzante ripudio del sacramento” 
                  del battesimo... non successe a lui nel 1958 ma nel 1986 successe 
                  a noi di essere oggetto delle indagini del pretore di Modena 
                  Luigi Persico, che voleva verificare che fosse legittima la 
                  nostra attività in difesa di un nostro diritto. Persico 
                  voleva capire “se si possano intraprendere iniziative 
                  pubbliche contro una religione”, o se esercitare pubblicamente 
                  il diritto a non dirsi cattolici potesse essere considerato 
                  una “offesa” alla religione, notoriamente permalosa. 
                  
                 Le attività inquisitorie giunsero sino ad inviare i 
                  Carabinieri presso la sede nazionale dell'Associazione, a rilevare 
                  numeri di targa e documenti delle persone che partecipavano 
                  agli incontri, a recarsi presso il Municipio ad esigere la documentazione 
                  circa gli spazi pubblici usati, e pure a recarsi in visita presso 
                  le famiglie dei più giovani per chiedere conferma della 
                  presenza agli incontri tenutisi a Fano e in altre città. 
                  Come ciò non bastasse, inquisizione fiscale con tanto 
                  di convocazioni per verificare se si “svolgesse attività 
                  politica” e ingiunzione a “mostrare gli sceccari” 
                  quasi l'associazione fosse sospettata di perseguire scopi di 
                  lucro, cosa del tutto ridicola. Insomma, lo sbattezzo faceva 
                  già paura alla Chiesa, pur nella sua (e anzi proprio 
                  per quello) aperta natura civile e politica, e di certo non 
                  violenta. E ancora lo scandalo della pedofilia non era scoppiato 
                  sui media internazionali. 
                  È infatti dopo le vicende narrate nel film “Spotlight” 
                  (2016) sui casi di pedofilia venuti alla luce a Boston e in 
                  tutti gli Stati Uniti dal 2002, e dopo i casi di pedofilia nel 
                  clero in Irlanda resi noti dalla stampa tra il 1994 e il 2006, 
                  che il sito irlandese “Count me Out” lancia la campagna 
                  per lo sbattezzo; dal 2010 cessa però l'attività 
                  a seguito del rifiuto dell'Arcidiocesi di Dublino, su basi giuridiche 
                  canoniche poco chiare, di prender atto delle richieste di sbattezzo 
                  (il sito aveva ricevuto 531mila email di richiesta)4. 
                  Questo nonostante la Chiesa cattolica, nella persona del Pontificio 
                  Consiglio, avesse emanato il 13 marzo 2006 una Lettera5 
                  nella quale si davano precise indicazioni sui requisiti per 
                  l'uscita dal gregge, cioè sulla ricezione da parte della 
                  “competente autorità ecclesiastica” della 
                  volontà personale comunicata per iscritto e trasmessa 
                  al curatore dei registri dei sacramenti, gli “status animarum”. 
                  Ma tornando al sodo, va sottolineato che, al di qua dell'istituzione 
                  del Garante della privacy, autorità istituita in Italia 
                  nel 1996, il ricorso alla quale ha consentito la disposizione 
                  dell'obbligo per i parroci di annotare a margine dei registri 
                  la volontà dell'interessato/a di non considerarsi più 
                  cattolico (presentato da Uaar e accolto nel 1999), al di qua 
                  cioè di un risvolto pratico essenziale, perché 
                  sappiamo quanto sia difficile costringere il clero a seguire 
                  qualsivoglia applicazione del diritto civile... l'Associazione 
                  per lo Sbattezzo ha costituito di per sé negli anni precedenti 
                  un richiamo fondamentale alla tutela della libertà personale. 
                  
                Non è esatta l'affermazione di alcuni che essa non si 
                  basasse su alcun fondamento legale6, 
                  i fondamenti c'erano, e non solo nella Costituzione, anche se 
                  certo in mancanza di essi il libero pensiero non sarebbe comunque 
                  scoraggiato. Lo stesso Capitini, nel 1961, ricorda: “L'art.3 
                  della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo afferma 
                  che “ogni individuo ha diritto alla vita e alla libertà” 
                  ma dichiara anche che ogni persona ha diritto alla libertà 
                  di pensiero e di religione”, citando le tragiche storie 
                  degli “oblati” in precedenza alla caduta dello Stato 
                  Pontificio, cioè dei bambini battezzati all'insaputa 
                  dei genitori non cattolici e sottratti poi alle famiglie per 
                  finire nei seminari. 
                  Così, nonostante i tempi soggetti al Concordato fascista 
                  che imponeva la religione di stato, la prima sentenza del Tribunale 
                  di Firenze rispetto alla causa intentata dai coniugi Bellandi-Nunziati, 
                  affermava: “ogni qual volta in atti emanati dalle autorità 
                  ecclesiastiche si offendano quei diritti soggettivi dei cittadini 
                  garantiti dagli artt. 2 e 3 della Costituzione, dovrà 
                  operare la tutela consacrata nelle leggi dello stato a difesa 
                  dei diritti dei medesimi”. 
                  
                  E anche sull'8 per mille 
                C'era già da allora di certo una linea di pensiero a 
                  difesa dei diritti civili e della laicità, quella linea 
                  che l'Associazione per lo Sbattezzo ha rivendicato con chiarezza, 
                  affermando che “la dichiarazione di Sbattezzo, la sua 
                  notifica alle autorità ecclesiastiche, ha anche effetti 
                  civili perché libera il Dichiarante da qualsiasi dovere 
                  giuridico verso la setta alla quale è appartenuto (è 
                  il caso della dichiarazione di abiura per gli ebrei, della quale 
                  è equivalente). Per fare un esempio concreto, la notifica 
                  della Dichiarazione di Sbattezzo al parroco della Parrocchia 
                  presso la quale si è stati battezzati e al vescovo della 
                  Diocesi, toglie loro il diritto a fare rilievi e osservazioni 
                  pubbliche sulla condotta dello sbattezzato, e ad esercitare 
                  qualsiasi atto avente rilevanza civile su di questo”. 
                  Non è un caso che l'Associazione si sia dedicata poi 
                  a una massiccia campagna di informazione sul meccanismo dell'otto 
                  per mille Irpef, istituito in seguito al Nuovo Concordato (1984), 
                  giungendo addirittura a definire una pratica di obiezione fiscale 
                  simile a quella sulle spese militari, pure se in un periodo 
                  in cui la stretta degli esattori rendeva sempre più rischiosa 
                  e rovinosa questa scelta. 
                  L'Associazione pubblicò varie analisi del gettito Irpef 
                  in relazione all'otto per mille, scelta simile ad oggi con la 
                  sola differenza che ora il numero di scelte effettuabili oltre 
                  a quella per lo Stato è salito ad undici. Ma l'ingranaggio 
                  resta lo stesso; scrivevano Federico Sora e Walter Siri su “il 
                  Peccato” del 1991, il bollettino dell'Associazione: “Lo 
                  stato è ora ufficialmente il nuovo esattore del Vaticano. 
                  (...) I problemi non sono ancora finiti. Il primo problema che 
                  si pone è di chi non firma. Chi non esprimerà 
                  la scelta vedrà ripartita la propria quota in proporzione 
                  al numero delle scelte espresse. Per essere più chiari, 
                  ipotizzando che su 100 contribuenti 20 rispondano e che di questi 
                  15 optino per una delle tre chiese (a noi poco importa quale) 
                  e 5 a favore dello Stato, l'ammontare degli ipotetici 2.400 
                  miliardi verrebbe così ripartito: 600 miliardi allo Stato 
                  e 1.800 miliardi alle chiese: ratificando così il democraticissimo 
                  criterio con il quale il 15% dei soggetti determina il 75% del 
                  risultato.” 
                  Ciò accade tuttora, basti vedere i dati del gettito 2011, 
                  del quale sappiamo che su 45,81 per cento di scelte espresse 
                  il 36,75 per cento degli aventi diritto ha scelto la Chiesa 
                  cattolica per il suo otto per mille, poco più di quindici 
                  milioni di persone, col risultato di destinare quasi l'80 per 
                  cento del gettito nazionale alla Chiesa cattolica, consistente 
                  in 1 miliardo e 13 milioni di euro.7 
                  
                 La “schedatura di massa” della propria volontà 
                  effettuata tramite la dichiarazione dei redditi segnala sempre 
                  un' altissima percentuale di persone che non scelgono, “né 
                  stato né chiesa” si potrebbe dire. 
                  Su questo tema sarebbe estremamente importante intervenire chiedendo 
                  un diverso sistema di calcolo della ripartizione o meglio una 
                  soppressione diretta del meccanismo a favore di sistemi di contribuzione 
                  più consapevole.8 Ma su 
                  questo occorre approfondire, tenendo conto dei sistemi di altri 
                  Paesi, come la Germania, nei quali la scelta di contribuire 
                  è più esplicita, o delle proposte provocatorie 
                  (o no?) di fare entrare gli “atei” nella categoria 
                  delle sette finanziabili con l'otto per mille.9 
                  Sta di fatto che in questi ultimi due decenni, l'occasione della 
                  tutela dei dati personali per intervenire sui Registri parrocchiali 
                  ha aumentato il ricorso allo sbattezzo con picchi di oltre 45mila 
                  moduli all'anno scaricati dal sito web di Uaar. Non solo, l'iniziativa 
                  della Fondazione Critica liberale ha permesso di analizzare 
                  la secolarizzazione della società italiana con la pubblicazione 
                  annuale del Rapporto sulla secolarizzazione; di questo è 
                  uscito di recente un approfondimento dedicato alla Tv che evidenzia 
                  la massiccia presenza di rubriche e programmi a contenuto religioso 
                  esplicito e non10. Eppure la 
                  presa sui comportamenti individuali da parte della Chiesa cattolica 
                  è sempre meno integrale ed efficace. 
                 Francesca Palazzi Arduini 
                   
                  La grafica dei moduli riportati in questo articolo è 
                  di Fabio Santin 
                Note 
                 
- L'Associazione usufruisce di una voce Wikipedia: 'Associazione per lo sbattezzo' corredata da una piccola bibliografia.
 - Anticlericale, collana Millelire, Stampa Alternativa, Roma 1993.
 - Aldo Capitini, Battezzati non credenti, Parenti editore, Firenze, 1961.
                  
 - “Sbattezzo e pedofilia: la chiesa irlandese tampona 
                    la fuga dei fedeli ... con l'uso di altri silenzi”, 
                    di Francesca Palazzi Arduini, 13 marzo 2011 in Critica liberale 
                    online, http://www.criticaliberale.it/news/3657. 
                  
 - Sull'Atto formale di defezione dalla chiesa cattolica, si legga il parere emesso dalla Congregazione per la dottrina delle fede il 13 marzo 2013. Oltre al Decreto generale per la tutela al diritto alla buona fama e alla riservatezza, promulgato dalla Conferenza episcopale nell'ottobre del 1999.
 - “Il modulo che presenta sul suo sito, tuttavia, è privo di valore giuridico, non facendo riferimento ad alcuna legge dello Stato italiano.” Affermazione presente su UAAR.IT, imprecisa poiché l'Associazione è stata fondata a partire dalle garanzia di tutela delle libertà personali presenti nella Costituzione. Se solo nel 1999 si è potuto usufruire anche del pronunciamento del Garante per la privacy ciò non significa che l'Associazione non avesse una sua precisa legittima funzione di tutela dei suoi iscritti.
                  
 - Dipartimento delle Finanze, Ripartizione del gettito derivante 
                    dall'otto per mille dell'Irpef, http://www1.finanze.gov.it/stat_8xMilleSerie/index.php?&req_classe=01. 
                  
 - Da segnalare a questo proposito l'iniziativa Occhiopermille 
                    di UAAR sulla ripartizione (http://www.uaar.it/uaar/campagne/occhiopermille) 
                    e della stessa associazione il Laicometro sul tasso di laicità 
                    delle associazioni alle quali è possibile devolvere 
                    il cinque per mille. 
                  
 - Nel 2013 il Partito Radicale aveva invece lanciato un referendum per l'eliminazione della ripartizione delle scelte inespresse, ma non è stato raggiunto il numero di firme necessarie.
 - Critica liberale, V Rapporto sulle confessioni religiose e tv, ottobre-dicembre 2015. Un appello alla Commissione di vigilanza è stato presentato da varie confessioni religiose minori e dal FOB (European Federation for Freedom of Belief).
  
                
                   
                    Ministoria 
                        dei 
                        meeting anticlericali 
                        1984/2003 
                       «Il 
                        meeting anticlericale ha rappresentato per molti anni 
                        un punto di riferimento nella battaglia italiana per il 
                        rispetto della diversità culturale e della libertà 
                        di pensiero. [...] Una storia di autogestione e di sfide, 
                        di provocazioni e di repressione, caos creativo e punto 
                        d'incontro». 
                        A partire da queste riflessioni, Francesca Palazzi Arduini 
                        ricostruisce in questo dossier (pp. 24) la storia dei 
                        meeting anticlericali, purtroppo interrottisi nel 2003. 
                         
                        Una copia 1,00 euro / da 20 a 200 copie (anche miste 
                        con altri dossier), 50 centesimi / oltre 200 copie (anche 
                        miste con altri dossier), 20 centesimi 
                         
                          
                         
                        Per 
                        informazioni e per acquistare il dossier:
  
                        www.arivista.org/i-dossier/meeting-anticlericali
  
                        arivista@tin.it 
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                continua 
                  la lettura del dossier 
                
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