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				 Sardegna 
                  
                Clandestini a tavola 
                  
                intervista di Laura Gargiulo al nodo sardo di Genuino Clandestino 
                    
                Un progetto e una pratica di riappropriazione: il nodo sardo di Genuino Clandestino ci spiega come sono nati, con quali prospettive e soprattutto quali pratiche portano avanti. Una realtà in crescita che offre spunti di riflessione interessanti per chi crede nell'importanza di intrecciare le diverse lotte per l'autodeterminazione degli individui e delle comunità. 
                 
                  Come nasce e che cosa è genuino clandestino? 
                  Genuino Clandestino nasce nel 2010 come campagna di comunicazione 
                  per la libera trasformazione dei prodotti agricoli, promossa 
                  da Campi Aperti, un'associazione costituita da produttori biologici 
                  certificati o meno che già da anni organizzavano a Bologna 
                  mercati in spazi autogestiti, nell'incontro romano con le realtà 
                  affini terraTERRA di Roma, 'A ragnatela di Napoli e diverse 
                  individualità. L'obiettivo era di stabilire un rapporto 
                  più diretto tra i produttori e i consumatori, per evitare 
                  in primis le intermediazioni dei grossisti e dei distributori, 
                  per una maggiore equità dei prezzi, fino a concettualizzarsi 
                  la nuova figura del co-produttore, ovvero il consumatore che 
                  sceglie politicamente di acquistare dal contadino che conosce 
                  personalmente, e di diventare suo “complice” sostenendo 
                  economicamente quel tipo di produzione naturale. 
                   
                  Che cosa ha rappresentato quella prima esperienza a Bologna? 
                  Il mercato diventa ben presto un'istituzione a Bologna, i produttori 
                  “clandestini” sono in crescita e gli spazi iniziano 
                  a diventare stretti. Nasce così l'esigenza di una rivendicazione 
                  ancora più forte per portare queste pratiche anche in 
                  spazi non protetti come un centro sociale. Con una scelta coraggiosa 
                  si decide praticamente di autodenunciarsi pubblicamente dichiarando 
                  che la genuinità dei prodotti proposti nei mercati è 
                  proprio la fonte della presunta illegalità. In realtà 
                  si tratta di una denuncia dell'ingiustizia delle leggi che equiparano 
                  la grande industria alimentare ai piccoli produttori e artigiani, 
                  che non solo non vengono premiati per il loro basso impatto 
                  ambientale, ma anzi vengono resi clandestini da leggi che favoriscono 
                  le multinazionali, che devastano l'ambiente, sfruttano gli esseri 
                  viventi e non pagano nemmeno i danni che creano. Da qui viene 
                  poi lanciata la campagna GC, che ottiene un buon riscontro, 
                  anche perché ci si è resi conto che molte altre 
                  realtà simili si stavano muovendo in tal senso, ed è 
                  stato naturale che i nodi esistenti, iniziando a comunicare 
                  fra loro e a praticare azioni congiunte, venissero a configurarsi 
                  come una vera e propria rete. 
                  
                 Avete stilato un manifesto in cui indicate delle azioni 
                  precise per la creazione di alternative concrete al sistema 
                  capitalista. Potete parlarcene? 
                  I punti del manifesto possono essere visti come la descrizione 
                  di pratiche che tendono a riavvicinare le persone alla vita, 
                  e allontanarle dal mercato, quello globale e spersonalizzante. 
                  La cosa interessante è riuscire a trovare le più 
                  adatte declinazioni nei diversi luoghi, partendo dalle specificità 
                  e realtà esistenti, in modo che le priorità (che 
                  siano la devastazione portata dalle basi militari in Sardegna, 
                  o un serrato controllo delle attività artigiane o la 
                  mancanza di una sensibilità ambientale, per fare qualche 
                  esempio) siano proprio i territori ad indicarcele. Valorizzando 
                  queste diversità si ha anche la possibilità di 
                  partire dalla positività di alcune risorse che spesso 
                  non vediamo, e non dall'emergenza di un problema che può 
                  sembrarci inaffrontabile, in modo da riuscire a canalizzare 
                  le energie verso azioni dirette che rendano evidente la possibilità 
                  di cambiamenti reali. 
                   
                  Come è possibile entrare a far parte della rete? 
                  E cosa si intende per garanzia partecipata? 
                  Il requisito fondamentale per entrare a far parte della rete 
                  è la partecipazione attiva alla rete stessa e la condivisione 
                  dei principi del manifesto di Genuino Clandestino, di cui la 
                  garanzia partecipata è un punto fondante insieme all'organizzazione 
                  di mercati autogestiti. Ormai molti hanno capito che la garanzia 
                  che può dare un marchio, a pagamento, assegnato da un 
                  ente certificatore esterno, non garantisce la genuinità 
                  di un prodotto fatto anche di relazioni, tradizioni e culture 
                  in continua evoluzione, che non rispondono alle norme generali 
                  imposte dall'ASL o chi per lei. Noi puntiamo sulla conoscenza 
                  diretta, sulla fiducia costruita giorno per giorno. Se c'è 
                  qualcosa che non si può delegare è la fiducia 
                  e intendiamo costruirla senza intermediari. 
                  Una prassi che stiamo cercando creare è quella di riunirci 
                  in assemblea nelle sedi delle realtà che fanno parte 
                  o vogliono entrare a far parte della rete, in modo da unire 
                  i momenti decisionali alle visite dei luoghi di produzione, 
                  i momenti di convivialità a quelli di condivisione dei 
                  saperi e dei sapori. 
                  
                 Ci raccontate l'esperienza di Genuino Clandestino Sardegna? 
                  Una delle risorse della Sardegna è il territorio, e molte 
                  persone stanno tornando a prendersene cura, grazie anche alla 
                  spinta data dalla sempre più radicata consapevolezza 
                  del fallimento del sistema economico e sociale attualmente vigente. 
                  Una discriminante apparente tra gli aderenti alla rete può 
                  essere considerata quella tra chi ha della terra e chi no, ma 
                  le attività che portiamo avanti sono così varie 
                  che coltivare è solo uno degli aspetti, seppur fondamentali, 
                  del percorso collettivo di riappropriazione della sovranità 
                  alimentare che Genuino propugna. 
                  Della rete, quì in Sardegna come nel resto della penisola, 
                  fanno parte aziende agricole - convertite o da sempre “biologiche”, 
                  associazioni di piccoli coltivatori in terreni in affitto o 
                  in comodato, piccoli allevatori e contadini sfuggiti alla morsa 
                  dell'industria, giovani o meno giovani che decidono di fare 
                  dell'agroecologia una scelta di vita, abitanti delle montagne 
                  raccoglitori di spontanee. Insomma, esiste una complessa biodiversità 
                  umana difficilmente riassumibile in elenchi e categorie, che 
                  si dedica per professione o passione alla produzione di cibo 
                  sano ed alle relazioni dirette con chi quel cibo lo consuma. 
                  Per far si che questo sia possibile, oltre ai produttori, è 
                  necessaria tutta una serie di altre competenze; così, 
                  alcuni che fanno altri lavori, mettono a disposizione le loro 
                  competenze - chi per fare un volantino, chi per suonare durante 
                  un mercato, chi per comunicare col resto della rete - utilizzando 
                  le proprie energie per la causa o trasformando la propria attività 
                  in una rivendicazione di un messaggio politico e pratico Genuino 
                  e Clandestino. 
                   
                  Quali modalità decisionali scegliete nelle vostre 
                  assemblee e incontri? 
                  Le assemblee sono orizzontali, in cerchio, struttura non gerarchica, 
                  e tutti intervengono per alzata di mano seguendo un ordine del 
                  giorno moderato a rotazione da uno o più partecipanti. 
                  Le decisioni vengono prese attraverso il metodo del consenso, 
                  in modo che tutti i pareri siano ascoltati e le conclusioni 
                  siano condivise. È un metodo antiautoritario alternativo 
                  alla maggioranza rappresentativa, per evitare la dinamica in 
                  cui gruppi di potere più forti impongano la loro linea 
                  a discapito delle singole sensibilità e delle minoranze. 
                  Una maniera funzionale di prendere decisioni collettivamente 
                  che va contro l'imposizione del pensiero unico. 
                  
                 Come vi rapportate con le realtà istituzionali 
                  e soprattutto con quelle delle piccole realtà territoriali? 
                  In generale nutriamo un'insanabile sfiducia verso le istituzioni 
                  e le dinamiche che le caratterizzano, soprattutto quando si 
                  tratta di realtà urbane piuttosto che piccoli centri 
                  rurali. Le piccole realtà sarde, ad esempio, stanno pagando 
                  il prezzo della politica dell'industrializzazione forzata di 
                  territori a vocazione agropastorale e a volte capita che alcuni 
                  amministratori perseguano obiettivi simili a quelli rivendicati 
                  dal manifesto Genuino Clandestino, che, in questo scenario, 
                  si propone come un'alternativa al modello di sviluppo fallimentare 
                  attualmente vigente, all'agribusiness ed alla strumentalizzazione 
                  della “figura romantica” del giovane che torna alla 
                  terra. Nella nostra breve esperienza, stiamo riscontrando una 
                  parvenza di consenso e un certo interesse da parte dei rappresentanti 
                  di piccoli comuni, tanto che gli ultimi incontri della rete 
                  sarda si stanno svolgendo in luoghi pubblici messi a disposizione 
                  direttamente da sindaci e assessori. Forse un segnale che lo 
                  stesso potere che legifera contro l'autodeterminazione sta vivendo 
                  una contraddizione interna, per la quale non è in grado 
                  di gestire né tantomeno controllare le esperienze di 
                  autorganizzazione che nascono spontanee. Comunque, manteniamo 
                  sempre massima attenzione negli eventuali rapporti con enti 
                  ed istituzioni, cercando di evitare di venire inglobati nelle 
                  stesse dinamiche che ci proponiamo di combattere. 
                   
                  Come vi rapportate alle altre lotte del territorio... 
                  penso ad esempio a quella contro l'occupazione militare in Sardegna 
                  dove il concetto di autodeterminazione delle comunità 
                  e riappropriazione della terra sono centrali. 
                  Intendiamo il militarismo e l'industria degli armamenti rappresentazione 
                  armata degli interessi del capitalismo, utili al rafforzamento 
                  del modello economico imposto dalle esigenze del mercato globale 
                  e basati su sfruttamento e speculazione. Questo modello economico 
                  costituisce uno svilimento delle possibilità e delle 
                  risorse dei territori e si basa su pratiche che non possono 
                  costituire, né sul piano economico né su quello 
                  culturale, delle credibili e reali opportunità per la 
                  popolazione: non creano consapevolezza, ma solo consumo e dipendenza; 
                  non creano individui responsabili di un contesto sociale che 
                  sa come amministrare le proprie necessità; creano invece 
                  solo disoccupazione e arruolamento, malattia, speculazione e 
                  consumo. 
                  Proponiamo dunque di avviare un percorso comune basato sull'autodeterminazione 
                  degli individui, delle collettività e delle comunità, 
                  per creare economie responsabili e autosufficienti, fuori dal 
                  mercato e dal suo contesto globalizzante fatto di speculazione 
                  e imposizione, cercando di svincolarci quanto più possibile 
                  dal sistema produttivo consumistico e creando situazioni di 
                  produzione e di consumo locali e autonome, tramite pratiche 
                  di autogestione, auto-organizzazione ed auto-reddito che possano 
                  e sappiano sanare il contesto di cui sono e siamo interpreti. 
                  
                 Parliamo di uno degli ultimi grandi eventi: Expo, un 
                  emblema della concezione che il sistema capitalista vuole introdurre 
                  del cibo. Quale è stata la vostra posizione al riguardo? 
                  Nonostante la lontananza fisica dagli eventi di Expo, ci siamo 
                  tenuti informate/i sugli sviluppi di questo ennesimo spettacolo 
                  del capitale a danno della collettività, che strumentalizza 
                  il desiderio di mangiare “buono, pulito e giusto” 
                  per metterlo a reddito, appropriandosi della semantica delle 
                  resistenze contadine per mascherare sistemi di produzione in 
                  netta contrapposizione con lo slogan “Nutrire il pianeta, 
                  energie per la vita”. Di fronte a tutto questo e alle 
                  insidie che esso nasconde, rivendichiamo con le nostre pratiche 
                  la ferma opposizione ai progetti/eventi/iniziative lanciate 
                  da Expo2015 e, in coerenza con questo, al tentativo rappresentato 
                  dal TTIP di consegnare ai promotori di questo modello il nostro 
                  futuro ed i nostri territori. Il pianeta si nutre da solo! 
                   
                  Il 15-16-17 aprile a Settimo San Pietro, in Sardegna, 
                  si terrà l'incontro internazionale: potete dirci quali 
                  sono gli obiettivi e i punti di discussione? 
                  Gli obiettivi dell'incontro sono quelli di consolidare la rete 
                  esistente e trovare metodi condivisi che ne permettano una crescita 
                  organica. L'incontro si articolerà su 3 giorni: i primi 
                  due dedicati ad assemblee, tavoli di lavoro, convivialità 
                  e reciproca conoscenza, per poi concludere la domenica con una 
                  grande festa mercato. Ci si confronterà sui temi della 
                  garanzia partecipata, dei mercati della costruzione dei prezzi, 
                  delle cucine e della distribuzione, dell'autonomia dei territori 
                  e connessione con i movimenti, di comunicazione e nuove tecnologie 
                  in ottica anticapitalista, di illegalità e resistenze 
                  contadine e della costruzione di un percorso di autotutela. 
                  Il programma è tuttora in via di definizione, invitiamo 
                  pertanto chiunque volesse contribuire alla realizzazione dei 
                  progetti in corso o all'arricchimento di questo percorso a contattarci 
                  e ad attivarsi con noi. 
                  
                 Se un nostro lettore o lettrice volesse sapere qualcosa 
                  di più su di voi o avere un contatto dove può 
                  andare? 
                  Al momento la maggior parte delle nostre comunicazioni avvengono 
                  tramite la mailing list, alla quale chiunque può scrivere, 
                  presentandosi, per avere informazioni sulla rete o comunque 
                  prendere contatti con le varie realtà presenti sul proprio 
                  territorio. 
                 Laura Gargiulo 
                 gcsardegna@inventati.org 
                  www.genuinoclandestinosardegna.org 
                  www.genuinoclandestinonurra.noblogs.org 
                  www.facebook.it/gcsardegna 
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